Frastuck ha scritto:
No, che io sappia potenza e corrente sono due cose diverse. Un amplificatore può essere potente in termini di watt, ma scarso di amperaggio (corrente), e viceversa. Questo spiega perché un ampli da 30 watt ce la fa mentre un ampli da 100 watt no.
Effettivamente alcune case produttrici specificano l'amperaggio degli ampli, mentre altre stanno zitte. Perché?
Il problema e' che la formula sopra Watt=Corrente X Tensione e' valida solo su un carico puramente resistivo e non complesso (induttivo e capacitivo), quindi su una resitenza da 8 ohm la potenza e' uguale corrente x tensione, e siccome la V e' anche uguale ad RxI , la potenza e' uguale a RxIxI (RxI al quadrato) o anche V(al quadrato)/R (quindi a pari tensione, dimezzando la resistenza, la potenza raddoppia).
Se l'ampli e' ideale ed il carico e' puramente resistivo, e' in grado di mantenere costante la tensione applicata ai morsetti del carico, nessun problema, all'abbassarsi del carico (quindi su un carico di 4 ohm) sara' in grado di erogare esattamente il doppio di corrente rispetto ad un carico resistivo di 8 ohm), e la potenza erogata sara' esattamente il doppio (in teoria).
Se non ce la fa (progettazione), oppure per qualsiasi motivo viene limitata la corrente erogata(protezioni volute), allora questo non avviene come capita nella maggior parte degli amplificatori in cui la potenza a 4 ohm e' maggiore di quella ad 8 ohm ma non il doppio come in teoria.
Il problema e' che la formula sopra e' valida in corrente continua, mentre in regime sinusoidale (approssimando per semplificare, il regime musicale, che in realta' e' composto da infinite sinusoidi a diversa frequenza (traformata di Fourier)), la formula corretta deve tenere conto anche del coseno(φ) (dove φ e' lo sfasamento tra tensione ed intensità di corrente) in quanto il modulo della tensione ed il modulo della corrente non saranno in fase, ma saranno sfasati a seconda della frequenza in quanto l'impedenza, al variare della frequenza, avra' comportamenti non solo resistivi, ma anche induttivi e capacitivi (induttanze parassite dovute agli avvolgimenti delle bobine degli altoparlanti, capacita' parassite, e soprattutto induttanze e capacita' inserite nei filtri passa basso, bassa alto, bassa banda), quindi l'impedenza variera' in funzione della frequenza, e la potenza richiesta pure.
Quindi l'amplificatore deve riuscire a mantenere una tensione costante ai morsetti delle casse anche al variare dello sfasamento tra corrente e tensione (il modulo dell'impedenza varia in funzione della frequenza vista la complessita' del sistema costituito da altoparlanti diversi e filtri). (NB: Ipotesi di segnale sinusoidale ad ampiezza costante, non musicale dinamico).
In piu' il problema si complica perche' il segnale musicale applicato all'amplificatore non e' una sinusoide ad ampiezza costante (come ho ipotizzato sopra), ma e' un segnale variabile sia in frequenza sia in ampiezza notevolmente, riesce a salire velocemente in ampiezza (dinamica) e quindi il povero amplificatore deve essere in grado di far fronte ai picchi di corrente richiesti all'aumentare dell'ampiezza del segnale all'ingresso e al variare dell'impedenza in uscita (delle casse).
Il problema e' che per poterlo fare, deve essere progettato risolvendo due problemi, il surriscaldamento dei finali quando erogano tanta corrente, ed avere un'ottima alimentazione (che non si sieda) in grado di fornire la corrente necessaria, piu' un corretto dimensionamento dei condensatori che devono fornire la corrente necessaria nei picchi.
Mi scuso con gli esperti, se sono stato poco preciso e se ho fatto affermazioni non rigorose e non corrette (ma l'esame di elettrotecnica e di elettronica li ho fatti piu' di 30 anni fa e poi mi sono occupato di altro, per cui chiedo venia e ringrazio chi sara' cosi' gentile da correggere gli errori e le imprecisioni inevitabili).
... e adesso scatenate l'inferno con le critiche....