Pazzoperilpianoforte ha scritto:archigius ha scritto:
Lo so che il mio parere non potrà contare molto visto che sono un neofita del genere, ma io ho ascoltato un po' di cose di Bach per clavicembalo interpretate da Leonhardt e non mi sono proprio piaciute.
A parte le incisioni molto vecchi, ho trovato l'interpretazione molto fredda e col clavicembalo troppo in primo piano, rispetto ad altre interpretazioni dove questo strumento è più integrato con gli altri (cosa che io preferisco).
Poi magari i miei gusti sono troppo "grezzi" per gli intenditori, questo non saprei dirlo...
In realtà ci sono due linee interpretative possibili in Bach (e in tutta la musica classica, oserei dire), anche limitandoci all'interno del solo ambito interpretativo filologico, che è quello cui Leonhardt appartiene. Parlo come te del Bach clavicembalistico.
Da un lato c'è la concezione dell'interprete come di colui che presenta il testo musicale "scomparendo", lasciando trapelare la sola identità del testo, cioé della composizione musicale. A questo gruppo di interpreti sicuramente appartiene Leonhardt.
Dall'altro lato c'è una concezione dell'interprete come colui che pur ripettando il testo lo inquadra in scelte interpretative personali. Scelta interpretativa che dà quindi più spazio alla personalità dell'interprete.
Credo che archigius si riferisca ai Concerti per clavicembalo, visto che parla di ..clavicembalo troppo in primo piano, rispetto ad altre interpretazioni dove questo strumento è più integrato con gli altri..
Se così fosse, bisognerebbe ricordare che Bach è stato il primo ad elevare il clavicembalo dal ruolo di basso continuo a quello di strumento solista, con risultati strabilianti: uno per tutti lo straordinario assolo del clavi nel V Brandeburghese. Ma proprio per questa sorta di primogenitura Bach non riuscì a liberarsi del tutto, nei suoi concerti per tale strumento, dalle pastoie di un clavicembalo spesso concertante, tranne quando, con un poderoso colpo d'ala faceva librare lo strumento in assolo tecnicamente difficili e spesso non compresi dai contemporanei. Leonhardt in queste interpretazioni dei concerti è perfetto, a mio parere. Sia come solista che come direttore (interpreta entrambi i ruoli..). E' perfetto perché mimetizza nel ruolo di strumento concertante il clavi per lunghissime battute (mi spiace Archigius, tu affermi il contrario, mi sembra..) per poi "esibirsi" in pezzi virtuosistici che poco spazio danno all'interpretazione. Per me, ripeto per me, la glorificazione dell'identità temporale ed interpretativa di Bach concertista.
Vi posto due video che forse spiegano più di mille discorsi: