Luca, sta a vedere che che su Boehm siamo completamente d'accordo....i tre dischi che hai postato sono tutti belli... praticamente è la prima volta che ci troviamo d'accordo su qualcosa!!!! Occorre brindare.
Ritornando seri, vorrei spiegare cosa penso io del discorso ritornelli, e del discorso fedeltà al testo. A mio parere non possiamo mettere sullo stesso piano il Do di petto del
Trovatore con il rispetto dei ritornelli. Per molti versi si tratat di due questioni opposte. Spero di poterlo spiegare bene, poi mi direte le vostre opinioni.
E' un pò lunga: se volete leggete, altrimenti saltate
In realtà si tratta di due discorsi uguali e contrari.
La ripetizione (sia il da capo dell'opera, che il ritornello delle composizioni strumentali)
è semplicemente alla base della musica occidentale in tutto il settecento ed in gran parte dell'ottocento. Al concetto di ripetizione, si associa il concetto di
variazione: il bello è varietà, ciò che si ripete se non è vario è quindi antiestetico. Non a caso il genere della variazione nel settecento e nella prima metà dell'ottocento è ricchissimo. E al grande esecutore si richiedeva soprattutto la genialità nella variazione (era ad esempio una dote riconosciuta ai grandi pianisti come Mozart o Beethoven).
Un altro concetto importante fino al classicismo è la forma. Il classicismo fino all'ultimo Beethoven non forza mai la forma. la forma è sempre compiuta e completa. L'espressione è la forma, cioé la struttura. C'è un grande ventaglio di norme che costituiscono la forma, ed una serie di libertà che si può prendere il musicista, ma la forma non è aperta, libera, se non nelle "fantasie" e poche altre composizioni.
Se accettiamo questi due presupposti, che a mio parere sono praticamente inattaccabili, allora arriviamo a delle conclusioni logiche che sono le seguenti:
1. Se un testo prevede delle ripetizioni fino al classicismo completo ed alle forme "libere" del romanticismo, tagliarlo significa rendere monca la struttura, quindi a danneggiarla. La soppressione di un ritornello nella musica strumentale deve essere in tal senso una eccezione e non la regola, nel momento in cui si ritenga (e come e quando si possa ritenere è un problema) che la presenza di un ritornello sia un errore compositivo.
Allo stesso modo la soppressione di un da capo nelle arie dell'opera italiana è inaccettabile, perché distrugge la forma: nell'opera italiana il da capo è essenziale, permette di approfondire l'espressione tramite la variazione testuale o la variazione espressiva. Fino a Verdi compreso il da capo esiste, ha senso espressivo, va variato. O testualmente o espressivamente (nel caso di Verdi più la seconda che la prima, forse). Tagliarlo significa non aver nulla capito dell'espressione operistica italiana di settecento ed ottocento. Così come tagliare un ritornello significa non avere capito la forma classica o almeno non avere idea di come risolvere il problema: "come dare un senso al ritornello?"
2. Il problema di rispettare i ritornello è nel dargli un senso, Quindi di variarlo nell'espressione o nell'esecuzione o testualmente. Il do di petto nel
Trovatore (interpolato Verdi vivente) risponde a questa esigenza: variare il da capo della pira. Che poi in epoca verista si eseguisse solo il ritornello variato e non la prima enunciazione dello stesso è uan delle assurdità dell'estetica verista.
Quindi apprezzare il do di petto della pira vuol dire fare un discorso opposto al dire che i da capo o i ritornelli vanno soppressi, e non ha niente a che vedere con l'emendare errori compositivi. Nella msuica strumentale, da Beethoven in poi, il ritornello è spesso variato dal compositore. Fino a Beethoven deve variarlo l'interprete per dare un senso alla sua presenza. Chiaramente un pianista che esegue una sonata può introdurre variazioni di velocità, di dinamica, o introdurre variazioni testuali. Un direttore d'orchestra si muove in ambiti più limitati, ma in quanto a dinamica e colori ha i suoi strumenti, così come in agogica.
Chiaramente a queste osservazioni ci sono molteplici eccezioni. In Bach variare i ritornelli testualmente non ha necessariamente senso, ma non ha senso mai tagliarli: l'interprete deve dare un senso a queste ripetizioni, che sono previste dall'autore ed hanno la funzione di equilibrare la forma ed approfondire il contenuto espressivo della prima enunciazione.
Quindi: quando sento esecuzioni di brani del classicsmo/primo romanticismo o precedenti coi ritornelli tagliati, spesso ho un fastidio enorme legato ad una sensazione di incompiutezza (mi succede spesso con le sonate per piano mozartiane di Schiff, che sforbicia alla grande), incompiutezza della forma proprio. In opera il fastidio diviene vera insofferenza: eseguire ad esempio Bellini senza da capo delle arie vuol dire proprio scempiarlo.
Compito dell'interprete è avere gli strumenti per dar senso alle ripetizioni. Strumenti che come detto sono molteplici.
Questo non significa che chi non varia o taglia è necessariamente pessimo. O che questo sia l'unico elementio di giudizio per valutare una esecuzione. Ci mancherebbe. Ma ogni volta che un interprete di musica strumentale taglia un ritornello mi dico: "allora non eri in grado di dargli un senso, che interprete sei? hai fallito il tuo compito". Ogni volta che in opera si taglia un da capo o lo si esegue tale e quale anda e rianda penso la stessa cosa.
Cosa penso delle grandi esecuzioni con i tagli? Detto in due parole: la Traviata della Callas è bellissima. le avessero dato la possibilità di eseguire anche i da capo delle arie sarebbe stata ancora meglio....
Tutto questo, ovviamente, secondo me.... e scusate gli errori, ma soprattutto il polpettone
, spero non vi annoi mortalmente
Scusate la logorroicità e... buona domenica!!