Rudino ha scritto:Vito,
premetto che Fausto mi è sempre sembrato pacato, simpatico e corretto.
Però ho notato, anche in seguito ad uno dei miei interventi, che c'è qualcosa in questo discorso liquida sì/no che suscita un pizzico di risentimento; e non capisco il perchè.
Se magari eccedo in entusiasmi per il modo liquido lo faccio un po' perchè entusiasta lo sono davvero, un po' perchè sfotticchio (soprattutto Geronimo...
). Ma anche io, come te, rispetto in toto le opinioni altrui, sia cd-isti che vinilisti.
Ciao!
Io e Fausto ci siamo sentiti in passato anche in privato, e non ho nessuna errata convinzione su di lui, considerandolo una persona simpaticissima e desiderosa di confrontarsi con le opinioni altrui, desiderosa proprio di conoscere, non solo di "dire". Quindi io non ho alcun problema con Fausto.
Sono d'accordo completamente con te: per motivi che mi sfuggono questa faccenda liquido/solido scatena negli interlocutori una sorta di "orgoglio di fazione" che è difficile spiegare. Una sorta di competizione delle opinioni, come se si stesse facendo una lotta a chi si attesta sulla pedana del vincitore perché quegli altri ci facciano la figura dei dementi.
Ritengo invece queste discussioni molto interessanti, perché dovrebbero, anche in chi sostiene una tesi, far scattare il meccanismo della autocritica e della auto-consapevolezza, anche per verificare le proprie convinzioni che spesso sono più irrazionali che razionali.
Fausto per esempio colleziona dischi perché è convinto, con questa operazione, di sottrarre in qualche modo la forma artistica che ama all'oblio. E quindi attribuisce un valore culturale ad un oggetto - il disco - che in realtà ha solo un valore oggettivo che è documentario, non artistico o culturale.
Una collezione di dischi è una collezione di documenti. Ha quindi, intrinsecamente, solo un valore storicistico.
Ha poi un valore culturale solo per me che quei dischi non solo li posseggo, ma li amo perché attestano un percorso conoscitivo, quindi culturale. Non solo lo attestano, ma mi permettono di ripercorrerlo ogni volta io voglio. Ma io ho pensato, varie volte: quando morirò la mia infinita collezione di dischi finirà nelle mani dei miei nipoti che li considereranno spazzatura e li butteranno le cassonetto, o li venderanno al chilo ad una bancarella! Quindi il valore culturale non è nel disco, ma in me che quel disco comprendo ed il cui messaggio per me ha valore culturale.
Ma quel significato culturale è contingente e mortale, ed accumulare i dischi non lo renderà eterno. La cultura nasce, cresce, muore. Quando muore i documenti che la rappresentano perdono significato culturale.
In questa ottica accettare la musica liquida significa comprendere che non si salva la musica (o la cultura) eternandola grazie l'accumulazione di supporti che domani potrebbero non avere più alcun senso culturale per chi ci segue, ma la si salva solo ascoltandola affianco ad un amico che la ignora, o ai nostri figli/nipoti, davanti allo stereo o meglio ancora in teatro o ad un concerto. La musica non coincide con il suo supporto materiale come un quadro, una scultura. Una volta che nessuno la eseguirà più sarà comunque morta, ed i dischi un ammasso di plastica inutile.
Secondo me, chi ha accettato il concetto di liquida è perché è consapevole che l'esperienza culturale - e musicale soprattutto - è contingente, fragile, mortale ed insalvabile per pura via documentaria....
Ciao!