Ad onor del vero va detta una cosa: è opinione diffusa tra tutti coloro che lo hanno ascoltato dal vivo che le sue registrazioni non fossero pari alle sue reali qualità. Quindi si tratterebbe di un artista poco efficace nelle registrazioni in studio.
Una delle poche eccezioni a questo fenomeno, riconosciuta da tutti, è l'integrale delle sonate di Schubert registrata per la DG. E qui effettivamente si scoprono dei momenti di autentica poesia, soprattutto quando Schubert si rifugia in mondi di serenità superiore evocati da melodie semplici ed anche infantili. Posseggo questa integrale, i buoni momenti non vi mancano, ma anche in questo ambito preferisco lo Schubert del Brendel più tardo, o quello di qualche fortepianista quali Bilson o Badura-Skoda.
Se dovessi trovare un appellativo per il Kempff raffigurato dai dischi direi decisamente Biedermeier. Se vogliamo piccolo borghese e viennese, detto in maniera non deleteria ovviamente (!!!). Un gusto volto alla medietà, alla limatura degli eccessi, al ripudio dell'alta oratoria e delle energie ferine, al rifiuto dell'estremizzazione emotiva ed espressiva.
Tra i pianisti più recenti che possono ricordarlo in questo senso possono appunto essere citati Brendel e Schiff. Ma entrambi, a mio modesto parere, dispongono di una palette timbrica e di una varietà espressiva, nonché di una modernità di approccio al testo, che raramente ritrovo in Kempff, che in questo senso sembra più che altro uno degli ultimi detentori di uno stile pianistico viennese e di un gusto specifico di una certa area geografica centro-europea.
E come tale, probabilmente compianto ed amato da moltissimi.