Ammazza Archigius.... è bastata questa tua domanda per bloccare tutto l'argomento per quattro giorni!
A pate gli scherzi, si tratta di domanda a cui non è facilissimo rispondere in termini sintetici.
Occorre prima dire una cosa: quando si parla della sonata classica come genere, si parla di un componimento composto da due, tre o quattro movimenti. L'
Appassionata appunto è una sonata per pianoforte di Beethoven in tre movimenti.
Ognuno dei movimenti che compone la sonata può seguire delle "forme" canonizzate, può aderire quindi ad un modello strutturale, e uno di questi modelli strutturali è detto "forma sonata". In genere il primo movimento di una sonata è in "forma sonata" ma ciò non è affatto detto: ci sono sonate con tutti i movimenti in "forma sonata", e sonate che non hanno nessun movimento in "forma sonata".
Come vedete quindi l'elasticita della forma classica (si intende per epoca classica in musica il periodo viennese segnato dall'attività di Haydn, Mozart, Beethoven, per dirla semplicisticamente) è estrema.
Come è, come funziona la "forma sonata"? Detto anche qui semplicisticamente, la forma sonata si compone di tre macro-sezioni (detto sempre semplificando al massimo, badate bene): l'esposizione (preceduta o meno da una introduzione in tempo lento), lo sviluppo, la ripresa (che può essere conclusa da una coda).
Nell'esposizione, secondo una serie di norme strutturali, vengono presentati i temi che danno vita al movimento (normalmente due, a volte di più) e che generalmente sono in opposizione/contrapposizione, creano quindi tra loro una tensione (ad esempio, uno lirico l'altro drammatico).
Nella sezione di sviluppo si parte da uno dei temi (a volte addirittura si può anche partire da temi apparentemente del tutto secondari) e lo si sviluppa, ne si esplorano le capacità espressive fino a valorizzarle all'estremo, si crea un'azione, un movimento, succede insomma qualcosa, si diverge dalla semplice esposizione avvenuta nella prima parte.
Nella ripresa sembra di essere tornati al punto di partenza: si riespongono cioè i temi. Ma la sezione centrale, l'azione, ha comunque sortito un effetto nella riesposizione dei temi, che quindi risultano sempre in qualche modo leggermente modificati (o approfonditi) rispetto alla prima esposizione o - nel caso di compositori quali Haydn o Mozart - si presuppone che la tensione dialettica, la "variazione" nello stato dei due temi sia sviluppata anche dall'esecutore (mentre Beethoven non lascia mai questo spazio all'interprete, ma si occupa lui di questi "cambiamenti").
Spero di aver spiegato in modo comprensibile, anche se certo ho dovuto molto "semplificare". Ma meglio dire poco comprensibilmente che dire molto incomprensibilmente.
Che il movimento sia in forma sonata o no, occorre capire che identificare i temi su cui ruota il motivo ed ascoltare - al loro riapparire - le modifiche cui li sottopone il compositore, è il primo passo per "capire" il movimento, e quindi seguire ed apprezzare la composizione.
- Non mi sgridate troppo, ho fatto del mio meglio!