Voglio dire la mia, visto che Pluto mi chiama in causa ed io questa registrazione la posseggo in realtà (come potevate pensare non la conoscessi?
).
La prima cosa che secondo me va detta è che van Immerseel è uno di quei direttori "barocchi" attuali che fa suonare l'orchestra magnificamente, e che dirige un'orchestra di livello sommo (Anima Eterna): siamo molto lontani dalle orchestre barocche di decenni fa con problemi enormi di intonazione, di qualità di suono degli archi, di gamma dinamica. Ma ormai sonomolte le orchestre barocche che esulano del tutto da questo suono dei primordi. Tra tutte L'Europa Galante di Biondi, Les Talens Liriques di Rousset, la The Age of Enlightenment di Christie, Il Complesso barocco di Curtis, Il Concerto Italiano di Alessandrini, L'Accademia Bizantina di Dantone, ecc. ecc. ecc.
Quindi diciamo che ormai le compagini in grado di suonare con una qualità di suono somma sono molteplici oggi. E chiaramente tutte queste orchestre barocche hanno un organico ridotto, sovente molte partiture vengono lette a parti reali.
In genere per quanto riguarda l'Anima Eterna si tratta anche di un suono "fonogenico". Io ho sentito registrazioni sia ZigZag, come nel caso, sia della ancor più illustre Channel Classics sempre notevoli come piacevolezza e pastosità timbrica.
Questa edizione delle sinfonie fece "scalpore" per la fedeltà estrema ai metronomi segnati da Beethoven sulle partiture "a posteriori", all'epoca della stesura della Nona sinfonia, quando fu appunto proposto per la prima volta il metronomo come mezzo per l'indicazione agogica delle partiture. Questa "linea" esecutiva è stata seguite di recente anche da una integrale diretta da Chailly con orchestra moderna.
Allora, sia detta una cosa, inerente questa storia dei tempi "originali" voluti da Beethoven:
1. A rigor di logica la sola Nona, composta proprio pensando a quei metronomi, può pensare di vedere una correlazione precisa tra metronomo e agogica reale voluta dall'autore. In tutti gli altri casi si tratta di indicazionimetronimiche attribuite a posteriori e non sappiamo con quanta precisione ed accuratezza da parte di Beethoven, e quindi qualche dubbio quelle indicazioni metronimiche possono far sorgere, anche per i risultati che comportano in alcuni casi;
2. Oggi staccato un tempo lo si tiene da inizio a fine del movimento, All'epoca di Beethoven sappiamo bene che così non era... quindi c'è da dubitare che quando Beethoven indicava l'agogica dell'attaco di un movimento poi si aspettasse che questo tempo metronimico venisse tenuto per tutto il movimento, da cima a fondo;
3. SE la questione dei tempi in fase esecutiva si risolvesse nell'aderire alle indicazioni metronomiche il più accuratamente possibile sarebbe molto facile fare il direttore d'orchestra.
Io la penso comunque come Massimiliano: un avolta fatto l'orecchio alle sonorità di orchestre ridotte numericamente in Beethoven riesce difficile tornare alle orchestre di stampo sinfonico primo novecentesche. Va però sempre tenuto d'occhio il fatto che in tutto il settecento e nel primo ottocento gli organici ridotti erano diffusi ma non erano considerati un obbligo in nessun caso: in caso di grandi ambienti si ricorreva ad un numero elevato di strumentisti, secondo le necessità. Di Karajan va detto che una cosa sono le prime registrazioni (soprattutto quella con la Philarmonia degli anni '50, ma anche quella coi Berliner dei primi anni '60) ed altra cosa sono quelle plumbee, elefantiache, trombonifere degli anni successivi. Comunque tra gli interpreti "neoclassici" anche l'approccio di Abbado nella sua ultima registrazione è stato notevole e condotto tramite organici ridotti (e quindi tramite un equilibrio fiati/archi più vantaggioso per i primi rispetto alle orchestre di dimensioni tradizionali).
Fermo quindi restando che van Immerseel non mi dispiace affatto per vari motivi, non sempre mi sembra che l'approfondimento in termini espressivi, di fraseggio, di questa esecuzione sia sempre a livello di reale coinvolgimento emotivo. Insomma mi sembra che al di là di alcune scelte d'approccio (diapason, agogica, soluzioni esecutive legate all'uso degli strumenti originali) il direttore sia buono, ma non fulminante nel darci una lettura personale, emotiva, coinvolgente delle sinfonie. Poca fantasia, in sintesi, poca emotività, discreta ma non somma originalità. Ci attestiamo su un ottimo livello, ma davvero la Pastorale che si ascolta qui è migliore di quella di Abbado? E davvero la Settima è migliore di quella di Carlos Kleiber? E mi fermo qui per fare solo due esempi.
Non è detto che una integrale veramente di grande livello delle sinfonie in ambito orchestre barocche non sia possibile. Non dico nemmeno che non possa essere lo stesso van Immerseel a poter proporcela un giorno... a me sembra che per oggi restiamo ancora fermi a mezza strada. Qui siamo ad un buonissimo livello complessivo, ma non griderei al capolavoro, francamente.... anche perché di veramente nuovo in termini di fraseggio questa edizione dice un pò poco...
Insomma, a me i progetti sulla carta e l'aggancio di validità basata sul documento analizzato al microscopio mi interessano, ma se poi non c'è l'interpretazione che mi strega, mi fa provare emozione si resta a mezza strada...
Solo un parere il mio, comunque...
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Io sto aspettando a giorni questo:
Bezuidenhout sta facendo un eccellente lavoro nel sonatismo mozartiano: questa eventuale nuova integrale (chissa?) potrebbe essere finalmente l'edizione di riferimento con strumenti antichi... io sono ansioso di ascoltarlo....