In margine segnalo a chi non possedesse ancora le registrazioni DHM dell'eccellente fortista Andreas Staier, questo cofanetto di 12 CD venduto a prezzo stracciato di un CD singolo. Tra le altre,a l suo interno, le pregevoli registrazioni di Haydn e Scarlatti:
Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Certo! Ma io considero il discorso registico un "in più" che rende gradevole lo spettacolo, ma non prevalente o paritario rispetto ai contenuti musicali dell'esecuzione...
In margine segnalo a chi non possedesse ancora le registrazioni DHM dell'eccellente fortista Andreas Staier, questo cofanetto di 12 CD venduto a prezzo stracciato di un CD singolo. Tra le altre,a l suo interno, le pregevoli registrazioni di Haydn e Scarlatti:
In margine segnalo a chi non possedesse ancora le registrazioni DHM dell'eccellente fortista Andreas Staier, questo cofanetto di 12 CD venduto a prezzo stracciato di un CD singolo. Tra le altre,a l suo interno, le pregevoli registrazioni di Haydn e Scarlatti:
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
O.T. Solo per rientrare. Come al solito non arrivano notifiche.
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
IL BACHIANO- JuniorMember
- Numero di messaggi : 241
Data d'iscrizione : 18.12.11
Località : Sondrio
Pazzoperilpianoforte ha scritto:
In margine segnalo a chi non possedesse ancora le registrazioni DHM dell'eccellente fortista Andreas Staier, questo cofanetto di 12 CD venduto a prezzo stracciato di un CD singolo. Tra le altre,a l suo interno, le pregevoli registrazioni di Haydn e Scarlatti
Grazie per la segnalazione. Già che c'ero ho ordinato anche questi
_________________
Sorgente analogica: Michell Gyrodec / braccio Mørch / braccio autocostruito / Supex SDX1000 / Denon DL103 / PrePhono CEC PH53
Sorgente digitale: Onix SACD 15A
Amplificazione: Integrato BMC C1
Diffusori: Martin Logan Theos
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
Spero che i miei consigli superino la tua prova d'ascolto: fammi sapere!!!!
---------------
In qwuesti giorni ho riascoltato con molta attenzione il concerto n.3 per piano ed orchestra di Beethoven. Ebbene, se il secondo concerto è molto mnozartiano ed il primo (composto per secondo) ha un primo movimento che è una vera trombonata, questo terzo concerto è piuttosto bello. E soprattutto al suo interno rivela delle novità strutturali. La cosa più importante è che Beethoven sceglie di andare controcorrente: mentre il mondo dei concerti per piano va verso lo stile biedermeier (orchestra ridotta a mero accompagnamento, estremizzazione del virtuosismo del solista), Beethoven compone un concerto assolutamente "sinfonico", di derivazione mozartiana, ma con molti aspetti che lo allontanano dal classicismo.
Ad esempio, all'inizio del primo movimento abbiamo una lunga introduzione orchestrale, del tutto desueta per il concerto classico. E quando entra il pianoforte, esegue in Fortissimo la frase precedentemente enunciata dall'oprchestra, con un effetto che sembra preludere a soluzioni tipo quella del primo di Tchaikovsky. Un altro colpo di scena c'è nella chiusa del movimento: come nel concerto K491 il solista suona dopo la cadenza, ma quiil trillo di prammatica conclusione della cadenza non porta come prassi alla tonica della tonalità principale, bensì sulla dominante di fa. A questo punto entrano i timpani in piano e, a causa del fatto che non era possibile cambiare intonazione all'epoca se non con una lunga operazione a mano, si trovano a suonare sula dominante e la tonica di do mentre il piano è appunto sulla dominante di fa.... inutile dire che il momento desta una insolita attenzione nell'ascoltatore a causa della precarietà tonale, e l'atmosfera voluta da Beethoven somiglia a quella di certe pagine del Don Giovanni mozartiano. Bellissimo effetto.
Altra cosa singolare è il secondo movimento: è prescritto l'uso del pedale (ma non si sa se Beethoven prevedesse il pedale di risonanza come si fa oggi sui pianoforti moderni o il sordino, presente sui pianoforti dell'epoca. Ma soprattutto in tonalità del tutto insolita visto quella del primo movimento di Mi maggiore (lontanissima dalla tonalità d'impianto del concerto di do minore). Col pedale e la scelta della tonalità (che sul piano suona morbida e vellutata) Beethoven anche in questo secondo movimento cerca un effetto timbrico che stupisca l'uditorio, così come ha fatto la coda del primo movimento.
Meno rivoluzionario il rondo conclusivo, ma con grande sostegno orchestrale ed oscillante tra il clima di Caccia e venature d'ironia.
Ci sono tre registrazioni bellissime di questo concerto, che serenamente consiglio anche a chi non ha dimestichezza con la musica classica e voglia cominciare ad ascoltarla partendo da qualche cosa di non impossibile da comprendere.
La prima è un grande classico, di grande valore anche sonoro, e acquistabile a prezzo molto interessante. Un grandissimo Richter - veramente inarrivabile per tocco, fantasia, virtuosismo - in perfetta sintonia con un ottimo Sanderling (della cui direzione si limita a non farmi impazzire l'introduzione al primo movimento):
Altra interpretazione capolavoro è quella dal vivo di Arrau e Klemperer. Sintonia assoluta tra i due, grande direzione e pianismo superlativo (anche se non ricco timbricamente come quello di Richter). Inoltre nel secondo movimento la magica lentezza (magica perché priva di pesantezze e fatica d'ascolto) di cui entrambi erano maestri. Registrazione dal vivo monofonica del '57, non può fare la felicità degli appassionati di Hi-Fi, ma è del tutto godibile ed intelleggibile.
Infine altra splendida registrazione, dal vivo del 1977 (stereofonica, ma non può arrivare a suonare come quella in studio di Richter) quella di Serkin e Kubelik. Di questo cofanetto avevo ascoltato le esecuzioni dei primi due concerti (eseguite la serata del 5 ottobre) e mi erano sembrate molto deludenti: serata problematica? Può darsi. Come che sia questa esecuzione del terzo (registrata il 4 novembre) è superlativa. Direzione di Rafael Kubelik pari a quella di Klemperer, ed anzi superiore nel risalto dato ai fiati e per la fantasdia (veramente incredibile) nel rondò. Non ho mai sentito suonare così il Serkin maturo: grande tocco, grande nitore, ottima potenza (l'attacco del primo movimento è splendido, gli costa solo un secondo di distrazione passata la difficoltà dell'entrata), grande unisono con l'orchestra, splendida "stramberia" giocosa nel terzo movimento. Una esecuzione capace di guardare diritto negli occhi le altre due.
Di tutti gli altri pianisti che conosco, mi sembra superlativa anche l'esecuzione di Pletnev. Ma non è tra le mie preferite perché il direttore Gansch è veramente un buon accompagnatore e basta, e fallisce tutte le necessità di cui deve farsi carico il direttore, in questo concerto. Peccato, Pletnev suona questo concerto da vero grandissimo di tutti i tempi.
Non conosco invece splendide esecuzioni di Bendetti Michelangeli per questo concerto: le registrazioni ufficiali con Giulini non sono stratosferiche.... se qualcuno di voi ne conosce, postateci volentieri le vostre impressioni. Per ora mi fermo qui.
Ciao!!
---------------
In qwuesti giorni ho riascoltato con molta attenzione il concerto n.3 per piano ed orchestra di Beethoven. Ebbene, se il secondo concerto è molto mnozartiano ed il primo (composto per secondo) ha un primo movimento che è una vera trombonata, questo terzo concerto è piuttosto bello. E soprattutto al suo interno rivela delle novità strutturali. La cosa più importante è che Beethoven sceglie di andare controcorrente: mentre il mondo dei concerti per piano va verso lo stile biedermeier (orchestra ridotta a mero accompagnamento, estremizzazione del virtuosismo del solista), Beethoven compone un concerto assolutamente "sinfonico", di derivazione mozartiana, ma con molti aspetti che lo allontanano dal classicismo.
Ad esempio, all'inizio del primo movimento abbiamo una lunga introduzione orchestrale, del tutto desueta per il concerto classico. E quando entra il pianoforte, esegue in Fortissimo la frase precedentemente enunciata dall'oprchestra, con un effetto che sembra preludere a soluzioni tipo quella del primo di Tchaikovsky. Un altro colpo di scena c'è nella chiusa del movimento: come nel concerto K491 il solista suona dopo la cadenza, ma quiil trillo di prammatica conclusione della cadenza non porta come prassi alla tonica della tonalità principale, bensì sulla dominante di fa. A questo punto entrano i timpani in piano e, a causa del fatto che non era possibile cambiare intonazione all'epoca se non con una lunga operazione a mano, si trovano a suonare sula dominante e la tonica di do mentre il piano è appunto sulla dominante di fa.... inutile dire che il momento desta una insolita attenzione nell'ascoltatore a causa della precarietà tonale, e l'atmosfera voluta da Beethoven somiglia a quella di certe pagine del Don Giovanni mozartiano. Bellissimo effetto.
Altra cosa singolare è il secondo movimento: è prescritto l'uso del pedale (ma non si sa se Beethoven prevedesse il pedale di risonanza come si fa oggi sui pianoforti moderni o il sordino, presente sui pianoforti dell'epoca. Ma soprattutto in tonalità del tutto insolita visto quella del primo movimento di Mi maggiore (lontanissima dalla tonalità d'impianto del concerto di do minore). Col pedale e la scelta della tonalità (che sul piano suona morbida e vellutata) Beethoven anche in questo secondo movimento cerca un effetto timbrico che stupisca l'uditorio, così come ha fatto la coda del primo movimento.
Meno rivoluzionario il rondo conclusivo, ma con grande sostegno orchestrale ed oscillante tra il clima di Caccia e venature d'ironia.
Ci sono tre registrazioni bellissime di questo concerto, che serenamente consiglio anche a chi non ha dimestichezza con la musica classica e voglia cominciare ad ascoltarla partendo da qualche cosa di non impossibile da comprendere.
La prima è un grande classico, di grande valore anche sonoro, e acquistabile a prezzo molto interessante. Un grandissimo Richter - veramente inarrivabile per tocco, fantasia, virtuosismo - in perfetta sintonia con un ottimo Sanderling (della cui direzione si limita a non farmi impazzire l'introduzione al primo movimento):
Altra interpretazione capolavoro è quella dal vivo di Arrau e Klemperer. Sintonia assoluta tra i due, grande direzione e pianismo superlativo (anche se non ricco timbricamente come quello di Richter). Inoltre nel secondo movimento la magica lentezza (magica perché priva di pesantezze e fatica d'ascolto) di cui entrambi erano maestri. Registrazione dal vivo monofonica del '57, non può fare la felicità degli appassionati di Hi-Fi, ma è del tutto godibile ed intelleggibile.
Infine altra splendida registrazione, dal vivo del 1977 (stereofonica, ma non può arrivare a suonare come quella in studio di Richter) quella di Serkin e Kubelik. Di questo cofanetto avevo ascoltato le esecuzioni dei primi due concerti (eseguite la serata del 5 ottobre) e mi erano sembrate molto deludenti: serata problematica? Può darsi. Come che sia questa esecuzione del terzo (registrata il 4 novembre) è superlativa. Direzione di Rafael Kubelik pari a quella di Klemperer, ed anzi superiore nel risalto dato ai fiati e per la fantasdia (veramente incredibile) nel rondò. Non ho mai sentito suonare così il Serkin maturo: grande tocco, grande nitore, ottima potenza (l'attacco del primo movimento è splendido, gli costa solo un secondo di distrazione passata la difficoltà dell'entrata), grande unisono con l'orchestra, splendida "stramberia" giocosa nel terzo movimento. Una esecuzione capace di guardare diritto negli occhi le altre due.
Di tutti gli altri pianisti che conosco, mi sembra superlativa anche l'esecuzione di Pletnev. Ma non è tra le mie preferite perché il direttore Gansch è veramente un buon accompagnatore e basta, e fallisce tutte le necessità di cui deve farsi carico il direttore, in questo concerto. Peccato, Pletnev suona questo concerto da vero grandissimo di tutti i tempi.
Non conosco invece splendide esecuzioni di Bendetti Michelangeli per questo concerto: le registrazioni ufficiali con Giulini non sono stratosferiche.... se qualcuno di voi ne conosce, postateci volentieri le vostre impressioni. Per ora mi fermo qui.
Ciao!!
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
IN che cosa non ti piacciono i 3 concerti di Michelangeli con Giulini, Vito?
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
Secondo me una cosa è parlare di ottima esecuzione, ed una cosa è parlare di splendida esecuzione. Non c'è nulla che non mi piaccia nell'accoppiata Giulini/Michelangeli, ma non ottiene esiti superlativi dal punto di vista interpretativo.
Le tre esecuzioni del terzo concerto che ho commentato sopra sono splendide. Cioé rendono pieno merito alla partitura e non hanno un solo momento di caduta di inventiva, o di assenza interpretativa. NOn c'è un attimo di routine, e l'aplomb di orchestra e pianista anche in momenti molto spinosi è ottimo. Inoltre direzione e pianista hanno una comune direzione interpretativa e quindi per l'ascoltatore si assiste ad un potenziamento emotivo del risultato di ciascuno dei due. Ad esempio: quando dopo l'attacco del secondo movimento di Arrau entra Klemperer con lo stesso tempo indugiante, lo stesso magistrale legato, lo stesso andamento "cantante" della frase (ottenuto con una eccellente gestione dell'andamento ritmico e dinamico della frase), l'effetto è veramente esaltante, ti vengono i brividi, il canto dell'orchestra è potenziato all'ennessima potenza da quello che Arrau ha detto poco prima, e quando Arrau rientra è potenziato da ciò che aveva detto all'inizio e ha poi rilanciato Klemperer, senza che ci sia mai alcuna caduta di ispirazione... dieci minuti continui in cui resti col fiato sospeso e le lacrime agli occhi. Ti dici: non potrà esserci un'emozione così forte nel prosieguo.... ed invece arriva! Ed arriva di nuovo! Non credi quasi alle tue orecchie!
Ma questo è solo un esempio: tutte e tre le registrazioni di cui sopra sono ricche di momenti superlativi, magici, come quello che ti ho presentato come esempio (Arrau e Klemperer). Poi ci sono molte registrazioni buone o ottime, che rendono merito alla partitura. Ma che non sono superlative: le interpretazioni superlative sono rarissime, magiche, quasi incredibili nelle emozioni che riescono a regalare.
Questi colpi d'ala, questo potenziamento poetico reciproco tra orchestra e solista, questa unità d'intenti, io non li sento nelle registrazioni DG di Giulini e Michelangeli, che sono ottime ma a mio parere non superlative. E quindi inferiori a quelle tre di cui ho detto sopra. Questo vale per il terzo concerto, ma anche per il quinto. L'esecuzione Giulini/Michelangeli non è superlativa nel Quinto di Beethoven. Lo è invece l'esecuzione del 1975 di Michelangeli con Celibidache. Non è colpa né di Michelangeli né di Giulini: Michelangeli con Celibidache ha assoluta unità d'intenti, e l'operato dei due si potenzia ed esalta. Con Giulini questa unità d'intenti non si avverte. Punto. Ed allora abbiamo ottima musica, ma l'incanto interpretativo è altra cosa. Almeno secondo me.
Le tre esecuzioni del terzo concerto che ho commentato sopra sono splendide. Cioé rendono pieno merito alla partitura e non hanno un solo momento di caduta di inventiva, o di assenza interpretativa. NOn c'è un attimo di routine, e l'aplomb di orchestra e pianista anche in momenti molto spinosi è ottimo. Inoltre direzione e pianista hanno una comune direzione interpretativa e quindi per l'ascoltatore si assiste ad un potenziamento emotivo del risultato di ciascuno dei due. Ad esempio: quando dopo l'attacco del secondo movimento di Arrau entra Klemperer con lo stesso tempo indugiante, lo stesso magistrale legato, lo stesso andamento "cantante" della frase (ottenuto con una eccellente gestione dell'andamento ritmico e dinamico della frase), l'effetto è veramente esaltante, ti vengono i brividi, il canto dell'orchestra è potenziato all'ennessima potenza da quello che Arrau ha detto poco prima, e quando Arrau rientra è potenziato da ciò che aveva detto all'inizio e ha poi rilanciato Klemperer, senza che ci sia mai alcuna caduta di ispirazione... dieci minuti continui in cui resti col fiato sospeso e le lacrime agli occhi. Ti dici: non potrà esserci un'emozione così forte nel prosieguo.... ed invece arriva! Ed arriva di nuovo! Non credi quasi alle tue orecchie!
Ma questo è solo un esempio: tutte e tre le registrazioni di cui sopra sono ricche di momenti superlativi, magici, come quello che ti ho presentato come esempio (Arrau e Klemperer). Poi ci sono molte registrazioni buone o ottime, che rendono merito alla partitura. Ma che non sono superlative: le interpretazioni superlative sono rarissime, magiche, quasi incredibili nelle emozioni che riescono a regalare.
Questi colpi d'ala, questo potenziamento poetico reciproco tra orchestra e solista, questa unità d'intenti, io non li sento nelle registrazioni DG di Giulini e Michelangeli, che sono ottime ma a mio parere non superlative. E quindi inferiori a quelle tre di cui ho detto sopra. Questo vale per il terzo concerto, ma anche per il quinto. L'esecuzione Giulini/Michelangeli non è superlativa nel Quinto di Beethoven. Lo è invece l'esecuzione del 1975 di Michelangeli con Celibidache. Non è colpa né di Michelangeli né di Giulini: Michelangeli con Celibidache ha assoluta unità d'intenti, e l'operato dei due si potenzia ed esalta. Con Giulini questa unità d'intenti non si avverte. Punto. Ed allora abbiamo ottima musica, ma l'incanto interpretativo è altra cosa. Almeno secondo me.
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
E delle 2 integrali Arrau Davis x Philips e Abbado Pollini x DG che pensi?
A me la prima piace moltissimo
A me la prima piace moltissimo
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
L'integrale di Arrau con Davis è valida, ma resta inferiore agli esiti perseguiti da Arrau con Klemperer, e questo mi sembra abbastanza evidente confrontandole. Anche qui da un lato una esecuzione straordinaria, dall'altro una buona/ottima, ma più ordinaria. In studio di registrazione Arrau nei concerti beethoveniani non ha avuto fortuna coi direttori (senza nulla togliere a Davis che in altri repertori è un ottimo direttore).
L'integrale Pollini/Abbado fotografa un momento particolare di Pollini, quando il pianista era in Beethoven alla ricerca di un rinnovamento interpretativo. In quegli anni lo cercava in una teatralizzazione dell'evento concertistico, in una sua drammatizzazione, diciamo così (più tardi lo ha trovato invece in una diffusa pedalizzazione, applicata a tutti gli autori da Mozart a DEbussy). Quindi, ad esempio, il pianoforte di Pollini "canta" il secondo movimento del concerto come quei tenori dalla bella voce e scura (Hai presente un Corelli?) che però tendono alla declamazione più che al canto soffuso ed intimo, alla retorica più che al canto sinceramente lirico. Il suono è splendido e ben sostenuto, ma il cuore dell'ascoltatore non accelera i battiti: troppa esteriorità ed un pizzico di monotonia espressiva. Buono o ottimo, a seconda dei gusti, ma non superlativo. Ed Abbado mi sembra pesantuccio anzichenò, e piuttosto monumentale (complici anche i Berliner). Il vero traguardo interpretativo Abbado l'ha raggiunto in Beethoven solo nelle sinfonie registrate in video nel 2001 sempre con i Berliner (ed ora disponibili anche in CD), quindi molti anni dopo queste registrazioni. Il terzo concerto di questa integrale non è malvagio, ma sembra un pizzico superficiale, poco approfondito, le sue potenzialità restano in parte inespresse dall'esecuzione. Alcuni degli altri concerti, invece, lasciano molto a desiderare nella valorizzazione della partitura, quindi non mi piacciono affatto (come i primi due concerti, ad esempio, a tratti imbarazzanti, a mio parere, pur nella correttezza tecnica della esecuzione).
Però io parlavo nel confronto tra le edizioni del terzo concerto: sono ottime anche le interpretazioni Backhaus/Isserstedt e Gulda/Stein, per accrescere l'elenco... ma non belle come quelle tre da me dette all'inizio, secondo me...
L'integrale Pollini/Abbado fotografa un momento particolare di Pollini, quando il pianista era in Beethoven alla ricerca di un rinnovamento interpretativo. In quegli anni lo cercava in una teatralizzazione dell'evento concertistico, in una sua drammatizzazione, diciamo così (più tardi lo ha trovato invece in una diffusa pedalizzazione, applicata a tutti gli autori da Mozart a DEbussy). Quindi, ad esempio, il pianoforte di Pollini "canta" il secondo movimento del concerto come quei tenori dalla bella voce e scura (Hai presente un Corelli?) che però tendono alla declamazione più che al canto soffuso ed intimo, alla retorica più che al canto sinceramente lirico. Il suono è splendido e ben sostenuto, ma il cuore dell'ascoltatore non accelera i battiti: troppa esteriorità ed un pizzico di monotonia espressiva. Buono o ottimo, a seconda dei gusti, ma non superlativo. Ed Abbado mi sembra pesantuccio anzichenò, e piuttosto monumentale (complici anche i Berliner). Il vero traguardo interpretativo Abbado l'ha raggiunto in Beethoven solo nelle sinfonie registrate in video nel 2001 sempre con i Berliner (ed ora disponibili anche in CD), quindi molti anni dopo queste registrazioni. Il terzo concerto di questa integrale non è malvagio, ma sembra un pizzico superficiale, poco approfondito, le sue potenzialità restano in parte inespresse dall'esecuzione. Alcuni degli altri concerti, invece, lasciano molto a desiderare nella valorizzazione della partitura, quindi non mi piacciono affatto (come i primi due concerti, ad esempio, a tratti imbarazzanti, a mio parere, pur nella correttezza tecnica della esecuzione).
Però io parlavo nel confronto tra le edizioni del terzo concerto: sono ottime anche le interpretazioni Backhaus/Isserstedt e Gulda/Stein, per accrescere l'elenco... ma non belle come quelle tre da me dette all'inizio, secondo me...
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
Pazzoperilpianoforte ha scritto:
---------------
In qwuesti giorni ho riascoltato con molta attenzione il concerto n.3 per piano ed orchestra di Beethoven. Ebbene, se il secondo concerto è molto mnozartiano ed il primo (composto per secondo) ha un primo movimento che è una vera trombonata, questo terzo concerto è piuttosto bello.
Al di la'delle interpretazioni e premesso che non ascolto da anni i concerti, il mio ricordo sul terzo concerto è diverso: addirittura superato nella forma e nella struttura dal I° concerto (per lo meno nel tempo finale di quets'ultimo) Ma forse mi sbaglio. A suo tempo feci una mia personale classifica: IV°, V°, I°, III°, II° Domani riascolto il III°.
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
IL BACHIANO- JuniorMember
- Numero di messaggi : 241
Data d'iscrizione : 18.12.11
Località : Sondrio
Pazzoperilpianoforte ha scritto:Spero che i miei consigli superino la tua prova d'ascolto: fammi sapere!!!!
Ti farò sapere, ma (a parte Beethoven, una curiosià preso più che altro per sentire come va il SACD) siamo sul sicuro.
.....
Ad esempio, all'inizio del primo movimento abbiamo una lunga introduzione orchestrale, del tutto desueta per il concerto classico.
Ho voluto controllare, per curiosità, visto che non mi sembravano nemmeno tanto corte le introduzioni dei concerti Mozartiani. Dal n. 19 al n. 23 siamo intorno alle 80 battute. Il 24 e il 25 intorno alle 100. Un po' meno il 26 e ancor meno (circa 70) il 27. Nel Terzo Beethoven scrive un'introduzione orchestrale di 140 battute. Quindi hai ragione a segnalarne la lunghezza, ma la differenza non è abissale.
... Un altro colpo di scena c'è nella chiusa del movimento: come nel concerto K491 il solista suona dopo la cadenza, ma quiil trillo di prammatica conclusione della cadenza non porta come prassi alla tonica della tonalità principale, bensì sulla dominante di fa. A questo punto entrano i timpani in piano e, a causa del fatto che non era possibile cambiare intonazione all'epoca se non con una lunga operazione a mano, si trovano a suonare sula dominante e la tonica di do mentre il piano è appunto sulla dominante di fa....
Vero! Non ci avevo mai fatto caso. Mentre il timpano continua con SOL - DO, gli accordi sono di volta in volta FA magg. / DO7 / FA magg.
Ho anch'io il terzo con Michelangeli e non mi sembrava malaccio... anzi.
A parte Hogwood con Lubin che è un caso a sè stante visto l'impiego degli strumenti originali e del fortepiano, ho anche Brendel-Rattle (bello!), Ashkenazy-Solti(così così) e, quello che preferisco è un singolo con Serkin-Ozawa dlla Telerc.
La mia classifica è IV V III I II.
_________________
Sorgente analogica: Michell Gyrodec / braccio Mørch / braccio autocostruito / Supex SDX1000 / Denon DL103 / PrePhono CEC PH53
Sorgente digitale: Onix SACD 15A
Amplificazione: Integrato BMC C1
Diffusori: Martin Logan Theos
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
Pure io considero i 3 concerti Giulini/Michelangeli molto buoni ed anche Serkin Osawa che citava Giacomo. Proverò a riascoltarli nell'ottica di Vito
Nel mucchio metterei comunque anche questi e cioè Pollini Bohm e Backhaus Isserstedt
Tra le recenti a me piace molto anche la versione di Perahia (e qua so di scontrarmi con Vito) che gode di molta stima nei paesi anglosassoni più che da noi
Nel mucchio metterei comunque anche questi e cioè Pollini Bohm e Backhaus Isserstedt
Tra le recenti a me piace molto anche la versione di Perahia (e qua so di scontrarmi con Vito) che gode di molta stima nei paesi anglosassoni più che da noi
pepe57- Moderatore
- Numero di messaggi : 5321
Data d'iscrizione : 11.06.09
Età : 65
Località : Milano
pluto ha scritto:Delle Sonate di Rostro e Richter ne abbiamo in effetti parlato parecchio tempo fa. Edizione straordinaria
Del Sacd della Bis con la 7a mai (che io mi ricordi). Dicci tu qualcosa Pietro...
****
Beh ... Vanska e le sinfonie...
questa direzione trovo sia, probabilmente anche grazie alla qualità della registrazione, una delle pochissime dove pur mantenendo un quadro generale saldo e un rispetto importante dell' insieme, scopri di continuo delle piccolle variazioni che fanno si che diversi passaggi , che in altre esecuzioni rischiano di fare percepire queste opere in alcuni momenti come ripetitive, ti rivelino quanto fine fosse la pennellata dell' autore e quanto cesello spesso si viene a perdere.
Tutto questo senza che il rigore generale ne risenta, non ci sono luci eclatanti emergenti in modo neppure un istante esagerato (come ad esempio risulta nella direzione di Pletnev), Vanska lavora di cesello.
Con la Minnesota, perdendo forse un po' dell' imponenza e del peso (a mio gusto a tratti forse un po' eccessivi) di una Berliner, riesce a fare collimare bene il ritmo, l' importanza ed il respiro (alla Karajan) dell' insieme con il dettaglio gioiso del singolo.
Pietro
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
IL BACHIANO ha scritto:
...
Ho voluto controllare, per curiosità, visto che non mi sembravano nemmeno tanto corte le introduzioni dei concerti Mozartiani. Dal n. 19 al n. 23 siamo intorno alle 80 battute. Il 24 e il 25 intorno alle 100. Un po' meno il 26 e ancor meno (circa 70) il 27. Nel Terzo Beethoven scrive un'introduzione orchestrale di 140 battute. Quindi hai ragione a segnalarne la lunghezza, ma la differenza non è abissale.
Si, siamo comunque intorno al 40% in più per quanto riguarda il concerto beethoveniano, come minimo. Non è cosa da pochissimo conto.... il fatto è che l'introduzione così lunga, ancor più che nei concerti mozartiani, è doppiamente significativa anche perché viene scritta in un momento in cui i concerti dei contemporanei (che so: Kozeluch, Steibelt, Field) seguono una rotta opposta, e quindi diminuiscono, alleggeriscono la rilevanza strutturale dell'orchestra all'interno del concerto, riducendola a funzione di mero accompagnamento (per questa strada si arriva poi ai concerti di Chopin). In Beethoven orchestra e solista sono del tutto paritetici, per i suoi contemporanei no.
Come giudizio di valore, anche a me sembra che il III concerto sia superiore ai primi due.
IL BACHIANO ha scritto:
...
Ho anch'io il terzo con Michelangeli e non mi sembrava malaccio... anzi.
...
Io volevo cercare di fare un altro discorso ragazzi, e dico anche a Gian, ma non credevo che tra appassionati di musica fosse così complesso da spiegare : ci sono moltissime edizioni ottime dei concerti per piano di Beethoven, e in particolare del terzo (avevo anch'io citato Gulda e Backhaus). Moltissime. Non voglio credere però di essere l'unico tra tutti a distinguere tra esecuzioni ottime ed esecuzioni straordinarie.... Nessuno ha detto che l'esecuzione di Michelangeli con Giulini sia malaccio, o sia brutta. Ma chiunque voglia confrontare quella esecuzione con una delle tre che ho citato sopra si avvedrebbe di quello che sto cercando veramente di comunicarvi. E lo stesso vale se prendessi la famosa esecuzione Backhaus/Isserstedt: confrontata con le tre di cui sopra resta ottima, ma nettamente meno coinvolgente, emotiva, rivelatrice.
In ogni opera esiste una serie alta - fortunatamente - di buone o ottime interpretazioni. Ma ci sono - se si è fortunati - anche interpretazioni che trascendono il buono o l'ottimo, e sono semplicemente straordinarie, irripetibili.
Lo stesso Richter nel 1977 ha registrato nuovamente il III concerto. Direzione di Riccardo Muti. Ebbene, anche quella è una ottima registrazione, ma non vale assolutamente la straordinarietà della interpretazione con Sanderling. Che Richter fosse diventato un cattivo pianista? Non credo proprio! Che MUti fosse un cattivo direttore? Tantomeno. Ma chi confronti l'edizione del '77 con quella del '62 si rende ben conto che la varietà timbrica del pianismo di Richter, la vitalità l'impeto, la precisione, il potenziamento dei valori espressivi dei tre movimenti dell'edizione più datata sono assolutamente inimitabili ed irrintracciabili nella edizione più recente. Che è "solamente" una delle tante altre ottime registrazioni del concerto. E qui e lì anche afflitta da un pizzico di calligrafismo.
Ora se non riesco a farmi capire nemmeno così mi arrendo
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
Ti sei fatto capire bene, non ti preoccupare. Per te le 3 straordinarie sono le 3 che hai citato di cui io conosco e possiedo solo quella di Richter. Quindi non posso dire nulla delle altre 2.
Sono appena entrato in possesso di un cofanetto vinilico Live della Philips con Brendel e Levine e di primo acchitto sembra promettere molto bene. Poi vi dirò appena metabolizzato meglio
L'unica perplessità forse (parlo x me) è la mancata inclusione di Michelangeli nel tuo Tris che hai ben spiegato dopo la mia domanda. Ma ovviamente siamo anche nell'ambito delle preferenze personali
Sono appena entrato in possesso di un cofanetto vinilico Live della Philips con Brendel e Levine e di primo acchitto sembra promettere molto bene. Poi vi dirò appena metabolizzato meglio
L'unica perplessità forse (parlo x me) è la mancata inclusione di Michelangeli nel tuo Tris che hai ben spiegato dopo la mia domanda. Ma ovviamente siamo anche nell'ambito delle preferenze personali
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
Ascoltato il Concerto op.37 in do min. Ricordavo bene. La grandiosità del I° e III° tempo mi sembra più formale che strutturale. Incongruenti e scarsamente conciliabili i due temi del primo tempo, la cui unica vera nota di bellezza ed originalità si trova alla fine (timpano e pf). Un Beethoven che voleva stupire. Il rondò finale mi sembra manieristicamente grazioso, nulla a che vedere col III° tempo del I° concerto in DoM. Il Beethoven dei concerti più affascinanti lo ritrovo solo nella liricità e nel trattamento dell'orchestra del Largo.
Classifica personale immutata.
Ed ora... ...
Classifica personale immutata.
Ed ora... ...
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
Minkia Ema
Mi hai bocciato Ludovico praticamente senza appello...
Mi hai bocciato Ludovico praticamente senza appello...
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
Mah, sai Emanuele, qui è un fatto di gusti. A me personalmente il primo movimento del primo concerto è sempre sembrato una trombonata, mi è sempre piaciuto di più semmai il secondo concerto, per la delicatezza tutta mozartiana delle soluzioni, anche se rispetto ai concerti mozartiani della maturità la parte orchestrale è sensibilmente meno impegnativa.
Sul fatto che il terzo movimento del III concerto sia manieristicamente grazioso ho qualche dubbio: nel senso che lo si può intendere così se si sottovalutano degli interventi clowneschi del pianoforte in risposta ed intervallati dal clima Marziale/di caccia che cerca di rievocare a tratti il dialogo orchestra/solista. In questo modo il senso del movimento cambia completamente: non il tradizionale rondò marziale di congedo, ma una scherzosa parodia dello stesso, magari non scoperta, ma tra le righe. Ritornando a quello che dicevo delle interpretazioni straordinarie, le uniche interpretazioni che riescono a rendere palese questo aspetto della scrittura pianistica del terzo movimento del III concerto di Beethoven sono l'ottima di Gulda (direttore Stein) e quella straordinaria di Serkin/Kubelik di cui vi ho detto sopra. Questo comico sottile - inframmezzato dalla affettuosa rievocazione - è tratto più haydniano che mozartiano, ma non è raro nel Beethoven sonatistico. In questa ottica il rondò finale del concerto è una citazione affettuosa e comica di una forma che ormai si sta salutando e definendo come passata, proprio nel momento in cui la si ricita.
Mi sembra significativo citare la vicinanza compositiva della sonata opera 22. Sia la sonata che il concerto furono composte intorno all'anno 1800. Ebbene anche questa sonata è un affettuoso congedo al settecento: il primo movimento presenta un virtuosismo che ricorda alcune pagine di Clementi, il minuetto è privo di ogni elemento di "Scherzo" cui ci aveva abiituato Beethoven, ed addirittura sembra che il finale, anch'esso molto cortigiano, presentasse anche un tema di una sonata minore di quindici anni prima del Wolff.
Così come con la sonata op. 26 Beethoven cambierà pagina espressiva rispetto alla sonata op. 22, ed appunto l'opera 26 è sonata del tutto ottocentesca, così mi sembra che in parte accada nel passaggio in Beethoven tra il III concerto ed il IV, ma è cosa che è contenuta soprattutto nel rondò del III e che pochi interpreti riescono a far venire a galla.
Al di là delle valutazioni strutturali, comunque, il movimento lento del III concerto distrugge completamente, a mio parere, ogni valore espressivo contenuto nei primi due concerti, ed è sicuramente uno dei più bei "Largo" scritti da Beethoven. La prescrizione di utilizzo del pedale, inoltre, è assolutamente infrequente e assieme alla scelta della tonalità anomala del movimento denota la volontà di perseguire un preciso effetto sonoro, assolutamente non tradizionale, di suono vellutato e "atmosferico". Si presagisce effetti di pedalizzazione che condurranno poi all'esperienza del primo movimento della sonata "Chiaro di LUna" (opera 27/2), composta tra il 1800 ed il 1801 e pubblicata nel 1802. Comunque si sottolinea anche la valenza paritetica tra orchestra e piano, in questo movimento, nella sezione centrale, in cui il piano accompagna l'orchestra con un effetto di "alone" sonoro, soprattutto se si usa opportunamente il pedale (come prescritto). Insomma, qui comincia una ricerca timbrica - all'interno dei concerti - sul pianoforte che dai primi du econcerti è assente, e che condizionerà tutta la scrittura pianistica beethoveniana posteriore.
In questa ottica il III concerto è certo di transizione, ma contiene al suon interno elementi antichi (rapporto mozartiano orchestra/solista, ad esempio) ed elementi moderni (soprattutto di tecnica pianistica) che già non sono più all'interno dell'alveo tradizionale, mozartiano, come i primi due concerti.
DEtto questo, e detto che niente di quell che potremmo dire potrà mai farci cambiare idea , non mi sembra proprio il caso di scatenare l'inferno .
Sul fatto che il terzo movimento del III concerto sia manieristicamente grazioso ho qualche dubbio: nel senso che lo si può intendere così se si sottovalutano degli interventi clowneschi del pianoforte in risposta ed intervallati dal clima Marziale/di caccia che cerca di rievocare a tratti il dialogo orchestra/solista. In questo modo il senso del movimento cambia completamente: non il tradizionale rondò marziale di congedo, ma una scherzosa parodia dello stesso, magari non scoperta, ma tra le righe. Ritornando a quello che dicevo delle interpretazioni straordinarie, le uniche interpretazioni che riescono a rendere palese questo aspetto della scrittura pianistica del terzo movimento del III concerto di Beethoven sono l'ottima di Gulda (direttore Stein) e quella straordinaria di Serkin/Kubelik di cui vi ho detto sopra. Questo comico sottile - inframmezzato dalla affettuosa rievocazione - è tratto più haydniano che mozartiano, ma non è raro nel Beethoven sonatistico. In questa ottica il rondò finale del concerto è una citazione affettuosa e comica di una forma che ormai si sta salutando e definendo come passata, proprio nel momento in cui la si ricita.
Mi sembra significativo citare la vicinanza compositiva della sonata opera 22. Sia la sonata che il concerto furono composte intorno all'anno 1800. Ebbene anche questa sonata è un affettuoso congedo al settecento: il primo movimento presenta un virtuosismo che ricorda alcune pagine di Clementi, il minuetto è privo di ogni elemento di "Scherzo" cui ci aveva abiituato Beethoven, ed addirittura sembra che il finale, anch'esso molto cortigiano, presentasse anche un tema di una sonata minore di quindici anni prima del Wolff.
Così come con la sonata op. 26 Beethoven cambierà pagina espressiva rispetto alla sonata op. 22, ed appunto l'opera 26 è sonata del tutto ottocentesca, così mi sembra che in parte accada nel passaggio in Beethoven tra il III concerto ed il IV, ma è cosa che è contenuta soprattutto nel rondò del III e che pochi interpreti riescono a far venire a galla.
Al di là delle valutazioni strutturali, comunque, il movimento lento del III concerto distrugge completamente, a mio parere, ogni valore espressivo contenuto nei primi due concerti, ed è sicuramente uno dei più bei "Largo" scritti da Beethoven. La prescrizione di utilizzo del pedale, inoltre, è assolutamente infrequente e assieme alla scelta della tonalità anomala del movimento denota la volontà di perseguire un preciso effetto sonoro, assolutamente non tradizionale, di suono vellutato e "atmosferico". Si presagisce effetti di pedalizzazione che condurranno poi all'esperienza del primo movimento della sonata "Chiaro di LUna" (opera 27/2), composta tra il 1800 ed il 1801 e pubblicata nel 1802. Comunque si sottolinea anche la valenza paritetica tra orchestra e piano, in questo movimento, nella sezione centrale, in cui il piano accompagna l'orchestra con un effetto di "alone" sonoro, soprattutto se si usa opportunamente il pedale (come prescritto). Insomma, qui comincia una ricerca timbrica - all'interno dei concerti - sul pianoforte che dai primi du econcerti è assente, e che condizionerà tutta la scrittura pianistica beethoveniana posteriore.
In questa ottica il III concerto è certo di transizione, ma contiene al suon interno elementi antichi (rapporto mozartiano orchestra/solista, ad esempio) ed elementi moderni (soprattutto di tecnica pianistica) che già non sono più all'interno dell'alveo tradizionale, mozartiano, come i primi due concerti.
DEtto questo, e detto che niente di quell che potremmo dire potrà mai farci cambiare idea , non mi sembra proprio il caso di scatenare l'inferno .
Ultima modifica di Pazzoperilpianoforte il Mar Giu 12, 2012 2:51 pm - modificato 1 volta.
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
pluto ha scritto:...
L'unica perplessità forse (parlo x me) è la mancata inclusione di Michelangeli nel tuo Tris che hai ben spiegato dopo la mia domanda. Ma ovviamente siamo anche nell'ambito delle preferenze personali
Comunque non sono l'unico a ritenere non superlativi - seppur ottimi - quella serie di concerti Giulini-Michelangeli, quindi in realtà la mia opinione è molto meno "rivoluzionaria" di quanto possa sembrare a primo acchito. Bisogna fare secondo me ben attenzione a non lasciarsi condizionare dalla fama degli interpreti e a tener d'occhio il solo risultato finale. Anch'io tendo a farmi condizionare da questo, penso che in parte sia inevitabile....
Inoltre, se vogliamo proprio parlare di opinioni controcorrente, il tanto celebrato primo concerto eseguito da Richter - sarà che a me il primo concerto di Beethoven è quello che piace meno dei cinque - pur ottimamente eseguito, non si stacca dalla nutrita concorrenza tanto quanto accade alla registrazione del III con Sanderling. E' molto più qualitativamente "terreno", anche pianisticamente parlando.
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
Ovviamente l'emoticon "inferno" era scherzosa..
Vado a riascoltare il I° concerto, soprattutto il I° movimento, che mi ricordo come bellissimo.
A dopo..
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
Hai avuto modo di ascoltare il cofanetto che citavo quello con la coppia Levine Brendel dal vivo?
Io ho sempre considerato strepitoso il finale del 1° ma un pò pallosi i primi 2 tempi (ohps mi è scappata) e dei 5 concerti ho sempre preferito il 2/3 e 4
Io ho sempre considerato strepitoso il finale del 1° ma un pò pallosi i primi 2 tempi (ohps mi è scappata) e dei 5 concerti ho sempre preferito il 2/3 e 4
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
- Numero di messaggi : 5578
Data d'iscrizione : 12.01.09
Età : 56
Località : Firenze
Io devo dirti che di Brendel amo solo l'ultimo, in Beethoven, e più nelle sonate che nei concerti.... ma anche lui ottimo pianista... Sul primo concerto sono d'accordo, anch'io salvo solo il terzo movimento.
Comunque ritornando a Michelangeli/Giulini, e dicendola proprio tutta: il secondo movimento è di una frigidità raggelante....
Comunque ritornando a Michelangeli/Giulini, e dicendola proprio tutta: il secondo movimento è di una frigidità raggelante....
_________________
Vito Buono
__________
Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
Ascoltato, con grande sforzo (sapete che la musica orchestrale ), solo il primo movimento del I° Concerto. Restando immutate le mie impressioni, sono andato a rileggere qualcosa:
"Nell'opera 15 Beethoven fa sfoggio di un'orchestra ricca e smagliante (clarinetti, trombe, timpani) che nell'amplissima introduzione del primo tempo impiega in episodi di raffinata elaborazione timbrica ed armonica, come l'esposizione della seconda idea, proposta una prima volta nella tonalità di mi bemolle maggiore e riproposta poi nel tono principale attraverso un iridescente ponte modulante" G.C.Ballola, Beethoven, Rusconi
Non che l'opinione di Ballola sia verbo, anzi sapete come la penso sui critici musicali. Ma visto che nessuno la pensa come me.. ..ho cercato aiuto.
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
piroGallo- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 6716
Data d'iscrizione : 23.12.08
Località : tra Monferrato e Langa
Intermezzo...
Un disco molto godibile, i concerti di Handel sono derivati da quelli per organo, Bach da quelli per clavicembalo.
Un disco molto godibile, i concerti di Handel sono derivati da quelli per organo, Bach da quelli per clavicembalo.
_________________
Gianni
"L'uomo che non ha la musica nel cuore ed è insensibile ai melodiosi accordi
è adatto a tradimenti, inganni e rapine; i moti del suo animo sono spenti come la notte,
e i suoi appetiti sono tenebrosi come l'Erebo: non fidarti di lui."
(William Shakespeare, Il mercante di Venezia)
"Meno muggiti e più ruggiti"
(Autocitazione)
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
piroGallo ha scritto:Intermezzo...
Un disco molto godibile, i concerti di Handel sono derivati da quelli per organo, Bach da quelli per clavicembalo.
L'arpa dovrebbe rendere bene il primo tempo del primo concerto dell'op.7, quello del gardellino..
Mi correggo, il secondo tempo (mi sembra..ahhh, l'età)
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
pluto- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 27315
Data d'iscrizione : 05.10.10
Età : 66
Località : Genova
ema49 ha scritto:
Mi correggo, il secondo tempo (mi sembra..ahhh, l'età)
Mal che vada sarà stato l'intervallo....
ema49- Musicofilo
- Numero di messaggi : 7150
Data d'iscrizione : 12.03.10
Età : 75
pluto ha scritto:
Mal che vada sarà stato l'intervallo....
Si, quello che ormaii c'e nella connessioni neuronali del mio encefalo..
_________________
"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Contenuto sponsorizzato
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Parte 1) Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida ecc.)
» Parte 1) Edizioni di classica su supporti vari (SACD, CD, Vinile, liquida