Luca aveva scritto un intervento, il numero 310, a cui avrei avuto voglia di rispondere, ma che purtroppo mi aveva visto a corto di tempo..... mi rendo conto che però ieri lo ha cancellato, forse deluso perché nessuno gli aveva in qualche modo dato segno di interesse (credo). Posso capirlo, succede anche a me di avere la netta impressione che a volte quello che scrivo non interessi a nessuno. A volte questa impressione rasenta la certezza, e non è una bella sensazione.
Quindi anche se quell'intervento non c'è più, mi piacerebbe rispondere, anche se tra incomprensioni, diffidenze, rigidezza sta sempre diventando più difficile rispondere anche su questioni che dovrebbero vedere un confronto sereno tra gli interlocutori. Però chi si arrende è perduto, quindi....
In sostanza si diceva in quell'intervento che Luca non aveva ascoltato mai Mozart su strumenti diversi dal piano. E questo perché discutendo con un accordatore di pianoforti (se ricordo bene) costui gli aveva detto "chissà che musica avrebbe scritto Mozart su pianoforte moderno". Verificato l'interesse per i pianoforti più recenti e perfezionati da parte di Mozart, non avendo trovato nulla da obiettare all'accordatore in questione, Luca ha quindi ritenuto assurdo pensare al fortepiano e quindi da allora ha sempre ascoltato Mozart su pianoforte. E la questione per lui si è chiusa lì.
Forse dico male, ma in sintesi il succo della questione è questo.
La posizione di luca non lo vede ascoltatore isolato, così come la posizione dell'accordatore non lo vede isolato. Qualche tempo fa andai ad ascoltare la Hewitt che eseguiva al piano i concerti di J. S. Bach per tastiera, e sentìi anche da illustri critici musicali decretare con orgoglio la fine della interpretazione clavicembalistica di Bach, visto l'esito artistico ottenuto dalla Hewitt.
Allo stesso modo ho ascoltato sostenitori dell'approccio filologico su strumenti originali che si rifiutavano di ascoltare le sinfonie di Beethoven falsificate da certo gusto tardoromantico della tradizione, anche se a suonare sono splendidi direttori del passato, e fior di orchestre tradizionali.
Fermo restando che ciascuno è libero di sentire tutto ciò che gli aggrada e come lo preferisce, io in qualche modo trovo entrambi gli atteggiamenti, dal punto di vista della conoscenza e del godimento della musica, come in qualche misura masochistici, e dogmatici.
Il discorso è complesso, ma cercherò di esprimerlo per punti sintetici, sperando che il discorso possa essere, se chi legge lo vorrà, il punto di partenza pe runa discussione.
In primo luogo: io valuto il musicista, non lo strumento. Non ascoltare Bilson solo perché suona il fortepiano è semplicemente un pregiudizio, come è un pregiudizio non ascoltare Schiff perché suona il pianoforte.
In secondo luogo: l'approccio filologico non è solo nello strumento, ma nel modo in cui si suona lo strumento. Schiff suona Mozart al pianoforte: negli anni '80 era un interprete ottocentesco, che inseriva variazioni, tagliava, e suonava un Mozart carillon. Quello del 2010 è un interprete moderno, inserisce variazioni, non taglia nulla ed il Mozart carillon è gettato alle ortiche. Solito strumento , solito musicista, ma due approcci diversi. Gulda negli anni '80 eseguiva un Mozart adulto, pre-beethoveniano, ed inseriva variazioni. Un bellissimo Mozart.
In terzo luogo: lo strumento rende palesi molte cose che senza lo strumento originale sono incomprensibili. L'orchestra dei concerti per piano ed orchestra di Mozart è cameristico-operistica, non sinfonica. Altrimenti il fortepiano lo copre l'orchestra. Dopo che ti sei reso conto di questo, certe esecuzioni neoclassiche non possono che sembrarti pletoriche e rozze.
"Se Mozart avesse avuto a disposizione il piano moderno chissà che musica avrebbe scritto"..... chissà che musica avrebbe scritto Mozart se avesse avuto a disposizione una chitarra elettrica... ma non aveva a disposizione una citarra elettrica, né un pianoforte, bensì un fortepiano. E mai, mai , scrivendo per fortepiano Mozart forza la natura della strumento. E' lo strumento che ispira a Mozart la musica che compone. E' il timbro di quello strumento che gli ispira la composizione. La scrittura di Mozart è sempre pienamente fortepianistica, e Mozart non è mai costretto ad adattare l'idea musicale ai limiti del suo strumento. Mai.
Haydn.Haydn scrive le sue composizioni per tastiera giovanili ispirate al suono del clavicembalo. Se le suoni su pianoforte non significano niente. Ed infatti sono pressocché ineseguite nelle sale da concerto pianistiche. Poi comincia a scriver eper fortepiano. Ma le più famose sonate di Haydn sono quelle scritte in Inghilterra (le ultime tre) e che sembrno scritte per il pianoforte. Perché? Perché in Inghilterra Haydn scopre i pianoforte Broadwood, che hanno una sonorità - paragonata ai Walter viennessi - organistica, orchestrale, monumentale. Se ascolti una sonata delle ultime tre su Broadwood te ne rendi chiaramente conto. Ma perché tutto questo? Perché in Haydn, come in Mozart, l'idea musicale non nasce prima dello strumento per cui è pensata, ma viene ispirata dallo strumento per cui viene ideata.
Per Mozart l'onnipotenza del pianoforte non serve. Serve la capacità di variare le riprese, serve il gusto, serve il canto. Chi taglia i ritornelli perchè altrimenti le sonate sono troppo lunghe fa retroguardia: se non sa dare senso ad una ripetizione variando dinamica, agogica, timbro, inserendo variazioni, stia a casa e non tocchi Mozart. Per Haydn l'onnipotenza del pianoforte torna solo alle sonate per Broadwood. Suonate su pianoforte, la maggior parte delle altre diventano polverose baggianate settecentesche, invece di elegantissime composizioni di intrattenimento alto, colto, salottiero, brillanti e ironiche ma all'occorrenza anche malinconiche e sentimentali - o drammatiche. Bisogna però suonarle a clavicembalo o al fortepiano con le irregolarità ritmiche e le variazioni di prassi filologica, sennò tornano nelle biblioteche a prender polvere. Come varie sonate di Mozart. O di Clementi.
In Beethoven è diverso: l'ispirazione beethoveniana di volta in volta è pianistica, ma anche sinfonica, ma anche quartettistica, ma anche operistica, al pianoforte. Ed il pensiero di Beethoven, l'idea musicale, nasce prima dello strumento su cui la compone, al punto che Beethoven è costretto spesso a tarpare, modificare l'idea musicale per adattarla ai limiti dello strumento per cui scrive. In quest'ottica, l'apporto filologico è marginale...ma....
... ma se ascolti per qualche volta Beethoven al fortepiano, questo aspetto diventa evidente: il fortepiano coevo di Ludwig risulta veramente squassato, dilaniato dalle sonate di Beethoven, spinto continuamente ai suoi limiti fisici. Ed inoltre: quando si ascolta una composizione su uno strumento diverso, ricordiamoci sempre che di una trascrizione si tratta. I pedali in Beethoven diventano sempre più frequenti nel corso della sua vita compositiva, all'interno dell partiture per pianoforte. Ma su pianoforte moderno, molte pedalizzazioini previste da Beethoven sono ineseguibili, mentre lo sono molto più facilmente su fortepiano. Nelle integrali delle sonate per piano "classiche", solo SChnabel e Arrau rispettano, con un gioco virtuosistico pazzesco, tutti i pedali previsti dall'autore. Gli altri devono rinunciare e sopportare che una parte degli effetti timbrici, sonori, di Beethoven vada a farsi benedire.
Per cui io dico: se non vi confrontate con il Mozart fortepianistico suonato da un grande interprete, come fate a dire che non vi piace? Che quella interpretazione non ha senso? Non a tutti deve interessare l'Haydn giovanile su tastiera, ma perché colui al quale interessa non può gustarselo su clavicembalo, suonato da un ottimo interprete (perrché senza interprete lo strumento non suona, ricordiamocelo sempre)? Ma soprattutto, voi che ascoltate Haydn al pianoforte: siete sicuri di poter fare a meno di ascoltare l'Haydn clavicembalistico?
L'intervento è risultato lunghissimo: ho toccato vari temi, ma approfonditi pochi. Altrimenti diventava biblico.
In sostanza: io comprendo il gusto, non comprendo il dogma. E al 90%, quando si parla di qualunque cosa, musica compresa, io sento solo parlare in maniera dogmatica. La musica non è dogma, è scoperta, è prova, è indagine, è rinnovamento. Non ci fermiamo al certo, indaghiamo l'ignoto, il nuovo. Nelle esecuizioni così come negli autori e nelle opere. Chi si ferma è perduto....