Si esatto, è quello. E' una ristampa della serie The originals legendary recordings (il nome è già un programma)
Il Gute Nacht iniziale è semplicemente formidabile. Prende alla gola come raramente mi era capitato
Ieri invece ho trovato il cofanetto sempre DG con 3 CD in offerta a 13.90 euri, sempre con il Winterreise, La Bella Mugnaia ed il Canto del Cigno (tutti con Moore)
Penso che si tratti comunque, in ognuno dei due casi, di interpretazioni notevoli.
Moore è molto quotato nei lieder... il preferire l'una o l'altra edizione penso sia proprio un fatto di gusto personale... Dieskau è comunque notevolissimo in tutte...
pluto ha scritto:Si esatto, è quello. E' una ristampa della serie The originals legendary recordings (il nome è già un programma)
Il Gute Nacht iniziale è semplicemente formidabile. Prende alla gola come raramente mi era capitato
Allora è proprio l'edizione che possiedo io. Stupenda..ascoltata in cuffia poi è da brivido. C'è solo un leggero rumore di fondo che dà l'impressione di ascolatare un padellone nero, ma che non disturba affatto.
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Pezzo meraviglioso Ema ed uno dei Decca vinilici che hanno fatto epoca come qualità straordinaria degli interpreti e come registrazione Disco da vere ad ogni costo (secondo me naturalmente)
Raramente consigliato a chi si avvicina alla classica ed è un errore. Credo sia un bellissimo biglietto da visita per l'approccio alla cameristica. Dovremmo raccomandarlo più spesso a tutti. Che ne pensate?
Il Cd rimasterizzato è questo:
mentre non posso non far vedere il vinile (ho appena scoperto che un prima stampa è stato venduto l'anno scorso a 886 usd e il mio sembra proprio uno di quelli... )
pluto ha scritto: mentre non posso non far vedere il vinile (ho appena scoperto che un prima stampa è stato venduto l'anno scorso a 886 usd e il mio sembra proprio uno di quelli... )
...che hai un bel c...
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Tornato tardissimo ieri sera e non riuscendo a prender sonno, ho girovagato sul web alla ricerca di video interessanti. Ho trovato questo:
Il Quartetto Alban Berg ne "La morte e la fanciulla" di Schubert. Una interpretazione tesissima, altamente drammatica, a volte irriconoscibile. Bisognerebbe ascoltarla più volte per farsene una idea corretta. Al primo ascolto sembra un altro Schubert..manca la dolcezza della rassegnazione tipica del nostro, resta il dramma nella sua crudissima realtà, Schubert non gioca più col dolore stemperandolo in una quieta accettazione. E' violento, intollerante, reattivo. Mai sentito qualcosa del genere. Che ne pensate? Ci sono altri video di questa interpretazione che ora non riesco a trovare..
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Personalmente penso che la "femminilità" di una certa tradizione interpretativa di Schubert sia legata appunto a quanto Vienna ha scelto di accettare e promuovere dela immagine di Schubert e qunato ha invece deciso di epurare.
Schubert è quindi diventato il melanconico e infantile vagheggiatore di una Vienna tutta paesaggi luminosi e sereni, malinconicamente descritta e rievocata perché ormai scomparsa, distrutta dalla naturale spietatezza della vita e della storia. In ambito pianistico, l'equivalente di questa visione interpretativa è perfettamente rappresentata da Wilhelm Kempff.
Come tutte le letture fortemente angolate interpretativamente, rende merito ad alcuni aspetti della musica di Schubert, ne distrugge completamente - dimenticandoli - altri. Perché la musica di Schubert non è solo rassegnazione, ma anche drammatico grido di rivolta, a mio parere. Non solo rassegnata accettazione del dolore, ma anche grido di disperazione. Basta anche solo ascoltare le varie interpretazioni che si pongono fuori dal carrozzone, per rendersi conto di come siano pertinenti.
Grido di disperazione rivolto certo anche alla bempensante e serena e ipocritamente borghese città di Vienna. Che infatti questo grido non ascoltò e non rappresenta nelle interpretazioni viennesemente ritenute più "autentiche". E più innoque. E Schubert diviene il bravo bambino tutto buoni sentimenti e rassegnazione che piange la sua sorte disgraziata nascosto all'ombra di qualche albero in mezzo ad un ridente parco, circondato dalle bellezze della grande Vienna compassionevole.
Al pianoforte, una lettura del tutto svincolata da questo stereotipo è stata quella - non proprio marginale, soprattutto per un recupero dello Schubert autore strumentale - di Artur Schnabel.
Questa lettura dell'Alban Berg è polarizzata, angolata, quanto molte letture tradizionali di Schubert, ma in senso opposto. A mio parere né più ne meno faziosa delle altre, e quindi altrettanto attendibile. L'attendibilità deriva dal fatto che ascoltandola, si tratta di lettura che si giustifica da sé, perché sicuramente di grande valore artistico ed estetico. Io ritengo che se ascolto una interpretazione fortemente personale di una composizione, e se questa interpretazione si sostiene artisticamente, quella linea interpretativa è certo sottintesa al testo, è in essa contenuta come altre, e quindi ugualmente lecita.
Possiamo discutere se questa interpretazione dell'Alban Berg possa essere quella da noi preferita del quartetto in questione, ma non possiamo esimerci dal rconoscerle un grande valore artistico, credo. Certo, è uno Schubert adulto, virile, disperato, contrapposto al pastorello tutto lacrime e fazzoletti trinati che spesso ascoltiamo. Forse la verità è nel mezzo, ma io ringrazio le interpretazioni come quelle dell'Alban Berg, perché ce lo fanno intuire, perché squarciano l'inganno, diciamo così.
Saltando di palo in frasca, ma accomunati da un discorso interpretativo analogo, Mozart è un altro autore che a lungo ha ricevuto una lettura tradizionale molto polarizzata sulla bellezza melodica e sul cammeo rococò (ne parlavo in un altro thread pochi giorni fa). Ma anche qui, ci sono state voci lontane dal coro che hanno aperto - pur estreme come il loro opposto tradizionale - un approccio interpretativo più vario ed equilibrato, ed a mio parere più stimolante.
Negli anni '50 era la pianista russa Maria Yudina (del tutto emarginata dalla cultura ufficile, anche perché misticamente religiosa) ad incarnare un Mozart "altro" da quello trine e merletti della tradizione. Come esempio, il secondo movimento concerto per piano e orchestra K488 (cercando di non far troppo caso all'orchestra ).
Di contro ecco un Mozart più tradizionale come quello della Larrocha, tutto bellezza e luminosità di tocco - al massimo velato da un pizzico di malinconia - nonostante l'impegno in senso drammatico che Davis fa quinci e quivi dell'orchestra, con esiti certo superiori rispetto a quelli dell'orchestra della Yudina. Ma il dramma che vede la Yudina in questa pagina qui è posto ai margini, e più che altro toccato solo da Davis...
Probabilmente il Mozart più autentico sta nel mezzo tra la Larrocha e la Yudina, ma senza la Yudina, forse, non l'avremmo ancora intuito.... ed ecco allora - su strumenti antichi (fortepiano e orchestra barocca) - la bellissima interpretazione di Bilson e Gardiner, che niente trascura, né il tragico né l'apollineo di questa pagina:
Bravo Vito Fantastica l'idea di mettere delle versioni differente nel post, per i principianti come me aiuta a fare une scelta. Grazie Io praferisco Bilson e Gardiner Buona Pasqua Francesco
_________________ Il punto debole del mio impianto é il mio portamoneta La musica non contiene e non trasporta alcuna emozione, senò quella che si risente
Grazie, speravo fosse utile! Anche per far capire quanto un brano cambia cambiando l'interpretazione!
Anche per me, nettamente, la versione Bilson/Gardiner s'impone su tutte le altre registrazioni del concerto, nel movimento centrale..... Bilson forse è stato l'interprete più completo - o uno dei più completi,almeno - del Mozart per tastiera.... anche se molti non se ne sono ancora accorti
A volte mi piace fare il giro dei negozi e scoprire qualcosa di nuovo per me, che non conosco, pochi giorni fà ho scoperto questo
Wow!!!! che scoperta, e di piu in SACD. La parte piano é di Denes Varjon, et quella orchestrale di Gilbert Levine Ciao Francesco
_________________ Il punto debole del mio impianto é il mio portamoneta La musica non contiene e non trasporta alcuna emozione, senò quella che si risente
Pazzoperilpianoforte ha scritto:Grazie, speravo fosse utile! Anche per far capire quanto un brano cambia cambiando l'interpretazione!
Anche per me, nettamente, la versione Bilson/Gardiner s'impone su tutte le altre registrazioni del concerto, nel movimento centrale..... Bilson forse è stato l'interprete più completo - o uno dei più completi,almeno - del Mozart per tastiera.... anche se molti non se ne sono ancora accorti
Buona Pasqua!!
Mi associo ai complimenti di bluesman. In effetti, caro Vito, sei di grande aiuto. Il problema, come ben sai, è il tempo di ascoltare il tutto. Il tempo, nella frenetica vita di oggi, è tiranno più che mai. Io, comunque, continuo ad apprendere. Contento di leggerti anche la sera di Pasqua. Spero che anche tu abbia, come me, passato una bella giornata. Buona serata Vito.
Pazzoperilpianoforte ha scritto: Questa lettura dell'Alban Berg è polarizzata, angolata, quanto molte letture tradizionali di Schubert, ma in senso opposto. A mio parere né più ne meno faziosa delle altre, e quindi altrettanto attendibile. L'attendibilità deriva dal fatto che ascoltandola, si tratta di lettura che si giustifica da sé, perché sicuramente di grande valore artistico ed estetico. Io ritengo che se ascolto una interpretazione fortemente personale di una composizione, e se questa interpretazione si sostiene artisticamente, quella linea interpretativa è certo sottintesa al testo, è in essa contenuta come altre, e quindi ugualmente lecita.
Possiamo discutere se questa interpretazione dell'Alban Berg possa essere quella da noi preferita del quartetto in questione, ma non possiamo esimerci dal rconoscerle un grande valore artistico, credo. Certo, è uno Schubert adulto, virile, disperato, contrapposto al pastorello tutto lacrime e fazzoletti trinati che spesso ascoltiamo. Forse la verità è nel mezzo, ma io ringrazio le interpretazioni come quelle dell'Alban Berg, perché ce lo fanno intuire, perché squarciano l'inganno, diciamo così.
Riascoltato, seppure dopo una giornata molto stancante. No, proprio non riesco a digerire una interpretazione così radicalmente drammatica. Molto meglio, a mio parere, la precedente versione sempre del Berg. Un milione di post fa ebbi a dire che la sofferenza, il dramma schubertiano emergeva forse più chiaramente nelle pagine più apparentemente innocue e come esempio ne postai alcune. E' da molti anni che le migliori interpretazioni seguono questa linea. Lo Schubert innocuo, "femmineo", sdilinguato oramai è appannaggio solo delle formazioni cameristiche di provincia o comunque di scarso o nullo valore artistico. Ma stressare una composizione quale "La morte e la fanciulla" in maniera tale da far emergere un uomo titanicamente dirompente nella esternazione del suo dramma mi sembra solo un interessante esperimento interpretativo. Come tale può risultare anche godibile.
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Auguri e Buona Pasqua atutti i partecipanti di questa bellissima ed istruttiva sezione dedicata alla classica.Volevo chiedervi dei pareri, ho ascoltato la IV sinfonia di Brahms, dell'orchestra filarmonica di Berlino diretta da Wilhelm Furtwangler, e non ne sono rimasto particolarmente colpito, al contrario, sono rimasto estasiato ascoltando sempre di Brahms le suonate per violoncello e Clavicembalo,non sono riuscito ad alzarmi dalla poltrona se non per levare il disco che era finito.
ema49 ha scritto: Riascoltato, seppure dopo una giornata molto stancante. No, proprio non riesco a digerire una interpretazione così radicalmente drammatica. Molto meglio, a mio parere, la precedente versione sempre del Berg. Un milione di post fa ebbi a dire che la sofferenza, il dramma schubertiano emergeva forse più chiaramente nelle pagine più apparentemente innocue e come esempio ne postai alcune. E' da molti anni che le migliori interpretazioni seguono questa linea. Lo Schubert innocuo, "femmineo", sdilinguato oramai è appannaggio solo delle formazioni cameristiche di provincia o comunque di scarso o nullo valore artistico. Ma stressare una composizione quale "La morte e la fanciulla" in maniera tale da far emergere un uomo titanicamente dirompente nella esternazione del suo dramma mi sembra solo un interessante esperimento interpretativo. Come tale può risultare anche godibile.
E' giusto anche dire questo.
Facendo il parallelo con alcune interpretazioni mozartiane della Yudina, si può dire altrettanto di quanto tu dici per questa interpretazione dell'Alban Berg. Io per esempio trovo sicuramente che l'interpretazione del Quartetto Italiano riesca a tenere meglio in equilibrio i vari aspetti di questa bellissima composizione e sia certo migliore e preferibile a quella da te postata dell'Alban Berg. E sia quindi nettamente più rispettosa della poetica schubertiana e del testo.
Sono d'accordo anche sul fatto che oggi i migliori esecutori di Schubert siano ben lontani dallo stereotipo interpretativo schubertiano su cui io - come sempre fin troppo polemicamente - mi sono avventato. Però anche oggi, troppo spesso, si sente innalzare alle stelle interpretazioni classiche che, a mio parere, proprio per i motivi suddetti, non possono più essere considerate di riferimento... a dimostrazione forse che in musica, a volte seppur non sempre, ciò che è più vicino a noi può anche essere interpretativamente migliore che non nel passato.
Mi sembra invece che nei lieder di SChubert, la strada interpretativa dello Schubert "femmineo" sia stata sempre relativamente marginale, e non abbia mai toccato le grandi interpretazioni. Tu che conosci meglio di me lo SChubert liederistico che opinione hai in merito?
Massimo ha scritto:Auguri e Buona Pasqua atutti i partecipanti di questa bellissima ed istruttiva sezione dedicata alla classica.Volevo chiedervi dei pareri, ho ascoltato la IV sinfonia di Brahms, dell'orchestra filarmonica di Berlino diretta da Wilhelm Furtwangler, e non ne sono rimasto particolarmente colpito, al contrario, sono rimasto estasiato ascoltando sempre di Brahms le suonate per violoncello e Clavicembalo,non sono riuscito ad alzarmi dalla poltrona se non per levare il disco che era finito.
...
Auguri nuovamente anche a te...
Come sai io non amo follemente la musica sinfonica, quindi raramente per me è foriera di grandi emozioni. Concordo con te completamente sulle sonate per violoncello e pianoforte, che anch'io trovo bellissime...
Per chi voglia una registrazione digitale molto ben fatta e molto bella artisticamente di queste composizioni:
ema49 ha scritto: Slava nelle pochissimo eseguite 12 Variazioni su un tema mozartiano (Flauto magico) di Beethoven: ....
Strano che non le abbia incise con Richter nell'integrale delle sonate per violoncello e piano.... oggi si fa regolarmente, evidentemente all'epoca era meno scontato.
Per lo stesso motivo queste graziose variazioni sono oggi più frequentemente eseguite che in passato: quando in sala da concerto si portano le sonate per violoncello si ha modo di ascoltare anche queste....
Nel video che ci hai postato c'è uno iato tra i due interpreti, nel senso che Rostropovich suona Beethoven (e che Beethoven!), la signora che lo accompagna è credo troppo stilisticamente deviata dal modello mozartiano.
Oltre alle variazioni per violoncello e piano op. 66 dall'aria "Ein Madchen oder Weibchen" del Flauto Magico di Mozart, Beethoven ha composto sette variazioni per un'altra aria della stessa opera, aria dal titolo "Bei Männern, welche Liebe fühlen". L'opera non è stata pubblicata in vita da Beethoven, quindi non ha numero d'opus come la precendente ma è numerata WoO66 (che tradotto l'acronimo significa: composizione senza numero d'opus numero 66).
Vi riportol'esecuzione di questo cilco di variazioni splendidamente eseguite dal duo Brendel padre e figlio. Brendel figlio è ottimo, pur non potendo vantare la cavata dei giganti del violoncello (Rostropovich appunto), ma Brendel padre è un gigante, e l'interpretazione complessivamente è bellissima, superba, anche per l'identità espressiva data ad ognuna delle variazioni e l'unitarietà di intenti di padre e figlio:
Ciao!
P.S.: posto tanto perché sono ancora a letto convalescente... ... quindi tolleratemi
Ultima modifica di Pazzoperilpianoforte il Lun Apr 25 2011, 11:41 - modificato 1 volta.
Caro Vito, vi seguo sempre, ma la classica tranne alcuni meravigliosi brani non la ascolto molto, alle volte come adesso che vi ho sentito tanto parlare di Brahms mi è venuta la curiosità e vi ho esternato il mio pensiero da incompetente, difatti sono anche stato cazziato da Gian sui miei gusti sulla direzione della V sinfonia di Beethoven.
http://www.hifi-hiend.com/t5848p90-le-registrazioni-dell-eta-dell-oro Post 104 Ho letto che sei convalescente, forse mi è sfuggito qualcosa, spero comunque che tu ora stia meglio
Si, ho passato Pasqua a letto con la febbre . Pazienza!
Credo che l'osservazione di Gian non fosse tanto riferita al tuo gradire la V di Keilberth (Keilberth è stato un ottimo direttore), quanto al tuo parallelo con Toscanini, che invece era direttore molto diverso .
Credo però che tu ti riferissi alla valorizzazione del ritmo, e può darsi che in questo ambito Keilberth ottenga risultati analoghi a quelli Toscaniniani altrove.... non conoscendo la registrazione di Keilberth non so che dirti.
Come dici anche tu la qualità del suono può molto condizionare il giudizio: gli audiofili finiscono per amare non solo l'interpretazione, ma il connubio interpretazione/registrazione/valorizzazione del proprio impianto. E' giusto anche così.
Poi magari col tempo, avessi tu voglia di approfondire le interpretazioni della V di Beethoven, potresti incontrare letture ti piacciano di più oppure no... sicuramente la discografia dell'opera è riccca di esecuzioni gigantesche a cui - appunto e come diceva Gian - non appartengono le ultime registrazioni di Karajan, a mio parere e per quanto riguarda Beethoven (e non solo).
No l'avevo ripreso (mai cazziato), perchè aveva detto che Karajan non gli era piaciuto. Ma non aveva detto quale delle 6/7 edizioni di Karajan aveva ascoltato e quindi la cosa era finita lì. Anche a me come credo a molti le ultime x la DG piacciono molto meno delle prime (Emi, DG 63, tourné in Japan dal vivo - la mia ultima scoperta). Quindi è più che scusato
COme x esempio, chi ascolta più l'impianto che la musica, troverà difficile gradire completamente Furtwangler. Certo aver potuto ascoltare al meglio Casals, Furtwangler, certe cose di Toscanini, il primo Horowitz, Rachmaninov...e così via
Ciao Vito, mi fa piacere che sia solo un po di febbre e che ora stai meglio, avevo pensato a qualcosa di più serio, meglio così. Gian, di Karajan posseggo un cofanetto in pelle numerato ed autografato con le 9 sinfonie più un intervista al maestro. Sempre della DG l'edizione del 1962 ed un Disco mono della Columbia incisa con la Filarmonia di Londra. Io adoro la grinta che mette Toscanini nelle sue direzioni, cosa che non ho riscontrato in Karajan, non è questione di incisione, quelle di Toscanini in mio possesso sono di annata. Ho trovato molto grintoso nella direzione della V Keilberth, probabilmente sarà come dice Vito, mi piace come valorizza il ritmo.