Buon pomeriggio a tutti.
Mi riaffaccio per qualche altra considerazione sulle Denon AH-D9200, dopo averle fatte suonare, ormai, per ben più di 100 ore. A questo punto, posso delineare un giudizio più netto, che condivido con voi e che spero possa essere di aiuto per qualcuno.
Vi ricordo la mia catena d'ascolto: Marantz SACD 30n (quindi, supporti fisici, CD), Flux Labs FA-22 e le Denon in questione (oltre a cavi d'alimentazione e RCA Ricable). Negli ultimi 15 anni, ho avuto la fortuna di entrare in possesso di parecchie cuffie dinamiche: Beyerdynamic DT880 Pro e Premium (600ohm), DT770 Pro, DT990 Premium (250ohm), AKG K271, AKG K701, Grado SR325e, Denon AH-D2000, Denon AH-D7200, Sennheiser HD 650, ecc... attualmente, sono rimasto con le 9200 e le Beyer T1 2nd gen.
Se parlare di rivoluzione, nel confronto tra le Denon AH-9200 e le 7200, può risultare forzato, non è per nulla ardito affermare che ci troviamo di fronte ad una consistente evoluzione rispetto alla scorsa generazione, a mio modo di ascoltare. Il primo contatto ravvicinato, una volta indossate le cuffie, dopo pochi secondi, può risultare spiazzante: quel medio-basso rigonfio, “grasso”, “carnoso”, che così tipicamente contraddistingueva le 7200, così suadente e piacevole, sembra ora come appianato, quasi a voler far maggiore spazio alle altre frequenze, ma senza farsi da parte del tutto. Le Denon AH-D9200 possiedono un’estensione lungo tutto lo spettro, a dir poco invidiabile. E’ come se, equiparando la scena sonora ad una fisarmonica, essa risultasse completamente “aperta”, slegata, srotolata, in tutta la sua lunghezza. Le frequenze alte possiedono una raffinatezza squisita ed una capacità rivelatrice che, a memoria, non ricordo di aver mai sperimentato in passato. Rispetto alle 7200, questo è l’aspetto che balza immediatamente all’orecchio: da cuffie rinomate per la loro presenza nel medio-basso, le Denon si sono trasformate in cuffie che accendono un gigantesco faro anche sulle alte, che, a dispetto di ciò, non risultano mai affaticanti, mai pungenti, nemmeno con incisioni impegnative e molto rischiose da questo punto di vista. Sembra come se gli ingegneri del suono Denon (e qui riprendo il discorso che è stato già arato in precedenza, facendolo mio), si siano spinti a danzare un metro prima di quel territorio ove tutto sarebbe risultato pericolosamente trapanante per le orecchie. Qui, invece, siamo nel pieno di un reame dove la luminosità di quelle frequenze alte, dona una vitalità sconcertante alla musica. Ma è davvero un cambiamento così netto nell’impronta sonora? No. Quelle solide tipicità nella parte medio-bassa dello spettro, sono ancora presenti, eccome. Hanno semplicemente cambiato abito. Se prima si presentavano "corpulente", quasi un pelo ingombranti, per quanto gustosamente opulente, ora quelle stesse frequenze basse, godono di un'estensione in profondità da primato, oltre che di un'articolazione e velocità da lasciare di stucco. Il basso delle Denon è tellurico, senza risultare mai eccessivo o “sbrodolante”, privo di code, snello ma presentissimo, con un impatto quasi “fisico”, in certe registrazioni. Le frequenze medie, dal canto loro, sono anche migliorate, se possibile, rispetto al passato: certe voci, sia maschili che femminili, sono realmente commoventi per realismo, mentre gli strumenti, quelli a corde in particolare, sembrano animali vivi, dotati di una spessa epidermide, che li rende incredibilmente contornati e riconoscibilissimi, tangibili nella scena sonora. Si ha quasi la sensazione di percepire la deformazione delle pelli della batteria, quando pestate a dovere o il livello di "tensione" delle corde, ora pizzicate, ora percosse. Si è calati nello studio di registrazione, che però ha l’ampiezza di una sala da concerto, per la precisione e meticolosità nel posizionamento ora dei fiati, ora della batteria, ora del contrabbasso. Questa quasi impensabile profondità e ampiezza della scena sonora (per delle cuffie chiuse, e siamo a livelli delle migliori cuffie aperte), rende perfettamente intelligibili e tangibili, i solchi ove si muovono i singoli strumenti, anche nelle fasi più caotiche. Per fare un raffronto col mondo grafico, sembra quasi di ammirare/ascoltare un panorama 3D; non che le precedenti cuffie che ho avuto suonassero piatte o “bidimensionali”. Ma queste Denon sembrano donare un rilievo del tutto nuovo, ad esempio, alle chitarre elettriche. Il suono che le Denon regalano è autoritario, dall’inizio alla fine della riproduzione. Sembrano far tutto senza fatica, senza mai scomporsi, senza che il minimo dettaglio vada perduto in qualche enfatizzazione in banda alta o bassa. Prendono per mano la musica. Letteralmente. E ancora. La tensione strumentale è uno degli aspetti che maggiormente accorrono nel riversare note di qualità nelle orecchie dell’ascoltatore; musica che scorre limpida e senza ostacoli, come un torrente d’alta montagna. Un altro campo nel quale le sorelle maggiori traggono grandi miglioramenti rispetto alle passate generazioni, sta nell’incredibile reattività dei driver che, come dei centometristi, sono capaci di sprintare al minimo stacco, alla minima sollecitazione, rifuggendo qualsiasi sensazione di suono “melmoso”. Le Denon possono definirsi, indubbiamente, cuffie dotate di un sostanziale equilibrio timbrico ma, al contempo, quanto di più lontano dall’essere algide o solo delle campionesse di radiografia. C’è una gigantesca porta finestra sul mondo, una lente d’ingrandimento proprio dinanzi alla mente dell’ascoltatore, ma il piede tiene il tempo freneticamente, nella migliore tradizione Denon, grazie ad una musicalità mai meno che stellare.