Un'incisione storica, che ho in vinile, è quella del 1958 con Tito Gobbi, Maria Callas, Luis Alva, Fritz Ollendorf, Nicola Zaccaria, direttore Alceo Galliera stampata dalla EMI.
Abbado ne ha registrato due edizioni, che io sappia.
Una nel 1972 con Hermann Prey, Teresa Berganza, Luis Alva, Enzo Dara, Paolo Montarsolo e l'altra nel 1992 con Placido Domingo, Kathleen Battle, Frank Lopardo, Lucio Gallo, Ruggero Raimondi.
Ad ogni buon conto le direzioni rossiniane di Abbado sono ottime. Non per niente era sempre al Rossini Opera Festival di Pesaro, dove ho avuto il piacere e l'onore di conoscerlo.
pluto ha scritto:Azz un Bachiano che s'intende di lirica??
E in effetti non me ne intendo: amo il teatro di Mozart ma il melodramma ottocentesco non mi ha mai attirato. Certo un po' di Rossini lo apprezzo, anche il Bizet della Carmen, ma poi passo subito a Wagner (tutto), all'ultimo Verdi (quello del Falstaff) e al Puccini della Boheme. Giacomo
...ma poi passo subito a Wagner (tutto), all'ultimo Verdi (quello del Falstaff) e al Puccini della Boheme. Giacomo
ecco qualcosa che differenzia i nostri gusti, oltre Shostakovich. Per poter ascoltare Wagner, dovrebbero legarmi in poltrona e sedarmi col Valium. Per Puccini e Verdi basterebbe solo il Valium (forse).
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
Il problema di Rossini è che per risolverlo in maniera non solo bella, ma travolgente, ha bisodgno di essere sostenuto dalla vocalità. La vocalità rossiniana è del tutto particolare, perché unisce ad un virtuosismo estremo (quello del belcanto barocco, Rossini era un nostalgico soprattutto per le voci gravi di castrato) una espressività del tutto nuova rispetto al canto barocco, non foss'altro perché estremizzata drammaticamente (cosa di cui ci si avvede soprattutto nel Rossini serio).
IL primo Abbado fu di importanza storica, perché utilizzo per primo l'edizione critica del testo approntata da Zedda (una edizione critica di lavoro, però, giacché quella ufficiale è uscita solo in questi ultimi anni e rispetto quella presenta varie differenze). INoltre tentava di rigettare tutta una serie di eccessi macchiettistici tipici delle esecuzioni degli anni precedenti (la registrazione in disco segue una serie di famose recite alla Scala). Per finire direzione strumentale tirata a lucido, viretuosistica e linda come non si era mai sentita.
Purtroppo si tratta di un Rossini alla fine dimezzato ed inattendibile. A parte l'ottima Berganza ed un Enzo Dara che diventerà poi grande basso buffo rossiniano, per colpa dei cantanti che sono o stilisticamente spostati (Hermann Prey, che praticamente espressivamente replica il suo Figaro mozartiano, con un tipo di canto ed un accento che col Figaro rossiniano nulla hanno a che vedere) oppure negati al canto virtuosistico ed iperbolico, ed anzi con grossi limiti vocali (MOntarsolo, Alva). Inoltre aggiungiamo l'assoluta assenza di variazioni (esiziale in un'opera come questa, in cui senza variazione non esiste motivo per ripetere, e si ripete di continuo, in ogni aria, a questo scopo). Ma soprattutto, annche da parte di Abbado, l'erronea convinzione che Ropssini si possa salvare solo se viene eseguito come Mozart italico, e come forma di comicità e come stile esecutivo) cosa forse fascinosa nei primi anni '70 ma decisamente insostenibile.
La registrazione più recente vede un Abbado più disposto a divertirsi e divertire, ma il cast è ugualmente insufficiente e non è che Abbado (grande direttore di teatro con Verdi, ad esempio) sia riuscito a ripensare del tutto il suo rapporto col teatro e la musica rossiniani.
La cosa più interessantte lasciataci da Abbado in rossini, in definitiva, sono gli splendidi dischi di sinfonie. E ripeto, l'esperienza degli anni '70 nel Barbiere e nella Cenerentola, viste però più da un punto di vista della validità storica che non nell'attualità delle due letture.
AScoltata oggi, sta ancora peggio l'incisione rossiniana EMI con la Callas e Giulini. Sia perché a Giulini (grande direttore "malinconico", di grande capacità di colori sfumati ed acquerellati, di grande tragicità - ricordo un suo splendido Don Carlo verdiano) il mondo di Rossini conviene ancor meno che ad Abbado (ma anche Giulini era all'epoca considerato un grande mozartiano, quindi gli si affidava di certo anche rossini), sia perché anche qui i cantanti sono forse peggiori di quelli di Abbado, eccezione fatta in parte per la Callas, ma senza ritenere che la sua Rosina sia un campione di vitalità, espressione e soprattutto vocalità (tessitura troppo grave cantata nella tonalità originale, e che quindi torna a volte scomoda alla Callas, che come sempre però si rifiutò giustamente di cantarne la cinguettante trasposizione per soprano).
Le uniche eccezioni discografiche a questo scatafascio stilistico ed artistico sono quattro, di cui una introvabile, e la più bella in DVD (e che quindi consiglio risolutamente a Gian, che può certo godersela).
1. La registrazione di una recita al Festival della Valle d'Itria (casa discografica Frequenz) con un ottimo Alberto Zedda alla direzione, orchestra e coro mediocri, ma grandissimo cast vocale (Raffanti, Dupuy, Portella,DE Corato, Alaimo, Dessì). Una edizione povera di preziosismi strumentali ma divertentissima, senza essere gigionesca o istrionica, travolgente teatralmente, e che dimostra come basta il canto - se eccellente - per dare a Rossini il giusto colore ed il giusto senso. Registrazione però introvabile per chiusura della casa discografica, e mai più ristampata.
2. Registrazione DEcca diretta da Patané con Nucci, Bartoli, Matteuzzi, Banditelli. Pur con qualche disomogeneità del cast e con la direzione volutamente antifilologica di Patané (come se non si potesse fare un grande Barbiere usando edizioni critiche! Che baggianate!) potremmo considerarla la massima espressione del Barbiere comico tradizionale. Di livello inferiore alla Frequenz, ha però il pregio di essere ancora disponibile sul mercato.
3. Registrazione Naxos, direzione di Will Humburg ed un buonissimo cast (Servile, Ganassi, Vargas, Romero, De Grandis). Un disco che finalmente dimostra come si può ricorrere al testo originale senza perdere qualità narrativa e comica, con un cast di giovanissimi poi divenuti famosi ed all'altezza delle loro parti. Anche questa registrazione resta inmferiore alla dispersa Frequenz, per l'assenza di quella iperbole canora, quella follìa estetica del canto rossiniano, che è il carisam autentico del teatro del pesarese. Buonissimo disco però, che ha anche il pregio di essere economico. Vargas ripristina la terrificante aria del tenore "Cessa di più resistere", scritta per il fenomenale tenore baritonale Manuel Garcia padre.
4. In ultimo, il vero capolavoro dell'interpretazione del Barbiere in disco. Edizione di DVD di una strana recita (la Di Donato è in carrozzina per un problema occorso durante la prima rappresentazione) dove finalmente si respira l'aria del vero Rossini. Una direzione sorpendentemente egregia di Pappano (al suo primo Rossini comico) sia come colori orchestrali che come gusto delle variazioni e teatralità; un cast vocale straordinario (punte di diamante Florez - anche lui ripristina "Cessa di più resistere" - e la Di Donato) a parte il pessimo Furlanetto; ma soprattutto il vero Rossini, frenetico, divertente, iperbolico e ipnotico proprio grazie alla incredibile vocalità. Un disco da non perdere in ogni modo, fortemente consigliato. Trattandosi di un video vi riporto alcuni stralci da YouTube. Come testo la recente edizione critica ufficiale.
La famosissima cavatina di Rosina "Una voce poco fa":
Duetto Figaro-Conte D'Almaviva "All'idea di quel metallo", con il travolgente finale scioglilingua "Numero quindici, a mano manca":
Scena della lezione, con un grande Corbelli:
Arai "cessa di più resistere":
Divertentissimo da vedersi ed indicato anche per coloro che non hanno interesse nel teatro d'opera ma vogliano semplicemente divertrsi, anche con bimbi al seguito. Spero di avervi dato una idea....
ema49 ha scritto: ecco qualcosa che differenzia i nostri gusti, oltre Shostakovich. Per poter ascoltare Wagner, dovrebbero legarmi in poltrona e sedarmi col Valium. Per Puccini e Verdi basterebbe solo il Valium (forse).
Io d'appassionato di teatro d'opera credo che - lo dico polemicamente - Wagner abbia scritto una sola grande opera (il Tristan und Isolde), e che Puccini sia troppo spietatamente "piccolo borghese" per essere convincente. Melodrammoni alla Liala, per intenderci.
Diverso però il discorso di Verdi. Non tutte le opere sono di grande livello, ma le opere maggiori pur a volte con economia di mezzi strumentali, sono splendide, ed oltretutto di grande validità teatrale. Ma con tutte le volte che te le avrà cantate il babbo non puoi che odiarle.....
Io ve l'avevo detto che PPP ci si buttava a capofitto
Grazie Vito, allora lascio stare il 2ndo Abbado, butto nel cesso quella di Marriner che avevo acquistato nel secolo scorso e che non mi pareva malissimo e vedo cosa riesco a trovare tra le tue raccomandazioni
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Finiamo pure Mendelsshon. Poi vi voglio coinvolgere brevemente su un argomento (x non tediare qualche amico) che mi "sfrugugna" e che poi in un qualche modo rappresenta una diversa concezione rispetto a Leonhardt: Karl Richter
Ho appena preso i suoi concerti x cembalo di Bach e i suoi Concerti Grossi di Handel e li trovo veramente notevoli entrambi e vorrei le Vs opinioni. Ma magari ne parliamo dopo aver finito Mendelsshon
Grazie ancora PPP
Ciao a tutti
Ps non mi toccate il Rigoletto di Kubelik che mi arrabbio
Anticipo un mio pensiero su Richter. Una delle opere che più mi è piaciuta in assoluto ed ha accompagnato i miei ascolti negli anni è l'integrale dei concerti per organo di Haendel. Non mi sono mai stancato di ascoltarli.
P.S. qualcuno conosce la sua integrale delle cantate di JSB?
Ultima modifica di piroGallo il Gio Mar 15 2012, 12:25 - modificato 1 volta.
_________________ Gianni
"L'uomo che non ha la musica nel cuore ed è insensibile ai melodiosi accordi è adatto a tradimenti, inganni e rapine; i moti del suo animo sono spenti come la notte, e i suoi appetiti sono tenebrosi come l'Erebo: non fidarti di lui." (William Shakespeare, Il mercante di Venezia)
pluto ha scritto: vi voglio coinvolgere brevemente su un argomento (x non tediare qualche amico) che mi "sfrugugna" e che poi in un qualche modo rappresenta una diversa concezione rispetto a Leonhardt: Karl Richter
Gira e rigira, sempre lì andiamo a finire..
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Un OT anche da parte mia: 1) Nella firma di PiroGianni ho visto una meravigliosa PSM. Da non perdere. 2) Ho ascoltato ieri uno degli ultimi acquisti. Questo:
Caldamente ve lo consiglio. Si tratta di arie estratte dalla PSM (la celeberrima "Erbarme dich"), dalla Messa in Sim, da Cantate varie. Come si sa, salvo qualche rara eccezione, in queste arie il violino ha una linea melodica indipendente rispetto alla voce ma comunque mantiene pari dignità. In questo cd il violino apre il brano e poi rimane quasi sullo sfondo a cesellare le voci dei bravissimi interpreti. E' un Bach anomalo, ma di una bellezza straordinaria. Accattatevelo!
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"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola." Paolo Borsellino (19/1/40-19/7/92).
ema49 ha scritto: 2) Ho ascoltato ieri uno degli ultimi acquisti. Questo:
Caldamente ve lo consiglio. Si tratta di arie estratte dalla PSM (la celeberrima "Erbarme dich"), dalla Messa in Sim, da Cantate varie. Come si sa, salvo qualche rara eccezione, in queste arie il violino ha una linea melodica indipendente rispetto alla voce ma comunque mantiene pari dignità. In questo cd il violino apre il brano e poi rimane quasi sullo sfondo a cesellare le voci dei bravissimi interpreti. E' un Bach anomalo, ma di una bellezza straordinaria. Accattatevelo!
Come è noto io sono innamorato di Hilary...
_________________ Gianni
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Ciao Carlo. In realtà ne ho parlato indirettamente. Dicevo dell'incisione Callas con Giulini (che però non sono certo invero sia ora nel catalogo EMI, un tempo era nel catalogo Cetra):
Pazzoperilpianoforte ha scritto: AScoltata oggi, sta ancora peggio l'incisione rossiniana EMI con la Callas e Giulini. Sia perché a Giulini (grande direttore "malinconico", di grande capacità di colori sfumati ed acquerellati, di grande tragicità - ricordo un suo splendido Don Carlo verdiano) il mondo di Rossini conviene ancor meno che ad Abbado (ma anche Giulini era all'epoca considerato un grande mozartiano, quindi gli si affidava di certo anche rossini), sia perché anche qui i cantanti sono forse peggiori di quelli di Abbado, eccezione fatta in parte per la Callas, ma senza ritenere che la sua Rosina sia un campione di vitalità, espressione e soprattutto vocalità (tessitura troppo grave cantata nella tonalità originale, e che quindi torna a volte scomoda alla Callas, che come sempre però si rifiutò giustamente di cantarne la cinguettante trasposizione per soprano). ....
L'incisione in studio diretta da Galliera, questa si ufficiale EMI, non è di molto diversa da quella. Il problema è che in Rossini il canto è estetico. Cioé belcanto: l'effetto teatrale e musicale si compie se nell'esecuzione della difficoltà vocale il cantante conserva lo stesso timbro, squillo, facilità di quando canta una frase spianata.
Ad esempio: il conte D'Almaviva. In quest'opera è un giovane, ma comunque Grande di Spagna: alla fine del primo atto, al suo "fermi olà" manda via i gendarmi (dal che il concertato finale di stupore del primo atto). Ma soprattutto nella concezione originale di ROssini aveva quell'aria nel finale da opera seria che è "Cessa di più resistere". IN realtà così come concepito da Rossini, il personaggio del Conte era il personaggio principale del Barbiere. Ciò fu dovuto anche alla disponibilità di un cantante strafamoso e grandissimo come manuel Garcia padre nella parte. I tenori spagnoli, grandi declamatori e con grande vigoria d'accento e di fraseggio condizionarono fortemente l'estetica rossiniana, soprattutto nell'operismo serio, ma anche nell'operismo comico hanno le loro conseguenbze, perché la vocalità rossiniana resta la stessa. Quando ascolto un tenore come Alva, mi domando seriamente cos'abbia adatto al ruolo. Certo, in virtù di un qualche garbo non è mai scadente, ma non è mai nemmeno un grande personaggio perché è il contrario di quello che il ruolo richiede: voce chiara ed esile in luogo di voce corposa e potente; scarsa varietà dinamica legata esclusivamente all'uso di falsetti (impropri nell'opera italiana, tantopiù rossiniana) e non come dovrebbe essere di mezzevoci; incapacità di sostenere a voce piena i passaggi vocalizzati in tessitura acuta previsti da Rossini (problema tecnico legato alla fonazione aperta nell'ottava acuta) e assoluta mancanza di squillo (idem). Come risultato finale abbiamo che nessuno degli effetti sonori e quindi espressivi voluti da Rossini nella parte è rispettato. Con l'esito di avere un Rossini eseguito alla "fasla Mozart" di qualche anno fa. Visto che anche in Mozart i tenori non erano tenori acuti (cme Alva, anche se senza le sue carenze tecniche) bensì tenori baritonali. Insomma: per il Conte ci vogliono tenori dalle travolgenti capacità tecniche, possibilmente di timbro scuro, baritonale. I baritenori del primo ottocento, appunto. Con entrambi i requisiti abbiamo avuto nel nostro secolo solo Dano Raffanti. Con timbro invece più chiaro abbiamo avuto Rockwell Blake, Vargas, Matteuzzi, Florez (in parte Valletti). Alva non ha né tecnica né voce. Parlare di interpretazione in queste condizioni è impossibile: Alva fa quello che gli eriesce nel disperato tentativo continuo di salvarsi dalla difficoltà tecniche della parte. Il canto e l'interpretazione sono tutt'altro.
Della Callas ho già detto. Non è affatto una cattiva prova, ma mi domando che cosa abbia a che vedere la sua Rosina gran dama con il mondo poetico di Rossini. Ma almeno la Callas canta Rossini, non Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Inoltre ripeto è somma la serietà dell'artista che cantò la parte così come era stata da Rossini concepita, in tessitura mezzosopranile. Però in questo ruolo la Dupuy o la Di Donato sono decisamente un'altra cosa.
Tito Gobbi come trovate comiche ed accento non è malaccio. Ma anche a lui, come a moltissimi baritoni della sua epoca, mancavano acuti timbrati e facili. E quando dobbiamo sentirli qui sentiamo suoni grossi e fibrosi, non suoni fluidi e squillanti. SEnza poi contare quando Rossini fa cantare Figaro d'agilità, settore in cui Gobbi si destreggia e poco più. Ma in Rossini le agilità sono il luogo in cui si interpreta, non il luogo in cui ci si destreggia: illuminare gli accenti nascosti della musica di Rossini mediante le agilità, questo deve fare l'interprete. Rossini non è Verdi. Quindi stilisticamente anche lui abbastanza peregrino.
Galliera è un buon accompagnatore, e nulla più. Assicura almeno un ritmo decente alla narrazione.
Insomma, mi sentirei di consigliare questa registrazione solo ai fan della Callas, e a nessun'altro.
Colgo l'occasione per dire anche dell'edizione di Marriner di cui ha parlato Gian. Cos'abbia a che vedere con la teatralità rossiniana la direzione di Marriner lo sa solo la Philips che gliel'ha affidata (e forse nemmeno lei ). Cantanti nessuno infame, nessuno rilevante. Paragonata a qualunque delle quattro edizioni che ho evidenziato nel mio precedente intervento quest'edizione sta a quelle come una minestirna al dado Knorr sta ad una zuppa di vongole veraci. Si mangiano tutte e due, ma l'entusiasmo e la soddisfazione sono diversi.
Scusatemi, non prendete queste mie critiche come arroganza: ma sapeste quanto c'è voluto per sentire un Rossini eseguito a regola d'arte.... se ne parla dalle recite della Callas negli anni '50 appunto, e ci siamo riusciti giusto negli ultimi 20 anni, circa.
PS: volevo raccontarvi del Mozart che sto ascoltando in questi giorni, ma mi sa che ho già parlato troppo...
Ultima modifica di Pazzoperilpianoforte il Ven Mar 16 2012, 10:24 - modificato 1 volta.
Accidenti, mi hai messo al lavoro!!!!! Ora mi tocca scrivere una paginata infinita, che magari non leggerà nessuno ( ). Comunque per quanto possibile dall'enorme mole dei dati che mi proponi cercherò di essere sintetico.
Don Carlo/Don Carlos. Non importa quale lingua tra le due, ma la versiuone in cinque atti francese è migliore della riduzione in cinque atti italiana. A mio parere una delle opere più belle di Verdi, se non la più bella, di una grandezza malinconica, amara, che oserei dire leopardiana. Veramente uno stupendo capolavoro, anche se come tutte le opere di stampo francese di Verdi meno organica, meno sintetica della trilogia popolare. Le registrazxzioni più belle sono due: quella che tu citi (Solti, uno splendido bergonzi, un grande Fischer Dieskau, un ottimo Ghiaurov), monumentale, grande affresco storico, oppure quella più intimista e malinconica di Giulini, con la Caballé (splendida), la Verrett, Domingo. Si può preferire l'una edizione o l'altra per i propri gusti personali, ma sono entrambe molto belle. Queste le copertine dei CD, ma sono entrambe trovabili anche in vinile.
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Il Trovatore viene subito dopo il Don Carlos come bellezza, assieme alle altre opere della trilogia popolare. Melodrammone spagnolo inverosimile, nelle mani di verdi diventa una fantastica storia di cappa e spada, con risvolti "horror" (le visioni di Azucena). Una delle opere dove tutto è necessario, e niente può essere tolto senza che tuto rovini. Anche qui citi la versione di riferimento in CD, cui si affianca la versione in video diretta da Karajan.
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Seconda opera della trilogia è Rigoletto, ma in questo caso l'edizione che tu citi, pur ben cantata ed ottimamente rewgistrata, non è ideale. Splendida la Sutherland che suona una splendida Gilda tutta giocata sul versante lirico patetico, ma Pavarotti - che è stato in teatro un ottimo Duca - era ancora interpretativamente alquanto acerbo nei primi anni '70 cui fa capo questa registrazione, e MIlnes non ha le esigense di fraseggio ch ela parte richiede, pur cantando anch'egli benone. Diciamo voto vocale alto, voto interpretativo intermedio questa registrazione, anche a causa di un Bonynge che in Verdi non è proprio a casa sua, né come ritmo né come mordente. Si batte veramente male l'edizione di cui dicevamo io e Gian, che mi sembra senza paragoni alla vetta delle esecuzioni dell'opera in disco.
Terza opera splendida della trilogia popolare, la grande Traviata. Qui tu citi una edizione che è molto ben cantata e registrata, come il Rigoletto di cui sopra, ma i limiti di accento della Sutherland come Traviata sono troppo evidenti, quindi se possibile siamo su un livello complessivo ancora un pizzico inferiore alla registrazione del Rigoletto. Qui come protagonista, ma anche come resa complessiva dell'opera, si impongono alla grande due specifiche registrazioni, la prima live del '58, la seconda in studio del 1980 (forse la registrazione digitale operistica dalla maggior dinamica in commercio!)
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Giusto il consiglio per l'edizione del Ballo in maschera. Edizione non perfetta quella di Solti, ma certo una delle m,igliori acquistabili. Come molto valida - anch'essa la migliore disponibile, quella dei Vespri Siciliani di Muti.
Per quanto riguarda l'ultimo Verdi, che molti osannano, a me piace veramente poco. In Otello Arrigo Boito è una vera palla al piede, con tanto di monologhi del "cattivo" che sembra uscito da un fumetto d'accatto per banalità di concetti, e termini "tecnici" marinareschi anche durante il duetto d'amore Otello-Desdemona. E poi, quella gnegnera dell' Ave Maria dell'ultimo atto, oltretutto di discreta retorica ..... Insomma paragonato all'Otello di Rossini, l'Otello di Verdi è ben poca cosa, anche proprio come poeticità del terzo atto, che nella versione rossiniana è un autentico capolavoro!. Come registrazioni quest'opera non è molto fortunata. Quella che tu citi è tra le più classiche e certo valida, ma forse superata da altre. Forse tra quelle incise in studio preferisco l'edizione diretta da Levine. Sarebbe molto bella anche quella decadente e notturna dell'ultimo Karajan (con Vickers e la Freni) ma vocalmente troppo lacunosa soprattutto a causa di un ormai declinante protagonista.
Non è che il Falstaff ci faccia poi una grande figura, rrapportato alle opere comiche rossiniane. Anche qui per colpa del saccente boito: ma che musica potrà mai venire fuori da versi come "pizzica pizzica, stuzzica stuzzica". Bah, povera italia. L'edizione che ocnsigli tu è molto valida, ma ha forse il torto di essere troppo programmaticamente priva di brillantezza. Ma se proprio devo dare una preferenza, nel Verdi dramma musicale, io devo dire preferisco su tutti Toscanini, cioé non un direttore d'opera ma di dramma musicale:
A mò di confronto tra l'Otello verdiano e quello rossiniano, vi riporto l' Ave Maria di Verdi....
piroGallo ha scritto: P.S. qualcuno conosce la sua integrale delle cantate di JSB?
Vedo che è sparita la risposta che avevo mandato ieri: pazienza; sintetizzo. Richter ha registrato circa un'ottantina di cantate: si trovano distribuite in 5 coafanetti Archiv a seconda delle festività. Richter ha fatto un bel passo avanti rispetto alle vecchie romantiche interpretazioni di Scherchen, Karajan o Jochum. D'altra parte è stato superato dalla generazione successiva dei Leonhardt, Harnoncourt, Koopman, Suzuki. Gardiner, Kuijken e compagnia filologica cantante... Affronta le pagine bachiane con molta severità e drammaticità, cori potenti, solisti di altissimo livello che provengono dalla lirica. Se trovo il modo, mi piacerebbe postare da qualche parte un confronto. Consigliabile solo se va ad aggiungersi a più moderne registrazioni, non lo vederi come unico riferimento per le cantate. tuttavia, un mio caro amico, musicista competentissimo, pur apprezzando l'approccio filologico, preferisce di molto l'interpretazione di Richer.
tutte le edizioni di opere verdiane, incluso il requiem, sono quelle che posseggo in vinile. Ho "stuzzicato" Vito conoscendone la competenza in campo musicale.
Da un punto di vista meramente tecnico debbo dire che le registrazioni e vinili d'epoca suonano benissimo......ahhhhh il vinile.......