pluto ha scritto:Mi sembrano piuttosto simili come filosofia costruttiva alle Martin Logan
Come sai, secondo alcuni, la migliore resta quella non ibrida la CLS cioè tutta elettrostatica nelle varie implementazioni. A me piace pure qualche modello ibrido
Da vecchio possessore di elettrostatiche Quad e a Nastri Apogee, consiglio tutti di provare ad ascoltare qualche modello di queste tipologie amplificato e posizionato a regola d'arte.
Qui però casca l'asino, in quanto spesso non si riesce a fare le cose x bene - anzi è molto difficile
Quando si riesce, il risultato può essere magico.
recentemente ho riascoltato 2 paia di Stax elettrostatiche, le piccole 81 o 83 (comunque erano quelle piccole) e le grandi e inarrivabili 8X (costavano una follia 20 anni fa) e sotto diversi parametri sono insuperabili ancora oggi.
Ma sono casse x audiofili molto esperti, e con orecchie fini. E le 2 cose scarseggiano secondo me
A Pluto ed audiofili:
penso che potrebbe interessare questa risposta data da Roger Sanders che parla proprio degli elettrostatici a gamma piena rispetto agli ibridi.
E' un testo lungo, ma interessante.
Fatemi sapere se c'è un interesse per questo tipo di documentazione.
Guido
"Quando ti riferisci all'approccio di Soundlab al problema della risonanza immagino che tu ti riferisca al progetto di Roger West di risonanza distribuita. Per i lettori che non avessero famigliarità con questa tecnica, questa è quella nella quale il diaframma è diviso in sezioni di varie misure. L'idea è quella di produrre diverse e più piccole frequenze di risonanza invece di una sola grande.
In teoria questa tecnica dovrebbe non solo ridurre il problema della risposta in frequenza dei bassi ESL veramente mediocre, ma potrebbe essere usata per compensare la cancellazione di fase, che è la ragione principale per la quale gli ESl (elettrostatici) non possono produrre bassi a livello elevato.
Le differenti sezioni del diaframma vengono prodotte usando degli spaziatori dal diaframma allo statore che sono a differenti distanze uno dall'altro. Anche Martin Logan usa questo metodo di costruzione.
Ho sperimentato estensivamente questa tecnica. Sfortunatamente c'è un problema imprevisto che le impedisce di lavorare come ci si aspettava.
L'idea della risonanza distribuita funziona per pannelli elettrostatici isolati, distanti fra di loro, che possono operare come drivers singoli. Ciascuno avrà la sua particolare risonanza in funzione della misura e della tensione del diaframma.
Ma quando si prendono quegli stessi drivers, e li si mettono insieme per formare un singolo altoparlante, succede qualcosa di bizzarro.... i pannelli ora funzionano come uno solo. Non hanno più risonanze individuali.
La ragione di ciò è che i pannelli sono immersi nell'aria, che ha una massa significativa. Alle frequenze audio la massa dell'aria prende la consistenza di un gel.... o alle frequenze più basse di un liquido. La massa d'aria intorno all'altoparlante allora vibra come un'unità (come una ciotola di Jell-O vibrerebbe come una unica massa) impedendo di formarsi alle risonanze individuali.
In altre parole la risonanza distribuita non funziona. Non è possibile spezzare la risonanza fondamentale di un elettrostatico in risonanze multiple distinte.
Comunque le differenti distanze degli spaziatori hanno un effetto sulla risonanza fondamentale dell'altoparlante perchè il diaframma non si comporta più come se fosse a tensione costante. Questo riduce la grandezza della risonanza fondamentale e ne allarga la banda. così aiuta a migliorare le grandi irregolarità della risposta in frequenza, sebbene a spese del rendere una gamma audio più ampia negativamente colpita dalla risonanza.
Notate con attenzione che anche se la tecnica della risonanza distribuita funzionasse, la prestazione dei bassi avrebbe comunque un comportamento ad alto Q con i suoi effetti negativi sulla qualità dei bassi. Dopo tutto per definizione tutte le risonanze sono ad alto Q, ed avendone di più su una gamma più ampia semplicemente allargherebbe il comportamento negativo ad alto Q su una banda più ampia. Questo certamente degrada le prestazioni dell'altoparlante.
Infine la risonanza distribuita non risolverebbe il problema della mediocre risposta in frequenza ai bassi. Invece di avere una singola risonanza ne avremmo ora molte. Così la risposta in frequenza sarebbe irregolare su una banda più ampia.
In tutta onestà si potrebbe sollevare l'obiezione che la grandezza delle risonanze multiple sarebbe più piccola di quella di una singola risonanza. Alcuni potrebbero trovarlo preferibile. Ma rimane il fatto che una risposta in frequenza che consiste di una serie di risonanze sarebbe ancora lontana dal lineare.
In conclusione trovo che la risonanza distribuita non funziona come si pretende.
Inoltre degrada l'altrimenti splendida risposta in frequenza a basso Q degli ESL in tutto il resto della loro gamma di frequenze.
Ci sono solo due strade che ho trovato per eliminare il comportamento ad alto Q di un elettrostatico. Il primo è evitare di pilotare l'ESL vicino alla sua frequenza di risonanza. Un ibrido fà esattamente questo. Ma ci sarebbe un secondo metodo che può essere usato in ESL a gamma piena perchè abbiano un comportamento a basso Q sull'intera banda.
Ho sperimentato il motional feedback. Misurando il movimento del diaframma e confrontandolo con il segnale musicale gli errori causati dall'overshoot e ringing e gli errori nella risposta in frequenza possono essere identificati. Viene quindi prodotto un segnale d'errore che può essere inviato all'amplificatore che pilota il diaframma dell'ESL per fermare in modo attivo il ringing e l'overshoot.
Questo funziona piuttosto bene. Non solo ferma il comportamento ad alto Q, ma può essere usato per produrre una risposta in frequenza dei bassi perfettamente lineare. Compensa anche la cancellazione di fase. Bello!
Ma il motional feddback ha seri problemi nella sua implementazione. Il più grande è che non si può usare un microfono per produrre il segnale di errore perché i suoni ritardati dall'acustica della stanza entrano e confondono il sistema elettronico.
Può essere usato un laser per misurare il movimento del diaframma. E' immune dall'acustica della stanza perché non misura il movimento dell'aria, ma il movimento del diaframma direttamente.
Un sistema come questo inizia a diventare molto complesso, costoso, e impraticabile per un uso in casa. Così abbiamo anche sperimentato sistemi più semplici come l'usare le variazioni del valore capacitivo dell'altoparlante stesso (il valore capacitivo varia al variare della distanza fra diaframma e statore). Ma evitare che il segnale pilota influenzi la misura è difficile da risolvere. Bisogna ancora lavorarci sopra.
Se il motional feeedback potesse risolvere i problemi di risposta in frequenza ed alto Q di un woofer elettrostatico, ancora non verrebbe risolto il problema principale, che è un basso livello di uscita. Rimane il fatto che un radiatore dipolo soffre di estrema cancellazione di fase e perdite da "radiation resistance" (n.d.t. resistenza all'irradiazione??) nei bassi che impediscono di produrre bassi profondi, forti e dinamici.
Non c'è apparente soluzione a questo problema di debole livello di uscita dei bassi. Fino a che non c'è il sogno di un elettrostatico senza crossover a gamma piena di alte prestazioni rimane un obbiettivo elusivo.
Fortunatamente i nostri sistemi ibridi hanno raggiunto il punto nel quale hanno prestazioni altrettanto buone di un ESl a gamma piena per quanto riguarda il dettaglio e la trasparenza. L'integrazione dei due drivers non ha difetti. E diversamente da un ESL a gamma piena possono produrre un livello di uscita così elevato che la completa gamma dinamica della musica dal vivo viene realizzata in pieno. Così mentre continuo a sperimentare con i woofers elettrostatici non ne vedo veramente il bisogno".