Elcaset ha scritto: La musica prescinde dall'udito, infatti Beethoven era sordo, così come le immagini prescindono dagli occhi, come dimostra il pittore cieco Esref Armagan.
La conoscenza mediata attraverso i sensi è limitata allo spettro che possono rilevare, mentre la conoscenza data dall'intuizione è immediata e senza limiti.
Quello che dici è vero. Occorre però tener conto che Beethoven era diventato sordo, ma aveva posseduto l'udito da giovane. Quindi quando Beethoven scriveva sul apartitura un suono non lavorava d'intuito, semmai di ricordo e di genio. Non credo che Beethoven avrebbe mai potuto scrivere musica se fosse stato sordo dalla nascita.....
Elcaset ha scritto:A questo limite si aggiunge quello del razionalismo occidentale che ha preso piede da Cartesio in poi, bollando come "pre-logica" la conoscenza intuitiva.
Teniamo conto sempre questo, se parliamo di artisti: il compositore o il pittore compongono e pitturano essendo a conoscenza di una tecnica compositiva e di una tecnica pittorica, e di un linguaggio compositivo e di un linguaggio pittorico. Senza linguaggio e senza tecnica non c'è arte. Poi c'è il dono artistico, il genio, che rende quella composizione realizzata in quel linguaggio e con quella tecnica un fatto artistico, mentre molte altre sono solo fatto tecnico o di routine. Ma questa è altra cosa.
Ma senza tecnica e senza conoscenza del linguaggio l'opera d'arte non esiste e non può essere creata. L'intuizioni nulla c'entra in tutto questo. Se non c'è linguaggio e tecnica l'intuizione resta tale e non diventa - non può diventare - opera d'arte, perché mancano i mezzi per esprimerla.
Elcaset ha scritto:La musica ha il potere di scavalcare la nostra razionalità e arrivare dritta al nostro essere e invece ci sforziamo conoscerla razionalmente spezzettando in più fasi l'atto del conoscere.
Siamo sicuri che un esperto di musicologia sia per definizione in grado di "conoscere" l'essenza della musica meglio di chi la intuisce ascoltandola?
Io non credo che la questione vada posta in questi termini, ma credo che la questione vada capovolta.
Per percepire un'opera d'arte occorre avere una sensibilità al bello, all'estetico. Questo è il punto fondamentale. Se abbiamo un musicologo che manca di gusto del bello, di sensibità, di senso estetico, non godrà certo della musica meglio di altri che tale sensibilità invece hanno.
IL discorso è: avendo io una sensibilità al bello e all'estetico, posso essere aiutato nella fruizione di questo bello e di questa estetica meglio conoscendo il linguaggio artistico? A mio parere si.
Lasciamo perdere l'arte, e parliamo di vini.
Qualche tempo fa regalai una bottiglia di buon vino altoadesino (era un Lagrein Dulken): mio padre se ne riempì il bicchiere, lo ingurgitò con un singolo fiato manco fosse l'acqua dell'oasi del deserto dopo giorni di marcia forzata,e alla fine del pasto mi disse che tutto sommato preferiva il tavernello che era più leggero e si beveva con meno impegno.
L'equivalente in ambito musicale di mio padre col vino potrebbero essere quegli ascoltatori che si riempiono di musica pop costruita con lo stampino l'ipod e poi la ascoltano tutto facendo fuorché ascoltando veramente i suoni che dalle cuffiette escono. E consumando musica come cotton fioc per le orecchie: un ascolto e via, per passare alla prossima canzone.
Io non sono un conoscitore approfondito di vini. Non so come vengono prodotti, non so le differenze organolettiche che sortiscono dai vari trattamenti che il vino può attraversare durante la sua maturazione. Ma mi piace gustarlo, assaggiarlo con calma, capirne il sapore, sentirne l'aroma, provare tutte le sfaccettature di gusto che possiede. Ne traggo piacere, ma non conoscendo tutti i sapori e gli aspetti organolettici che può avere il vino, molti li becco ed altri li perdo. Oppure se non li perdo, non riesco a focalizzarli, ad identificarli, a capirne il senso. A capire perché quella sfumatura di sapore è presente, e che cosa significa nella preparazione del vino, come lo si ottiene, quali vini devo cercare per ritrovarlo.
L'equivalente del mio approccio al vino potrebbe essere quello dell'ascoltatore di musica pe rintuizione, privo cioé della conoscenza minima del linguaggio musicale. Non significa che non gode della musica, ma che nel suo goderne è privo di coscienza, di consapevolezza, e nell'insieme di emozioni che prova non ha una luce che meglio gli permetta di vederle, di identificarle, di approfondirle. Significa ascoltare un canto in lingua straniera senza conoscere la lingua in cui si canta.
Il vero esperto di vino è colui che quando, all'interno di un sapore, di un profumo, scorge un vitigno, un'annata, un passaggio in botti di rovere, un'area geografica, un'annata. NOn occorre che sia un'enologo: ma quello che gli passa sul palato non solo gli porta una sensazione, ma la coscienza di quanto compone questa sensazione, e la consapevolezza di poter operare tanto per sintesi (il sapore nel suo complesso) quanto per analisi (il sapore in tutte le sue componenti).
Nella musica è uguale: il linguaggio musicale si pone in un contesto di regole e novità dove provare l'emozione è un aspetto ma il sapere perché e con quali mezzi quell'emozione è stata provocata è ulteriore incentivo all'emozione stessa: per il fatto in sé e per la genialità della soluzione tecnica. Capire il linguaggio musicale significa capire, nella forma che si ascolta,il senso di quello che si ascolta. A questo punto non solo senti il canto della canzone in lingua straniera, ma ne capisci anche le perole. E le parole potenziano l'emozione data dalla musica.
SEcondo me, in realtà, in questi discorsi si perde di vista un fatto che è importante: l'arte non è invenzione. L'arte è l'uso geniale ed innovativo ed estetico di una serie di ferree norme costruttive. Senza la percezione delle norme è impossibile percepirne anche il genio, il senso, il valore.
Possiamo veramente leggere la Divina Commedia di Dante e gustarla in tutti i suoi sapori senza sapere nulla del verso e della lingua italiana? Goderne per pura intuizione? Se anche la risposta fosse si, quanto più la godrei conoscendo la versificazione e la lingua italiane? A mio parere molto, molto di più.