Bene ragazzi, cerco di chiudere perché non credevo di creare questo vespaio.
Allora: gamma bassa che unisce articolazione, potenza, profondità, controllo, nitore, velocità. Insospettabilmente pulita visto l'ambiente non enorme, quindi ottimo lavoro del sistema RPG. Un pizzico enfatizzata però - cosa che evidentemente anche gli RPG non riescono a correggere a questo livello d'intervento, cosa che a volta può seccare perché tende ad invadere un pizzico il mediobasso, o comunque a creare un gradino in questa zona che, inudibile praticamente con i generi moderni e col jazz, nonché con la grande orchestra di fine ottocento, può alterare l'equilibrio timbrico in gamma mediobassa di alcuni strumenti come il pianoforte non amplificato o le voci gravi maschili. A me questo sembra già un miracolo, che Matley sia riuscito a salvaguardare tanto l'elemento più critico della riproduzione per quanto riguarda la grandezza della sala. Comunque prestazione irragiungibile da sistemi a bassa potenza o a valvole, oltreché per l'estensione, per il connubio tra estensione, controllo, articolazione, colore.
Vi voglio parlare ora di un ascolto molto bello che ci ha fatto fare Matley: un disco di Duke Ellington che ci ha più volte consigliato nella sezione musica ma che non sono riuscito a ritrovare per l'occasione. Spero che se mi legge vi ripubblichi la foto della copertina e ci dica qual'era il brano che abbiamo ascoltato.
Con questo disco il suono di tutto l'impianto è straordinario: spontaneo, ordinato, tondo, mordibo, articolato, senza sforzo, nitido, musicale. Ed il secondo miracolo di questo impianto, a mio parere, è la gamma media. Essendo io un amante delle valvole, credo che almeno in questo dobbiate concedermi qualche ragione. Un miracolo inatteso, e quindi per me tanto più importante di una gamma bassa di tale levatura, perché chiunque, viste le potenze e i prodotti in gioco avrebbe mai dubitato l'impianto di Matley avesse un bellissimo basso. Ma che un transistor potesse avere un medio così, indipendentemente dal prezzo, per me era difficile immaginarlo. Dolce, rotondo, tratta il rullante della batteria con un garbo, un velluto ma al tempo stesso una veridicità, una franchezza sorprendenti. Tutto fino ai piatti è bellissimo, e l'unica cosa che alle mie orecchie appare meno che perfetta sono le trombe, che quando intervengono sono un pizzico sopra le righe e tendono ad invadere un pò gli spazi adiacenti della scena acustica. Il resto è splendido. Il gigante sul medio ha mani di velluto, e si ascolta veramente col fiato sospeso.
Chiunque conosca le registrazioni di quegli anni sa bene che hanno un ottimo corpo, buonissima estensione in alto ma non una ricerca folle dell'armonice al fulmicotone dell'estremo acuto. Visto come torna questa registrazione su questo impianto, non faccio difficoltà ad immaginare che qui ascoltare il vinile sia veramente magnifico, come dice Matley. Purtroppo non ho modo di ascoltare il suo giradischi... speriamo che se mi rivolgerà in futuro nuovamente la parola sarà per andarlo ad ascoltare
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Ritorniamo al medio. Vi ho detto, parlando del movimento della settima sonata suonato da Arrau, che a volte tutta l'efficienza del sistema di correzione ambientale RPG non riesce ad impedire di percepire un gradino di volume, nel passaggio dalla mano destra alla mano sinistra. Essendo io un iperappassionato di piano, praticamente monotematico negli ascolti, devo dire che probabilmente al posto di Matley alla fine cambierei sala d'ascolto (ma certo che quando c'entra l'amore, il resto passa in secondo piano) se avessi il suo impianto e la sua casa. Però quando vi dicevo che l'incanto si rompe a causa di questa illinearità, nell'ascolto di questo brano, è perché quando Arrau attacca sulla tastiera un suono piano la bellezza di questi suoni, la rotondità, la morbidezza, il colore, ma soprattutto la dolcezza sono entusiasmanti. Avete presente vedere un gigante danzare su ghiaccio come una leggiadra ballerina? Beh, questa è l'impressione che ne traggo, e ben lontano dall'esserne tratto al riso (come qualcuno potrebbe pensare, che l'immagine del gigante sui pattini da ghiaccio lascia forse un pò perplessi, ma non me ne viene in ente altra) ne sono invece affascinato, soggiogato.
Il suono non è quello delle valvole nel medio, né potrebbe esserlo, ma è un grande suono, un suono diverso dal tipico SS. Molto, molto bello, ma non eufonico né stereotipato.
Ritornando ad Arrau, vi dico che la collocazione in profondità del piano è superba ma anche qui non posso evitare di pensare che con un pò di acqua in più tra i due diffusori di quanto Matley sia costretto a tenere in questo ambiente, largo poco più di quattro metri, permetterebbe forse allo strumento davanti ai miei occhi di essere un pizzico più grande in larghezza. Anche l'orchestra sinfonica, che ha pressioni sonore non da prima fila, bensì da scanno del direttore, se ne avvantaggerebbe.
Rimane da dirvi dell'acuto, ma ora ceno