Devi contare che per me è così anche per l'opera lirica: per me il periodo migliore va dalla fine del '600 (Cavalli) a Rossini (circa 1820-1830). Nel pianoforte mi fermo infatti appena "dopo", a Chopin, che può essere considerato al piano l'equivalente di Bellini e Donizetti in opera. Però mentre Bellini, Donizetti e Verdi li amo comunque, oltre Chopin non sopporto nessuno dei romantici o dei pre-romantici, o dei loro successori.
Perché?
Perché io trovo la musica settecentesca e primo ottocentesca di una bellezza stilizzatissima, un pò astratta ma altamente poetica. Di grande ricercatezza timbrica. Molto strutturata e canonizzata nella forma, ma capace comunque di esprimere il sentimento e l'emozione anche grazie alla sua struttura. La musica barocca e pre-romantica, inoltre, è catartica.
Col romanticismo, invece, si passa dal gusto del bello al gusto dell'espressivo. Dalla catarsi al crogiolamento nel realismo e nel grido, nel dramma, nell'effusione travolgente. Meno stilizzazione, meno poesia, più prosa, più dramma. Ed in più la pesantezza (ovviamente a mio modo di vedere) del concetto dell'uomo come votato alla sofferenza, allo strazio, ed incapace di gestire il mondo, vittima degli eventi. Laddove il settecento mette l'uomo (e tutti i suoi aspetti) al centro del mondo, artefice delle sue sorti (pur con tutti i guazzabugli del caso).
Il settecento celebra la vita, ricercando la sua dignità nel piacere che l'uomo può trarne vivendola. E quindi rispetta la morte, perché è la morte che spinge a vivere bene la vita. L'ottocento celebra la morte come momento unico in cui l'uomo può raggiungere la pace da una vita infelice, la morte è madre pacifica che permette all'uomo un'eternità di letizia, e per guadagnarsela occorre l'ascetismo e la privazione dai piaceri in vita.....
...io sono un edonista, quindi un uomo del settecento......