Edmond ha scritto: Allora Vito, vediamo di spiegarci e poi scegliamo, eventualmente, la via di un post dedicato............. Atteso che i ragionamenti sulla erogazione di potenza mi stanno bene, ti evidenzio:
1. mi sfugge cosa voglia dire "un disco con 12 dB di dinamica"..... Spiegami cosa intendi, perchè non trovo il riferimento...........;
Un disco che tra i segnali di livello più basso ed i segnali di livello (volume) più alto al suo interno incisi conta un dislivello di 12 db. Cioé il naturale concetto di dinamica di una registrazione... cosa non ti torna?
Edmond ha scritto:2. riguardo alle tue considerazioni sul raggiungimento della potenza massima erogabile dall'amplificatore, ti ricordo che esistono molteplici amplificatori capaci di erogare in regime impulsvo potenze anche doppie di quella nominale, così come ne esistono molti (soprattutto valvolari) che erogano in regime impulsivo la medesima potenza o, addirittura meno), con risultati fortemente dipendenti anche dall'impedenza di carico......... Torno quindi al discorso inziale: non è un problema di raggiungimento della potenza massima dell'ampli, quanto una sua incapacità di gestire potenze elevate in regime impulsivo........ L'ampli, quindi, si siede drammaticamente perchè più di così non è in grado di erogare...............;
Tutti i miei ragionamenti, è ovvio, sono legati alla presenza di un carico resistivo all'amplificatore. Se il carico non è resistivo ma induttivo o capacitivo le cose si complicano, ma non è affatto detto che la potenza dell'ampli aumenti, anzi. In caso di carico capacitivo la potenza può anche sensibilmente ridursi. Ovviamente nel mio caso, per semplicità di valutazione, non potevo considerare tutti i casi possibili, no?
Si parlava quindi di amplificatore ideale al cospetto di carico resistivo. Quelle che cioé dovrebbero essere le condizioni di lavoro ideali per qualunque amplificatore.
In secondo luogo: è vero che gli amplificatori possono avere in regime impulsivo una erogazione in corrente più alta che in regime continuo. Questo dipende da due casi:
Caso A) Alimentazione non sovrabbondante della circuitazione finale (rispetto alle capacità di erogazione - e quindi assorbimento - delle sezioni di potenza), e che quindi condiziona (in negativo) l'erogazione in regime continuo dell'ampli ma non quella in regime impulsivo. Anche qui, mi sono permesso di considerare l'ampli di cui parlavo come un ampli con alimentazione degli stadi finali "tosta", come accade negli amplificatori migliori, capaci quindi di erogare in regime continuo una potenza di poco o nulla inferiore a quella in regime impulsivo.
Caso B) Naturale capacità per brevi frazioni di secondo (anche in condizioni ideali di alimentazione) da parte dell'ampli - sia esso valvole e transistor - di fornire potenze superiori a quelle di targa. Si tratti di valvole o transistor però, e tantopiù se si parla di transistor, la distorsione prodotta dall'ampli in queste condizioni di lavoro è notevole, del tutto udibile, ed è quella che provoca: riduzione della qualità dello stage virtuale, produzione di armonici in gamma acuta (transistor) o preponderanza spaventosa di armonici intorno alla fondamentale (valvole) con alterazioni timbriche del messaggio sonoro riprodotto, durezza a tutte le frequenze. Bada bene: siamo ancora estremamente lontani dal normale clipping dell'amplificatore (tantopiù con le valvole) ma il suono in termini riproduttivi è già abbondantemente compromesso. Esattamente come dice Emanuele.
Che poi molti ascoltatori non se ne accorgano, credo sia un problema di coloro che non se ne accorgono. Anzi, a volte credo che questo tipo di alterazioni timbriche di natura distorsiva a molti piacciano proprio....
Edmond ha scritto:3. andrebbero effettuate delle misure a conforto delle tue sensazioni uditive, senza le quali ho delle difficoltà ad interpretare gli indurimenti da te percepiti come una crisi di potenza dell'ampli, piuttosto che una crisi del tuo ambiente d'ascolto o del tuo apparato uditivo (che si autoprotegge, ovviamente...).
Non è un caso che ciò che citi tu assieme ad Ema faccia riferimento ad amplificazioni valvolari, le cui capacità di erogazione non sono il massimo......... Tuttavia il raggiungimento della massima erogazione di potenza da parte di un ampli valvolare è percepità come uno smussamento del messagigo sonoro e non come un indurimento dello stesso........;
Che non ci si possa intendere sulla descrizione di fenomeni riproduttivi non mi stupisce. Ma si tratta di fenomeni che avvengono con qualsivoglia amplificatore ma con pressioni sonore del tutto variabili in ragione della potenza di targa dell'ampli. Impossibile quindi sostenere si tratti di saturazione del mio ambiente d'ascolto (le mie considerazioni valgono anche quando ascolto in un negozio o a casa di altri) o di protezione del mio apparato uditivo, perché questi fenomeni con ampli da 200 watt avvengono a pressioni sonore molto superiori di quanto avviene con ampli da 50 w ma avvengono esattamente allo stesso modo. Quindi la pressione sonora, l'apparato uditivo che si protegge, o l'ambiente sonoro in ragione della pressione sonora sono ininfluenti.
A meno che non ci si stia fraintendendo terminologicamente, che gli ampli a valvole non induriscano il suono quando fatti lavorare oltre la loro potenza nominale è, purtroppo, una mera leggenda.... semmai possiamo dire che siccome non producono armonici a valanga in gamma alta come i transistor il fenomeno non è così spiacevole come con la tecnologia "concorrente"....
Edmond ha scritto:4. la questione del potenziometro proprio non mi torna........ Dipende certamente dalla sensibilità della cuffia/diffusore e dal livello di incisione del software, oltre che dal resto......... E' quindi poco sensato individuare un riferimento sulla scala dell'orologio......;
La posizione della manopola del volume in rapporto ai primi fenomeni di saturazione non ha niente a che vedere con la sensibilità della cuffia. La sensibilità della cuffia condizionerà il volume di ascolto al momento della insorgenza dei fenomeni di saturazione dell'amplificatore, ma non condiziona affatto il rapporto tra questi fenomeni e la posizione della manopola volume.
Certamente il rapporto tra posizione del volume e fenomeni di saturazione dipende invece - ma l'ho detto anch'io, forse ti è sfuggito perché ho scritto come sempre molto - dal livello di registrazione del software. Ma se prendiamo come punto di partenza che qualunque software contenente programmi ad alta dinamica (orchestra sinfonica ad esempio) sfrutti la dinamica permessa dal media (e quindi picchi massimi posti poco al di sotto o per nulla al di sotto degli 0db digitali), e che bassi volumi di registrazione digitali comportano un peggioramento della resa sonora, vedi bene che solitamente - a parte certo casi esistenti ma non poi frequentissimi - si finisce (a parità di programma inciso: orchestra, complesso rock, complesso jazz, cameristica, ecc. ecc.) a posizionare la manopola del volume in posizioni che finiscono per essere ripetibili e non troppo difformi tra loro. Anzi: quando capita il disco che richiede una posizione del volume insolita ce ne rendiamo subito conto: perché si tratta di casi piuttosto limitati sul grande numero.
Edmond ha scritto:Giusto per fare una prova ho collegato il WEE al mio finale per la via bassa dei diffusori (250 W per canale RMS, potenza in regime impulasivo su 8 Ohm 320W). Ebbene, il potenziometro del pre è a ore 11, a parità di lettore CD..........
Questo vuol dire che la sensibilità della tua catena di amplificazione composta dal tuo pre + il tuo amplificatore di potenza per la via bassa del tuo impianto (mi complimento con te, deve essere un buon amplificatore perché come vedi la distanza tra potenza continua e potenza impulsiva su 8 ohm è di meno di 1 decibel) è molto inferiore ai 200 mV che sono il valore di sensibilità medio per un ampli integrato. Questo potrebbe essere legato sia ad una bassa sensibilità del pre o - forse più probabile - ad una precisa regolazione della sensibilità dell'amplificatore per la gamma bassa dei tuoi diffusori (qualora questa regolazione esista) o ad una sua intrinseca sensibilità inferiore alla media.
va detto che nel caos di pre+finali il discorso si complica ulteriormente rispetto alla situazione di ampli integrati: oltre alla sensibilità in ingresso del pre entra in gioco la sua tensione d'uscita e la sua impedenza d'uscita, nonché l'impedenza di ingresso del finale e la sua sensibilità. Inoltre entrano in gioco anche la posizione degli eventuali controlli di volume presenti sul finale. Quindi in questo ambito si può generalizzare ancor meno che con gli ampli integrati: infatti è per questo che ho finora parlato di integrati e non di situazioni pre+finale.
Purtroppo questo non è il caso né dell'amplificatore di Emanuele, né di quello di Valentino, né di quello di Sal. Ma non invalida in nulla tutto il mio ragionamento precedente. Dimostra solo che quella catena di amplificazione (quella usata da te in questa prova) ha una sensibilità sensibilmente più bassa della media delle amplificazioni integrate presenti sul mercato. Punto.
nel mio caso (Graaf GM50) l'ingresso sbilanciato dichiara una sensibilità più bassa della media (500 mV) ma è dichiarata per l'ingresso sbilanciato: Dall'ingresso sbilanciato visto che la tensione si raddoppia dovremmo pensare a 250 mV? Qui veramente non saprei dire, magari qualcuno mi aiuti. In compenso l'Accuphase è ben oltre i 2 volt di uscita che ho indicato nella mia generalizzazione e ne dichiara ben 2,5.
Ripeto: staremo a vedere e metterò al corrente tutti sul risultato della mia prova.
Bada poi bene Giorgio: le mie sono
generalizzazioni, non sono e non possono essere leggi ferree, matematiche, perché ci sono troppe variabili. Quindi come generalizzazioni vanno prese: sono osservazioni indicative di una realtà che si può discostare più o meno fortemente da quella di cui parlo ma non sono assurdità campate in aria e molte situazioni d'uso gireranno intorno a queste generalizzazioni con un grado di approssimazione non proprio ridicolo.
... che dici, basta così?....