Siamo prossimi al Natale e, restrizioni Covid permettendo, i pusher di vinile cercheranno senz’altro d’esporre il meglio della loro mercanzia, nei negozi, nei mercatini, on line. Ovviamente, molti vinili saranno stampe “made in Italy” e può capitare di trovare lo stesso titolo in edizioni diverse.
Faccio un solo esempio, giusto per capirci: Neil Young, ‘Harvest’; trovo due stampe, una ‘Ricordi’, l'altra ‘Wea’; Che fare?
Naturalmente, la prima mossa è quella di andare col cellulare su ‘ Discogs’ e scorrere le edizioni in modo di capire quale è la meno recente. Nel caso di specie, ‘Discogs’ aiuta, perché l’elenco riporta, giustamente, l’edizione Ricordi come precedente quelle - sì, ce n’è più d’una - della subentrante WEA.
Ma non sempre ‘Discogs’ è così esaustivo; a volte l’edizione nelle proprie mani non è riportata, oppure le indicazioni sono mancanti - succede abbastanza spesso - o sono poco chiare e in qualche modo sbagliate - più raramente, per fortuna, ma può capitare .
Ecco una breve guida che può aiutare a districarsi utilizzando il codice dei diritti depositati, sempre presente nelle etichette “made in Italy” e che ha una datazione precisa; precisa, naturalmente, come tutte le datazioni che si basano sull’osservazione delle etichette: i momenti di passaggio non hanno una data …scolpita nella pietra .
Lo schema non è il vangelo, mi sembra persino stucchevole doverlo scrivere, ed è suscettibile di correzioni e/o integrazioni che saranno benvenute. Ovviamente, si basa su anni e anni di “caccia al vinile” e di tanti confronti con venditori, appassionati e…chi più ne ha più ne metta.
BIEM: 1960? - 1966/67
E’ l’acronimo di Bureau International des Sociétés Gérant les Droits d’Enregistrement et de Reproduction Mécanique. L’Italia, come altri paesi europei, utilizza questa sigla a partire da
... senza dubbio dagli inizi degli anni ’60 fino a circa il 1966/1967.
Qui la mia copia di
nella prima stampa italiana a opera della 'Celson'. 'Discogs' non data questa edizione ma descrive la 'Celson' così:
"Celson label brand was re-activated in the Autumn of 1960 to the Autumn of 1962.
It was based in Via Ariosto 28 and establishment was located in Via Pianell 21".
Quindi la mia copia, con numero di catalogo LPQ 25000 suona proprio come il disco d'esordio della rinata 'Celson' che era stata attiva tra il 1948 e il 1951.
Da notare che la casamadre 'Prestige' non inviò un nastro in Italia ma direttamente un laquered matrix o una metal mother con la sigla di Rudy Van Gelder!
Così riporta 'Discogs' che si prende la briga di fotografare il trail off:
"RVG etching in deadwax.
This is an original Italian pressing with matrix supplied from US Abbey Plant."
Pertanto, se vi imbattete in un vinile con BIEM in riquadro come il 'Celson' o come questo 'Atlantic':
sappiate che siete di fronte ad un vinile della prima metà degli anni sessanta.
Ovviamente, molti di questi vinili sono mono, come quello riportato qui sopra e che, lo dico en passant, suona meglio di una ristampa giapponese anni '70, anch'essa presente nei miei scaffali [tutte le foto, per comodità, sono prese da 'Discog' e riportano le stesse edizioni presenti nella mia discoteca con l'eccezione dell''Atlantic' del Modern Jazz Quartet che è proprio la mia copia fotografata da me medesimo e spiega perché preferisco ricorrere a 'Discogs' ove possibile ].
Il biennio 1966/67 è il momento di passaggio. Più che le parole chiariscono le foto di queste mie due edizioni:
Come si vede, BIEM e DR, il passato e il futuro, coesistono. Possiamo quindi considerare il 1966/7 come il momento della svolta.
BIEM / D. R.: 1967 - 1968/69
Qui può capitare di trovare, come appena visto, soprattutto per il 1967, o BIEM o D. R.
o entrambe le sigle.
Ovviamente, se si trova un vinile con la sola sigla D.R. sappiamo di trovarci di fronte una stampa della fine degli anni ’60.
Questo Verve di Stan Getz, uscito in USA nel 1963, è un 'Ricordi' del 1969 della serie Gold e ha la sola scritta D.R. Purtroppo, la foto dell'etichetta è presa da lontano, per cui, se non vedete il D.R., vi dovete fidare . Suona da Dio, come tutti i Verve Gold che ho, quindi se li trovate al prezzo giusto non lasciateveli scappare!
A partire dal 1970 subentra la nuova sigla: SIAE.
SIAE 1970 -
La caratteristica di questa nuova sigla risiede nel fatto che la stampigliatura si è imposta come timbro che accompagna la sigla semplicemente stampata sull’etichetta. Si tratta del famoso “timbro SIAE” che diventa l’elemento discriminante da prendere in considerazione per la datazione delle stampe italiane degli anni settanta.
Come il Covid 19 anche il timbro SIAE è stato soggetto nel corso del decennio a delle mutazioni nel caso di specie sono tre, eccole:
I timbro SIAE: 1970 - 1975
E’ il timbro più piccolo, con un diametro di circa 13-13,5 mm;
II timbro SIAE: 1975 - 78
Il diametro è di circa 15 mm con la scritta SIAE che, come nel I Timbro, occupa l’intero cerchio interno.
III timbro SIAE: 1978/79 -
Stessa dimensione del II timbro, però la scritta SIAE non occupa più interamente il cerchio centrale.
Ammetto che acquisire familiarità coi tre timbri possa richiedere uno sforzo visivo così impegnativo (talvolta l’inchiostro è appena visibile, talvolta la combinazione cromatica con l’etichetta procura il distacco della retina, ecc., ecc.) che molti audiofili possano rinunciare…prima ancora di cominciare.
E’ una scelta che, ovviamente, rispetto. Però, più spesso che no, non si tratta di tempo perso se l’obiettivo è quello di alzare la qualità d’ascolto di un determinato titolo cui si è particolarmente affezionati.
Mi è successo più d’una volta, chiacchierando con appassionati che hanno a cuore sia la cura dell’impianto sia l’amore per la musica sentir dire frasi del genere: “Però che sfxxa, dischi come “Foxtrot” proprio non suonano!”.
Ecco, “Foxtrot” dei Genesis è un esempio perfetto: le prime emissioni UK, a meno di non aver davvero la fortuna di trovare un venditore che non sa cosa ha in casa - possibilità sempre più rara - costano una fortuna; quindi la ricerca di una buona copia “made in Italy” è un buon compromesso.
La prima emissione italiana offre prestazioni musicali sempre più convincenti man mano che il livello del front end analogico sale.
La mia copia, da quando ho “abarthizzato” il mio Sondek ha fatto davvero un salto di qualità: da disco che ogni tanto ascoltavo per il puro piacere musicale si è trasformato in un gioiello musicale che mi stupisce per “come suona”.
Intendiamoci, i Genesis firmando per la ‘Charisma’ sono stati meno fortunati dei King Crimson (Island Records) o dei Gentle Giant (Vertigo); però il suo 7 in pagella la prima emissione italiana riesce a strapparlo.
E credo proprio che anche una prima emissione “made in Italy” di “Harvest” potrebbe arrivare a quel voto dignitosissimo; anzi, tenendo conto del 6,5 della mia copia italiana di fine anni ’70, credo che il disco forse più famoso di Neil Young potrebbe fare ancora meglio.
Già, ma come faccio a distinguere, sia pure con una certa qual approssimazione, se al negozio il cellulare “non prende”o al mercatino la pila si è scaricata?
Ecco che l’analisi dei timbri SIAE ci viene in aiuto.
Prendiamo la mia copia di ‘Foxtrot’.
Guardando l’etichetta troviamo in questa copia la data d’emissione P.1972 e il timbro stampato SIAE insieme a D.R., tipico dei primissimi anni settanta. Tutto ciò però non è dirimente. Quello che conta è la dimensione del timbro che deve corrispondere al primo tipo, quello più piccolo di c. 13,5 mm. Naturalmente, anche il numero di catalogo, che qui è proprio quello della prima emissione, sarebbe una prova ma, come ipotizzato, voi non lo sapete e, al momento, il vostro cellulare non vi può aiutare.
La conferma del carattere dirimente del timbro SIAE l'abbiamo guardando la mia copia di fine anni '70 di Harvest.
Qui, per fortuna, si vede bene il timbro SIAE del III tipo, adottato nel 1978/79, che sancisce la data dell'edizione; ma si vede anche bene che, per il resto, l'etichetta è rimasta la stessa di quella del 1972 con la scritta SIAE /D.R. e P. 1972 che depista e illude l'acquirente!
Ripeto. Bisogna guardare il timbro!
Nella mia copia di “Foxtrot” ho timbro del I tipo e quindi so che ho una copia stampata tra il 1972 e il 1975 e quindi, mal che vada, una “early italian pressing”.
Al contrario, nella mia copia di “Harvest” trovo il timbro del terzo tipo, che certifica uno stampaggio post 1978/9. Sei, sette anni di ritardo con un disco di successo come “Harvest” significano migliaia di copie come minimo e quindi decine e decine di stamper successivi. E stamper che si susseguono significano impoverimento del suono!
Insomma, internet in generale e ‘Discogs’ in particolare sono una grande risorsa ma i vecchi trucchi del mestiere del cacciatore di vinile possono fare sempre comodo per migliorare la qualità sonora della vostra discoteca.
Buona caccia al vinile.
PS Mi scuso per la foto di 'Foxtrot' presa da 'Discogs' dove il timbro non è riconoscibile. Nella mia copia, dal vivo, il timbro è chiaramente identificabile come quello piccolo del I tipo. Magari provo a fare una foto.
Faccio un solo esempio, giusto per capirci: Neil Young, ‘Harvest’; trovo due stampe, una ‘Ricordi’, l'altra ‘Wea’; Che fare?
Naturalmente, la prima mossa è quella di andare col cellulare su ‘ Discogs’ e scorrere le edizioni in modo di capire quale è la meno recente. Nel caso di specie, ‘Discogs’ aiuta, perché l’elenco riporta, giustamente, l’edizione Ricordi come precedente quelle - sì, ce n’è più d’una - della subentrante WEA.
Ma non sempre ‘Discogs’ è così esaustivo; a volte l’edizione nelle proprie mani non è riportata, oppure le indicazioni sono mancanti - succede abbastanza spesso - o sono poco chiare e in qualche modo sbagliate - più raramente, per fortuna, ma può capitare .
Ecco una breve guida che può aiutare a districarsi utilizzando il codice dei diritti depositati, sempre presente nelle etichette “made in Italy” e che ha una datazione precisa; precisa, naturalmente, come tutte le datazioni che si basano sull’osservazione delle etichette: i momenti di passaggio non hanno una data …scolpita nella pietra .
Lo schema non è il vangelo, mi sembra persino stucchevole doverlo scrivere, ed è suscettibile di correzioni e/o integrazioni che saranno benvenute. Ovviamente, si basa su anni e anni di “caccia al vinile” e di tanti confronti con venditori, appassionati e…chi più ne ha più ne metta.
BIEM: 1960? - 1966/67
E’ l’acronimo di Bureau International des Sociétés Gérant les Droits d’Enregistrement et de Reproduction Mécanique. L’Italia, come altri paesi europei, utilizza questa sigla a partire da
... senza dubbio dagli inizi degli anni ’60 fino a circa il 1966/1967.
Qui la mia copia di
nella prima stampa italiana a opera della 'Celson'. 'Discogs' non data questa edizione ma descrive la 'Celson' così:
"Celson label brand was re-activated in the Autumn of 1960 to the Autumn of 1962.
It was based in Via Ariosto 28 and establishment was located in Via Pianell 21".
Quindi la mia copia, con numero di catalogo LPQ 25000 suona proprio come il disco d'esordio della rinata 'Celson' che era stata attiva tra il 1948 e il 1951.
Da notare che la casamadre 'Prestige' non inviò un nastro in Italia ma direttamente un laquered matrix o una metal mother con la sigla di Rudy Van Gelder!
Così riporta 'Discogs' che si prende la briga di fotografare il trail off:
"RVG etching in deadwax.
This is an original Italian pressing with matrix supplied from US Abbey Plant."
Pertanto, se vi imbattete in un vinile con BIEM in riquadro come il 'Celson' o come questo 'Atlantic':
sappiate che siete di fronte ad un vinile della prima metà degli anni sessanta.
Ovviamente, molti di questi vinili sono mono, come quello riportato qui sopra e che, lo dico en passant, suona meglio di una ristampa giapponese anni '70, anch'essa presente nei miei scaffali [tutte le foto, per comodità, sono prese da 'Discog' e riportano le stesse edizioni presenti nella mia discoteca con l'eccezione dell''Atlantic' del Modern Jazz Quartet che è proprio la mia copia fotografata da me medesimo e spiega perché preferisco ricorrere a 'Discogs' ove possibile ].
Il biennio 1966/67 è il momento di passaggio. Più che le parole chiariscono le foto di queste mie due edizioni:
Come si vede, BIEM e DR, il passato e il futuro, coesistono. Possiamo quindi considerare il 1966/7 come il momento della svolta.
BIEM / D. R.: 1967 - 1968/69
Qui può capitare di trovare, come appena visto, soprattutto per il 1967, o BIEM o D. R.
o entrambe le sigle.
Ovviamente, se si trova un vinile con la sola sigla D.R. sappiamo di trovarci di fronte una stampa della fine degli anni ’60.
Questo Verve di Stan Getz, uscito in USA nel 1963, è un 'Ricordi' del 1969 della serie Gold e ha la sola scritta D.R. Purtroppo, la foto dell'etichetta è presa da lontano, per cui, se non vedete il D.R., vi dovete fidare . Suona da Dio, come tutti i Verve Gold che ho, quindi se li trovate al prezzo giusto non lasciateveli scappare!
A partire dal 1970 subentra la nuova sigla: SIAE.
SIAE 1970 -
La caratteristica di questa nuova sigla risiede nel fatto che la stampigliatura si è imposta come timbro che accompagna la sigla semplicemente stampata sull’etichetta. Si tratta del famoso “timbro SIAE” che diventa l’elemento discriminante da prendere in considerazione per la datazione delle stampe italiane degli anni settanta.
Come il Covid 19 anche il timbro SIAE è stato soggetto nel corso del decennio a delle mutazioni nel caso di specie sono tre, eccole:
I timbro SIAE: 1970 - 1975
E’ il timbro più piccolo, con un diametro di circa 13-13,5 mm;
II timbro SIAE: 1975 - 78
Il diametro è di circa 15 mm con la scritta SIAE che, come nel I Timbro, occupa l’intero cerchio interno.
III timbro SIAE: 1978/79 -
Stessa dimensione del II timbro, però la scritta SIAE non occupa più interamente il cerchio centrale.
Ammetto che acquisire familiarità coi tre timbri possa richiedere uno sforzo visivo così impegnativo (talvolta l’inchiostro è appena visibile, talvolta la combinazione cromatica con l’etichetta procura il distacco della retina, ecc., ecc.) che molti audiofili possano rinunciare…prima ancora di cominciare.
E’ una scelta che, ovviamente, rispetto. Però, più spesso che no, non si tratta di tempo perso se l’obiettivo è quello di alzare la qualità d’ascolto di un determinato titolo cui si è particolarmente affezionati.
Mi è successo più d’una volta, chiacchierando con appassionati che hanno a cuore sia la cura dell’impianto sia l’amore per la musica sentir dire frasi del genere: “Però che sfxxa, dischi come “Foxtrot” proprio non suonano!”.
Ecco, “Foxtrot” dei Genesis è un esempio perfetto: le prime emissioni UK, a meno di non aver davvero la fortuna di trovare un venditore che non sa cosa ha in casa - possibilità sempre più rara - costano una fortuna; quindi la ricerca di una buona copia “made in Italy” è un buon compromesso.
La prima emissione italiana offre prestazioni musicali sempre più convincenti man mano che il livello del front end analogico sale.
La mia copia, da quando ho “abarthizzato” il mio Sondek ha fatto davvero un salto di qualità: da disco che ogni tanto ascoltavo per il puro piacere musicale si è trasformato in un gioiello musicale che mi stupisce per “come suona”.
Intendiamoci, i Genesis firmando per la ‘Charisma’ sono stati meno fortunati dei King Crimson (Island Records) o dei Gentle Giant (Vertigo); però il suo 7 in pagella la prima emissione italiana riesce a strapparlo.
E credo proprio che anche una prima emissione “made in Italy” di “Harvest” potrebbe arrivare a quel voto dignitosissimo; anzi, tenendo conto del 6,5 della mia copia italiana di fine anni ’70, credo che il disco forse più famoso di Neil Young potrebbe fare ancora meglio.
Già, ma come faccio a distinguere, sia pure con una certa qual approssimazione, se al negozio il cellulare “non prende”o al mercatino la pila si è scaricata?
Ecco che l’analisi dei timbri SIAE ci viene in aiuto.
Prendiamo la mia copia di ‘Foxtrot’.
Guardando l’etichetta troviamo in questa copia la data d’emissione P.1972 e il timbro stampato SIAE insieme a D.R., tipico dei primissimi anni settanta. Tutto ciò però non è dirimente. Quello che conta è la dimensione del timbro che deve corrispondere al primo tipo, quello più piccolo di c. 13,5 mm. Naturalmente, anche il numero di catalogo, che qui è proprio quello della prima emissione, sarebbe una prova ma, come ipotizzato, voi non lo sapete e, al momento, il vostro cellulare non vi può aiutare.
La conferma del carattere dirimente del timbro SIAE l'abbiamo guardando la mia copia di fine anni '70 di Harvest.
Qui, per fortuna, si vede bene il timbro SIAE del III tipo, adottato nel 1978/79, che sancisce la data dell'edizione; ma si vede anche bene che, per il resto, l'etichetta è rimasta la stessa di quella del 1972 con la scritta SIAE /D.R. e P. 1972 che depista e illude l'acquirente!
Ripeto. Bisogna guardare il timbro!
Nella mia copia di “Foxtrot” ho timbro del I tipo e quindi so che ho una copia stampata tra il 1972 e il 1975 e quindi, mal che vada, una “early italian pressing”.
Al contrario, nella mia copia di “Harvest” trovo il timbro del terzo tipo, che certifica uno stampaggio post 1978/9. Sei, sette anni di ritardo con un disco di successo come “Harvest” significano migliaia di copie come minimo e quindi decine e decine di stamper successivi. E stamper che si susseguono significano impoverimento del suono!
Insomma, internet in generale e ‘Discogs’ in particolare sono una grande risorsa ma i vecchi trucchi del mestiere del cacciatore di vinile possono fare sempre comodo per migliorare la qualità sonora della vostra discoteca.
Buona caccia al vinile.
PS Mi scuso per la foto di 'Foxtrot' presa da 'Discogs' dove il timbro non è riconoscibile. Nella mia copia, dal vivo, il timbro è chiaramente identificabile come quello piccolo del I tipo. Magari provo a fare una foto.
Ultima modifica di Bertox il Mar Nov 30 2021, 13:09 - modificato 1 volta.