Da carloc Sab Feb 27 2021, 22:13
All'inizio dei miei ascolti ho, volutamente, ascoltato il Muddy Waters utilizzando i suoi Step UP interni in rame. I risultati dell'ascolto sono stati davvero notevoli. Le qualità del Muddy Waters sono emerse subito in tutta la loro grandiosità. Si grandiosità perché, qualora non si fosse capito, il Muddy Waters è un pre phono di livello veramente alto che se la gioca alla grande con i migliori stadi phono sul mercato.
Basandomi su questi primi ascolti mi sono chiesto se servisse effettivamente un SUT esterno e cosa potesse eventualmente migliorare.
Ebbene il SUT Triple Gain risulta essere un sensibile passo avanti rispetto al pur buono SUT interno del MW.
Regolato il MW sull'ingresso MM e collegato il SUT Triple Gain ho avuto la netta impressione che la musica fluisse ancora più naturale e con una maggiore raffinatezza. Il suo apporto incide anche sulla ricostruzione del palcoscenico, più ampio e con gli strumenti stabili e ben posizionati, facilmente individuabili.
L'inserimento del SUT nella catena fono non ha prodotto l'aumento di ronzii o incompatibilità con gli altri componenti segno che la schermatura del trasformatori, prima, e lo chassis in Ergal, fanno il proprio dovere.
Il fatto di disporre di 3 ingressi con rapporti di trasformazione differenti lo rende praticamente onnivoro. Mentre vi scrivo sto ascoltando (udite udite!) la mia Benz Micro Ruby III Open Air collegata all'ingresso 1:12 e (blasfemia) suona correttissima!
E' il primo SUT che trovo andare bene con le Benz che notoriamente hanno delle forme di idiosincrasia per questo tipo di collegamento.
Mi sembra di poter affermare, da quello che sto ascoltando, che si tratti du uno dei migliori SUT in circolazione. Che io ricordi, non ho ascoltato SUT Ortofon, Uesugi, Denon che suonassero meglio. Peraltro la prova si sta svolgendo in contemporanea con la presenza nel mio impianto della favolosa testina HANA Umami Red.
L'accoppiata Prephono/SUT - HANA è strabiliante. Solo ascoltare come viene ricostruita la scena sonora da i brividi. Parafrasando Gino Paoli, "la mia stanza non ha più pareti" tanto è grande la ricostruzione. Al contempo gli strumenti, in questo enorme palcoscenico, vengono riprodotti delle dimensioni corrette e con una naturalezza che è difficile trovare.
Soprattutto il pianoforte, lo strumento più difficile da riprodurre è semplicemente naturale, li davanti a me che suona. Si possono sentire tutte le note con la loro ricchezza armonica che si spandono per la stanza. Veramente siamo a livelli altissimi per un sistema di riproduzione analogico.
Devo dare merito a Stefano Buttafoco di aver realizzato un vero gioiello.
Bravo Stefano!