Provo a buttar giu delle considerazioni sulla Titano, dopo 2 giorni di full immersion di ascolti fatto di confronti incrociati tra ampli e cuffie.
Da una parte il Riveira Aic10 e dall'altra il Peyote Megahertz, uno un single ended in classe A e l'altro un ampli bilanciato con uscita a trasformatori in classe A/B.
Per le cuffie, i confronti li ho fatti con la 909, la Grado gs2000e e la Abyss Diana phi, due dinamiche diverse nel modo di suonare ed una ortodinamiche che vabbè, costa il doppio ma condivide con la Titano una costruzione tutta in metallo che pero' fornisce un peso minore ed un comfort molto più elevato.
Cosa ha la Titano di interessante e di unico?
Prima di tutto, la gamma bassa, veramente il punto di forza di questa cuffia su cui si costruiscono poi delle prestazioni complessive di assoluto interesse per il sottoscritto, anche se ci sono alcuni limiti, di cui dopo parleremo.
La gamma bassa, come dicevo, è granitica, come più non si potrebbe, lo smorzamento del sub basso è perfetto e questo permetto una velocità,un impatto, che altre cuffie semplicemente si sognano.
Questo basso perfetto si evidenzia sia con la musica elettronica, dove il punch mi ricorda quello che sentivo una trentina di anni fa quando bazzicavo nei locali di Napoli mettendo dischi da dj, gli impianti erano perlopiu' JBL, caricati a tromba, bassi compresi, dove usciva un basso secco e teso, impattante fisicamente e capace di escursioni dinamiche infinite!
Non solo l'elettronica, ma anche il più nobile jazz, trae un giovamento incredibile dalla riproduzione, oserei dire "fedele", della Titano.
Ho incominciato a sentire in modalità random, brani che conosco a menadito dalla libreria di Qobuz prima, e poi alcuni cd che utilizzo ormai da anni col mio fidato :sdacf: Digidrive, e debbo dire che la sensazione è rimasta sempre la stessa, il basso è bello bello bello!
La meraviglia continua con la riproduzione sia del pianoforte che di strumenti a corda, ma quelli di grossa dimensione, sui violini, secondo me, manca un po' di spinta sulle acute, un po' di apertura e di aria che gli danno quel senso di spazialità.
Il classico trio jazz di Keith Jarrett, su Qobuz c'è ne a quantità ed in risoluzioni 24/88 o 24/96, è di una bellezza incredibile, raro sentire quel pianoforte riprodotto cosi bene, raro sentire risuonare il legno del contrabasso di Holland o l'acciaio dei piatti di DeJonette con un grande realismo, alla Raal per intenderci.
Dove la cuffia pecca un po' e sul lato headstage, i pad piccoli, parlo del lato interno, fanno si che il suono sia molto diretto, anche se il pad è leggermente angolato, non accresce di molto la spazialità, del resto le prestazioni di cui sopra, si ottengono anche perché il suono è diretto, un headstage più esteso, come quello della gs2000e, porta ad un inevitabile allontanamento dei suoni con la conseguenza di ridurre la fisicità degli stessi.
La gamma alta e presente e oserei definirla corretta, ma noto un decadimento sulle altissime che ne penalizzano l'ariosità, anche se questo ti permette di ascoltare qualsiasi genere, anche a volume alto senza la minima sensazione di fatica di ascolto, se non quella dettata dalla forte pressione dei pad sul cranio, cosa che nel mio caso è abbastanza evidente.
Nota positiva anche sulle prestazioni del driver, capace di escursioni dinamiche enormi senza il minimo accenno di compressione, siamo al livello delle top, 909 e Diana phi, la costruzione meccanica, che tanto sta a cuore a Ricci, ha una sua efficacia, qui c'è un gran motore con una costruzione maniacale, scordatevi il driver Grado delle prime realizzazioni Spirit Labs, qui siamo su un altro pianeta.
In conclusione dico che questa cuffia è una cuffia riuscita, per costruzione e suono, un po' meno per il comfort, magari si puo' smollare un po' di più l'headband riducendo la pressione sul cranio, ma non essendo mia, non ho voluto nemmeno pensarci a fare prove in tal senso, al proprietario risulta comod,a per cui questo è un aspetto del tutto soggettivo.