mantraone ha scritto: briciola ha scritto: Acutus ha scritto:Personalmente faccio un distinguo tra generi.
Un conto è il pop rock anni 60-80 tutto analogico che ha senso sentire su vinile. Il rumore non è percepibile come sulla classica, l'impastamento è il benvenuto, la distorsione si somma a quella già presente nella registrazione, l'usura dei solchi contribuisce ad arrotondare il suono abbassando i medio alti. Insomma è un risultato coerente con quella ricerca di calore e punch che si adatta ai generi un pò grezzi ed aggressivi di loro. Se parliamo di musica classica e operistica viceversa non riesco a non pensare ad una superiorità intrinseca del digitale per bassa distorsione, silenziosità, riproduzione stereo delle frequenze inferiori ai 200 hz (cosa che non avviene nel vinile), maggiore estensione etc...
o forse no, ho letto, non ricordo dove, una recente dichiarazione di Accardo dove diceva che per lasciare ai posteri una sua opera come testimonianza del suo valore l'avrebbe sicuramente incisa su vinile
a mio avviso [OT]
Qui però si pone il problema dell'archiviazione che ha poco a che fare con la qualità sonora.
Lo stesso Vaticano archivia documenti e libri su particolari pergamene che consentono una durevolezza superiore alla carta.
Da ex-informatico nel 2023 direi che se il CD rippato è salvato su più copie su server diversi e in regioni diverse del globo si dovrebbe essere ragionevolmente al sicuro.... Certo in caso di guerra termonucleare e ritorno della glaciazione, scenario Mad Max per intenderci il supporto fisico sarebbe ugualmente raccomandabile....
ma ripeto è un'altro tema rispetto a quello del 3D
La dichiarazione di Accardo non era per niente riferita alla durata del supporto, ma proprio alla qualità sonora
Accardo: "Torno al vinile suona meglio dell'I-pod"
Il grande violinista testimonial d'eccezione del Gran Galà dell'Alta Fedeltà, che si svolge domani e domenica a Rho
Da uno che possiede uno Stradivari e un Guarneri del Gesù, ci si potrebbe aspettare che guardi dall'alto in basso gli impianti stereo di ultima generazione e le diavolerie tecnologiche esposte al Gran Galà dell'Alta Fedeltà. Invece Salvatore Accardo è un appassionato dell'ascolto di qualità, dal vivo, in sala da concerto, come riprodotto da un buon giradischi nel salotto di casa. Al punto da essere il testimonial d'eccezione di questa edizione, dove il grande violinista arriverà domenica mattina per incontrare il pubblico. Ma la mostra gli dedica anche una sala dove vedere e ascoltare la sua esecuzione delle Quattro Stagioni di Vivaldi, registrata all'Auditorium il 15 ottobre e diventata un vinile ad altissima fedeltà per Foné, etichetta che organizza la manifestazione.
Perché ha scelto di tornare a incidere in vinile?
«È il supporto acustico più fedele, riporta esattamente il suono com'è, il più vicino possibile alla musica dal vivo.
Negli ultimi anni si è persa la cultura del suono: tutte queste tecnologie nuove, il digitale e gli mp3, sono quanto di meno musicale esista».
Perché?
«Il suono viene compresso in maniera pazzesca, non c'è più aria, si perde il calore. E si usano troppi microfoni».
Non danno profondità?
«Macché. Noi ascoltiamo con due orecchie. Con dieci o venti microfoni, le orecchie sono molte di più. E se dobbiamo riprodurre il suono come lo sentiamo dal vivo, non ci siamo.
Nemmeno le sue due gemelle di nove anni, native digitali, sono riuscite a convertirla?
«Per ora no (ride). Cerco di abituarle ad ascoltare musica nel modo più fedele, con i vinili, al massimo i cd, ma di qualità: i migliori sono quelli che riportano i vinili, l'analogico è sempre superiore al digitale».
Torniamo al vinile. Lo si era abbandonato per il cd, accusandolo di "gracchiare".
Ora vive un revival.
«Spero che i giovani, riscoprendoli, ritrovino la cultura del suono. E poi sono belli, con quelle copertine grandi e il profumo del vinile.
Quanto al gracchiare, dipende da come si tengono. Io ne ho seimila e più nel mio studio di Porta Venezia, e nessuno salta o gracchia».
Una bella collezione.
«E, cosa straordinaria, a differenza di molti collezionisti che li comprano e li mettono sullo scaffale, io li ho ascoltati tutti. Senza catalogarli, quello che cerco vado e lo prendo a colpo sicuro. Li ho tutti in testa».
Ho trovato l'intervista di Accardo, non è tanto recente (su Repubblica del 2017) ma ancora valida