La HiFiMAN HE560 è un esempio abbastanza eloquente del nuovo corso intrapreso da alcuni produttori per un mercato di nicchia come quello delle cuffie hi-end: quello del coinvolgimento diretto degli appassionati tramite i forum specializzati. E' un approccio del tutto opposto a quello a cui siamo stati abituati finora, basti pensare a marchi storici come Sennheiser o AKG, che sono un riferimento per la grande massa dei consumatori, quella che fa la maggioranza e che frequenta i centri commerciali invece dei forum su internet.
Ma il mercato unico mondiale è talmente vasto da lasciare ampio margine anche a quei produttori che, fiutato l'affare, si sono fiondati su un settore in fase espansiva, il cui cliente tipo è abbastanza esigente e non si fa scrupoli a spendere un migliaio di euro per una cuffia dalle caratteristiche speciali. Nel caso di HiFiMAN, il produttore voleva essere così sicuro di soddisfare le aspettative dei clienti, che ha finito per effettuare le seguenti manovre non prive di rischi:
1) Ha inviato un prototipo della cuffia ad alcuni forumer di HeadFi, lasciando il tempo a questi ultimi di scrivere le loro impressioni e di fornire eventuali proposte per migliorare il prodotto;
2) Ha iniziato la produzione di quella che evidentemente era una pre-serie, attivando gli ordini e i pagamenti direttamente sul sito di HiFiMAN (evitando quindi gli intermediari);
3) Ha atteso le opinioni dei primi veri acquirenti;
4) Ha interrotto la produzione per modificare alcuni dettagli della cuffia in base al feedback ricevuto sul forum, anche se non si trattava di veri e propri difetti;
5) Ha ripreso la produzione della cuffia in versione definitiva, sostituendo gli esemplari già venduti o rimborsando gli acquirenti.
Tutto questo, solo qualche anno fa, sarebbe stato impensabile. Fa molto riflettere il modus operandi di questi produttori attuali: ve la immaginate la Sennheiser che modifica la HD800 in corsa, dopo averla già venduta?
Anche se una storia simile può sembrare terribile, e avere il potenziale distruttivo di una bomba nucleare sulla credibilità del produttore, non è però sufficiente a sminuire i risultati raggiunti. Innanzitutto, e questo lo posso dire senza timore di essere smentito, la HE560 è una cuffia davvero riuscita. In secondo luogo, tutte le modifiche fatte in corso d'opera hanno riguardato aspetti secondari, a parte forse i pads (di cui parleremo in dettaglio): il trasduttore, ovvero il motore della cuffia, l'elemento fondamentale e più delicato, non è stato oggetto di variazioni (meno male, dico io). Il trasduttore della HE560 si è rivelato infatti davvero di altissima qualità, in grado di restituire una riproduzione spettacolare. Ma di questo, e dei risultati all'ascolto, ne parleremo in seguito.
Ora invece cerchiamo di capire quali modifiche sono state apportate alla cuffia nel corso di questi mesi, e soprattutto i passi avanti compiuti da HiFiMAN rispetto ai modelli precedenti.
La storia della HE560, parte seconda
Questa che vedete sotto è la HE560 prima versione, corrispondente ai preordini fatti lo scorso mese di marzo 2014:
(foto ripresa da Headfi.org)
Si notano le seguenti innovazioni rispetto ai modelli precedenti:
1) coppe in legno pieno (teak), invece che in metallo o plastica;
2) headband e archetto separati, stile Stax;
3) pads in finitura ibrida pelle/velluto;
4) connettori leggermente angolati rispetto alla verticale.
Rimane inalterata la struttura di base delle coppe, che mantengono la stessa griglia posteriore di metallo traforato, lo stesso attacco per i pads e lo stesso connettore dei modelli precedenti.
Gli obiettivi di HiFiMAN erano una riduzione consistente del peso, un comfort superiore e, ovviamente, una qualità sonora superlativa, resa possibile dal trasduttore di nuova progettazione che ha la membrana molto più sottile e leggera rispetto ai trasduttori precedenti.
Quindi, può sembrare paradossale il fatto che la cuffia poi andata realmente in produzione non sia quella visualizzata sopra, che sembra incarnare tutte le modifiche richieste dagli appassionati relative a comfort, estetica e peso. Per fortuna, quella che ora si trova nei negozi gli somiglia moltissimo. Anzi, se non fosse per un mero dettaglio estetico, si potrebbe dire che sono uguali. Ma è davvero così? Vediamo cosa è successo.
Nello scorso mese di marzo sembrava che finalmente la HE560 potesse diventare una realtà concreta, dopo il tempo passato a contemplare i prototipi nelle mani dei pochi fortunati. Ma subito dopo le prime consegne si presentavano alcuni problemi:
1) il legno utilizzato per le coppe si dimostrava più fragile del previsto, essendo presenti su alcuni esemplari delle piccole spaccature; inoltre la finitura del legno non era consistente e spesso la coppa del padiglione destro era di colore leggermente diverso dal sinistro;
2) i bracci di sostegno a semicerchio lasciavano segni di usura sulle coppe, in quanto la distanza non era sufficiente a distanziarli dal legno;
3) il diametro interno dei pads era ritenuto da alcuni insufficiente per contenere in maniera confortevole l'orecchio.
Per questi motivi Fang (il responsabile di progetto della HiFiMAN) ha deciso di bloccare la produzione e di procedere con le modifiche necessarie. Dei tre difetti, il primo era senz'altro il più problematico e non si poteva risolvere facilmente, se non aumentando la selezione dei materiali e il controllo di qualità (aumentando così notevolmente i costi) o rinunciando del tutto al legno. Fang ha deciso per una via di mezzo, e il risultato è il seguente:
Le coppe di legno sono state sostituite da coppe in resina rifinite con una striscia di ebano macassar. Il risultato estetico è coerente con quello della pre-serie, anche se alcuni potrebbero considerarlo un passo indietro rispetto alle coppe di legno pieno. A detta di Fang, tale scelta ha permesso di recuperare dello spazio interno e di migliorare lo smorzamento acustico.
La storia della HE560, terza ed ultima parte
Anche se le coppe di legno pieno avrebbero certamente avuto il loro fascino, trovo l'aspetto di quelle nuove più piacevole e moderno. Finchè si tratta di una questione estetica, il giudizio è del tutto personale e soggettivo, per cui il nuovo aspetto può piacere o meno; ma è indubbio che l'uso delle plastiche permette una lavorazione migliore e più precisa - ovvero una maggiore libertà di progetto.
Certo, rimane sempre la sensazione che la retromarcia di Fang sia una specie di "ci abbiamo provato", una sorta di compromesso insomma. E infatti proprio di un compromesso si tratta. Personalmente, avrei evitato del tutto l'uso del legno, e sarei partito subito con una struttura in materia plastica di alta qualità (meglio sarebbe stata la fibra di carbonio, o l'alluminio). Il compromesso è stato siglato tra gli uomini del marketing e quelli della progettazione. Non dico che l'estetica non sia importante, dico solo che una certa estetica, quando ha il solo intento di nobilitare un prodotto, può essere controproducente e generare l'effetto contrario. Come la radica sul cruscotto, o la finta madreperla di alcuni vecchi cellulari.
Pads rolling
Avere una cuffia in legno zebrano può inorgoglire l'acquirente, ma il legno non aggiunge nulla alla qualità sonora, e nemmeno al valore intrinseco dell'oggetto. C'è invece una parte della cuffia che è insostituibile, e si tratta dei pads.
La HiFiMAN è sempre stata molto attenta all'importanza di questo elemento, talmente attenta che nella scatola della HE-6, l'ammiraglia, mette addirittura una coppia di pads di riserva, ma di tipologia diversa. La HE-6 arriva con i pads di pelle già montati, ma a corredo viene fornita anche una coppia di pads in velluto.
Perchè due tipi di pads diversi? La risposta è semplice: perchè i pads modificano in maniera determinante la risposta in frequenza di una cuffia. Questo significa che il bilanciamento tonale, il controllo sui bassi e la linearità alle alte frequenze è influenzata in maniera sostanziale dal tipo e dalla conformazione dei pads.
In genere tale influenza può essere più o meno sensibile in base al tipo di cuffia: per una cuffia chiusa è importante l'isolamento e la tenuta ermetica dei pads a contatto con la testa, e da tale tenuta spesso dipende la resa sui bassi. Per una cuffia aperta la tenuta ermetica è meno importante, mentre giocano un ruolo fondamentale lo spessore e la consistenza, non tanto per la parte a contatto con la pelle, quanto per quello che succede all'interno del padiglione stesso.
Un altro punto critico è quello della superficie di contatto tra il pad e il padiglione, che deve essere il più possibile sigillato. Tale esigenza si scontra con quella di rendere il pad sostituibile, per cui anche il sistema di aggancio ha la sua importanza. L'insieme di tutti questi dettagli, che è fondamentale per una qualunque cuffia dinamica, diventa cruciale per una cuffia con trasduttori magnetoplanari. Il motivo di questo è dettato dal fatto che tutte (beh, quasi tutte) le magnetoplanari funzionano in base al principio del cosiddetto "baffle infinito".
La storia dei pads della HE560 è abbastanza lunga: il primissimo prototipo utilizzava i classici pads in velluto, gli stessi della HE6 per intenderci, poi arrivarono quelli ibridi in pelle/velluto, e questi ultimi poi sono stati sostituiti con una versione leggermente diversa. Alla fine, visto che anche quelli per la HE-6 sono compatibili, l'elenco dei pads utilizzabili con la HE560 è il seguente:
- pads in pelle
- pads in velluto
- pads ibridi prima versione (Focus-A Pads)
- pads ibridi ultima versione (Focus Pads)
Di base, la HiFiMAN spedisce le HE560 con i nuovi Focus Pads, ma nell'ordine si può specificare quali pads si preferiscono tra Focus e Focus-A. Una caratteristica importante dei pads ibridi è che sono più spessi dietro l'orecchio, in modo da adattarsi meglio alla conformazione della testa dell'ascoltatore.
Nell'immagine sopra potete vedere un confronto tra il Focus Pads e quello di velluto della HE-6. Notate l'angolatura dello spessore del primo.
Il termine "Focus" deriva dal fatto che tali pads tendono a focalizzare meglio l'immagine restituita in cuffia. I Focus-A erano quelli della pre-serie, considerati da alcuni troppo piccoli, e questo è il motivo per cui sono stati sostituiti da quelli attuali, che però hanno anche altre piccole differenze. Innanzitutto i Focus-A non sono simmetrici, ovvero il pad sinistro può essere montato indifferentemente sul padiglione destro e viceversa, con la conseguenza che la cucitura sul bordo di un pad finisce sopra e quella dell'altro pad sotto, con un effetto estetico poco piacevole. Un'altra differenza rispetto ai Focus-A è meno visibile ma, ahimè, è ben più determinante dal punto di vista sonoro. Si tratta del bordo interno, che nei pads attuali è fatto di pelle traforata, come ben si vede nell'immagine seguente.
Quello che vedete qui sopra è il dettaglio di uno dei Focus Pads, quelli di base forniti con la cuffia. Nei Focus-A al posto della pelle traforata vi era un tessuto leggero, e per quanto questa differenza possa sembrare insignificante, in realtà fa sì che i due tipi di pads facciano suonare la cuffia in maniera abbastanza diversa.
I nuovi pads forniti con la HE560, i Focus Pads, sono estremamente morbidi e comodi. Il velluto usato per la parte che entra in contatto con la testa è diverso da quello usato per i normali pads in velluto (quelli della HE-6 e della HE500), è molto soffice, così come lo è la parte in pelle e l'imbottitura interna. Anche i Focus-A, i pads forniti con la pre-serie e ora disponibili come opzione, sono molto comodi, almeno a detta di chi ne è in possesso. I due tipi, Focus e Focus-A sono esteticamente simili, ma ciascun tipo fa suonare la cuffia in maniera diversa.
Qui sotto vedete il grafico di risposta in frequenza della HE560, con i Focus Pads forniti di serie:
(immagine ripresa da HeadFi.org)
Nel grafico è incluso l'andamento della THD, seconda terza e quarta armonica, al variare con la frequenza. Quella in giallo è la seconda armonica.
Dal grafico si può notare un andamento assai regolare della risposta dalle bassissime frequenze fino a circa 1 KHz, dopodichè la curva ha un calo veloce e si vede un buco a 2 KHz di -10 dB e subito dopo un picco a 4 KHz circa. Oltre, l'andamento è abbastanza regolare fino a 10 KHz. Il buco a 12 KHz è un artefatto della misura, diciamo che la misura è attendibile fino a 10 KHz.
Il calo a 1 KHz è quasi fisiologico e non deve essere considerato un difetto, mentre invece la brusca risalita verso i 4 KHz rappresenta un'anomalia, determinata (almeno in parte) dai pads utilizzati.
Qui sotto vedete la stessa misura, ma con i Focus-A:
Si può notare come il buco a 2 KHz e il picco a 4 KHz siano meno pronunciati. Complessivamente, questa è una risposta in frequenza migliore rispetto a quella precedente. Si noti anche come la THD, soprattutto la seconda, sia migliore in bassa frequenza con i Focus-A. Da questi grafici, sembrerebbe che i pads precedenti, quelli della pre-serie, si integrino meglio con la cuffia. E infatti parecchi acquirenti della pre-serie, dopo aver ricevuto la cuffia aggiornata con in pads nuovi, hanno notato il cambiamento sonoro con il picco a 4 KHz e hanno chiesto a HiFiMAN se era possibile avere in opzione i vecchi pads. E HiFiMAN ovviamente li ha accontentati. Per questo motivo ora si può ordinare la cuffia così come esce di serie, oppure con i Focus-A, oppure comprare i soli pads successivamente.
Ho ritenuto importante concentrare l'attenzione su questo aspetto, perchè quando qualcuno esprime la sua opinione sulla HE560 e racconta come suona, la prima domanda da fargli è: OK, ma con quali pads?
Comunque, le capacità di metamorfosi della HE560 non si fermano qui, ci aspettano diverse sorprese. Ma prima, concentriamoci su come suona appena tolta dalla scatola.
La Carla Fracci delle ortodinamiche
Appena tolta dalla scatola, la cuffia si lascia ammirare per un'estetica convincente, elegante ma nello stesso tempo priva di fronzoli. Viene fornita nella classica scatola di (finto) legno, il cui coperchio si apre a slide ed è rifinito con una lastra di alluminio su cui campeggia il nome e il logo di HiFiMAN.
La cuffia è molto leggera, a confronto con la HE6 è una piuma: 395 grammi. Ma l'effetto maggiore si ha sulla testa, una volta indossata praticamente sparisce, con i suoi pads morbidosi e il peso ben distribuito sulla larga fascia che poggia sulla testa.
Anche il cavo ha subìto un'evoluzione, non si tratta più del cavo rigido e bruttino fornito con le precedenti HE500 e HE-6, bensì di un bel cavo ricoperto in tessuto nero, morbido e soprattutto non rumoroso: esso non genera alcun effetto microfonico in cuffia.
Il jack è un bel Neutrik, mentre i connettori sulla cuffia sono i soliti utilizzati da HiFiMAN: gli SMC per cavetto RG174. Questi connettori sono utilizzati nelle connessioni a radiofrequenza, e hanno l'indubbio vantaggio di essere piccoli. Non sono però molto amati dai cuffiofili, in quanto sono scomodi da utilizzare e sostituirne uno in caso di guasto è un'impresa. HiFiMAN avrà pensato che era più importante la retro-compatibilità con i cavi già acquistati dai clienti, piuttosto che una loro evoluzione in qualcosa di più pratico.
Ma punterei di più sulle dimensioni, come motivazione stringente: minor volume viene occupato internamente e meglio è.
L'attacco del cavo ai connettori SMC è stato invece rinforzato con delle capsule di plastica, in quanto quello era un punto debole dei cavi precedenti, che tendevano ad interrompersi facilmente sul punto di saldatura, magari per una semplice strattonata.
Come si vede, il cavo non è cambiato solo esteticamente, ma è stato rivisto in quelle che sono effettivamente le caratteristiche essenziali, con un approccio razionale e logico.
Il primo ascolto
Per quanto possa sembrare strano, la HE560 non sostituisce la HE500: per questo scopo è in procinto di uscire la HE400i, che è stata tarata proprio sulla timbrica della HE500. Invece, a detta di Fang, questa HE560 dovrebbe avvicinarsi abbastanza alla HE-6, almeno timbricamente, anche se non la sostituisce. Per questo motivo, l'aspettativa su questa cuffia era molto alta. Il primo impatto è stato quello solito che si ha con le cuffie nuove: un mix tra sorpresa e delusione. Come ben sappiamo, tutte le cuffie vanno fatte suonare per un po' prima di capire come vanno, quindi ho deciso di farle fare un po' di "rodaggio" a tempo pieno, per qualche giorno.
Ma già dopo qualche ora, la cuffia era cambiata, in meglio. Per cui consiglio a tutti coloro che hanno acquistato, o acquisteranno la cuffia, di attendere un adeguato burn-in (sia fisico del componente, che psicologico) prima di esprimere un giudizio. Il cosiddetto "rodaggio" infatti non riguarda solo il prodotto che stiamo ascoltando, ma anche le nostre abitudini di ascolto, che devono acclimatarsi ad una timbrica del tutto nuova rispetto alla nostra cuffia precedente.
In teoria, se tutte le cuffie fossero perfette e vicine alla realtà, non sarebbe necessaria alcuna fase di acclimatamento; ma sappiamo bene che nessuna cuffia e nessun impianto è perfetto, e nemmeno il nostro udito lo è. Per cui la cosa migliore da fare è favorire e comprendere il cambiamento, piuttosto che ostacolarlo. Ovviamente questo è valido solo quando il prodotto rientra nei limiti di una riproduzione Hi-Fi, altrimenti il rigetto è assicurato, a prescindere da quanto rodaggio si possa fare.
La prima sorpresa della cuffia è stata sui bassi. Tutti parlavano dei bassi in maniera abbastanza confusionale, la tipica frase su Head-Fi era: "sì i bassi ci sono ma ogni tanto sembra che non ci siano", oppure "qualche volta si sentirebbe l'esigenza di un basso più in evidenza". Ebbene, se c'è una cosa che non manca a questa cuffia, sono proprio i bassi. Non solo in quantità, ma anche in qualità. Il basso è profondo e articolato, veloce e senza code o rimbombi. Da questo punto di vista è simile alla HE500, ma la supera senz'altro in qualità in questo comparto. Inoltre, il basso si lega in maniera perfetta alla gamma media, senza discontinuità degne di rilievo, rendendo la riproduzione degli strumenti grandi ed estesi, come il pianoforte, estremamente piena e godibile. Spettacolare quella dei contrabbassi e dei timpani.
La gamma media è leggermente indietro. E in effetti questa gamma è il punto più controverso della cuffia, nella sua configurazione di stock. Pur non arrivando ad essere del tutto scorretta, essa è caratterizzata da un calo consistente intorno ai 2 KHz, che rende la riproduzione di questa gamma un po' chiusa, di poco respiro. E il picco sui 4 KHz accentuato dai pads non migliora le cose, ma anzi le peggiora. Il risultato è quello di una timbrica chiusa, di un headstage un po' ristretto e, con alcuni brani e alcuni strumenti che concentrano la loro energia intorno ai 4 o 5 KHz, la presenza di alcune asprezze, provocate dal picco di cui sopra, tipicamente con le chitarre elettriche o strumenti a fiato nei passaggi più forti.
Gli alti sono, per l'appunto, di alta classe. La gamma acuta riscatta il risultato un po' deludente in gamma media, mostrandosi estesa e lineare. Il livello è al punto giusto, ovvero è ben presente e definita, ma mai fastidiosa o pungente. Insieme ai bassi, è la parte migliore della cuffia, anche se in parte oscurata dai danni provocati da una gamma media un po' approssimativa.
In generale, complice la gamma media un po' sotto tono, la timbrica della HE560 stock risulta essere un po' loudness ovvero, come dicono gli anglofoni, un po' "v-shaped". Questo è senz'altro benefico per alcuni generi, come il rock o il pop, che si avvalgono anche dei bassi potenti messi a disposizione da questa cuffia, mentre per altre tipologie musicali può essere un limite, soprattutto dove si richiede la ricostruzione di un palcoscenico credibile e di più ampio respiro.
L'headstage è inferiore alle aspettative, ma è certamente discreto per un'ortodinamica. Non si ha la stessa profondità di una HE-6, e anche l'estensione in orizzontale potrebbe essere migliore. Con le voci o gli strumenti al centro della scena la focalizzazione è buona ma non eccellente come quella della HE-6, e in generale si ha la sensazione di un certo "fuzziness" ovvero della mancanza di una netta distinzione nella collocazione degli strumenti laterali, probabilmente causata sempre dallo strano disegno della risposta in gamma media.
Ora approfondiremo i risultati all'ascolto, e cercheremo di tirare le conclusioni sulla HE-560 nella sua configurazione stock. Poi, vedremo come "curare" alcuni aspetti problematici della cuffia, approfondendo gli ascolti e la tecnica di questa bella cuffia.
4071710
4071710, non trovate anche voi che sia un bel numero? Non l'avrei mai notato, se non avessi tolto i pads. E' il numero identificativo del trasduttore, diverso per ogni esemplare. Nell'immagine si notano pure le piste conduttive che formano la bobina, stampate sulla sottile membrana trasparente. Davanti alla membrana si trova una griglia protettiva, a forma di sole con otto raggi. La forma particolare serve ad ostacolare il meno possibile le onde sonore e nello stesso tempo a garantire una buona protezione. Sopra tale griglia si trova una retina molto sottile e trasparente, ad ulteriore protezione contro polvere e piccoli corpuscoli. Dalla foto si capisce bene quanto sia trasparente al suono, essendo quasi invisibile. Una volta che il pad è nella sua posizione, davanti alla membrana si frappone un'altra tela molto leggera, quella del pad stesso:
Essendo un magnetoplanare non isodinamico, i magneti si trovano da un solo lato, in questo caso quello posteriore. Il vantaggio sostanziale è che davanti alla membrana non si trovano i magneti a fare da ostacolo, che creerebbero turbolenze e riflessioni indesiderate. L'intento è quello di caricare il meno possibile la membrana, lasciandola libera di muoversi in base alle variazioni elettromagnetiche. L'ideale sarebbe il nulla assoluto, a parte l'aria, a frapporsi tra il nostro orecchio e il trasduttore, ma ciò ovviamente non è possibile perchè un minimo di protezione deve essere garantita.
Qui si vede l'interno del padiglione una volta tolta la griglia posteriore. Attaccata alla griglia vi è una sottile tela anti-polvere, mentre l'interno (a differenza della HE-6) non è riempito con nessun materiale smorzante.
Si può notare la struttura di acciaio a celle esagonali che sostiene i magneti.
Ritorno al passato
Visto che Fang ci si è sporcato le mani parecchio, eravamo sicuri che i pads fossero la carta determinante da giocare per capire le effettive possibilità di questo trasduttore. E quindi la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di scoprirla. Benvenuti nel meraviglioso mondo del pads rolling.
Tra i due tipi di pads a disposizione concepiti per i modelli precedenti (HE500, HE-6, etc.), la scelta più ovvia era quella di provare quelli in velluto, e questo abbiamo fatto. E come per magia...
le nuvole si sono diradate, la gamma media ha ripreso luminosità e freschezza, un headstage più ampio, e una timbrica più convincente. Per fortuna che questi pads si possono ancora acquistare per pochi euro: consigliabile l'acquisto insieme alla cuffia, almeno per provare.
Con i "nuovi" pads la gamma bassa non perde assolutamente ne' di impatto ne' di profondità, ma forse è addirittura migliore.
La gamma media acquista quella chiarezza che gli mancava, integrandosi meglio con il medio-alto, e con una sensazione di ariosità e spazialità che con i Focus Pads non era presente, o lo era molto meno.
La gamma alta mantiene la sua estensione e si avvantaggia del miglioramento in gamma media.
Insomma, complessivamente le HE-560 ci piacciono di più con i vecchi pads in velluto, che con quelli forniti di serie. E' un paradosso? NO, perchè probabilmente il trasduttore, nella sua fase di sperimentazione, fu testato proprio con i pads allora disponibili, ovvero quelli di velluto della HE-6. I pads ibridi sono venuti solo dopo, quando il trasduttore era già completato e pronto per essere utilizzato.
Ma la HE560 non si trasforma in una HE-6, ovviamente. Però diventa molto più gradevole e convincente, con una risposta sempre leggermente loudness ma molto più fruibile, anche se il genere più indicato rimane il pop/rock, dove può arrivare a piacere anche più della HE-6. Ma su questo punto approfondiranno Benedetto e Pierpaolo.
Confrontando i Focus Pads (a sinistra) con quelli di velluto (a destra), si notano alcune piccole differenze, che potrebbero spiegare il diverso comportamento della cuffia.
I vecchi pads di velluto hanno un diametro leggermente più grande, sia quello esterno che, soprattutto, quello interno. E questo fa sì che, insieme alla conformazione interna del pad, che negli ibridi è piatta mentre nei vecchi è arrotondata, la superficie della membrana coperta dal pad (ovvero il carico acustico) sia superiore con i Focus Pads. In parole povere, con i nuovi pads la membrana è più frenata perchè ha una superficie oscurata maggiore, ed è più probabile che si creino riflessioni dovute al bordo interno di pelle traforata. Queste ovviamente sono solo delle mie speculazioni, ma credo che siano abbastanza vicine alla realtà. Per avere delle certezze bisognerebbe fare delle misure, e spero in poco tempo di riuscire ad attrezzarmi per poterle fare.
Nei prossimi post, vedremo come si comporta la HE560 con i dispositivi portatili, e pubblicheremo alcune misure significative sulla potenza reale necessaria a pilotare questa cuffia, anche a confronto con la HE-6.
Ultima modifica di BandAlex il Mar Ago 26 2014, 18:55 - modificato 2 volte.