Luca58 ha scritto:Non so se sia proprio cosi'; "colorare" una pessima incisione puo' solo peggiorare la situazione perche' l'incisione, oltre a restare pessima, diventa pure colorata.
Col digitale, pero', ho avuto la sensazione che, oltre ad esistere qualita' diverse dell'incisione, ci sono anche incisioni piu' o meno facili da riprodurre. Cioe' alcune incisioni che sembrano mediocri migliorano col migliorare dell'impianto fino ad arrivare, in alcuni casi, ad essere entusiasmanti quando vengono riprodotte su un signor impianto ben assemblato. In quel caso ci si accorge anche che la maggior parte delle registrazioni rimasterizzate e' peggiore di quella precedente non rimasterizzata.
forse non mi sono spiegato in modo chiaro. Provo con un esempio.
Se un disco , diciamo un vinile, ha gli alti che tendono a sparire ed i bassi molto compressi e lo ascolti con un impianto molto neutro, questi difetti balzeranno immediatamente all'occhio.
Se lo ascolti su un impianto che tende a pompare i bassi ed esaltare gli alti, queste caratteristiche le sentirai molto meno, al punto da pensare con un ascolto attento che il secondo impianto sia migliore del primo perchè sembra di sentire meglio,
Ma è come se uno alzasse di qualche tacca i toni bassi e/o gli alti, è come se equalizzassi il suono con un preset.
Naturalmente se invece sui due stessi impianti ascolti una incisione eccellente, ti renderai conto che il secondo impianto pompa troppo bassi ed alti in modo innaturale.
Sulle rimasterizzazioni si potrebbe scrivere per secoli. Cerco di essere coinciso per sommi capi (e come tale prendete quello che scrivo).
1) Talvolta le incisioni originali furono mal riprodotte in vinile (rock - pop su tutte) perché ad esempio ai tempi alcune etichette indipendenti non avevano grandi mezzi economici, la durata degli album superava di parecchio i 35-40 minuti costringendo a compromessi, e via dicendo.... tutta una serie di motivi per cui suonavano decisamente meglio le successive edizioni riprese dal master originale con tutti i crismi con master a mezza velocità e via dicendo , curate dagli stessi artisti o da etichette che nel periodo di lancio prima del cd e poi dei files hi-res, volevano dimostrate l'effettiva qualità di questi supporti rispetto al vinile prima ed al cd poi.
Ovviamente se l'incisione originale fu fatta dalla Decca o dalla "Voce.. "con sistemi all'avanguardia per i tempi ed edizioni curatissime, era decisamente più difficile se non impossibile farle suonare meglio.
2) Purtroppo venne anche la moda della rimasterizzazione che aveva lo scopo principale di eliminare il fruscio del nastro analogico. Qui cominciarono i disastri perchè per fare questo si arrivò a rimasterizzazioni inascoltabili totalmente privi di dinamica.
In alcuni casi si arrivo anche a remixare completamente il suono, stravolgendo non solo la resa sonora ma pure il suono originale di per se... insomma l'album non era più lo stesso !!!
3) a questo punto è abbastanza evidente quali siano i casi in cui suona meglio il vinile originale rispetto alle versioni successive, anche a quelle audiofile o in hi-res (vero non gli upsamples) : tutti i casi in cui dal master originale è stato tirato fuori già ai tempi il massimo possibile. In certi casi anche gli artisti avevano un'importanza enorme nel risultato, perché (ad esempio i Pink Floyd) curavano moltissimo che le sononità fossero per i tempi eccellenti.
Come etichette ottime mi vengono in mente ovviamente la Decca-Deram ma anche, l'Elektra dei Doors ed alcune etichette specializzate nel folk come quella dei Pentangle (transilvanian se non erro).
Nei casi in cui la stampa originale era buona ma non il massimo possibile, qualora chi ha eseguito la rimasterizzazione l'ha fatto con competenza e dedizione, può essere riuscito a restituire un risultato migliore dell'originale, magari non in modo clamoroso, o comunque ad ottenere un risultato paragonabile alla versione originale.
Infine nei casi in cui l'edizione originale fu soggetta ad evidenti compromessi (in ambito rock, direi alcune etichette iniziate come indipendenti o alternative come la mitica Island agli inizi della produzione, ma anche la Charisma dei Genesis), è assai probabile che le edizioni successive siano migliori degli originali. Specie se la masterizzazione avviene a velocità inferiore o addirittura si è spalmato l'album singolo su 2 o più vinili a 45 giri, il che permette un ampiezza del solco inimmaginabile rispetto all'originale. Non è un caso che molti singoli usciti in EP a 12 pollici ma 45 giri con soli 1-2 brani per lato suonassero benissimo e decisamente meglio del vinile a 33 giri con il corrispondente brano.
In sostanza secondo me è quanto di più sbagliato fare "di tutta l'erba un fascio". Ci sono un sacco di eccezioni che confermano le regole per cui il vinile originale è la migliore incisione in assoluto, anche se non si sbaglia a dire che se ci si procura l'edizione originale di un vinile, raramente si sbaglia, ma va considerato che questo è tanto più vero quanto più raffinata era l'edizione originale in relazione anche al genere musicale ed al target di utenza (classica e jazz su tutti, certamente l'utenza più sensibile alla qualità audiofila dell'incisione ed anche quella con il portafoglio più pieno rispetto all'utenza che ascoltava il rock negli anni 60-70 fatta per la maggior parte da ragazzi non particolarmente interessati all'aspetto tecnico della qualità dell'incisione).
Che poi è un po' quello che capita tuttora con i generi che vanno oggi per la maggiore, chi ascolta prevalentemente generi come rap, hip-hop, metal, techno, etc etc difficilmente sarà interessato alla qaulità audiofila di queste incisioni che ascolta prevalentemente in streaming da You-tube, in cuffia o peggio in auto con volume dal 200% di distorsione in su.