Visto che si puo' dare solo una risposta e dato per scontato che c'e' un po' di verita' in ognuna delle risposte, dopo attenta riflessione e memore del mio primo impiantino (Merrill+ET2+BPS+AI500+LS3/5a+BCD) voto 2).
L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Sondaggio
Secondo voi quando si entra nell'hi-end?
- [ 5 ]
- [25%]
- [ 7 ]
- [35%]
- [ 0 ]
- [0%]
- [ 2 ]
- [10%]
- [ 0 ]
- [0%]
- [ 0 ]
- [0%]
- [ 0 ]
- [0%]
- [ 6 ]
- [30%]
Voti totali: 20
Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°1
L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Mi sono messo in un bel problema perche' non so quale risposta scegliere...
Visto che si puo' dare solo una risposta e dato per scontato che c'e' un po' di verita' in ognuna delle risposte, dopo attenta riflessione e memore del mio primo impiantino (Merrill+ET2+BPS+AI500+LS3/5a+BCD) voto 2).
Visto che si puo' dare solo una risposta e dato per scontato che c'e' un po' di verita' in ognuna delle risposte, dopo attenta riflessione e memore del mio primo impiantino (Merrill+ET2+BPS+AI500+LS3/5a+BCD) voto 2).
spiritolibero66- JuniorMember
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- Messaggio n°2
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
2
Assolutamente 2
Assolutamente 2
bluocram- Senior Member
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- Messaggio n°3
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
secondo me la più saggia è la 2
Ciao.
Ciao.
mc 73- Hi-End Member
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- Messaggio n°4
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
votato 2
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saluti Michele
albertosi- Senior Member
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- Messaggio n°5
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Mi astengo! Non ho ancora capito che differenza ci sia fra hi-fi e hi-end. Filologica? Filosofica? Maketinglogica?
Se si volesse avvalorare l'idea che l'hi-end ( s'arriva lì e poi basta, in fiorentino ) è quello stato in cui l'hi-fi non può arrivare e implica la massima sofisticazione dell'impianto, ha da essere per forza costoso.. e in ambiente adeguato.
Mah... Bhò..
Se si volesse avvalorare l'idea che l'hi-end ( s'arriva lì e poi basta, in fiorentino ) è quello stato in cui l'hi-fi non può arrivare e implica la massima sofisticazione dell'impianto, ha da essere per forza costoso.. e in ambiente adeguato.
Mah... Bhò..
_________________
Io restai a chiedermi se l'imbecille ero io, che la vita la pigliavo tutta come un gioco, o se invece era lui che la pigliava come una condanna ai lavori forzati; o se lo eravamo tutti e due. (Il Perozzi, pensando al figlio)
Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°6
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Vabbe', ora tutti 2) non esageriamo... Il mio era anche un tributo di affetto perche' se e' vero che alcuni componenti riescono a farti scordare i propri limiti durante l'ascolto, i limiti ci sono ed alla lunga vengono necessariamente fuori.
albertosi- Senior Member
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- Messaggio n°7
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
La 2 è MY-end..
Quindi voto 4.
Quindi voto 4.
_________________
Io restai a chiedermi se l'imbecille ero io, che la vita la pigliavo tutta come un gioco, o se invece era lui che la pigliava come una condanna ai lavori forzati; o se lo eravamo tutti e due. (Il Perozzi, pensando al figlio)
nellosound- Senior Member
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- Messaggio n°8
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Impossibile pargonare qualsiasi riproduzione con il live, per cui per me l'hi end non esiste. Detta di questa mia convinzione, avrei sinceramente preferito votare 2...
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Diffusori: Audes Blues
Amplificatore: Audio Analogue Puccini Anniversary
Pre Phono: Audio Analogue Aria Rev. 2
Piatto: Thorens td160 - Shure M97xe
Lettore cd: Audio Analogue Fortissimo by Airtech
Cavi: AirTech
Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°9
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Vero , anche se secondo me non e' possibile uscire dalla my-end perche' ci si entra ogni volta che si ascolta qualcosa con i propri orecchi ottenendo una impressione personale, cosa che, tra l'altro, cambia con l'aumento dell'esperienza.albertosi ha scritto:La 2 è MY-end
La domanda del sondaggio e' appunto per capire cosa ciascuno di noi intenda per hi-end, visto che per definizione dovrebbe includere componenti di altissima qualita' (e quindi costosi) ben interfacciati elettricamente tra loro e meccanicamente con l'ambiente, soluzioni anche personali di messa a punto senza compromessi e un ambiente di ascolto neutro, anche se spesso sono rimasto indifferente di fronte alla resa di impianti che certamente rientravano in questa definizione. Ho incluso risposte che in teoria sarebbero fuori dal contesto proprio per queste esperienze.
Ultima modifica di Luca58 il Mer Ott 30, 2013 1:33 pm - modificato 1 volta.
spiritolibero66- JuniorMember
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- Messaggio n°10
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Però scusate...a questo punto dobbiamo definire una cosa...
Si deve considerare Hi-End un impianto che riproduce musica ESATTAMENTE come è l'incisione (per capirci...) oppure che CI PIACE per come suona (effetto "live", dinamica, ricostruzione o quel che più ci aggrada...)??????
P.S. Non dimentichiamo che un audiofilo è "per definizione" un insoddisfatto! :-)
Si deve considerare Hi-End un impianto che riproduce musica ESATTAMENTE come è l'incisione (per capirci...) oppure che CI PIACE per come suona (effetto "live", dinamica, ricostruzione o quel che più ci aggrada...)??????
P.S. Non dimentichiamo che un audiofilo è "per definizione" un insoddisfatto! :-)
Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°11
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Bella domanda...spiritolibero66 ha scritto:Però scusate...a questo punto dobbiamo definire una cosa...
Si deve considerare Hi-End un impianto che riproduce musica ESATTAMENTE come è l'incisione (per capirci...) oppure che CI PIACE per come suona (effetto "live", dinamica, ricostruzione o quel che più ci aggrada...)??????
P.S. Non dimentichiamo che un audiofilo è "per definizione" un insoddisfatto! :-)
In teoria l'impianto dovrebbe riprodurre meglio possibile quello che e' inciso nel supporto. Punto. Il problema e' che in realta' quello che e' inciso nel supporto non lo conosciamo perche' da un lato non corrisponde al live per i limiti tecnici e le scelte durante la registrazione/incisione, dall'altro la riproduzione che possiamo ascoltare per verifica cambia da un impianto all'altro.
Va considerato corretto un impianto solo perche' riproduce il contenuto del supporto in modo piacevole per l'orecchio umano o bisogna affidarci al giudizio della rilevazione strumentale?
spiritolibero66- JuniorMember
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- Messaggio n°12
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
La "faccenda" si complica.
Definiamo l'orecchio umano...l'orecchio mio oppure l'orecchio tuo?
Oppure l'orecchio suo?
Definiamo l'orecchio umano...l'orecchio mio oppure l'orecchio tuo?
Oppure l'orecchio suo?
enzo66- Senior Member
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- Messaggio n°13
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
La prima volta che sentii parlare di "hi end" era nella prima metà degli anni '80.
Da liceale squattrinato (molto squattrinato) mi passava le riviste (Suono, Stereoplay, Audioreview ed altre) un mio compagno di classe al quale, a sua volta, le passava, dopo averle lette, un suo vicino di casa.
Rimanevo letteralmente basito da questi componenti hi end (non hi fi) che talvolta erano recensiti e dai loro costi allucinanti (tipo 10 - 20 milioni per un amplificatore). Mi colpivano, tanto per fare un esempio, le amplificazioni Mark Levinson per come erano realizzate e per i risultati che davano alle misure e per le descrizioni che ne facevano i recensori.
Sì perché, per definizione, un componente hi end dovrebbe essere un qualcosa di progettato e costruito secondo certi criteri che lo rendono un prodotto esclusivo, sopra gli standard abituali di qualità, realizzato applicando soluzioni e know-how particolari e componentistiche accuratamente selezionate e, ciò, al fine primo ed ultimo di ottenere prestazioni sopra le righe, ovvero, prestazioni hi end. Ciò è quello che dovrebbe essere un prodotto definibile hi end e tutto ciò, ovviamente, dovrebbe avere costi elevati, elevatissimi.
In realtà, però, si può incappare in delle sole: in macchine costose e definite hi end ma realizzate più per stupire ed acchiappare allocchi (magari colorando il suono in modo sensibile) che non per suonare in modo realistico, in macchine talvolta rumorose od in macchine talvolta noiose che poco o nulla hanno a che spartire neppure con la più umana hi-fi.
Un'altra tendenza è quella di creare miti su prodotti ordinari e venduti a prezzi ordinari ma definiti hi end da qualcuno che ci vede degli "ammazzagiganti".
In sintesi, con il passere degli anni, il significato del termine "hi end" si è entropizzato, disciolto e squagliato sia a causa degli usi indiscriminati dovuti a luoghi comuni ed a certe strategie di marketing sia perché, a molti di noi, fa piacere definire ciò che si possiede non solo hi fi ma, perché no, hi end.
Tra poco, forse, saranno da coniare nuovi termini ad esempio:
- hi fi per definire il t amp da 7 + 7 W che pilota dei monovia di cartone (sospensione compresa) a dipolo;
- hi end per i prodotti hi fi entry level magari con qualche sintoamplificatore multicanale di plastica in mezzo;
- khi end (pronuncia chilo hai end) per i prodotti di discreta hi fi non più entry, magari con qualche sintoamplificatore multicanale non di plastica in mezzo;
- Mhi end (pronuncia mega hai end) per i prodotti di ottima hi fi;
- Ghi end (pronuncia giga hai end) per quei prodotti che costano come tre reni nuovi ma sono delle sole per orecchie;
- Thi end (pronuncia tera hai end) per la vera hi end: costruita senza compromessi; quella che fa venire i brividi lungo la schiena per quanto costa ma che ti dimentichi del prezzo per i brividi di piacere che hai quando la senti suonare.
Dimenticavo: riguardo il voto per ora mi astengo in quanto voterei una opzione che si avvicinasse alla definizione di "tera hi end"
Da liceale squattrinato (molto squattrinato) mi passava le riviste (Suono, Stereoplay, Audioreview ed altre) un mio compagno di classe al quale, a sua volta, le passava, dopo averle lette, un suo vicino di casa.
Rimanevo letteralmente basito da questi componenti hi end (non hi fi) che talvolta erano recensiti e dai loro costi allucinanti (tipo 10 - 20 milioni per un amplificatore). Mi colpivano, tanto per fare un esempio, le amplificazioni Mark Levinson per come erano realizzate e per i risultati che davano alle misure e per le descrizioni che ne facevano i recensori.
Sì perché, per definizione, un componente hi end dovrebbe essere un qualcosa di progettato e costruito secondo certi criteri che lo rendono un prodotto esclusivo, sopra gli standard abituali di qualità, realizzato applicando soluzioni e know-how particolari e componentistiche accuratamente selezionate e, ciò, al fine primo ed ultimo di ottenere prestazioni sopra le righe, ovvero, prestazioni hi end. Ciò è quello che dovrebbe essere un prodotto definibile hi end e tutto ciò, ovviamente, dovrebbe avere costi elevati, elevatissimi.
In realtà, però, si può incappare in delle sole: in macchine costose e definite hi end ma realizzate più per stupire ed acchiappare allocchi (magari colorando il suono in modo sensibile) che non per suonare in modo realistico, in macchine talvolta rumorose od in macchine talvolta noiose che poco o nulla hanno a che spartire neppure con la più umana hi-fi.
Un'altra tendenza è quella di creare miti su prodotti ordinari e venduti a prezzi ordinari ma definiti hi end da qualcuno che ci vede degli "ammazzagiganti".
In sintesi, con il passere degli anni, il significato del termine "hi end" si è entropizzato, disciolto e squagliato sia a causa degli usi indiscriminati dovuti a luoghi comuni ed a certe strategie di marketing sia perché, a molti di noi, fa piacere definire ciò che si possiede non solo hi fi ma, perché no, hi end.
Tra poco, forse, saranno da coniare nuovi termini ad esempio:
- hi fi per definire il t amp da 7 + 7 W che pilota dei monovia di cartone (sospensione compresa) a dipolo;
- hi end per i prodotti hi fi entry level magari con qualche sintoamplificatore multicanale di plastica in mezzo;
- khi end (pronuncia chilo hai end) per i prodotti di discreta hi fi non più entry, magari con qualche sintoamplificatore multicanale non di plastica in mezzo;
- Mhi end (pronuncia mega hai end) per i prodotti di ottima hi fi;
- Ghi end (pronuncia giga hai end) per quei prodotti che costano come tre reni nuovi ma sono delle sole per orecchie;
- Thi end (pronuncia tera hai end) per la vera hi end: costruita senza compromessi; quella che fa venire i brividi lungo la schiena per quanto costa ma che ti dimentichi del prezzo per i brividi di piacere che hai quando la senti suonare.
Dimenticavo: riguardo il voto per ora mi astengo in quanto voterei una opzione che si avvicinasse alla definizione di "tera hi end"
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Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°14
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Io sono invece cresciuto immerso nell'hi-end "vero" a partire da 12 anni, perche' da quell'eta' non ho mai smesso di suonare uno strumento musicale e il primo impianto audio l'ho acquistato a 34 anni.
Comunque il termine hi-end andrebbe sempre riferito alla prestazione, che non sempre e' proporzionata al livello delle elettroniche perche', ammesso che funzionino a livello delle specifiche tecniche, vanno ben combinate. Il tutto va poi "tuiccato" e questo ha un effetto decisivo in senso positivo che, per mia esperienza, in genere segue la semplificazione dei concetti, il minimalismo e una lotta senza quartiere sia alle vibrazioni che alle interazioni con l'ambiente.
Floyder- Senior Member
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- Messaggio n°15
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Votato 8, senza dubbio ... imho.
gciraso- Strizzacervelli
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- Messaggio n°16
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Ammazza quante pippeenzo66 ha scritto:
Dimenticavo: riguardo il voto per ora mi astengo in quanto voterei una opzione che si avvicinasse alla definizione di "tera hi end"
Luca58- Hi-End Member
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- Messaggio n°17
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
L'esempio che ti faccio e', ancora, quello delle LS3/5a. Questi mini-diffusori hanno una riproduzione che, nel caso siano ben abbinati e posizionati, ha qualcosa di magico nonostante la loro resa in frequenza effettiva vada da circa 60 a circa 16.000 Hz. Uno dei segreti e' che la bassa discesa in frequenza e' ben bilanciata dalla "limitata" risposta in alto.Thedeaf ha scritto:Io avrei votato la 2 se l'autore del sondaggio non l'avesse conclusa come l'ha conclusa rendondo la risposta per me solo in parte condivisibile, mi riferisco alla frase "perchè alcuni impiantini......"
Se l'impianto è in grado di trasmetterti l'emozione di un live, quali sarebbero i limiti ?
perchè, o questi ci sono e l'effetto non si ottiene o questi non ci sono e quindi parliamo di hi-end
altrimenti è vero la 1 che l'hi-end è solo nella tua testa, non percepisci i limiti e credi di essere al top
Kevin
Ebbene, e' opinione comune che, se - ripeto - ben abbinate e posizionate, queste piccole casse riescano a coinvolgerti cosi' tanto che ti fanno scordare il ridotto litraggio e la "limitata" risposta in frequenza. Soprattutto con le valvole e con un analogico di qualita', ti sembra anche che scendano agli inferi. Io mi resi conto davvero di questo limite solo quando acquistai un vpr e non sentii il passo del Tirannosauro in Jurassic Park.
La frase che viene normalmente usata e' "Sei cosi' preso a sentire quello che c'e' che non ti rendi conto o non ti importa di quello che non c'e' ".
In pratica ti fanno collegare all'emozione dell'evento musicale, mentre altri impianti top che ho sentito (ovviamente non tutti) mi hanno lasciato indifferente perche' c'era tutto ma non aveva niente a che vedere con l'evento musicale.
Ho finito la risposta 2) con l'aggiunta sugli impiantini perche' in genere chi ritiene che solo con tutti i parametri audiofili top si possa avere una resa simil-live ha la risposta 4).
ermes pecchinini- JuniorMember
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- Messaggio n°18
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Bah, dico la mia in merito al Hi End, consapevole del fatto che attirerò gli strali di mezzo forum. A mio avviso è solo una categoria merceologica.
Sono un musicista professionista da oltre 20 anni, convivo con la musica quotidianamente da oltre 30. Ho ascoltato a più riprese il cosiddetto Hi End grazie a qualche ascolto prestato, ad un paio di amici che di mestiere vendono Hi Fi e ad una grande frequentazione con molti negozi Hi End, principalmente giapponesi, dove sono spesso per lavoro. La cosa che, senza mezzi termini, mi ha spesso impressionato è stata la mediocrità di questi apparecchi. Era sempre come se tali macchine dismettessero gli umili panni della macchina per la riproduzione sonora per vestire i panni (per me troppo arroganti) della macchina che la musica se la ricrea e se la risuona, allontanandosi così dalla meta. Impressionante, giusto per esemplificare e spiegarmi meglio, la resa della basse, pari ad una scossa 5°grado della Mercalli, o l'iperdettaglio che consentiva di assaporare l'alito della soprano, o la resa spaziale che trasformava Quartetto Italiano nella Boston Sinf Orchestra etc. Parlai tempo fa di queste mie impressioni con un amico più esperto di me il quale non solo mi diede ragione ma mi spinse a riflettere meglio su tali prodotti. Il suo ragionamento (che oggi condivido a pieno) era all'incirca questo: Immagina di costruire un'elettronica da 40 000 euro, il primo problema che ti poni è : ma chi se la compra?
Occorre identificare un target di clientela che abbia grosso modo le seguenti caratteristiche:
essere molto danarosa (il che esclude tutti i musicisti professionisti ed i tecnici audio che conosca ovvero le orecchie più fini e le menti più scentifiche anche se magari non proprio gli spiriti più sensibili)
essere molto più interessata alla macchina che non alla musica (eh si, perchè con un quarto di quella cifra mi prendo un abbonamento per 5 anni ai Berliner, incluso di viaggi e simpatico aperitivo in Alexander Platz, smettendo così di farmi delle pippe sul Hi Fi ed andando direttamente ai concerti.
Ecco, l'Hi End è la risposta merceologica che riscuote la più alta probabilità di incontrare la richiesta di questo tipi clienti. Le caratteristiche salienti dell'Hi End sono:
grande attenzione all'estetica dell'apparecchio (diffusori ricoperti con radiche costosissime, appoggiati su stand deingn, elettroniche con Vu meter più grandi del cruscotto di una automobile etc)
nomi altisonanti (Spettro di qui, tifone di la, grifone così, citazione in latino di là etc)
listino prezzi che soddisfi principalmente l'esigenza della clientela di sentirsi "speciale" di possedere la LIMITED EDITION, come dicono gli inglesi.
Per il mio lavoro mi trovo spesso confrontato all'audio professionale e sono evidenti le caratteristiche di quest'ultimo: nessuna concessione all'estetica (tutto solo funzionale), nomi che sono sigle ad uso di servizio, costi i più contenuti possibili. Alcuni di questi prodotti sono arrivati anche al grande pubblico, è il caso ad esempio delle casse L 3/5. Usate da sempre dai tecnici della BBC, aspetto spartano, neutre e poco costose.
Oggi come oggi, questa categoria dell'hi fi è l'unica che mi interessi ma è anche l'unica che mi sembra avere un senso "sano" : ovvero essere solo e soltanto strumenti per ascoltare la musica.
Questo il mio punto di vista.
er
Sono un musicista professionista da oltre 20 anni, convivo con la musica quotidianamente da oltre 30. Ho ascoltato a più riprese il cosiddetto Hi End grazie a qualche ascolto prestato, ad un paio di amici che di mestiere vendono Hi Fi e ad una grande frequentazione con molti negozi Hi End, principalmente giapponesi, dove sono spesso per lavoro. La cosa che, senza mezzi termini, mi ha spesso impressionato è stata la mediocrità di questi apparecchi. Era sempre come se tali macchine dismettessero gli umili panni della macchina per la riproduzione sonora per vestire i panni (per me troppo arroganti) della macchina che la musica se la ricrea e se la risuona, allontanandosi così dalla meta. Impressionante, giusto per esemplificare e spiegarmi meglio, la resa della basse, pari ad una scossa 5°grado della Mercalli, o l'iperdettaglio che consentiva di assaporare l'alito della soprano, o la resa spaziale che trasformava Quartetto Italiano nella Boston Sinf Orchestra etc. Parlai tempo fa di queste mie impressioni con un amico più esperto di me il quale non solo mi diede ragione ma mi spinse a riflettere meglio su tali prodotti. Il suo ragionamento (che oggi condivido a pieno) era all'incirca questo: Immagina di costruire un'elettronica da 40 000 euro, il primo problema che ti poni è : ma chi se la compra?
Occorre identificare un target di clientela che abbia grosso modo le seguenti caratteristiche:
essere molto danarosa (il che esclude tutti i musicisti professionisti ed i tecnici audio che conosca ovvero le orecchie più fini e le menti più scentifiche anche se magari non proprio gli spiriti più sensibili)
essere molto più interessata alla macchina che non alla musica (eh si, perchè con un quarto di quella cifra mi prendo un abbonamento per 5 anni ai Berliner, incluso di viaggi e simpatico aperitivo in Alexander Platz, smettendo così di farmi delle pippe sul Hi Fi ed andando direttamente ai concerti.
Ecco, l'Hi End è la risposta merceologica che riscuote la più alta probabilità di incontrare la richiesta di questo tipi clienti. Le caratteristiche salienti dell'Hi End sono:
grande attenzione all'estetica dell'apparecchio (diffusori ricoperti con radiche costosissime, appoggiati su stand deingn, elettroniche con Vu meter più grandi del cruscotto di una automobile etc)
nomi altisonanti (Spettro di qui, tifone di la, grifone così, citazione in latino di là etc)
listino prezzi che soddisfi principalmente l'esigenza della clientela di sentirsi "speciale" di possedere la LIMITED EDITION, come dicono gli inglesi.
Per il mio lavoro mi trovo spesso confrontato all'audio professionale e sono evidenti le caratteristiche di quest'ultimo: nessuna concessione all'estetica (tutto solo funzionale), nomi che sono sigle ad uso di servizio, costi i più contenuti possibili. Alcuni di questi prodotti sono arrivati anche al grande pubblico, è il caso ad esempio delle casse L 3/5. Usate da sempre dai tecnici della BBC, aspetto spartano, neutre e poco costose.
Oggi come oggi, questa categoria dell'hi fi è l'unica che mi interessi ma è anche l'unica che mi sembra avere un senso "sano" : ovvero essere solo e soltanto strumenti per ascoltare la musica.
Questo il mio punto di vista.
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gciraso- Strizzacervelli
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- Messaggio n°19
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Punto di vista ripettabilissimo e che condivido. Avendo la ventura di frequentare spesso Vienna un abbonamento all'Opera me lo sono fatto (compresa fruhstuck al Cafe Zentral), il che non mi impedisce di ascoltare sempre con grande piacere l'impianto che mi sono costruito negli anni. Ma è sempre la musica che per me è importante, l'impianto è un mezzo più o meno costoso, più o meno soddisfacente. Parere del tutto personale ed ampiamente criticabileermes pecchinini ha scritto:Bah, dico la mia in merito al Hi End, consapevole del fatto che attirerò gli strali di mezzo forum. ..... Per il mio lavoro mi trovo spesso confrontato all'audio professionale e sono evidenti le caratteristiche di quest'ultimo: nessuna concessione all'estetica (tutto solo funzionale), nomi che sono sigle ad uso di servizio, costi i più contenuti possibili. Alcuni di questi prodotti sono arrivati anche al grande pubblico, è il caso ad esempio delle casse L 3/5. Usate da sempre dai tecnici della BBC, aspetto spartano, neutre e poco costose.
Oggi come oggi, questa categoria dell'hi fi è l'unica che mi interessi ma è anche l'unica che mi sembra avere un senso "sano" : ovvero essere solo e soltanto strumenti per ascoltare la musica.
Questo il mio punto di vista.
er
aircooled- Suonologo
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- Messaggio n°20
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
non ho trovato la risposta adeguata forse perchè l'HIEND è morta verso la meta degli anni 90 a parte qualche sporadico pezzo che nasce per puro caso
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- Messaggio n°21
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
E' il termine High End in sé che non mi convince....
cosa significa poi?
cosa significa poi?
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- Messaggio n°22
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
allucinante un suonologo che si trova in accordo con quasi il 90% del pensiero di un musicofilo, è proprio vero che gli opposti si attiranoermes pecchinini ha scritto:Bah, dico la mia in merito al Hi End, consapevole del fatto che attirerò gli strali di mezzo forum. A mio avviso è solo una categoria merceologica.
Sono un musicista professionista da oltre 20 anni, convivo con la musica quotidianamente da oltre 30. Ho ascoltato a più riprese il cosiddetto Hi End grazie a qualche ascolto prestato, ad un paio di amici che di mestiere vendono Hi Fi e ad una grande frequentazione con molti negozi Hi End, principalmente giapponesi, dove sono spesso per lavoro. La cosa che, senza mezzi termini, mi ha spesso impressionato è stata la mediocrità di questi apparecchi. Era sempre come se tali macchine dismettessero gli umili panni della macchina per la riproduzione sonora per vestire i panni (per me troppo arroganti) della macchina che la musica se la ricrea e se la risuona, allontanandosi così dalla meta. Impressionante, giusto per esemplificare e spiegarmi meglio, la resa della basse, pari ad una scossa 5°grado della Mercalli, o l'iperdettaglio che consentiva di assaporare l'alito della soprano, o la resa spaziale che trasformava Quartetto Italiano nella Boston Sinf Orchestra etc. Parlai tempo fa di queste mie impressioni con un amico più esperto di me il quale non solo mi diede ragione ma mi spinse a riflettere meglio su tali prodotti. Il suo ragionamento (che oggi condivido a pieno) era all'incirca questo: Immagina di costruire un'elettronica da 40 000 euro, il primo problema che ti poni è : ma chi se la compra?
Occorre identificare un target di clientela che abbia grosso modo le seguenti caratteristiche:
essere molto danarosa (il che esclude tutti i musicisti professionisti ed i tecnici audio che conosca ovvero le orecchie più fini e le menti più scentifiche anche se magari non proprio gli spiriti più sensibili)
essere molto più interessata alla macchina che non alla musica (eh si, perchè con un quarto di quella cifra mi prendo un abbonamento per 5 anni ai Berliner, incluso di viaggi e simpatico aperitivo in Alexander Platz, smettendo così di farmi delle pippe sul Hi Fi ed andando direttamente ai concerti.
Ecco, l'Hi End è la risposta merceologica che riscuote la più alta probabilità di incontrare la richiesta di questo tipi clienti. Le caratteristiche salienti dell'Hi End sono:
grande attenzione all'estetica dell'apparecchio (diffusori ricoperti con radiche costosissime, appoggiati su stand deingn, elettroniche con Vu meter più grandi del cruscotto di una automobile etc)
nomi altisonanti (Spettro di qui, tifone di la, grifone così, citazione in latino di là etc)
listino prezzi che soddisfi principalmente l'esigenza della clientela di sentirsi "speciale" di possedere la LIMITED EDITION, come dicono gli inglesi.
Per il mio lavoro mi trovo spesso confrontato all'audio professionale e sono evidenti le caratteristiche di quest'ultimo: nessuna concessione all'estetica (tutto solo funzionale), nomi che sono sigle ad uso di servizio, costi i più contenuti possibili. Alcuni di questi prodotti sono arrivati anche al grande pubblico, è il caso ad esempio delle casse L 3/5. Usate da sempre dai tecnici della BBC, aspetto spartano, neutre e poco costose.
Oggi come oggi, questa categoria dell'hi fi è l'unica che mi interessi ma è anche l'unica che mi sembra avere un senso "sano" : ovvero essere solo e soltanto strumenti per ascoltare la musica.
Questo il mio punto di vista.
er
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Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
Non lo so, però è significativo che il Roma Hi-End organizzato da Stefano Zaini della The Sound of Valve, abbia cambiato dizione in Roma Hi-Fidelitypepe57 ha scritto:E' il termine High End in sé che non mi convince....
cosa significa poi?
http://www.milano-roma-hi-fidelity-audio-show.it/Roma_2013_index.html
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Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
ermes pecchinini ha scritto:Bah, dico la mia in merito al Hi End, consapevole del fatto che attirerò gli strali di mezzo forum. A mio avviso è solo una categoria merceologica.
Sono un musicista professionista da oltre 20 anni, convivo con la musica quotidianamente da oltre 30. Ho ascoltato a più riprese il cosiddetto Hi End grazie a qualche ascolto prestato, ad un paio di amici che di mestiere vendono Hi Fi e ad una grande frequentazione con molti negozi Hi End, principalmente giapponesi, dove sono spesso per lavoro. La cosa che, senza mezzi termini, mi ha spesso impressionato è stata la mediocrità di questi apparecchi. Era sempre come se tali macchine dismettessero gli umili panni della macchina per la riproduzione sonora per vestire i panni (per me troppo arroganti) della macchina che la musica se la ricrea e se la risuona, allontanandosi così dalla meta. Impressionante, giusto per esemplificare e spiegarmi meglio, la resa della basse, pari ad una scossa 5°grado della Mercalli, o l'iperdettaglio che consentiva di assaporare l'alito della soprano, o la resa spaziale che trasformava Quartetto Italiano nella Boston Sinf Orchestra etc. Parlai tempo fa di queste mie impressioni con un amico più esperto di me il quale non solo mi diede ragione ma mi spinse a riflettere meglio su tali prodotti. Il suo ragionamento (che oggi condivido a pieno) era all'incirca questo: Immagina di costruire un'elettronica da 40 000 euro, il primo problema che ti poni è : ma chi se la compra?
Occorre identificare un target di clientela che abbia grosso modo le seguenti caratteristiche:
essere molto danarosa (il che esclude tutti i musicisti professionisti ed i tecnici audio che conosca ovvero le orecchie più fini e le menti più scentifiche anche se magari non proprio gli spiriti più sensibili)
essere molto più interessata alla macchina che non alla musica (eh si, perchè con un quarto di quella cifra mi prendo un abbonamento per 5 anni ai Berliner, incluso di viaggi e simpatico aperitivo in Alexander Platz, smettendo così di farmi delle pippe sul Hi Fi ed andando direttamente ai concerti.
Ecco, l'Hi End è la risposta merceologica che riscuote la più alta probabilità di incontrare la richiesta di questo tipi clienti. Le caratteristiche salienti dell'Hi End sono:
grande attenzione all'estetica dell'apparecchio (diffusori ricoperti con radiche costosissime, appoggiati su stand deingn, elettroniche con Vu meter più grandi del cruscotto di una automobile etc)
nomi altisonanti (Spettro di qui, tifone di la, grifone così, citazione in latino di là etc)
listino prezzi che soddisfi principalmente l'esigenza della clientela di sentirsi "speciale" di possedere la LIMITED EDITION, come dicono gli inglesi.
Per il mio lavoro mi trovo spesso confrontato all'audio professionale e sono evidenti le caratteristiche di quest'ultimo: nessuna concessione all'estetica (tutto solo funzionale), nomi che sono sigle ad uso di servizio, costi i più contenuti possibili. Alcuni di questi prodotti sono arrivati anche al grande pubblico, è il caso ad esempio delle casse L 3/5. Usate da sempre dai tecnici della BBC, aspetto spartano, neutre e poco costose.
Oggi come oggi, questa categoria dell'hi fi è l'unica che mi interessi ma è anche l'unica che mi sembra avere un senso "sano" : ovvero essere solo e soltanto strumenti per ascoltare la musica.
Questo il mio punto di vista.
er
Dalle mie parti si dice, quando il gatto non arriva al lardo dice che puzza di rancido, e credo non sia ne il tuo e ne il mio caso, anche potendo non spenderei mai cifre veramente importanti per un impianto semplicemente perché ho il tuo stesso punto di vista, quando vado alle manifestazioni/fiere di hi fi ed ascolto mega impianti di svariate/troppe migliaia di euro che non mi dicono niente, dico tra me e me ........ forse sono sordo.
colombo riccardo- Archivista Liquidatore
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Età : 61
- Messaggio n°25
Re: L'hi-end e' ancora un mito degli audiofili?
si entra nell'hi-end quando si ascolta la registrazione come è stata fatta.
ciao
Riki
ciao
Riki