Salve a tutti!
Eccomi di nuovo, oggi voglio raccontare una semiseria sull’amplificatore integrato Audio GD il “Master 10” che da anni mi accompagna negli ascolti giornalieri senza stancarmi mai.
Grande macchina questo integrato, grande in tutti i sensi! Non vi venisse in mante di alzarlo mai da terra per trasportarlo da una parte all’altra della stanza a meno che non abbiate una schiena di ferro e delle braccia d’acciaio, perché i suoi ben 38 chili, e l’assenza di maniglie, Vi possono mettere seriamente in difficoltà ….. se vi cade addosso sono dolori.
Quindi! Occorre individuare da subito una location definitiva, preferibilmente a terra o su un mobile basso. La fortuna vuole che la presenza limitata di comandi, solo volume e selezione degli ingressi, gestibili comodamente dal bel telecomando in alluminio satinato realizzato dal pieno, non obbligano nessun ulteriore intervento sul frontale dell’integrato, se non per l’utilizzo del pulsante On Off posto al centro.
Ma veniamo al bestione!
Le dimensioni e il peso in realtà sono giustificate dalla realizzazione delle varie sezioni che compongono l’interno; in ordine …. preamplificatore, stadio di alimentazione e stadio di uscita del segnale.
Ebbene si! quest’ultimo ha richiesto uno sforzo ulteriore circa la ripartizione dello spazio interno. La sua configurazione a Diamante (si legge), necessita di sovralimentazione con conseguente maggiore area di dissipazione, tutto in regime di convivenza e rigoroso rispetto di possibili interferenze con gli altri componenti, alloggiati nelle varie sezioni dedicate nel cabinet di alluminio.
Tecnicamente (si legge)…..ciò che è diverso nel buffer di “Diamante” da un tipico stadio di uscita è, che dopo che il segnale è stato diviso in due metà, da inviare a ciascun dispositivo di uscita, è che i due semi-segnali vengono riuniti in UN singolo punto. Non c'è NULLA tra questi due mezzi segnali. Uno stadio di uscita convenzionale ha sempre “qualcosa” tra i due ingressi dei due stadi di semi-uscita prima che vengano ricombinati. In genere è un circuito di polarizzazione di qualche tipo, che imposta la corrente di inattività nei dispositivi di uscita, ma c'è “sempre” qualcosa lì.
Perché la scelta di questa antica ricetta? Perché suona meglio rispetto ad altri che non adottano questa soluzione. Non so se questa affermazione è conseguente a riscontri uditivi o a misure sul banco, sicuramente dalla combinazione di entrambi, ma a me pare che funzioni e anche molto bene.
Apprezzo molto la cura e l’approccio di Mr Kingwa nella realizzazione delle sue elettroniche, riuscendo spesso a miscelare le cose ottime del vecchio e del novo mondo.
Certo è che non ci si trova di fronte all’ennesima macchina assemblata con circuitazioni utilizzate da altrettanti “n” integrati, come spesso si vede.
Quello che conta davvero è che, oltre le dimensioni e ai ben 250 watt RMS di potenza su 8 ohm, che arrivano ad 1 KW in area dei 2 ohm, si avverte un controllo del segnale esemplare, mai aggressivo anche nella gestione del volume a passi, il cui funzionamento ricorda molto l’utilizzo della manopola a tacche, e nonostante questo sale gradualmente prima di raggiungere sonorità elevate.
Capacità di pilotaggio? Quanto necessita per ogni forma di diffusore o di ambiente da insonorizzare, senza che si manifestino cedimenti o sensazione di affaticamento nella riproduzione dei passaggi anche più complessi. In esercizio è silenziosissimo, nonostante la sua mole e la capacità di gestire elevati carichi elettrici, i grossi trasformatori si stabilizzano molto velocemente ….. non scalda neanche un granché!
Ho questa macchina da qualche anno e l’alterno con altri sistemi che ho a casa nei vari periodi, ma alla fine è quella che rimetto sempre volentieri, perché è quella che si interfaccia più facilmente con i diffusori che ho … e ne sono veramente tanti.
IL suono!
Il suo carattere è per diversi termini flat nella riproduzione delle gamme medie e alte, ed è pieno e ricco nella gamma bassa. Non spicca un’identità definita, fa il suo lavoro molto bene, curando i dettagli della scena acustica sempre precisa e credibile nei piani 3D. La gamma alta è setosa mai eccessiva o aspra, la gamma media è liscia e ben equilibrata, la gamma bassa è presente e ben controllata senza concedere rotolamenti anche a diffusori troppo invadenti in tal senso, ma nell’abbinamento a diffusori con driver duri e molto energici o meglio ancora con planari di elevate dimensioni riesce a ricreare una gamma bassa poderosa. E’ questa la sua prerogativa.
Nel pannello posteriore si trovano 2 ingressi Sigle Ended, 2 ingressi XLR e un ingresso proprietario ACSS che ho voluto provare in abbinata con il mio fedele Dac Audio GD Master 7 stabile nel mio set up da oltre 5 anni, aggiornato e trasformato nel tempo.
I collegamenti in SE non sono da meno rispetto a gli ottimi collegamenti XLR, ma qualcosa in più si ha con il collegamento in XLR proprietario denominato ACSS che tende a definire ancor di più i piani e la scena acustica già di per se molto ben cesellata.
Purtroppo, non sono previsti altri collegamenti che consentono all’integrato di funzionare come solo finale o come solo preamplificatore. Non è previsto neanche l’ingresso Tape monitor, e per questo niente registratore e niente cuffia. …… probabile questa sia una scelta commerciale mirata, visto il catalogo nutrito di prodotti e ben diversificato nell’offerta, …… cosa tra le altre non da tutti. Avrei preferito anche un’altra uscita per la connessione di una seconda coppia di diffusori, senza dover ricorrere per forza all’attacca e stacca, se si vuole giocare. Spero che in futuro venga ampliato in tal senso.
Che dire alla fine!
Ritengo utile avere un amplificatore integrato con una capacità elevata di potenza controllata, che riesca a valorizzare la musica riprodotta. Per me questo è il Master 10.
Se non fosse per la passione di questo gioco, che ti porta sempre a voler cercare qualcosa di nuovo, potrei definire il M-10 come un acquisto definitivo, o per i collezionisti come me, un amplificatore integrato da tenere.
Un caro saluto a tutti.