dopo un o.t. d’importanza capitale sul ruolo del vinile nella gerarchia di un impianto analogico basato sul giradischi -i nastri, a torto o a ragione, sono stati sconfitti decenni fa: decine, centinaia di noi hanno discoteche con migliaia di titoli: quanti sono i gazebini con centinaia di nastri? - sto leggendo a ora tardissima - PERCHE' PRIMA IO HO LA MIA QUOTIDIANA SEDUTA D'ASCOLTO E GUAI A CHI ME LA TOCCA -
l’integrazione al mattoncino, e, visto che devo stare alzato ad aspettare il rientro della più intraprendente delle mie quattro gattine, ti rendo pan per focaccia . Peggio per te, sarai chiamato a correggerle, contestarle, ecc., ecc. alla luce dei “tuoi” grafici perché io…insomma, dimmi dove siamo d’accordo, dove prendo una cantonata, ecc., ecc.
Nel frattempo, cerco di sintetizzare il mio punto di vista, che è, naturalmente, quello basato sulla mia esperienza fino ad oggi. Per farlo, oggi tento questa via: prendiamo il catalogo di gira di un "costruttore artigiano" molto apprezzato: Brinkmann. Escludiamo dal ragionamento l’unico modello col plinth tradizionale, l’Oasis, e consideriamo quindi i rimanenti quattro che hanno in comune il criterio plinth-less: meno “roba” in un giradischi = meno vibrazioni = miglior suono.
Il suo gira entry - level, il Bardo è un trazione diretta (DD). Un gira importante, il cui costo è all’indirca quello di un Linn Sondek top level: controtelaio Keel, motore e alimentatore Radikal. Se aggiungiamo i rispettivi bracci di lettura top il discorso non cambia.
Sopra il Bardo, Brinkmann propone una doppia soluzione tecnologica SULLA STESSA FASCIA DI PREZZO: un cinghia a telaio rigido e il nuovissimo DD che tra poco -ho letto- avrai il piacere d’ascoltare: Spyder e Taurus.
Sul gradino più alto, per il momento, rimane il più longevo , ancora un cinghia a telaio rigido: il Balance.
Come mi dice tutto ciò? Niente di diverso da quanto dichiara Brinkmann stesso: non c’è un solo modo, un modo giusto per risolvere tutti i problemi inerenti la costruzione della migliore piattaforma su cui far accomodare un vinile. Sono ingenuo? Sto cadendo nella trappola del marketing? della serie: ‘Ci sono degli audiofili che sono convinti della superiorità del DD e io do loro il giocattolino agognato, e così farò con i “cinghiaioli”’.
Spero di no, credo di no.
E comunque, nel caso di specie: se si riuscisse a sentire le due basi Spyder e Taurus con lo stesso braccio e testina propositi da Brinkmann - e quindi una combinazione meccanicamente e timbricamente pensata per lavorare insieme ad entrambe le basi giradischi - nello stesso impianto, credo che sia assai probabile che ascolteremmo due 'sonic presentation' leggermente diverse e, a seconda dei gusti personali e/o del tipo di dischi che stiamo ascoltando, le nostre preferenze…beh, lascio a te continuare: se il ‘pannello d’ascolto’ supera le tre, quattro unità con gusti musicali variegati e un gruzzolo di decine di dischi…per stilare la classifica avresti bisogno di un data base.
Insomma, “tutto” incide in una base giradischi. La scelta progettuale, il suo livello realizzativo all’interno di un determinato livello di costi di produzione, ecc., ecc. .
Detto questo, è ovvio che un costruttore che è contento della bontà della sua scelta e trova un riscontro positivo nelle vendite, lavorerà per migliorarla.
La Technics, per es, ha fatto recentemente un importante sforzo tecnologico sui nuovi modelli per ridurre/eliminare l’irregolarità della rotazione - quelli bravi direbbero ‘gogging’ - un punto debole della trazione diretta dell’”età dell’oro dell’analogico” di cui oggi si fa fatica a parlare, perlomeno qui in Italia e…qui mi fermo per non andare
Quindi, Alessandro, passando dal “tutto incide sul risultato sonico di una base-giradischi” al “quanto incide la qualità del motore e della trazione”, oggetto del tuo primo mattoncino, ora integrato dal secondo, consentimi questa mia considerazione da ascoltatore: io ovviamente non so quanto possa incidere sul risultato sonico il miglioramento del motore sul terreno della “regolarità” e “fluidità” del movimento ma credo che questo sia solo uno degli aspetti del “problema motore”.
Certo di spiegarmi, esponendomi alle inevitabili critiche per l’utilizzo di un linguaggio inadeguato e, naturalmente, lo farò privilegiando il metodo descrittivo cui tutti noi, figli dell’occidente, utilizziamo dai tempi di Aristotele:
noi descriviamo distinguendo, ormai ce l’abbiamo nel sangue e qualsiasi “intromissione” dell’oriente olistico nei nostri ragionamenti arriva sempre DOPO .
E quindi:
1) il motore come generatore di movimento costante, “fluido”, senza soluzione di continuità;
2)il motore capace di garantire 1) infischiandosene dei contraccolpi che il “bob a due” stilo/cantilever produce con le sue sbandate a destra e manca, sbandate sempre e costantemente d’entità…variabile. E’ quella cosa (sic!) che io chiamo “tiro” e che quelli bravi, se ho capito bene, chiamano ‘coppia’ e, mi sembra di capire, è l’argomento del tuo secondo mattoncino. Questo è l’aspetto decisivo che ha dato la stura alla rivalutazione della trazione diretta e dei puleggia, rivalutazione avvenuta all’incirca a cavallo dei due millenni di cui abbiamo parlato nel 3d 'Nuovo Thorens 160'.Credo che questo aspetto sia anche relato all’accenno di @Franz84 qui sopra quando parla dell’inerzia. Ma qui mi taccio, chiedo conferme o smentite perché “inerzia”, “coppia” rinviano a discipline da me abbandonate da decenni;
3)il motore che lavorando e producendo 1) e 2) in combinazioni diverse genera RUMORE. Questo rumore è lì, più o meno nei pressi del perno/cuscinetto/piatto e pronto, mannaggia, a essere “raccolto” dalla testina che lo fa anche se non vorrebbe. Naturalmente il "lavoro" di raccoglitore di rumore da parte della testina non dipende solo dal motore ma anche
4) da tutte le altri parti del giradischi, per non parlare delle vibrazioni prodotte nell’ambiente che, attraverso il giradischi possono “ripresentarsi” alla povera testina (acoustic feedback). Quest'ultimo aspetto, però, travalica l'oggetto "problema motore" e lo lascio cadere.
Chiudo questo mio mattoncino affermando che, per quanto riguarda 3), Alessandro, sarei tentato di togliere l’ihmo perché le differenze soniche dell’abbassamento del rumore le ho progressivamente verificate nella convivenza più che ventennale con il Linn Sondek, in particolare, nel passaggio Valhalla/Lingo e, naturalmente, potrei aggiungere quello Lingo/Radikal (per Lingo intendo le prime tre versioni, su questo, cfr. ‘ LINN LP 12: storia, versioni, curiosita by @zulele.
Direi che per il momento basta e avanza, nonostante la gattina ancora non si veda e io, in piena notte, non posso riaccendere l'impianto
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P.S. Rileggendo mi accorgo che mettere sullo stesso piano il passaggio Valhalla/Lingo e Lingo/Radikal è discutibile. Il primo è un miglioramento dell’alimentazione sullo stesso identico motore; il secondo è un cambio motore + alimentazione; e il Radikal, con tutta evidenza, è un motore con prestazioni superiori e quindi sicuramente il suo apporto NON agisce solo/prevalentemente su 3). In effetti, il Sondek/Radikal suona più fluido, libero e con più “tiro”, ihmo. Però delle poche parole della Linn sul Radikal vorrei che si puntasse l’attenzione, sempre per il ragionamento al punto 3), su quel ‘low levels of electromagnetic interference’ :”radikal uses a specially customised 13 segment precious brushed dc motor which offers a new level of rotational accuracy, with an incredibly smooth action and extremely low levels of electromagnetic interference …”