Il Giradischi: Motore e Trazione Diretta e a Cinghia - Vantaggi e svantaggi
AlessandroCatalano- Senior Member
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Ultimamente sono stati pubblicati alcuni interessanti thread sui giradischi ed in particolare su Thorens e Linn. In questo nuovo thread e ricollegandomi ad un test effettuato su uno SME Model 30/2 di un paio di anni fa ho trovato molto interessante la presenza di alcuni riquadri ove venivano analizzata l’importanza dei motori e delle differenti trazioni che permettono di ottenere una modesta o un’ottima riproduzione dei vinili, cosa che redo possa essere di grande interesse ed al contempo fonte di riflessioni in merito. Riconosco che la lettura sarà particolarmente lunga ma comunque, ripeto, molto interessante.
Nella grand parte i costruttori ritengono che possa essere sufficiente un buon motore, una cinghia adeguata ed un piatto che più è pesante e meglio è: viceversa numerose e complesse sono le problematiche che si celano dietro la costruzione di un giradischi, oggetto tanto apparentemente semplice, quanto sostanzialmente assai complesso. Invece, la progettazione e la messa a punto di un giradischi richiede profonda conoscenza delle varie componenti e dei materiali impiegati, infatti si può affermare che un prodotto attento a tutti gli aspetti tecnici e, conseguentemente, estremamente ben suonante è appannaggio di un numero ristrettissimo di aziende.
Iniziamo sul come ha origine la imprecisa rotazione del disco e successivamente analizzeremo i vari tipi di trazione.
Tutti i motori elettrici, qualunque sia la loro tecnologia (monofase in alternata sia asincroni che sincroni, in corrente continua, passo passo) sono caratterizzati da una coppia motrice non costante: ciò comporta instabilità nella rotazione anche in presenza di un carico assolutamente costante, cosa che, come vedremo in seguito, purtroppo non può essere considerata che pura utopia. Nella realtà il motore elettrico procede per cosi dire a scatti: si verifica infatti che, in corrispondenza di ben determinati angoli di rotazione, l'albero motore riceva una spinta che ne accresce la velocità angolare istantanea, quindi deceleri lentamente per poi raggiungere un nuovo punto nel quale si rinnovi la spinta. La Fig. 1 illustra quanto accade nell'ipotesi che la spinta motrice intervenga tre volte in un giro.
Fig. 1 : Andamento della rotazione del motore elettrico: in rosso sono rappresentate le spinte, ipotizzate in numero di tre per giro, mentre in blu vi e disegnato l'andamento decrescente della velocità tra una spinta e l'altra. E immediato constatare la elevatissima Incostanza della velocità angolare.
E’ evidente che, per ottenere una determinata velocità media (ad esempio 100 giri al minuto, è necessario che la spinta imponga una rotazione più veloce, ad esempio 120, la quale durante la fase di rallentamento scende a 80, per poi riacquistare i 120 giri al minuto al successivo impulso. Il motore dunque non ruota alla velocità voluta di 100 giri al minuto che per un brevissimo istante: in realtà, per la maggioranza del tempo, la sua velocità non sarà quella corretta, potendo, nel nostro esempio, oscillare da un minimo ad un massimo del più o meno 20% rispetto al valore nominale. Risulta anche evidente che aumentando la frequenza di ripetizione delle spinte lungo il giro, portandole da 3 a 6, la situazione migliorerebbe grandemente, cosi come illustrato in Fig. 2.
Analoghi provvedimenti (aumento, ad esempio, dei poli in un motore monofase) possono essere adottati per qualunque tipo di propulsore, ma si può essere certi che la rotazione non potrà in nessun caso essere assolutamente costante e sarà comunque affetta da fluttuazioni di entità non trascurabile. Inoltre aggiungiamo che la tecnica di accrescere a dismisura i poli in un motore sincrono piuttosto che i passi in uno con tecnologia passo passo non può essere presa in considerazione. Infatti, se da un lato tale implementazione ridurrebbe l'entità delle oscillazioni, dall'altro alzerebbe la frequenza di ripetizione del disturbo che si genera a seguito degli impulsi al moto derivanti dal propulsore ed è accertato che la sensibilità all'ascolto del disturbo generato da tali impulsi cresce grandemente con la loro frequenza. In altre parole il dato numerico relativo alla imprecisione si abbatte, ma le conseguenze negative sul suono crescono,
Fig. 2 : Andamento analogo a quello riportato in Fig. 1 nell'ipotesi pero di un maggior numero di spinte per giro; nel nostro esempio le spinte sono raddoppiate. Mentre uguale è rimasta l'inerzia del sistema: il vantaggio, in termini di costanza della velocità, è immediatamente evidente.
Va sottolineato pure che tale incostanza della rotazione, ciclicamente oscillante da un massimo ad un minimo, non può essere in alcun modo evitata, neppure ricorrendo al controllo elettronico della velocità: infatti, anche i motori servocontrollati sono di fatto afflitti dai medesimi problemi. Per rendersene conto basta considerare che il sistema automatico di correzione, per quanto veloce e sensibile alle pur minime variazioni, non potrebbe che agire aumentando o diminuendo la spinta in prossimità sempre degli stessi angoli nei quali il motore è attivo: pertanto la sua rapidità di intervento sarebbe comunque compromessa dalla necessità di dover attendere sempre i medesimi punti, non potendo logicamente agire negli spazi in cui il moto permane per pari motivi di inerzia. Concludendo dunque, non è proprio possibile intervenire tra un passo e l'altro, così come sarebbe fortemente auspicabile. Quindi, la velocità istantanea in un motore, anche se controllato elettronicamente, non può purtroppo essere resa perfettamente costante: in realtà solo il suo valor medio sarà davvero inchiodato all’ entità voluta e rispetterà alla perfezione il dato di targa. Morale: non esiste il motore perfetto e pertanto non esiste il moto perfetto. La SME (come certamente altri pochissimi costruttori) per i suoi piatti ha operato una serie di scelte che, alla luce di quanto sopra evidenziato, costituiscono probabilmente anche il massimo che l'attuale stato dell'arte consente di fare. Il motore prescelto è sincrono in alternata del tipo trifase senza spazzole. Questa tecnologia consente di realizzare propulsori caratterizzati da una fluidità del moto superiore a quella dei più tradizionali monofase: tale risultato viene raggiunto dal momento che l'alimentazione trifase genera un campo magnetico rotante cui stabilmente (senza gli slittamenti, tecnicamente indicati come "scorrimenti", tipici dei sistemi asincroni) si aggancia appunto il rotore (che è la parte rotante del motore, mentre quella ferma viene detta, con avvio significato del termine, statore). Stante la superiorità del motore trifase rispetto al monofase, verrebbe da chiedersi il perché non venga utilizzato da tutti i costruttori (in realtà sono pochi quelli che l'adottano), dal momento che il suo costo non è particolarmente proibitivo.
Fig.3 : Andamento analogo a quello riportato in Fig. 1, nel l'ipotesi però di una maggiore inerzia del sistema; nonostante il numero delle spinte siano sempre e solo tre, il vantaggio, in termini di costanza della velocità, è immediatamente evidente. Dunque più spinte per giro o maggiore inerzia comportano grandi miglioramenti nella fluidità della rotazione: nel caso di SME il risultato finale, raggiunto grazie ad un virtuosa combinazione del miglioramento di entrambi i parametri su indicati.
La risposta è semplice: il motore trifase va alimentato in trifase appunto, laddove la rete presente nelle nostre case e di tipo monofase. Dunque la trifase deve necessariamente essere generata e, dovendo tale operazione essere eseguita con estrema cura, è richiesto un alimentatore complesso e raffinato. A tal riguardo SME (e non solo vedi ad es. Brinkmann) è, per così dire, chiara e forte: l’alimentatore è realizzato con grande precisione e consente un ottimale pilotaggio del motore grazie ad un microprocessore che sapientemente dosa la forza propulsiva, sempre perfettamente calibrata in modo che risulti essere giusto quanto basta per mantenere costante la velocità. La spinta é volutamente contenuta, tanto che l'avviamento non è fulmineo: attenzione, potrebbe sembrare che ciò derivi da un sottodimensionamento, ma nulla è più falso. Ridurre al minimo la spinta consente di contenere al massimo le variazioni di velocità inevitabilmente introdotte dal motore, obiettivo raggiunto anche grazie alla scelta di dotare quest'ultimo di ben otto poli. Per comprendere quanto accade in pratica, vi invitiamo ad osservare la Fig. 3, confrontandola con la analoga Fig.1. La nuova situazione, a parità di spinte per giro, si differenzia dalla precedente per una accresciuta inerzia del piatto ed una ridotta potenza istantanea del motore: è immediato verificare il netto miglioramento della costanza della velocità che deriva da tali scelte. Il salto in termini di qualità, inteso come minore differenza di velocità tra minimo e massimo valore, è impressionante; se poi a ciò si aggiunge l'incremento dovuto all'elevato numero di poli, la qualcosa comporta un miglioramento del tipo di quello registrato passando dal sistema di Fig. 1 a quello di Fig. 2, si comprende sino in fondo l'eccellenza di tale soluzione.
Ma nonostante tutto, una certa imperfezione della rotazione resta comunque e dunque non rimane che confidare nella trasmissione del moto dal motore al piatto, affidando ad essa il compito di filtrare in modo ottimale le fluttuazioni. Esaminiamo pertanto per comprendere questa spinosa problematica.
La trasmissione
La trasmissione ha il compito di trasferire il movimento al piatto possibilmente depurandolo da tutte le fluttuazioni di velocità che abbiamo su esaminato. La prima domanda che viene spontanea è: esiste una trasmissione siffatta? Vediamo di rispondere a questo non semplice interrogativo. Prima di continuare, è assai importante precisare che, in aggiunta a tutte le problematiche sin qui evidenziate, ve ne è una ulteriore di importanza tale da non poter assolutamente essere trascurata: la cosiddetta automodulazione. Vediamo di che cosa si tratta: in aggiunta alla distorsione dovuta alla imperfetta rotazione del piatto, vi è un’ altra forma di alterazione del messaggio sonoro che, per certi versi è sempre riconducibile alla medesima matrice: l'irregolarità della velocità. Essa si differenzia però da ciò che in precedenza e stato esposto, per la causa che la genera e per gli effetti sulla riproduzione che determina. Finora abbiamo considerato che ogni irregolarità del moto fosse imputabile a quella propria ed ineliminabile del motore; in realtà, nemmeno il carico offerto dal piatto può essere considerato costante e ciò ovviamente comporta un ulteriore impedimento alla perfetta costanza della velocità di rotazione.
E’ quindi assolutamente necessario tenere conto di quest’altra problematica affinché un giradischi ambisca alla perfezione.
Le trasmissioni diffuse ad oggi sono essenzialmente di due tipi: quella diretta e quella a cinghia, dal momento che quella a puleggia è stata di fatto abbandonata.
Trasmissione Diretta
Partiamo, con un rapidissimo cenno alla trasmissione diretta, analisi essenziale per la sua valenza didattica. L'aspetto negativo della trasmissione diretta è quello del trasferimento, diretto appunto, di tutte le fluttuazioni di moto e vibrazioni del motore: in realtà un giradischi realizzato secondo questa tipologia e assai delicato nella progettazione e complesso nella realizzazione. I sistemi a trazione diretta realizzati in grande serie pensati eminentemente per le discoteche sono validissimi nelle applicazioni per le quali sono stati ideati e valgono molto per quello che costano, ma non sono il non plus ultra per un impianto high end. Ma allora, se la trazione diretta non può assicurare la costanza del moto, essa assolutamente va bocciata per le realizzazioni di più alta classe? Non si può e non si deve essere cosi drastici, anzi la trasmissione diretta se realizzata con grande attenzione e consapevolezza tecnica risulta in realtà validissima sotto molteplici altri aspetti, nei confronti dei quali la trasmissione a cinghia presenta più di un'ombra. Certe realizzazioni Top (ma con costi decisamente elevati) e a patto però, come detto, che siano progettati e conseguentemente realizzati con competenza e cura danno dei risultati eccellenti. In realtà non esiste la ricetta ideale, ma solo l'abilità del costruttore a barcamenarsi tra gli inevitabili compromessi per riuscire ad individuare l'equilibrio ottimale. Allo stato, in realtà, i giradischi a trazione diretta realmente validi sono rarissimi: son solo due o, volendo essere ottimisti, forse tre).
Trasmissione a cinghia
Parrebbe, a questo punto, che la panacea per tutti i mali sia la trasmissione a cinghia: quest'ultima grazie alla sua elasticità, dovrebbe garantire un accoppiamento perfetto del moto e contestualmente assicurare il disaccoppiamento dalle fluttuazioni di velocità e dalle inevitabili vibrazioni del motore. Purtroppo tutto ciò è vero solo in parte. Vediamone il perché: da un lato è innegabile che la cinghia filtri efficacemente combinando la sua elasticità con la massa del piatto che funge da volano, buona parte delle variazioni di velocità, dall'altro è anche vero che essa comporta una serie di problemi che non sono del tutto risolvibili, costringendo i costruttori ad attuare non poche scelte di compromesso. É importante, per il raggiungimento dei migliori risultati che l'elasticità della cinghia sia perfettamente studiata in funzione dell'inerzia del piatto e della potenza del motore e che essa venga tensionata esattamente nella misura prevista nel progetto del costruttore: incidentalmente facciamo notare che non apprezziamo quei giradischi nei quali la posizione del motore non è univocamente determinata dal momento che in tal modo e lasciato al libero arbitrio dell'utilizzatore la tensione della cinghia e crediamo che molto difficilmente l'utente possa avere la giusta sensibilità per effettuare tale criticissima taratura. Pertanto affinché il sistema di trasmissione lavori come un orologio svizzero, la cinghia, da un lato deve risultare abbastanza cedevole per filtrare efficacemente la pur minima incostanza della rotazione del motore, mentre dall'altro è bene sia poco estensibile, allo scopo di garantire una contenuta automodulazione ed annullare praticamente qualunque forma di palleggiamento energetica tra molla e piatto. In merito al su citato palleggiamento energetico, che genera nuovi disturbi nettamente percepibili all'ascolto, segnaliamo che esso è accentuato anche da un indiscriminato aumento della massa del piatto grazie alla trasbordante energia inerziale del piatto, tale energia si trasferisce alla cinghia, venendo così trasformata da inerziale ad elastica, e quindi nuovamente ritrasmessa al piatto, innescando cosi il palleggiamento su indicato. Quindi, si ad un piatto pesante, no ad uno sconsideratamente pesante, così come talvolta fanno alcuni costruttori che sottovalutano tale aspetto: è questo uno dei motivi per i quali accennavamo prima al fatto che il progettista deve essere cauto nell’effettuare delle scelte che, se da un verso sembrano la panacea da un altro generano nuovi inconvenienti. Il grave è che, a fronte di misure effettuate superficialmente, la tecnica dell'aumento dell’ inerzia del piatto porta a risultati positivi, in contraddizione con quanto un attento ascolto indica: ma ciò non è cosa nuova, in realtà più apparenti che reali tra suono e misure, che derivano eminentemente dalla diffusa incompetenza e superficialità con la quale talvolta vengono condotti i test di laboratorio che troppo spesso erroneamente tengono conto solo ad un aspetto del problema, perdendo di vista la sua globalità. Ma il discorso è generale e ben più ampio. Tenendo conto di quanto detto, La SME ad es. utilizza una cinghia ad elevato grip, di sezione rettangolare e relativamente corta e la posizione dell'albero motore è estremamente vicina al contropiatto a cui deve trasferire il moto, consentendo di contenere al minimo possibile la parte della cinghia libera, a tutto vantaggio della velocità di trasferimento senza le incertezze di un palleggio energetico. Lo scotto da pagare per la trasmissione a cinghia, ancorché giradischi non necessiti di alcuna particolare manutenzione, è che questa dovrà essere sostituita abbastanza spesso, perché nel tempo perde il suo giusto grado di elasticità. È infatti essenziale tenerla sempre in perfette condizioni e sostituirla con una assolutamente simile o meglio ancora con una originale.
Venendo al piatto, il suo peso giustamente consistente, senza le inutili e talvolta dannose esagerazioni (vedi palleggiamento su accennato) conferisce al sistema una elevatissima inerzia che lo pone efficacemente al riparo dall'insorgere della distorsione per automodulazione. Il perno del piatto ha attriti quasi inesistenti a patto che venga realizzato con estrema accuratezza. Un ottimo sistema di lubrificazione permette, infine, di ottenere oltre ad una eccellente stabilità di funzionamento, anche il grande pregio di richiedere nel tempo una manutenzione pressoché nulla.
Un saluto
Alessandro
P.S. - Spero di non aver fatto casini con il copia incolla dal foglio di pages.
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Alessandro
AA Puccini Anniversary by Airtech Up - Audio Analogue AADAC + Audio Analogue AADrive - SME Model 10 - SME Series IV - Stage-Phono Benz Micro PP1 T9 - Benz Micro LP - Lyra Titan i - Sonus faber Olympica II - Cavi: Airtech Zero (Prototipi Test Alimentazione, Interconnessione, potenza e phono), Airtech Alfa carbonio Alimentazione dedicata alla PSU dello SME.
Bertox- JuniorMember
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Ciao Alessandro,
sono appena tornato da una giornata di lavoro nella casa di campagna (rispettando tutte le regole) e mi trovo questo mattoncino. A parte gli scherzi, ottima iniziativa. Non mi è chiaro se questo materiale è lo stesso cui accennavi recentemente in un altro 3d; poco importa. Spero che abbia fortuna. Magari la stessa che ebbe un chilometrico 3d sul defunto Linn Forum - mi riferisco a quello gestito dalla casa madre - dal titolo 'Sme 30 vs. Linn Sondek'. Erano presenti contributi tecnici e soprattutto basati sull'ascolto a confronto interessantissimi.
Ricordo che l'ultimo post rimase tale per mesi, semplicemente perché era un capolavoro di sintesi di sedute d'ascolto:
un forumer senza alcuna saccenza aveva descritto la sua esperienza, evidentemente frutto d'anni di confronti e descriveva le costanti soniche che riteneva d'aver individuato nelle diverse tipologie di deck (basi giradischi).
Ancora oggi per non aver fatto "copia e incolla". Ricordo qualcosa, ma soprattutto mi ritorna in mente qualcosa di fronte a qualche esperienza d'ascolto. E, per es., la considerazione, presente nel "tuo" materiale quando si critica la tendenza a piatti sempre più pesanti, espressa qui per ragioni tecniche, veniva catalogata da quel forumer come un elemento di distinzione sonica.
Se ben ricordo per lui,
gira a cinghia, controtelaio e piatto di peso medio (Linn Sondek ma, forse anche il tuo SME 10)
TENDONO ad avere come punto di forza un rilascio del transiente musicale più libero, risonante, se vogliamo;
che è, esattamente, un punto debole
dei gira a cinghia, telaio rigido con piatti pesanti, i quali, ovviamente, si prendono la rivincita su altri aspetti della riproduzione dell'evento sonoro.
Per stasera mi fermo qui, sperando
sono appena tornato da una giornata di lavoro nella casa di campagna (rispettando tutte le regole) e mi trovo questo mattoncino. A parte gli scherzi, ottima iniziativa. Non mi è chiaro se questo materiale è lo stesso cui accennavi recentemente in un altro 3d; poco importa. Spero che abbia fortuna. Magari la stessa che ebbe un chilometrico 3d sul defunto Linn Forum - mi riferisco a quello gestito dalla casa madre - dal titolo 'Sme 30 vs. Linn Sondek'. Erano presenti contributi tecnici e soprattutto basati sull'ascolto a confronto interessantissimi.
Ricordo che l'ultimo post rimase tale per mesi, semplicemente perché era un capolavoro di sintesi di sedute d'ascolto:
un forumer senza alcuna saccenza aveva descritto la sua esperienza, evidentemente frutto d'anni di confronti e descriveva le costanti soniche che riteneva d'aver individuato nelle diverse tipologie di deck (basi giradischi).
Ancora oggi per non aver fatto "copia e incolla". Ricordo qualcosa, ma soprattutto mi ritorna in mente qualcosa di fronte a qualche esperienza d'ascolto. E, per es., la considerazione, presente nel "tuo" materiale quando si critica la tendenza a piatti sempre più pesanti, espressa qui per ragioni tecniche, veniva catalogata da quel forumer come un elemento di distinzione sonica.
Se ben ricordo per lui,
gira a cinghia, controtelaio e piatto di peso medio (Linn Sondek ma, forse anche il tuo SME 10)
TENDONO ad avere come punto di forza un rilascio del transiente musicale più libero, risonante, se vogliamo;
che è, esattamente, un punto debole
dei gira a cinghia, telaio rigido con piatti pesanti, i quali, ovviamente, si prendono la rivincita su altri aspetti della riproduzione dell'evento sonoro.
Per stasera mi fermo qui, sperando
AlessandroCatalano- Senior Member
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Ciao Bertox,Bertox ha scritto:Ciao Alessandro,
sono appena tornato da una giornata di lavoro nella casa di campagna (rispettando tutte le regole) e mi trovo questo mattoncino. A parte gli scherzi, ottima iniziativa. Non mi è chiaro se questo materiale è lo stesso cui accennavi recentemente in un altro 3d; poco importa. Spero che abbia fortuna. Magari la stessa che ebbe un chilometrico 3d sul defunto Linn Forum - mi riferisco a quello gestito dalla casa madre - dal titolo 'Sme 30 vs. Linn Sondek'. Erano presenti contributi tecnici e soprattutto basati sull'ascolto a confronto interessantissimi.
Ricordo che l'ultimo post rimase tale per mesi, semplicemente perché era un capolavoro di sintesi di sedute d'ascolto:
un forumer senza alcuna saccenza aveva descritto la sua esperienza, evidentemente frutto d'anni di confronti e descriveva le costanti soniche che riteneva d'aver individuato nelle diverse tipologie di deck (basi giradischi).
Ancora oggi per non aver fatto "copia e incolla". Ricordo qualcosa, ma soprattutto mi ritorna in mente qualcosa di fronte a qualche esperienza d'ascolto. E, per es., la considerazione, presente nel "tuo" materiale quando si critica la tendenza a piatti sempre più pesanti, espressa qui per ragioni tecniche, veniva catalogata da quel forumer come un elemento di distinzione sonica.
Se ben ricordo per lui,
gira a cinghia, controtelaio e piatto di peso medio (Linn Sondek ma, forse anche il tuo SME 10)
TENDONO ad avere come punto di forza un rilascio del transiente musicale più libero, risonante, se vogliamo;
che è, esattamente, un punto debole
dei gira a cinghia, telaio rigido con piatti pesanti, i quali, ovviamente, si prendono la rivincita su altri aspetti della riproduzione dell'evento sonoro.
Per stasera mi fermo qui, sperando
Si Ti confermo che avevo accennato che avrei fatto codesto Thread che ritengo solo un punto di partenza a molte riflessioni ed argomentazioni in merito nonché dare alcune chiavi di lettura a coloro che sono agli inizi di un percorso analogico. Quindi Ti ringrazio del Tuo intervento e mi auguro che intervenga nuovamente in quanto considero sempre che quanto scrivi è frutto di anni di esperienza maturata sul campo.
Un saluto
Alessandro
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Franz84- Senior Member
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Bellissimo thread ..
a complicare di molto la questione aggiungerei che l'inerzia esercitata dallo stilo in fase di lettura è variabile e notevole .. certo il giornalista di settore che ha scritto che i DD di livello sono due, forse tre .. mah ... mah ... a me ne vengono in mente su due piedi almeno 20 se non di più..poi il famigerato DD da discoteca, credo altro non sia che il più che ottimo 1200. Questo è uno stereotipo ..
La technics, per risolvere alcuni dei citati problemi, ha introdotto un sistema di rilevamento in tempo reale della costanza di rotazione del piatto, sul 1200G e sul sp10R
a complicare di molto la questione aggiungerei che l'inerzia esercitata dallo stilo in fase di lettura è variabile e notevole .. certo il giornalista di settore che ha scritto che i DD di livello sono due, forse tre .. mah ... mah ... a me ne vengono in mente su due piedi almeno 20 se non di più..poi il famigerato DD da discoteca, credo altro non sia che il più che ottimo 1200. Questo è uno stereotipo ..
La technics, per risolvere alcuni dei citati problemi, ha introdotto un sistema di rilevamento in tempo reale della costanza di rotazione del piatto, sul 1200G e sul sp10R
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Convergent SL1 Ultimate MK2 Phono - Accuphase DC 330 - Accuphase DP101 -Accuphase P500 - Technics SL 1200G - Thorens TD 125 Mk2 - Fidelity Research FR7 - FR1 MK2 - FR1 MK3F - Monster Alpha Genesis 1000 - Denon DL 103R - Denon 103 - Denon 304 - Lyra Titan I - Zyx 4D - Fidelity Research XG5 - XF1 L - Zyx ccp1 - Uesugi UBROS 5 Low - ProAC 140 MK 2 - Cablaggio AIRTECH
AlessandroCatalano- Senior Member
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Credo comunque da quel che ho potuto comprendere si riferiva riguardo ai DD al Technics SL 1000R, al Brinkmann Balance/Bardo e Taurus e il Goldmund Reference che si sono solamente avvicinati alla soluzione delle varie problematiche compresa quella della automodulazione, ma hanno un punto in comune il costo elevatissimo dei progetti. Ma alla fin fine molto simile agli analoghi con trazione a cinghia. Per quanto riguarda il rilevamento in tempo reale della costanza di rotazione, che però abbiamo visto è impossibile nel reale, Te asserisci che Technics lo ha fatto sul 1200G e sul SP10R allora potrei risponderTi che la stessa cosa lo ha fatto SME nel 1991 con il Model 30, tecnologia pari pari poi trasferita sul Model 20 nel 1992 e sul Model 10 nel 1999 e successivamente ulteriormente perfezionata. Ciò nonostante la costanza di rotazione assoluta è, allo stato, impossibile da raggiungere per nessun motore.Franz84 ha scritto:Bellissimo thread ..
a complicare di molto la questione aggiungerei che l'inerzia esercitata dallo stilo in fase di lettura è variabile e notevole .. certo il giornalista di settore che ha scritto che i DD di livello sono due, forse tre .. mah ... mah ... a me ne vengono in mente su due piedi almeno 20 se non di più..poi il famigerato DD da discoteca, credo altro non sia che il più che ottimo 1200. Questo è uno stereotipo ..
La technics, per risolvere alcuni dei citati problemi, ha introdotto un sistema di rilevamento in tempo reale della costanza di rotazione del piatto, sul 1200G e sul sp10R
Un saluto
Alessandro
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Massimo- Hi-End Member
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Bertox- JuniorMember
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Attenzione! Questo mio non vuol essere un'imposizione; è solo una speranza, una preghiera .
Ve lo chiedo per cortesia, facciamo tutti uno sforzo per utilizzare il "mattoncino" di Alessandro come spunto di riflessione, non credo abbia parlato l'oracolo di Delfi, né credo Alessandro l'abbia riportato con questo spirito - Alessandro nelle vesti della sacerdotessa Pizia? non credo sia la sua professione - per quanto, ovviamente, possa condividerne l'impostazione.
al 100 % @Franz84 sul Technics 1200 "storico"; lasciamo perdere gli stereotipi e i fraintendimenti sul "giradischi da discoteca". Giudichiamolo per quel che fa all'interno di una catena di riproduzione e valutiamo la sua sua classe d'appartenenza sia rispetto ad altre tipologie di gira sia rispetto ad altri DD che, all'epoca della sua apparizione sul mercato, costavano meno o "infinitamente" di più.
Quel che a me "dice" il mattoncino di Alessandro - con argomentazioni tecniche che leggo col massimo rispetto senza essere in grado di dire alcunché - è per l'ennesima volta quello che le mie orecchie che - purtroppo cominciano ad essere un pò stanchine - hanno "captato" fin dalla metà degli '80:
le basi giradischi, i "gira" senza bracci e testine, suonano; eccome se suonano.
Quello che "c'è dentro", come sono fatti, ecc., ecc.,: tutto incide sul risultato finale.
Una base giradischi è una fondazione su cui si costruisce un "suono", una 'sonic presentation'.
Ho sentito nella mia limitata esperienza audiofila parecchie decine d'impianti basate sul Linn Sondek con circa una mezza decina di bracci diversi con molte più testine, non parliamo di pre-pre, pre(mm +linea) valvolari e ss, e casse (monitor BBC, Proac piccolissime e grandissime, Quad ESL 57 nude e 63 vestite): mi son sempre sentito... a casa .
Sono mentalmente disposto al trasloco, però se, soldi permettendo, vado a migliorare. E, naturalmente, i gusti sulle abitazioni sono i più disparati.
Ve lo chiedo per cortesia, facciamo tutti uno sforzo per utilizzare il "mattoncino" di Alessandro come spunto di riflessione, non credo abbia parlato l'oracolo di Delfi, né credo Alessandro l'abbia riportato con questo spirito - Alessandro nelle vesti della sacerdotessa Pizia? non credo sia la sua professione - per quanto, ovviamente, possa condividerne l'impostazione.
al 100 % @Franz84 sul Technics 1200 "storico"; lasciamo perdere gli stereotipi e i fraintendimenti sul "giradischi da discoteca". Giudichiamolo per quel che fa all'interno di una catena di riproduzione e valutiamo la sua sua classe d'appartenenza sia rispetto ad altre tipologie di gira sia rispetto ad altri DD che, all'epoca della sua apparizione sul mercato, costavano meno o "infinitamente" di più.
Quel che a me "dice" il mattoncino di Alessandro - con argomentazioni tecniche che leggo col massimo rispetto senza essere in grado di dire alcunché - è per l'ennesima volta quello che le mie orecchie che - purtroppo cominciano ad essere un pò stanchine - hanno "captato" fin dalla metà degli '80:
le basi giradischi, i "gira" senza bracci e testine, suonano; eccome se suonano.
Quello che "c'è dentro", come sono fatti, ecc., ecc.,: tutto incide sul risultato finale.
Una base giradischi è una fondazione su cui si costruisce un "suono", una 'sonic presentation'.
Ho sentito nella mia limitata esperienza audiofila parecchie decine d'impianti basate sul Linn Sondek con circa una mezza decina di bracci diversi con molte più testine, non parliamo di pre-pre, pre(mm +linea) valvolari e ss, e casse (monitor BBC, Proac piccolissime e grandissime, Quad ESL 57 nude e 63 vestite): mi son sempre sentito... a casa .
Sono mentalmente disposto al trasloco, però se, soldi permettendo, vado a migliorare. E, naturalmente, i gusti sulle abitazioni sono i più disparati.
pluto- Hi-End Member
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vorrei solo invitare a non confondere gli Sme come giradischi a telaio flottante. Sono rigidi.
La gente pensa che le torrette con i cavi comportino la fluttuazione ma a mio avviso gli Sme sono molto più vicini ai telai rigidi con trasmissione a cinghia e controllo velocità come opportunamente sottolineato da Alessandro
La gente pensa che le torrette con i cavi comportino la fluttuazione ma a mio avviso gli Sme sono molto più vicini ai telai rigidi con trasmissione a cinghia e controllo velocità come opportunamente sottolineato da Alessandro
AlessandroCatalano- Senior Member
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@Bertox: Ve lo chiedo per cortesia, facciamo tutti uno sforzo per utilizzare il "mattoncino" di Alessandro come spunto di riflessione …..
Grazie Bertox era proprio questo il mio intento e non certamente di pontificare ma generare spunti di riflessione.
@Pluto: Quanto affermato da Gian è esatto e pertanto si gli SME sono di fatto dei telai rigidi a tutti gli effetti.
Son queste le riflessioni e le esperienze personali maturate negli anni che mi interessano e dovrebbero interessare a tutti coloro che si avvicinano a questo affascinante e mondo dell’analogico ricco di infinite sfaccettature.
Un saluto
Alessandro
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Alessandro
AA Puccini Anniversary by Airtech Up - Audio Analogue AADAC + Audio Analogue AADrive - SME Model 10 - SME Series IV - Stage-Phono Benz Micro PP1 T9 - Benz Micro LP - Lyra Titan i - Sonus faber Olympica II - Cavi: Airtech Zero (Prototipi Test Alimentazione, Interconnessione, potenza e phono), Airtech Alfa carbonio Alimentazione dedicata alla PSU dello SME.
Marcob- Senior Member
- Numero di messaggi : 626
Data d'iscrizione : 19.03.10
Età : 62
Località : Varese
Buongiorno a tutti !
in merito all'interessante post nr 1 di questo 3d...
io, da osservatore (non sono un tecnico e quindi non mi avventuro a dare spiegazioni in merito) volevo proporvi la mia esperienza sui giradischi inseriti nel mio impianto...
se metto uno stroboscopio :
...sul l'emt950 (trazioneDD) che sia in rotazione o che sia fermo il piatto...non c'è differenza
...sul l'audiomeca (trazione a cinghia con contropuleggia) ho un ottimo fermo segmento dello strobo...ma mi accorgo che stà girando il piatto
...sul funk firm sapphire (trazione a cinghia con triangolazione motore e due pulegge) il fermo segmento è migliore dell'audiomeca...ma la sensazione di movimento è presente in ogni caso
a presto !
Marco
in merito all'interessante post nr 1 di questo 3d...
io, da osservatore (non sono un tecnico e quindi non mi avventuro a dare spiegazioni in merito) volevo proporvi la mia esperienza sui giradischi inseriti nel mio impianto...
se metto uno stroboscopio :
...sul l'emt950 (trazioneDD) che sia in rotazione o che sia fermo il piatto...non c'è differenza
...sul l'audiomeca (trazione a cinghia con contropuleggia) ho un ottimo fermo segmento dello strobo...ma mi accorgo che stà girando il piatto
...sul funk firm sapphire (trazione a cinghia con triangolazione motore e due pulegge) il fermo segmento è migliore dell'audiomeca...ma la sensazione di movimento è presente in ogni caso
a presto !
Marco
AlessandroCatalano- Senior Member
- Numero di messaggi : 913
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Ciao Marco,Marcob ha scritto:Buongiorno a tutti !
in merito all'interessante post nr 1 di questo 3d...
io, da osservatore (non sono un tecnico e quindi non mi avventuro a dare spiegazioni in merito) volevo proporvi la mia esperienza sui giradischi inseriti nel mio impianto...
se metto uno stroboscopio :
...sul l'emt950 (trazioneDD) che sia in rotazione o che sia fermo il piatto...non c'è differenza
...sul l'audiomeca (trazione a cinghia con contropuleggia) ho un ottimo fermo segmento dello strobo...ma mi accorgo che stà girando il piatto
...sul funk firm sapphire (trazione a cinghia con triangolazione motore e due pulegge) il fermo segmento è migliore dell'audiomeca...ma la sensazione di movimento è presente in ogni caso
a presto !
Marco
Innazi tutto grazie per il Tuo intervento. Molto interessanti le Tue osservazioni ma che credo debbano essere approfondite in maniera meno telegrafica così da essere più comprensibili a tutti.
Un saluto
Alessandro
_________________
Alessandro
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Marcob- Senior Member
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AlessandroCatalano ha scritto:Ciao Marco,Marcob ha scritto:Buongiorno a tutti !
in merito all'interessante post nr 1 di questo 3d...
io, da osservatore (non sono un tecnico e quindi non mi avventuro a dare spiegazioni in merito) volevo proporvi la mia esperienza sui giradischi inseriti nel mio impianto...
se metto uno stroboscopio :
...sul l'emt950 (trazioneDD) che sia in rotazione o che sia fermo il piatto...non c'è differenza
...sul l'audiomeca (trazione a cinghia con contropuleggia) ho un ottimo fermo segmento dello strobo...ma mi accorgo che stà girando il piatto
...sul funk firm sapphire (trazione a cinghia con triangolazione motore e due pulegge) il fermo segmento è migliore dell'audiomeca...ma la sensazione di movimento è presente in ogni caso
a presto !
Marco
Innazi tutto grazie per il Tuo intervento. Molto interessanti le Tue osservazioni ma che credo debbano essere approfondite in maniera meno telegrafica così da essere più comprensibili a tutti.
Un saluto
Alessandro
Certo che si !
l'osservazione sinteticamente descritta riguarda la verifica mediante uno strobo appoggiato sul piatto dei vari giradischi...
.... è interessante osservare (a parte la precisione + o - della velocità) la nettezza del segmento sullo strobo e soprattutto il bianco tra due segmenti e il colore più o meno a fuoco del segmento stesso che da la sensazione che il piatto sia fermo !!!
... questo, secondo me, è indice di una continuità e fluidità di rotazione...
Marco
Marco
Bertox- JuniorMember
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Parecchi anni fa, prima dell’esplosione del fenomeno airb&b esisteva una nicchia turistica dedita allo ‘scambio-casa’: tramite appositi web s’inseriva il proprio appartamento, s’indicava il periodo di disponililità per lo scambio, i luoghi d’interesse …e si aspettava.
Se fosse possibile organizzare uno scambio-casa audiofilo con @Marcob, non mi sognerei mai di di praticare lo sport da lui descritto , mi porterei un bel “gruzzolo” di LP particolari, di quelli che, tendono ad evidenziare, per le ragioni più svariate, aspetti specifici del messaggio musicale e quindi sonoro e, ad uno ad uno, li ascoltorei sui tre giradischi, mi godrei la musica e…cercherei di capire
Devo dire che, per la mia congenita pigrizia, il gruzzolo non è mai stato “quantificato”. Sicuramente il J.S. Bach, Brandenburgische Konzerte 1-6, G. Leonhardt, Philips/Seon farebbe parte del lotto.
E’ un disco rivelatore:
- è stato registrato in un ambiente mediamente risonante, il che è sempre una bella sfida per un impianto di riproduzione: l’effetto “melma” è sempre dietro l’angolo;
- ci sono gli strumenti originali, i violini con le corde di minugia, i corni senza pistoni, ecc.,ecc.; cambia quindi il timbro di strumenti ma soprattutto l’attacco delle note su strumenti a fiato come, per es., i corni perché il pistone incide sul modo di porgere il suono. Infatti[omissis] e quindi si ha quell’attacco “a strappo” con conseguente “rilascio” d’armonici affascinante ma altrettanto difficile da riprodurre;
e, infatti, questo fu il disco che portai con me, anni fa alla presentazione di un gingillo nel negozio Hi-End di Firenze.
L’impianto era di livello importante e il giradischi era probabilmente il meglio che commercialmente il negoziante poteva/voleva mettere in mostra:
la base era un cinghia a base rigida Transrotor con un piatto bello grosso (attenzione: ho scritto grosso, non so quanto pesante) con la cinghia percorrente la circonferenza esterna e quindi col motore lontano dal perno e dalla…testina; più lontano dei gira che usano il sistema della cinghia corta (piatto interno/profilo sul piatto, ecc.) e, naturalmente, distantissimo dai DD).
I pro e i contra dei due sistemi a cinghia sono noti [omissis] e deducibili anche rileggendo il “mattoncino” d’avvio 3d.
Il braccio era uno Sme IV e la testina una mc di buon livello. Non ricordo altro. Lo so, troppo poco e troppe variabili in gioco. Però, non volerdo emettere sentenze può essere forse d’interesse sapere cosa successe ascoltando Leonhardt & friends.
Io ero nel miglior mood possibile: non avevo l’ansia del confronto col mio sistema: ero semplicemente curioso d’ascoltare che cosa “usciva”.
Quel che usciva era “strano”. Da una parte, c’era qualcosa che mi piaceva: non c’era assolutamente l’effetto melma. Il suono non era stancante e avevo la sensazione piacevole di silenzio intrastrumentale, forse superiore a quello cui ero abituato (all’epoca avevo un Linn Sondek/Cirkus/Lingo2 con braccio Linn Ittok II e testina Arkiv o Van den Hull Black Beauty; sul Sondek cfr. 3d 'Linn LP12:storia, versioni, curiosità...' by @zulele ), dall’altra…
improvvisamente, un presente s’avvicina e interrompe l’ascolto:
“Mi scusi, non si poteva portare da casa un disco che suonasse meglio?”
“Guardi - fu la mia risposta - che questo disco a casa mia suona benissimo!”
Se fosse possibile organizzare uno scambio-casa audiofilo con @Marcob, non mi sognerei mai di di praticare lo sport da lui descritto , mi porterei un bel “gruzzolo” di LP particolari, di quelli che, tendono ad evidenziare, per le ragioni più svariate, aspetti specifici del messaggio musicale e quindi sonoro e, ad uno ad uno, li ascoltorei sui tre giradischi, mi godrei la musica e…cercherei di capire
Devo dire che, per la mia congenita pigrizia, il gruzzolo non è mai stato “quantificato”. Sicuramente il J.S. Bach, Brandenburgische Konzerte 1-6, G. Leonhardt, Philips/Seon farebbe parte del lotto.
E’ un disco rivelatore:
- è stato registrato in un ambiente mediamente risonante, il che è sempre una bella sfida per un impianto di riproduzione: l’effetto “melma” è sempre dietro l’angolo;
- ci sono gli strumenti originali, i violini con le corde di minugia, i corni senza pistoni, ecc.,ecc.; cambia quindi il timbro di strumenti ma soprattutto l’attacco delle note su strumenti a fiato come, per es., i corni perché il pistone incide sul modo di porgere il suono. Infatti[omissis] e quindi si ha quell’attacco “a strappo” con conseguente “rilascio” d’armonici affascinante ma altrettanto difficile da riprodurre;
e, infatti, questo fu il disco che portai con me, anni fa alla presentazione di un gingillo nel negozio Hi-End di Firenze.
L’impianto era di livello importante e il giradischi era probabilmente il meglio che commercialmente il negoziante poteva/voleva mettere in mostra:
la base era un cinghia a base rigida Transrotor con un piatto bello grosso (attenzione: ho scritto grosso, non so quanto pesante) con la cinghia percorrente la circonferenza esterna e quindi col motore lontano dal perno e dalla…testina; più lontano dei gira che usano il sistema della cinghia corta (piatto interno/profilo sul piatto, ecc.) e, naturalmente, distantissimo dai DD).
I pro e i contra dei due sistemi a cinghia sono noti [omissis] e deducibili anche rileggendo il “mattoncino” d’avvio 3d.
Il braccio era uno Sme IV e la testina una mc di buon livello. Non ricordo altro. Lo so, troppo poco e troppe variabili in gioco. Però, non volerdo emettere sentenze può essere forse d’interesse sapere cosa successe ascoltando Leonhardt & friends.
Io ero nel miglior mood possibile: non avevo l’ansia del confronto col mio sistema: ero semplicemente curioso d’ascoltare che cosa “usciva”.
Quel che usciva era “strano”. Da una parte, c’era qualcosa che mi piaceva: non c’era assolutamente l’effetto melma. Il suono non era stancante e avevo la sensazione piacevole di silenzio intrastrumentale, forse superiore a quello cui ero abituato (all’epoca avevo un Linn Sondek/Cirkus/Lingo2 con braccio Linn Ittok II e testina Arkiv o Van den Hull Black Beauty; sul Sondek cfr. 3d 'Linn LP12:storia, versioni, curiosità...' by @zulele ), dall’altra…
improvvisamente, un presente s’avvicina e interrompe l’ascolto:
“Mi scusi, non si poteva portare da casa un disco che suonasse meglio?”
“Guardi - fu la mia risposta - che questo disco a casa mia suona benissimo!”
Massimo- Hi-End Member
- Numero di messaggi : 32762
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Età : 69
Località : Portici (NA)
Bertox ha scritto:...........................
....................................
improvvisamente, un presente s’avvicina e interrompe l’ascolto:
“Mi scusi, non si poteva portare da casa un disco che suonasse meglio?”
“Guardi - fu la mia risposta - che questo disco a casa mia suona benissimo!”
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AlessandroCatalano- Senior Member
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Età : 68
Località : Roma
Marcob ha scritto:AlessandroCatalano ha scritto:Ciao Marco,Marcob ha scritto:Buongiorno a tutti !
in merito all'interessante post nr 1 di questo 3d...
io, da osservatore (non sono un tecnico e quindi non mi avventuro a dare spiegazioni in merito) volevo proporvi la mia esperienza sui giradischi inseriti nel mio impianto...
se metto uno stroboscopio :
...sul l'emt950 (trazioneDD) che sia in rotazione o che sia fermo il piatto...non c'è differenza
...sul l'audiomeca (trazione a cinghia con contropuleggia) ho un ottimo fermo segmento dello strobo...ma mi accorgo che stà girando il piatto
...sul funk firm sapphire (trazione a cinghia con triangolazione motore e due pulegge) il fermo segmento è migliore dell'audiomeca...ma la sensazione di movimento è presente in ogni caso
a presto !
Marco
Innazi tutto grazie per il Tuo intervento. Molto interessanti le Tue osservazioni ma che credo debbano essere approfondite in maniera meno telegrafica così da essere più comprensibili a tutti.
Un saluto
Alessandro
Certo che si !
l'osservazione sinteticamente descritta riguarda la verifica mediante uno strobo appoggiato sul piatto dei vari giradischi...
.... è interessante osservare (a parte la precisione + o - della velocità) la nettezza del segmento sullo strobo e soprattutto il bianco tra due segmenti e il colore più o meno a fuoco del segmento stesso che da la sensazione che il piatto sia fermo !!!
... questo, secondo me, è indice di una continuità e fluidità di rotazione...
Marco
Marco
@Bertox
......... improvvisamente, un presente s’avvicina e interrompe l’ascolto:
“Mi scusi, non si poteva portare da casa un disco che suonasse meglio?”
“Guardi - fu la mia risposta - che questo disco a casa mia suona benissimo!”
Questa è l'ennesima dimostrazione che affinché una riproduzione sonora debba effettivamente da una solida base con un giradischi che sia il più possibile ottimizzato secondo i parametri di cui al "mattoncino" ... ma anche che sia in sinergia con un braccio adatto a tale gira e ad una ottima testina ... a mio parere in questo ordine preciso.
Un saluto
Alessandro
P.S. - A breve integrerò il "mattoncino" con un più preciso chiarimento in merito alla automodulazione.
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Alessandro
AA Puccini Anniversary by Airtech Up - Audio Analogue AADAC + Audio Analogue AADrive - SME Model 10 - SME Series IV - Stage-Phono Benz Micro PP1 T9 - Benz Micro LP - Lyra Titan i - Sonus faber Olympica II - Cavi: Airtech Zero (Prototipi Test Alimentazione, Interconnessione, potenza e phono), Airtech Alfa carbonio Alimentazione dedicata alla PSU dello SME.
alanford- Vip Member
- Numero di messaggi : 2430
Data d'iscrizione : 03.06.12
Località : monza
cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta.
gia' nel passato erano state fatte cose eccellenti (mi riferisco ad esempio al dp 80 ed al suo splendido motore trifase)
oltre certi limiti e' sempre possibile andare, anche se a questo punto le differenze assumono spesso il carattere di soggettivita' e non oggettivita'.
anche perche' la qualita' del software (il vinile) purtroppo non segue di pari passo questa evoluzione
la qualita' materiale del vinile, i metodi di stampa etc.....non sono migliorati rispetto a 35/40 anni fa
cercare l'eccellenza nel gira senza migliorare la qualita' del supporto da riprodurre e' a mio avviso un esercizio fine a se stesso.
gia' nel passato erano state fatte cose eccellenti (mi riferisco ad esempio al dp 80 ed al suo splendido motore trifase)
oltre certi limiti e' sempre possibile andare, anche se a questo punto le differenze assumono spesso il carattere di soggettivita' e non oggettivita'.
anche perche' la qualita' del software (il vinile) purtroppo non segue di pari passo questa evoluzione
la qualita' materiale del vinile, i metodi di stampa etc.....non sono migliorati rispetto a 35/40 anni fa
cercare l'eccellenza nel gira senza migliorare la qualita' del supporto da riprodurre e' a mio avviso un esercizio fine a se stesso.
Franz84- Senior Member
- Numero di messaggi : 849
Data d'iscrizione : 23.02.18
Località : Roma
Caro Alan,
con tutta la mia stima, davvero non condivido il tuo pensiero. Se fosse così finiremmo di vedere nuove tecnologie, nuove super testine, nuovi stadi phono di qualità, nuovi bracci, nuovi sut .. nei solchi, anche di dischi di 60 anni fa, è sepolta una quantità impensabile di suoni, aria, magia .. quindi si può e si deve andare avanti, senza sosta, senza tregua, perché pensare di avere già raggiunto il vertice è sbagliatissimo ..
Come i fonorivelatori hanno fatto passi da gigantie, così i giradischi possono progredire.. basta sentire un 1200G di oggi, od un sp10r, per rimanere in DD, con tecnologie che 30 anni fa semplicemente non esistevano, un chip che legge in tempo reale la costanza di rotazione ed interviene di continuo .. il motore senza nuclei in ferro per ridurre la minimo il cogging ..
Una volta neanche si prestava attenzione al cavo phono..
con tutta la mia stima, davvero non condivido il tuo pensiero. Se fosse così finiremmo di vedere nuove tecnologie, nuove super testine, nuovi stadi phono di qualità, nuovi bracci, nuovi sut .. nei solchi, anche di dischi di 60 anni fa, è sepolta una quantità impensabile di suoni, aria, magia .. quindi si può e si deve andare avanti, senza sosta, senza tregua, perché pensare di avere già raggiunto il vertice è sbagliatissimo ..
Come i fonorivelatori hanno fatto passi da gigantie, così i giradischi possono progredire.. basta sentire un 1200G di oggi, od un sp10r, per rimanere in DD, con tecnologie che 30 anni fa semplicemente non esistevano, un chip che legge in tempo reale la costanza di rotazione ed interviene di continuo .. il motore senza nuclei in ferro per ridurre la minimo il cogging ..
Una volta neanche si prestava attenzione al cavo phono..
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AlessandroCatalano- Senior Member
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@Franz84: Se fosse così finiremmo di vedere nuove tecnologie, nuove super testine, nuovi stadi phono di qualità, nuovi bracci, nuovi sut ..alanford ha scritto:cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta.
gia' nel passato erano state fatte cose eccellenti (mi riferisco ad esempio al dp 80 ed al suo splendido motore trifase)
oltre certi limiti e' sempre possibile andare, anche se a questo punto le differenze assumono spesso il carattere di soggettivita' e non oggettivita'.
anche perche' la qualita' del software (il vinile) purtroppo non segue di pari passo questa evoluzione
la qualita' materiale del vinile, i metodi di stampa etc.....non sono migliorati rispetto a 35/40 anni fa
cercare l'eccellenza nel gira senza migliorare la qualita' del supporto da riprodurre e' a mio avviso un esercizio fine a se stesso.
Il mio pensiero in merito che la verità attualmente sia in mezzo: mi spiego per quanto riguarda la precisione meccanica certamente può andare avanti grazie alla precisione delle lavorazioni con macchinari a controllo numerico e per quanto riguarda l'elettronica anche qui certamente si sta andando avanti ... si è passati da alimentatori semplici, poi controllati al quarzo per poi giungere a quelli dotati di processori. Ma la questione strettamente necessaria, e questo vale sia per i trazione diretta che per trazioni a cinghia, e aggiungerei trazione a puleggia, il problema rimarrà sempre nel motore per quanto spiegato al mio post iniziale ... al momento si riesce solamente a minimizzare le problematiche. Su quello ove mi trovo d'accordo con Alanford è che sono già oltre 20 anni che alcuni costruttori si sono avvicinati se non addirittura eguagliato ciò che si riesce a costruire oggi .... vedi SME, Technics, Brinkmann e pochi altri. Concordo al contempo con Francesco in merito ai fonorivelatori mentre al contrario se andiamo ad analizzare bene a livello di bracci non mi pare che abbiano inventato nulla di nuovo ... semmai forse la qualità dei cuscinetti dei bracci. Ad esempio se prendiamo un Ikeda è ne più ne meno un Fidelity Research FR64s quindi ....
Quindi la strada, a mio avviso, unica percorribile, allo stato attuale, è quella di avere un buon giradischi, un buon braccio ed una buona testina che abbiano assieme la migliore sinergia.
Un saluto
Alessandro
P.S. - Io ad esempio non amo la musica liquida ed anche lo stesso CD che comunque, anche se nessuno lo dice, è afflitto da problematiche analoghe ai giradischi ... anche loro hanno un motore e relative problematiche.
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Alessandro
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alanford- Vip Member
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credo di essere stato frainteso
ho scritto che "cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta"
quindi non vedo nulla di male nella continua ricerca del miglioramento da parte dei costruttori
cio' che volevo evidenziare e' che nessun miglioramento ha sfiorato il software, ossia il vinile negli ultimi 40 anni
anzi, molti sostengono che i migliori vinili sono quelli passati e non quelli attuali
possiamo ricercare la perfezione dell'hardware con motori ipercontrollati e con testine titanium body
ma se attualmente il vinile ha dei limiti oggettivi che nessuno ha inteso o riuscito a superare.........
ho scritto che "cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta"
quindi non vedo nulla di male nella continua ricerca del miglioramento da parte dei costruttori
cio' che volevo evidenziare e' che nessun miglioramento ha sfiorato il software, ossia il vinile negli ultimi 40 anni
anzi, molti sostengono che i migliori vinili sono quelli passati e non quelli attuali
possiamo ricercare la perfezione dell'hardware con motori ipercontrollati e con testine titanium body
ma se attualmente il vinile ha dei limiti oggettivi che nessuno ha inteso o riuscito a superare.........
Bertox- JuniorMember
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alanford ha scritto:cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta.
gia' nel passato erano state fatte cose eccellenti (mi riferisco ad esempio al dp 80 ed al suo splendido motore trifase)
oltre certi limiti e' sempre possibile andare, anche se a questo punto le differenze assumono spesso il carattere di soggettivita' e non oggettivita'.
anche perche' la qualita' del software (il vinile) purtroppo non segue di pari passo questa evoluzione
la qualita' materiale del vinile, i metodi di stampa etc.....non sono migliorati rispetto a 35/40 anni fa
cercare l'eccellenza nel gira senza migliorare la qualita' del supporto da riprodurre e' a mio avviso un esercizio fine a se stesso.
Alan,
oggi ho passato uno splendido pomeriggio ad ascoltare musica: dai concerti brandeburghesi di J.S. Bach nell'edizione che ho richiamato nel mio post precedente a Lucio Dalla, da Ornette Coleman all'ultimo arrivato: Tchaikovsky, Piano Concerto n.1, Ashkenazy/Maazel, Decca SXL 6058, larga banda: il Linn Sondek di 15 anni fa, senza il nuovo braccio Ekos SE, il controtelaio Keel e il motore Radikal, "raccoglieva" dai solchi un pizzico di magia musicale in meno, "restituiva" meno musica.
Condivido quanto scritto da @Franz84: il vinile, perlomeno quello dalla metà dei '50 a buona parte degli anni '80 non è affatto l'anello debole della catena, il collo di bottiglia; al contrario, più lo "solleciti", più risponde "presente!". Quel vinile, stampato prima dell'arrivo del CD e, comunque, della dismissione quasi completa delle catene di produzione alla fine dello scorso millennio, è disponibile in grandi quantità e, anche grazie alla rete, non è inaccessibile. Anzi, oggi è possibile accedere a stampe che negli anni '80 e '90 erano in possesso di distinti signori nati negli anni '30 e '40 e che la generazione come la mia, cresciuta col progressive rock e poi passata al Jazz - dai Genesis ai Soft Machine per arrivare a J. Coltrane: un classico - nei negozi
certamente trovava, ma sempre come ristampe, il più delle volte italiane. Non scherziamo, guarda il mio avatar: avevo sei anni quando è uscito QUEL vinile ed è arrivato a casa mia cinquant'anni dopo.
Certo, se l'acquisto del vinile s'indirizza verso quelle ristampe di etichette che spuntano come funghi e cercano di sfruttare la nuova rinascita del vinile fra le giovani generazioni, utilizzando come fonte per la produzione di master laquer materiale scadente, allora forse è meglio investire i propri soldini sulla musica liquida.
Bertox- JuniorMember
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alanford ha scritto:credo di essere stato frainteso
ho scritto che "cercare l'eccellenza nella meccanica, nella elettronica (se c'e') oltre che nel progetto di un gira e' sempre cosa buona e giusta"
quindi non vedo nulla di male nella continua ricerca del miglioramento da parte dei costruttori
cio' che volevo evidenziare e' che nessun miglioramento ha sfiorato il software, ossia il vinile negli ultimi 40 anni
anzi, molti sostengono che i migliori vinili sono quelli passati e non quelli attuali
possiamo ricercare la perfezione dell'hardware con motori ipercontrollati e con testine titanium body
ma se attualmente il vinile ha dei limiti oggettivi che nessuno ha inteso o riuscito a superare.........
Scusami,
non avevo visto il tuo nuovo: ci saranno senz'altro esempi di prime stampe viniliche di gran livello, uscite, diciamo, nel terzo millennio. Io non ne ho e quindi le do per scontate.
Fammelo dire in maniera brutale: quello che è uscito nel millennio scorso, basta e avanza per giustificare tutti gli sforzi dei costruttori di gira, bracci, testine, ecc., ecc.
Noi ogni tanto ci accapigliamo qui e su altri 3d su quale sia l'elemento più importante della sorgente analogica. Chi dice il giradischi, chi il braccio, chi la sorgente. @Marcob cerca di fregarci tutti e, talvolta, si nasconde dietro la soluzione "olistica" : "la giusta combinazione dei tre elementi".
La verità è che siamo tutti in fallo: l'elemento più importante è il vinile, la qualità della stampa di un determinato titolo.
Franz84- Senior Member
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Quoto Bertox al 100% ..
Non siamo ancora arrivati ad estrarre tutto il contenuto dei solchi, da lì la continua ricerca in campo analogico.. il supporto vinilico ha musicalmente pochissimi limiti, per avere di meglio ci vorrebbe il nastro, ma non un nastro qualsiasi,ma la copia speculare del master, una pura utopia, se non per un portafoglio senza limiti.. una super testina odierna è in grado di restituire una escursione dinamica che fino a qualche anno fa si pensava appannaggio del digitale ed assente nel vinile.
Il software vinilico è nella sua anzianità e vetustà quasi perfetto,che ti vuoi inventare ancora quando spazio tempo ed ampiezza del messaggio sonoro sono continui??? Ecco perché la costanza di rotazione del piatto è cosa essenziale, meno strappi più linearità ..
Fino a qualche tempo fa' nutrivo grande scetticismo verso le stampe odierne economiche nuove, vedi sony autori italiani, ma più sono salito di livello nella catena, più anche tali dischi fanno pelo e contropelo al digitale, pure un vinile scarso con una grande testina ben accoppiata vola .. insomma, il vinile secondo me ha ancora amplissimi margini di guadagno, e chiaramente la base è fondamentale..
Non siamo ancora arrivati ad estrarre tutto il contenuto dei solchi, da lì la continua ricerca in campo analogico.. il supporto vinilico ha musicalmente pochissimi limiti, per avere di meglio ci vorrebbe il nastro, ma non un nastro qualsiasi,ma la copia speculare del master, una pura utopia, se non per un portafoglio senza limiti.. una super testina odierna è in grado di restituire una escursione dinamica che fino a qualche anno fa si pensava appannaggio del digitale ed assente nel vinile.
Il software vinilico è nella sua anzianità e vetustà quasi perfetto,che ti vuoi inventare ancora quando spazio tempo ed ampiezza del messaggio sonoro sono continui??? Ecco perché la costanza di rotazione del piatto è cosa essenziale, meno strappi più linearità ..
Fino a qualche tempo fa' nutrivo grande scetticismo verso le stampe odierne economiche nuove, vedi sony autori italiani, ma più sono salito di livello nella catena, più anche tali dischi fanno pelo e contropelo al digitale, pure un vinile scarso con una grande testina ben accoppiata vola .. insomma, il vinile secondo me ha ancora amplissimi margini di guadagno, e chiaramente la base è fondamentale..
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AlessandroCatalano- Senior Member
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Età : 68
Località : Roma
Cari Tutti,
A completamento del "mattoncino" ho ritenuto opportuno aggiungere il chiarimento circa l'automodulazione.
A completamento del "mattoncino" ho ritenuto opportuno aggiungere il chiarimento circa l'automodulazione.
Una delle resistenze al moto che il disco nella sua rotazione incontra è certamente quella offerta dallo stilo del fonorivelatore che legge le informazioni contenute nel solco; si tratta indubbiamente di una dissipazione energetica assolutamente minimale, ma che non può essere trascurata in particolare per una sua caratteristica: la incostanza. Infatti, se questa dissipazione fosse costante, se ne potrebbe tener conto nel momento in cui viene computata la spinta da fornire al piatto perché mantenga esatta e stabile la sua velocità angolare. Purtroppo, come abbiamo detto, la resistenza offerta dalla puntina è ben lungi dall'essere costante, anzi la sua variabilità è davvero elevatissima allo scopo di chiarire ciò, esaminiamo i due casi limite che possono presentarsi. Riferiamoci per chiarezza a quanto illustrato nelle Fig. 1a e 2a, dove il solco del disco è per semplicità rappresentato come se avesse un andamento lineare, laddove nella realtà del disco in vinile, ben sappiamo, che esso presenta un andamento a spirale. In Fig. 1a abbiamo ipotizzato che le pareti del solco siano dritte e, quel che più conta, parallele alla direzione di marcia dello stilo: a questa condizione corrisponde evidentemente un segnale nullo, ma possiamo di certo affermare che poche sono le differenze nel caso di intensità assai modeste di suono.
Fig. 1a: E’ disegnato il solco contenuto nel disco ipotizzato con le sue pareti dritte: a questa condizione corrisponde evidentemente un segnale dl modulazione nullo, ma possiamo di certo affermare che poche sono le differenze nel caso di intensità assai modeste di suono.
Vediamo che cosa accade a crescere del segnale; in particolare esaminiamo ciò che succede all'estremo opposto della banda dinamica possibile per il nostro vinile. Il tutto è rappresentato in Fig. 2a dove, a seguito di un segnale particolarmente consistente, il solco oscilla con grandissima ampiezza e le sue pareti assumono una posizione quasi ortogonale alla direzione di marcia dello stilo; in tali condizioni si verifica ovviamente che la particolare inclinazione dei solchi offre una grandissima resistenza al avanzamento della puntina, sottraendo al piatto energia destinata alla sua rotazione. Inoltre a questo fenomeno ovvio, se ne aggiunge un altro ben più pernicioso: poiché il vinile non ha una durezza infinita, cede leggermente sotto la pressione dello stilo lungo la parete del solco che offre resistenza al moto. Ciò provoca una deformazione elastica del vinile stesso, il quale, a meno di una modesta quantità di energia persa nella deformazione e convertita in calore, restituisce successivamente, sotto forma energia cinetica, quella potenziale in precedenza assorbita: tutto ciò porta ad una nuova spinta per lo stilo, innescando fastidiosi palleggiamenti energetici tra disco e testina. Pur senza voler scendere in ulteriori approfondimenti del problema, ci sembra ovvio che quanto accade è un rallentamento della velocità di rotazione del disco in corrispondenza dei solchi a più alta modulazione. Sembrerebbe ovvio che tale rallentamento si verificasse soprattutto in corrispondenza di suoni gravi incisi con grande intensità ma, per quanto possa sembrare incredibile, ciò non corrisponde al vero. In realtà sono soprattutto i segnali relativi ai suoni più acuti quelli che più spesso innescano il problema ed il motivo di questa apparente anomalia risiede nel modus operandi della equalizzazione RIAA che esalta, all'atto della incisione, i segnali a frequenza più alta. Che cosa comporta tutto ciò all’ascolto? A seguito di questo rallentamento, si genera una alterazione dell'asse dei tempi relativo al segnale musicale: in particolare la diminuita velocità di rotazione allontanerà nel tempo i picchi della forma d’onda.
Fig 2: E’ disegnato il solco contenuto nel disco: qui è stato ipotizzato che, a seguito di un segnale di modulazione notevolmente consistente, il solco oscilla con grandissima ampiezza e le sue pareti assumono una posizione quasi ortogonale alla direzione di marcia dello stilo; in tali condizioni si verifica ovviamente che la particolare inclinazione dei solchi offre una grandissima resistenza all avanzamento della puntina, sottraendo al piatto energia destinata alla sua rotazione.
In realtà accadrà che le ampiezze del segnale resteranno le medesime, ma più lungo risulterà il tempo da una escursione massima ad un'altra: la dinamica, intesa come differenza di livelli resterà la medesima, ma quella percepita risulterà sensibilmente compressa, in quanto l'impressione di dinamica è fortemente legata alla rapidità con la quale i livelli variano. E’ importante dunque, per valutare l'effetto psicoacustico della variazione dinamica, che è peraltro quello che ci interessa, considerare non solo le variazioni di livello, come in genere superficialmente si fa nelle misure audio, ma tenere in debita considerazione anche la velocità con la quale esse avvengono. Assai spesso ciò che differenzia la musica riprodotta da quella ascoltata dal vivo è proprio il parametro relativo alla sua coerenza temporale; quest'ultimo, se rispettato pienamente, ci induce a ritenere maggiormente realistico un suono in confronto ad un altro.
Un saluto
Alessandro
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Alessandro
AA Puccini Anniversary by Airtech Up - Audio Analogue AADAC + Audio Analogue AADrive - SME Model 10 - SME Series IV - Stage-Phono Benz Micro PP1 T9 - Benz Micro LP - Lyra Titan i - Sonus faber Olympica II - Cavi: Airtech Zero (Prototipi Test Alimentazione, Interconnessione, potenza e phono), Airtech Alfa carbonio Alimentazione dedicata alla PSU dello SME.
nico 61- Senior Member
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Data d'iscrizione : 20.10.19
Età : 63
Località : Valdagno Vicenza
Scusa ma a me piace la semplicità, in figura 1 rappresenti il solco come una retta con al centro il fondo del solco ( sede teorica della punta di scorrimento), e i due lati che sono frastagliati che sono la traccia ( meccanica)
Generatrice del suono.
Nella figura 2 rappresenti il solco in forma sinusoidale ( sembra la strada che porta ad Asiago detta strada del costo), ma nella realtà è una spirale seppur tortuosa.
Non ho mai visto il braccio del micro seiki è neanche quello del reloop ondeggiare, perciò le forze in gioco non sono così potenti da necessitare di una sorta di ABS sulla puntina che traccia con 1.8 grammi nel caso dei due giradischi sopra citati.
Chiedo scusa ma mi sembra un mattoncino pesante, vorrei godermi la musica senza incubi.
Nico.
Generatrice del suono.
Nella figura 2 rappresenti il solco in forma sinusoidale ( sembra la strada che porta ad Asiago detta strada del costo), ma nella realtà è una spirale seppur tortuosa.
Non ho mai visto il braccio del micro seiki è neanche quello del reloop ondeggiare, perciò le forze in gioco non sono così potenti da necessitare di una sorta di ABS sulla puntina che traccia con 1.8 grammi nel caso dei due giradischi sopra citati.
Chiedo scusa ma mi sembra un mattoncino pesante, vorrei godermi la musica senza incubi.
Nico.
Bertox- JuniorMember
- Numero di messaggi : 162
Data d'iscrizione : 18.05.20
Località : Firenze
Alessandro,
dopo un o.t. d’importanza capitale sul ruolo del vinile nella gerarchia di un impianto analogico basato sul giradischi -i nastri, a torto o a ragione, sono stati sconfitti decenni fa: decine, centinaia di noi hanno discoteche con migliaia di titoli: quanti sono i gazebini con centinaia di nastri? - sto leggendo a ora tardissima - PERCHE' PRIMA IO HO LA MIA QUOTIDIANA SEDUTA D'ASCOLTO E GUAI A CHI ME LA TOCCA -
l’integrazione al mattoncino, e, visto che devo stare alzato ad aspettare il rientro della più intraprendente delle mie quattro gattine, ti rendo pan per focaccia . Peggio per te, sarai chiamato a correggerle, contestarle, ecc., ecc. alla luce dei “tuoi” grafici perché io…insomma, dimmi dove siamo d’accordo, dove prendo una cantonata, ecc., ecc.
Nel frattempo, cerco di sintetizzare il mio punto di vista, che è, naturalmente, quello basato sulla mia esperienza fino ad oggi. Per farlo, oggi tento questa via: prendiamo il catalogo di gira di un "costruttore artigiano" molto apprezzato: Brinkmann. Escludiamo dal ragionamento l’unico modello col plinth tradizionale, l’Oasis, e consideriamo quindi i rimanenti quattro che hanno in comune il criterio plinth-less: meno “roba” in un giradischi = meno vibrazioni = miglior suono.
Il suo gira entry - level, il Bardo è un trazione diretta (DD). Un gira importante, il cui costo è all’indirca quello di un Linn Sondek top level: controtelaio Keel, motore e alimentatore Radikal. Se aggiungiamo i rispettivi bracci di lettura top il discorso non cambia.
Sopra il Bardo, Brinkmann propone una doppia soluzione tecnologica SULLA STESSA FASCIA DI PREZZO: un cinghia a telaio rigido e il nuovissimo DD che tra poco -ho letto- avrai il piacere d’ascoltare: Spyder e Taurus.
Sul gradino più alto, per il momento, rimane il più longevo , ancora un cinghia a telaio rigido: il Balance.
Come mi dice tutto ciò? Niente di diverso da quanto dichiara Brinkmann stesso: non c’è un solo modo, un modo giusto per risolvere tutti i problemi inerenti la costruzione della migliore piattaforma su cui far accomodare un vinile. Sono ingenuo? Sto cadendo nella trappola del marketing? della serie: ‘Ci sono degli audiofili che sono convinti della superiorità del DD e io do loro il giocattolino agognato, e così farò con i “cinghiaioli”’.
Spero di no, credo di no.
E comunque, nel caso di specie: se si riuscisse a sentire le due basi Spyder e Taurus con lo stesso braccio e testina propositi da Brinkmann - e quindi una combinazione meccanicamente e timbricamente pensata per lavorare insieme ad entrambe le basi giradischi - nello stesso impianto, credo che sia assai probabile che ascolteremmo due 'sonic presentation' leggermente diverse e, a seconda dei gusti personali e/o del tipo di dischi che stiamo ascoltando, le nostre preferenze…beh, lascio a te continuare: se il ‘pannello d’ascolto’ supera le tre, quattro unità con gusti musicali variegati e un gruzzolo di decine di dischi…per stilare la classifica avresti bisogno di un data base.
Insomma, “tutto” incide in una base giradischi. La scelta progettuale, il suo livello realizzativo all’interno di un determinato livello di costi di produzione, ecc., ecc. .
Detto questo, è ovvio che un costruttore che è contento della bontà della sua scelta e trova un riscontro positivo nelle vendite, lavorerà per migliorarla.
La Technics, per es, ha fatto recentemente un importante sforzo tecnologico sui nuovi modelli per ridurre/eliminare l’irregolarità della rotazione - quelli bravi direbbero ‘gogging’ - un punto debole della trazione diretta dell’”età dell’oro dell’analogico” di cui oggi si fa fatica a parlare, perlomeno qui in Italia e…qui mi fermo per non andare
Quindi, Alessandro, passando dal “tutto incide sul risultato sonico di una base-giradischi” al “quanto incide la qualità del motore e della trazione”, oggetto del tuo primo mattoncino, ora integrato dal secondo, consentimi questa mia considerazione da ascoltatore: io ovviamente non so quanto possa incidere sul risultato sonico il miglioramento del motore sul terreno della “regolarità” e “fluidità” del movimento ma credo che questo sia solo uno degli aspetti del “problema motore”.
Certo di spiegarmi, esponendomi alle inevitabili critiche per l’utilizzo di un linguaggio inadeguato e, naturalmente, lo farò privilegiando il metodo descrittivo cui tutti noi, figli dell’occidente, utilizziamo dai tempi di Aristotele:
noi descriviamo distinguendo, ormai ce l’abbiamo nel sangue e qualsiasi “intromissione” dell’oriente olistico nei nostri ragionamenti arriva sempre DOPO .
E quindi:
1) il motore come generatore di movimento costante, “fluido”, senza soluzione di continuità;
2)il motore capace di garantire 1) infischiandosene dei contraccolpi che il “bob a due” stilo/cantilever produce con le sue sbandate a destra e manca, sbandate sempre e costantemente d’entità…variabile. E’ quella cosa (sic!) che io chiamo “tiro” e che quelli bravi, se ho capito bene, chiamano ‘coppia’ e, mi sembra di capire, è l’argomento del tuo secondo mattoncino. Questo è l’aspetto decisivo che ha dato la stura alla rivalutazione della trazione diretta e dei puleggia, rivalutazione avvenuta all’incirca a cavallo dei due millenni di cui abbiamo parlato nel 3d 'Nuovo Thorens 160'.Credo che questo aspetto sia anche relato all’accenno di @Franz84 qui sopra quando parla dell’inerzia. Ma qui mi taccio, chiedo conferme o smentite perché “inerzia”, “coppia” rinviano a discipline da me abbandonate da decenni;
3)il motore che lavorando e producendo 1) e 2) in combinazioni diverse genera RUMORE. Questo rumore è lì, più o meno nei pressi del perno/cuscinetto/piatto e pronto, mannaggia, a essere “raccolto” dalla testina che lo fa anche se non vorrebbe. Naturalmente il "lavoro" di raccoglitore di rumore da parte della testina non dipende solo dal motore ma anche
4) da tutte le altri parti del giradischi, per non parlare delle vibrazioni prodotte nell’ambiente che, attraverso il giradischi possono “ripresentarsi” alla povera testina (acoustic feedback). Quest'ultimo aspetto, però, travalica l'oggetto "problema motore" e lo lascio cadere.
Chiudo questo mio mattoncino affermando che, per quanto riguarda 3), Alessandro, sarei tentato di togliere l’ihmo perché le differenze soniche dell’abbassamento del rumore le ho progressivamente verificate nella convivenza più che ventennale con il Linn Sondek, in particolare, nel passaggio Valhalla/Lingo e, naturalmente, potrei aggiungere quello Lingo/Radikal (per Lingo intendo le prime tre versioni, su questo, cfr. ‘ LINN LP 12: storia, versioni, curiosita by @zulele.
Direi che per il momento basta e avanza, nonostante la gattina ancora non si veda e io, in piena notte, non posso riaccendere l'impianto
.
P.S. Rileggendo mi accorgo che mettere sullo stesso piano il passaggio Valhalla/Lingo e Lingo/Radikal è discutibile. Il primo è un miglioramento dell’alimentazione sullo stesso identico motore; il secondo è un cambio motore + alimentazione; e il Radikal, con tutta evidenza, è un motore con prestazioni superiori e quindi sicuramente il suo apporto NON agisce solo/prevalentemente su 3). In effetti, il Sondek/Radikal suona più fluido, libero e con più “tiro”, ihmo. Però delle poche parole della Linn sul Radikal vorrei che si puntasse l’attenzione, sempre per il ragionamento al punto 3), su quel ‘low levels of electromagnetic interference’ :”radikal uses a specially customised 13 segment precious brushed dc motor which offers a new level of rotational accuracy, with an incredibly smooth action and extremely low levels of electromagnetic interference …”
dopo un o.t. d’importanza capitale sul ruolo del vinile nella gerarchia di un impianto analogico basato sul giradischi -i nastri, a torto o a ragione, sono stati sconfitti decenni fa: decine, centinaia di noi hanno discoteche con migliaia di titoli: quanti sono i gazebini con centinaia di nastri? - sto leggendo a ora tardissima - PERCHE' PRIMA IO HO LA MIA QUOTIDIANA SEDUTA D'ASCOLTO E GUAI A CHI ME LA TOCCA -
l’integrazione al mattoncino, e, visto che devo stare alzato ad aspettare il rientro della più intraprendente delle mie quattro gattine, ti rendo pan per focaccia . Peggio per te, sarai chiamato a correggerle, contestarle, ecc., ecc. alla luce dei “tuoi” grafici perché io…insomma, dimmi dove siamo d’accordo, dove prendo una cantonata, ecc., ecc.
Nel frattempo, cerco di sintetizzare il mio punto di vista, che è, naturalmente, quello basato sulla mia esperienza fino ad oggi. Per farlo, oggi tento questa via: prendiamo il catalogo di gira di un "costruttore artigiano" molto apprezzato: Brinkmann. Escludiamo dal ragionamento l’unico modello col plinth tradizionale, l’Oasis, e consideriamo quindi i rimanenti quattro che hanno in comune il criterio plinth-less: meno “roba” in un giradischi = meno vibrazioni = miglior suono.
Il suo gira entry - level, il Bardo è un trazione diretta (DD). Un gira importante, il cui costo è all’indirca quello di un Linn Sondek top level: controtelaio Keel, motore e alimentatore Radikal. Se aggiungiamo i rispettivi bracci di lettura top il discorso non cambia.
Sopra il Bardo, Brinkmann propone una doppia soluzione tecnologica SULLA STESSA FASCIA DI PREZZO: un cinghia a telaio rigido e il nuovissimo DD che tra poco -ho letto- avrai il piacere d’ascoltare: Spyder e Taurus.
Sul gradino più alto, per il momento, rimane il più longevo , ancora un cinghia a telaio rigido: il Balance.
Come mi dice tutto ciò? Niente di diverso da quanto dichiara Brinkmann stesso: non c’è un solo modo, un modo giusto per risolvere tutti i problemi inerenti la costruzione della migliore piattaforma su cui far accomodare un vinile. Sono ingenuo? Sto cadendo nella trappola del marketing? della serie: ‘Ci sono degli audiofili che sono convinti della superiorità del DD e io do loro il giocattolino agognato, e così farò con i “cinghiaioli”’.
Spero di no, credo di no.
E comunque, nel caso di specie: se si riuscisse a sentire le due basi Spyder e Taurus con lo stesso braccio e testina propositi da Brinkmann - e quindi una combinazione meccanicamente e timbricamente pensata per lavorare insieme ad entrambe le basi giradischi - nello stesso impianto, credo che sia assai probabile che ascolteremmo due 'sonic presentation' leggermente diverse e, a seconda dei gusti personali e/o del tipo di dischi che stiamo ascoltando, le nostre preferenze…beh, lascio a te continuare: se il ‘pannello d’ascolto’ supera le tre, quattro unità con gusti musicali variegati e un gruzzolo di decine di dischi…per stilare la classifica avresti bisogno di un data base.
Insomma, “tutto” incide in una base giradischi. La scelta progettuale, il suo livello realizzativo all’interno di un determinato livello di costi di produzione, ecc., ecc. .
Detto questo, è ovvio che un costruttore che è contento della bontà della sua scelta e trova un riscontro positivo nelle vendite, lavorerà per migliorarla.
La Technics, per es, ha fatto recentemente un importante sforzo tecnologico sui nuovi modelli per ridurre/eliminare l’irregolarità della rotazione - quelli bravi direbbero ‘gogging’ - un punto debole della trazione diretta dell’”età dell’oro dell’analogico” di cui oggi si fa fatica a parlare, perlomeno qui in Italia e…qui mi fermo per non andare
Quindi, Alessandro, passando dal “tutto incide sul risultato sonico di una base-giradischi” al “quanto incide la qualità del motore e della trazione”, oggetto del tuo primo mattoncino, ora integrato dal secondo, consentimi questa mia considerazione da ascoltatore: io ovviamente non so quanto possa incidere sul risultato sonico il miglioramento del motore sul terreno della “regolarità” e “fluidità” del movimento ma credo che questo sia solo uno degli aspetti del “problema motore”.
Certo di spiegarmi, esponendomi alle inevitabili critiche per l’utilizzo di un linguaggio inadeguato e, naturalmente, lo farò privilegiando il metodo descrittivo cui tutti noi, figli dell’occidente, utilizziamo dai tempi di Aristotele:
noi descriviamo distinguendo, ormai ce l’abbiamo nel sangue e qualsiasi “intromissione” dell’oriente olistico nei nostri ragionamenti arriva sempre DOPO .
E quindi:
1) il motore come generatore di movimento costante, “fluido”, senza soluzione di continuità;
2)il motore capace di garantire 1) infischiandosene dei contraccolpi che il “bob a due” stilo/cantilever produce con le sue sbandate a destra e manca, sbandate sempre e costantemente d’entità…variabile. E’ quella cosa (sic!) che io chiamo “tiro” e che quelli bravi, se ho capito bene, chiamano ‘coppia’ e, mi sembra di capire, è l’argomento del tuo secondo mattoncino. Questo è l’aspetto decisivo che ha dato la stura alla rivalutazione della trazione diretta e dei puleggia, rivalutazione avvenuta all’incirca a cavallo dei due millenni di cui abbiamo parlato nel 3d 'Nuovo Thorens 160'.Credo che questo aspetto sia anche relato all’accenno di @Franz84 qui sopra quando parla dell’inerzia. Ma qui mi taccio, chiedo conferme o smentite perché “inerzia”, “coppia” rinviano a discipline da me abbandonate da decenni;
3)il motore che lavorando e producendo 1) e 2) in combinazioni diverse genera RUMORE. Questo rumore è lì, più o meno nei pressi del perno/cuscinetto/piatto e pronto, mannaggia, a essere “raccolto” dalla testina che lo fa anche se non vorrebbe. Naturalmente il "lavoro" di raccoglitore di rumore da parte della testina non dipende solo dal motore ma anche
4) da tutte le altri parti del giradischi, per non parlare delle vibrazioni prodotte nell’ambiente che, attraverso il giradischi possono “ripresentarsi” alla povera testina (acoustic feedback). Quest'ultimo aspetto, però, travalica l'oggetto "problema motore" e lo lascio cadere.
Chiudo questo mio mattoncino affermando che, per quanto riguarda 3), Alessandro, sarei tentato di togliere l’ihmo perché le differenze soniche dell’abbassamento del rumore le ho progressivamente verificate nella convivenza più che ventennale con il Linn Sondek, in particolare, nel passaggio Valhalla/Lingo e, naturalmente, potrei aggiungere quello Lingo/Radikal (per Lingo intendo le prime tre versioni, su questo, cfr. ‘ LINN LP 12: storia, versioni, curiosita by @zulele.
Direi che per il momento basta e avanza, nonostante la gattina ancora non si veda e io, in piena notte, non posso riaccendere l'impianto
.
P.S. Rileggendo mi accorgo che mettere sullo stesso piano il passaggio Valhalla/Lingo e Lingo/Radikal è discutibile. Il primo è un miglioramento dell’alimentazione sullo stesso identico motore; il secondo è un cambio motore + alimentazione; e il Radikal, con tutta evidenza, è un motore con prestazioni superiori e quindi sicuramente il suo apporto NON agisce solo/prevalentemente su 3). In effetti, il Sondek/Radikal suona più fluido, libero e con più “tiro”, ihmo. Però delle poche parole della Linn sul Radikal vorrei che si puntasse l’attenzione, sempre per il ragionamento al punto 3), su quel ‘low levels of electromagnetic interference’ :”radikal uses a specially customised 13 segment precious brushed dc motor which offers a new level of rotational accuracy, with an incredibly smooth action and extremely low levels of electromagnetic interference …”
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