Tre copertine, una per formato (ci sarà una confezione da un cd, una da due e una da tre), per la raccolta che mette insieme il meglio, o presunto tale, di cinquant’anni di musica di David Bowie, dal 1964 a oggi. In un laconico messaggio divulgato lo scorso luglio in un evento di beneficenza, lui aveva promesso “altra musica, presto”, ed ecco arrivare, il 18 novembre, l’antologia (definitiva, almeno nelle intenzioni) della sua multiforme carriera.
Il titolo è “Nothing Has Changed”, nulla è cambiato, che fa il verso a “Changes”, cambiamenti, una sua celebre canzone, e a “Changesbowie”, un’antologia che uscì nel 1990. Molto è accaduto da allora, e se nulla è davvero cambiato è perché tutto è diverso: dal 2006 Bowie non sale su un palcoscenico e a febbraio dello scorso anno, dopo 10 anni di silenzio discografico, ha pubblicato “The Next Day”, album nostalgico di riflessioni e riletture della propria storia.
E del passato, riletto e reinterpretato, si occupa anche questa nuova uscita, che contiene tutti i successi più attesi, ma anche un inedito («Sue», registrato a New York con il produttore Tony Visconti e la Maria Schneider Orchestra, big band della scena jazz contemporanea) e diverse chicche, versioni nuove di brani conosciuti oppure mai apparsi nella discografia ufficiale. L’album dà spazio a tutte le fasi della sua lunga e variegata carriera, e torna indietro fino al 1964 e fino a “Liza Jane”, pubblicata a 17 anni con il suo vero nome (David Jones).
“Le tre copertine – ha detto il grafico che le ha curate, Jonathan Barnbrook – sono tre versioni della stesso tema, ovvero David che guarda lo specchio: un archetipo che offre un link visivo immediatamente riconoscibile, ma anche chiaro nel far capire che questa è una raccolta di canzoni che copre l’esperienza di vita di una persona, non un concetto o un periodo come fanno in genere gli album».
Buon Natale!
Il titolo è “Nothing Has Changed”, nulla è cambiato, che fa il verso a “Changes”, cambiamenti, una sua celebre canzone, e a “Changesbowie”, un’antologia che uscì nel 1990. Molto è accaduto da allora, e se nulla è davvero cambiato è perché tutto è diverso: dal 2006 Bowie non sale su un palcoscenico e a febbraio dello scorso anno, dopo 10 anni di silenzio discografico, ha pubblicato “The Next Day”, album nostalgico di riflessioni e riletture della propria storia.
E del passato, riletto e reinterpretato, si occupa anche questa nuova uscita, che contiene tutti i successi più attesi, ma anche un inedito («Sue», registrato a New York con il produttore Tony Visconti e la Maria Schneider Orchestra, big band della scena jazz contemporanea) e diverse chicche, versioni nuove di brani conosciuti oppure mai apparsi nella discografia ufficiale. L’album dà spazio a tutte le fasi della sua lunga e variegata carriera, e torna indietro fino al 1964 e fino a “Liza Jane”, pubblicata a 17 anni con il suo vero nome (David Jones).
“Le tre copertine – ha detto il grafico che le ha curate, Jonathan Barnbrook – sono tre versioni della stesso tema, ovvero David che guarda lo specchio: un archetipo che offre un link visivo immediatamente riconoscibile, ma anche chiaro nel far capire che questa è una raccolta di canzoni che copre l’esperienza di vita di una persona, non un concetto o un periodo come fanno in genere gli album».
Buon Natale!