Ho sempre avuto una grande stima e considerazione della scuola Hi End americana e ne ho trovato riscontro in 3 marchi già presenti nel mio set up, Martin Logan, Transparent Cables e PS Audio con il DAC Digital Link III.
Entrambi (contestualizzando nel tempo e rimanendo tutt’oggi validissime soluzioni) si sono rivelati dei partner unici nel loro genere. Il primo nella sua interezza, il secondo pur costoso è perfettamente confacente nel trasporto del segnale analogico e il terzo per l’ottimo rapporto prezzo/prestazioni con un “Centro pieno!” dell’obiettivo che mi ero posto.
Proprio la stima e la conoscenza di quest’ultimo, mi ha portato alla scelta successiva di uno dei componenti del nuovo set up, di cui Vi parlerò …..
Con gli anni e l’esperienza ho compreso che la realizzazione di un set up parte dalla scelta dei diffusori, elettroniche queste che veramente impersonificano una loro identità sicuramente per la molteplicità dei fattori in gioco …… progetti, mode, metalli, legni, fori, da terra, sospesi, rovesciati, a uovo, a papera …… e la conoscenza di affidabilità e la presenza costante nel tempo di alcuni marchi a volte permette di fare acquisti anche alla cieca ……. Con moderazione!
Apprendo da riviste di settore dell’ultimo progetto della nota azienda Italiana IndianaLine che esce sul mercato con nuovi diffusori, la serie “Diva”. Le foto e il web non rendono giustizia a questo prodotto bellissimo e ben realizzato che una volta giunto a casa ha trovato un indiscusso apprezzamento anche da parte di mia moglie. Wow! Anche questa è andata!!! In questo caso il rapporto con le elettroniche è molto più ravvicinato al soggetto di quanto immaginiate, considerato il collocamento in camera da letto. Pertanto più sono gradevoli e discrete più saranno longeve in quell’ambiente.
Non essendo ancora in possesso dell’amplificazione dedicata le collego al set up preesistente, quello della sala per intenderci di circa 40 mq . Il carico è abbondante per le nuove arrivate, ma almeno questo rappresenterà un punto fermo delle prove che sottoporrò alle Diva 655.
Sin dai primi CD mi accorgo che sono un gran bel progetto e le aspettative dopo il rodaggio saranno ancora maggiori ….
Cerco di strapazzarle il più possibile con quei finaloni che non perdono occasione di inondarle di watt ad ogni passaggio. Devo dire che nonostante il rapporto snaturato dall’amplificazione utilizzata, la riproduzione appare solida, integerrima, rigorosa ben oltre le aspettative per un prodotto delle sue dimensioni/potenzialità e prezzo. La gamma media è secondo me il punto di forza e di equilibrio tonale di questo sistema …. pulita, neutra queste sono state le mie sensazioni dopo il rodaggio. Il cabinet è solido, la gamma bassa è piena e ben controllata ottimizzabile, per alcuni ambienti estremamente riflettenti, con l’utilizzo di spyke per disaccoppiarle di qualche centimetro da terra. La gamma alta è buona, capace di rifinire gli elementi in gioco. La scena è solida e ben definita, ….. se posizionati sapientemente nel pieno rispetto dell’incrocio della fase, i diffusori scompaiono letteralmente su tutte le gamme (Diana Krall “Love Scenes” Impulse, se ne ha riscontro dall’inizio del CD). La profondità è giusta non esagerata il palcoscenico forse un po’ basso o forse sono io che sono seduto più in alto rispetto al tweeter….. in seguito con l’ausilio delle punte cercherò di ottenere qualcosa in più.
Se si è alla ricerca di diffusori rispettosi della riproduzione sonora a questo livello di prezzo credo che sia veramente difficile trovare di meglio. Certo è che il collocamento in ambiente deve essere corretto, coerente e curato al meglio!
Per diversi credo che dirò qualcosa di banale e scontata ma la soluzione meno onerosa che si possa attuare per ottenere il massimo da un set up è il giusto collocamento dei diffusori in ambiente. Altro che cavi lunghi, corti o pitonici, rame, argento, …. amplificazioni asciutte e non ….. lettori cd che non mettono ….. ItaloCinesiAmericani …… conversione DAC a 192 o a 96 …. Nos Xmos …… se non si cura il collocamento in ambiente non c’è chip che tenga … e neanche ciop!
Veniamo all’amplificazione.
In passato ho sempre strizzato gli occhi alle elettroniche Jeff Rowland non lo nascondo. Le loro soluzioni mi sono sembrate sempre valide, adeguate e innovative.
Il salto dall’integrato EC i3 per me era il Concentra e i monofonici JR modello 201 rappresentavano una ipotetica seconda scelta per la realizzazione del set up.
Non so perché ahimè, seguendo diverse correnti di pensiero ho sempre visto con sospetto l’amplificazione in classe D. Sicuramente perché dai rappresentanti di settore hi end del centro Italia (il prato dove ho brucato per la maggior parte degli anni di prove e di ascolti) non ho mai inciampato neanche casualmente di fronte a questa tecnologia o forse perché ho sempre visto Bang & Olufsen come azienda realizzatrice di oggetti di design e mai hi end. Sta di fatto che l’utilizzo dei moduli Ice Power (B&O) riconosciuti validi e utilizzati da diversi nomi come Jeff Rowland, Belcanto, CaryAudio e altri …. non ultima PS Audio che li adopera per gli stadi finali dell’integrato Trio C-100, si comportano veramente e inaspettatamente per me, in maniera esemplare.
Poi c’è anche da dire che PS Audio attua una soluzioni proprietaria per la gestione della corrente dell’integrato unica nel suo genere, con le famose Gain Cell. In sostanza operano nella gestione del guadagno dei due moduli Ice Power disposti in configurazione bilanciata.
Come funziona?
Quando l’integratino giunse a casa (……ebbi la fortuna di trovare un ex demo mai uscito dal negozio) lo collego alla sorgente, stringo i morsetti dei cavi di potenza spellati e giro la manopola del volume al minimo, come regola vuole ….
Accendo ….. aspetto qualche secondo che si accende il led dell’ingresso selezionato, alzo gradualmente il volume e non sento nulla! …. Arrivo fino a ore 9 e nulla!! …. arrivo a giocare con la manopola fino a ore 11 e non si sente nulla!!! …… verifico le connessioni e sembra tutto corretto …. rigioco un po’ con il volume e non accade nulla … tra me penso :- Bell’affare c’hai fatto con l’ex demo …. emmò che demo da fa???? Gira …. sposta …. attacca ….. stacca …. a un certo punto mentre giocavo con la manopola del volume sento un bassissimo segnale musicale …. varco di più quella soglia pian piano e comincio a sentire ….. EVVAI!!!! Allora funzioni! e mi accorgo che ero abbondantemente oltre ore 11.
Ah!!! Adesso credo di aver capito! Non esistendo il canonico potenziometro del volume a passi, girando la manopola in senso orario non si sente nulla fino a quando non si arriva ad un certo voltaggio di corrente. Superata quella soglia che pressappoco corrisponde a ore 11, si comincia a sentire il segnale. Il concetto … passatemi il paragone …. è un po’ quello dei motori a fasatura variabile dove solo al raggiungimento della massima apertura delle valvole si po’ cominciare a godere delle prestazioni ottimali del mezzo. Forse era meglio non inserire il pallucchio del volume sulla manopola.
Collegato al DAC di casa PS Audio (Digital Link III altro campione in musicalità), che a sua volta trasporta il segnale dall’ottima meccanica Sony Fixed Pickup, faccio andare i soliti CD di riferimento che per anni ormai hanno solcato la mia memoria uditiva e rimango sbalordito da una riproduzione molto dettagliata. Ogni strumento è ben distinto sia sui piani che nelle armoniche non ci sono scie o accavallamenti, tutto scorre con una certa fluidità e un senso realistico. Gli estremi di gamma bassa sono estesi e poderosi (Reference Recording “Liszt Prelude on Bach”). In Thom Rotella Band DMP Records “Little Chubby” si riesce a seguire ogni colpo di batteria realisticamente riprodotta per dimensione, le voci sono chiare e ben distinte “The Ritz” Denon Music. Luminosa e ampia è la registrazione live di Clapton “Just one night” molto vicina all’analogico. Molto bello !! Acquisiscono maggiore trasparenza anche i piatti "splash" di Manu Katchè ECM, il pianoforte di Cedar Walton nell’etichetta Japan del trio Ron Carter/Cedar Walton/Jack DeJohnette sembra ancora più incisivo.
Provo anche la liquida da iTune e malgrado il blocco di campionamento a 16/48 kHz dell’ingresso USB del DAC la trasparenza non manca i piani e gli orchestrali non sono in secondo ordine, la differenza non è marcata, forse è la gamma bassa a perderci qualcosa in sostanza. Ad ogni modo la musica scorre fluida a conferma della bontà dell’ottima sinergia dei componenti la catena.
Devo ammettere che non ostante l’apporto notevole del Digital Link III al set up preesistente, in abbinamento all’integrato Trio C-100 di casa PS Audio il risultato sonoro è eccellente.
Gli ingiusti paragoni con l’impianto della sala non possono mancare e la lotta tra il “vecchio” e il nuovo non è del tutto impari.
Certo il coinvolgimento delle Martin Logan è ineguagliabile, ma il suono moderno delle 2 torrette in accoppiata a PS Audio è molto accattivante. A tal punto che mi viene voglia di rispolverare anche vecchi CD di musica popolare tipo Madonna, Mat Bianco, Pino Daniele, Dirottasucuba … che avevo ormai archiviato nei punti più reconditi della libreria. Aaah! Che spettacolo!
La resa sonora in ambiente è buona …….. un bel traguardo! ma so che il collocamento reale di questo nuovo set up sarà in una camera di geometria diversa e di circa la metà delle dimensioni della sala. L’assenza di attenuatori in presenza di una gamma bassa riprodotta in ambienti di medie dimensioni, oltre tutto non trattati, è una vera gatta a pelare …. e le due torrette di gamma bassa ne hanno …. perbacco!
L’impresa non è facile nonché critica. Il punto di ascolto, al ridosso della parete del letto, è posizionato all’estremo opposto della stanza dove sono i diffusori. Ho una unica chance quella di posizionare i diffusori massimo 35 cm dalla parete di fondo
Non tutti i mali vengono per nuocere !
Insieme a quella santa donna di mia moglie cerchiamo di gestire nostro figlio, un bimbo vispo di 2 anni, che ce ne combina di tutti i colori ….. d’altronde l’età è giusta per farne di ogni.
Inconsciamente la scelta ultra decennale delle Logan si è rivelata propizia con un bimbo sempre presente. I pannelli sono praticamente inattaccabili da macchinine, manate, ditate, spintoni ……. e fortunatamente nonostante l’evidente altezza da terra, i diffusori sono stabili. Non posso dire la stessa cosa delle torrette le cui forme strette, alte e con il peso dei trasduttori ripartito verso l’alto, le rendono praticamente indifese agli attacchi di quella peste.
Decido di metterle in sicurezza comprando da Sbisà un sistema di ancoraggio con punte piene e visto che ci sono colgo l’occasione per provare un cavo di alimentazione pitonico, non di casa PS Audio come consigliato ma di mia scelta realizzato con misto rame e argento Analog Research Silver Raincoat. Conoscevo già cosa mi sarei aspettato dalla combinazione di rame e argento visto che per il collegamento delle Logan con all’attuale amplificazione utilizzo con orgoglio 4 metri (2x2) di cavo Mamba viola. La riproduzione della gamma bassa con questi cavi è veloce e molto controllata.
Le scelte si rivelano adeguate!
Con la combinazione di entrambe le soluzioni riesco, 1) ad allungare il passo di ancoraggio a terra così da garantire una maggiore tenuta in stabilità dei diffusori, 2) a disaccoppiarle di circa 5 cm da terra, e 3) collegando il nuovo cavo di alimentazione, ho un riscontro immediato di una gamma bassa più frenata. Non so quanto questo fenomeno possa percentualmente essere riferibile all’una o all’altra soluzione, sta di fatto che il risultato finale è quello che cercavo. Anzi mi accorgo dopo un po’ che la scena acustica ci ha guadagnato qualcosa in tridimensionalità.
Devo riconoscere che il pitone non è facile da addomesticare, non tanto per la corda che di per se è di sezione notevole quanto per l’utilizzo delle guaine rigide di circa 10 cm poste in prossimità degli attacchi, scelta “forse” per limitare l’usura e il gioco tra le parti nel tempo ….. plausibile date le dimensioni.[/justify]
Segue ... con foto
Ultima modifica di seajimny il Ven Set 06, 2013 10:42 am - modificato 4 volte.