alex_i ha scritto:
Le 701 non mi sembrano comode ma il suono e dettagliatissimo, alti estesi, forse troppo, ma devono essere rodate.. medi presenti e dettagliati, bassi pochi, decisamente pochi..
HD650 molto più comode, alti dettagliati e controllati, medi dettagliatissimi, bassi coinvolgenti senza mai eccedere.
Diciamo che hai riportato già dai primissimi ascolti quelle che sono le caratteristiche "assodate" delle due cuffie in argomento. A mio giudizio (le ho possedute entrambe più di una volta...) restano qualitativamente sullo stesso livello pur presenti le evidenti caratterizzazioni che le differenziano sensibilmente l'una dall'altra (nella direzione che hai riportato).
Da non dimenticare che sono due cuffie di ottimo livello qualitativamente e la possibilità di abbinarle al meglio, sinergicamente con gli altri componenti a monte della catena audio, può portarle anche all'eccellenza.
Ricordo come fosse ieri che la mia 701 la utilizzavo con l'ampli Leben CS600 (un integrato valvolare a TU che, all'occorrenza si trasformava in ampli per cuffia...e che ampli!) e la combinazione risultava quasi perfetta in virtù del felicissimo abbinamento tra la carenza oggettiva della risposta della cuffia intorno ai 100Hz e la possibilità nel Leben di incrementare proprio la stessa area di frequenza (mediante il bass boost switch che poteva agire su due livelli di incremento)... In tale abbinamento la 650 scompariva, appariva addirittura goffa, ridondante in gamma mediobassa e non generosissima in alto e nei dettagli, così pure del senso della spazialità.
Ciò per dire che talvolta quello che risolve e ci può permettere anche di innamorarci di una cuffia è il risultato sinergico d'insieme che, se da un lato conferma ed è la riprova dell'imperfezione di ciascun componente preso da se, dall'altro può far scoccare la scintilla del combo "perfetto"!
Riporto un ritrovato commento dell'epoca...
LEBEN CS-600: "Due in Uno"
Si è già parlato nel forum di questo oggetto ed anche del fratello minore CS300X (nella rivista on-line: http://www.videohifi.com/17_leben.htm), ma data l’esperienza sconvolgente che sto vivendo grazie a questo gioiello, ritengo doveroso parteciparla.
Come risaputo, si tratta di un amplificatore integrato da una trentina di W per canale interamente a valvole, a trasformatori d’uscita e con l’opzione di "trasformarsi" all’occorrenza, in amplificatore per cuffia a tutti gli effetti. Dico così in quanto la presa cuffia in dotazione non è una comune "presa di servizio", ma bensì un’uscita prelevata dai trasformatori e adattata al carico cuffia. Che tale scelta progettuale non risponda meramente all’esigenza di realizzare un facile compromesso mirante alla massima versatilità dell’ampli, lo si deduce in primo luogo dalle elevate prestazioni soniche da me riscontrate. Ho utilizzato come cuffia la AKG-K701 che ha letteralmente dimostrato di avere doti illimitate, prima fra tutte, quella della sua assoluta neutralità e trasparenza. Quando poi a trasparire è un oggetto come il CS-600, che a sua volta inoltra le informazioni che gli pervengono da una sorgente come il Meridian 588, beh, le parole non bastano più e probabilmente servono a ben poco.
Scusate l’assurdità del ragionamento, ma se una coppia di diffusori fosse pilotata da un amplificatore che per dimensioni rispetto a loro rispecchiasse le proporzioni esistenti tra il CS-600 e la K701, come suonerebbe? Parlo ovviamente di realizzazioni qualitative del medesimo livello, ma lasciamo stare i paragoni assurdi e torniamo con i piedi per terra… e le orecchie nella cuffia. Ebbene, mi servo delle assurdità per meglio rendere l’idea delle sensazioni vissute con questa esperienza Lebeniana… o meglio con questa sorprendente sinergia tra i componenti citati. E’ per me anche la prima volta che utilizzo un amplificatore integrato tradizionale (nel senso che non si tratta di un ampli dedicato per cuffia come ho sempre avuto…dai quali lo distinguerei includendolo in una categoria a se: "Due in Uno" infatti per sottolineare la bivalenza dell’oggetto -Cuffia/Casse- e la sua esclusività) e mi sembra che in generale l’offerta di prodotti nel panorama mondiale con queste caratteristiche sia veramente limitata a pochissimi nomi (Cary 300B per es.).
A parte le considerazioni circa le rare doti di versatilità, il CS-600 ha l’evidente fattezza di un oggetto esclusivo, top e fatto bene per suonare bene. Rimando al sito del costruttore per meglio rendersi conto dell’impostazione dell’azienda (www.leben-hifi.com) e dei processi costruttivi.
Passiamo a cercare di descrivere l’aspetto sonico…..
Non è mia abitudine gridare al miracolo enfatizzando aspetti troppo soggettivi, ma qui ci troviamo di fronte ad una realizzazione il cui valore oggettivo traspare a prima vista.
Dal primo sguardo passiamo al primo ascolto: siamo su un altro pianeta!
E’ tutto più grande e più bello e le consuete descrizioni in ordine a: estensione in frequenza, timbrica, dinamica, trasparenza, soundstage e quant’altro, diventano riduttive e inadeguate alla circostanza. Ciò che non sono in grado di affermare in questo momento è se questa magnifica esperienza è data dalla felicissima combinazione Leben/K701 oppure se le doti in se dell’ampli, abbiano dello straordinario… (così come quelle della cuffia). Verosimilmente i due fattori possono coesistere, ma ripeto, la mia esperienza è "limitata" all’uso in cuffia con la K701.
Ci tengo ad essere anche concreto per meglio far capire di che tipo di prestazione è capace questo giapponese D.O.C.. Innanzitutto parlerei di una fluidita’ sonora che, alla stregua di un torrente, scorre alla giusta velocità da far si che ogni particolare che passa, venga riconosciuto e individuato, ma senza mai perdere il valore aggiunto conferitogli dal suo essere sempre parte del tutto. Come lo scintillio dei punti di luce solare riflessa nell’acqua cristallina del torrente, così scorre il programma musicale che acquisisce una ricchezza fatta di preziose (scintillanti) informazioni: chiare, minuziose, morbide, armoniche, luminose e dove non esiste il minimo accenno a durezze, spigolosità, asprezze o esagerazioni in qualsiasi direzione. Le rifiniture diventano così curate che ti accorgi di quanto possano stravolgere il senso d’insieme (facendo la differenza) e ci si interroga su come sia possibile che dal supporto CD si possa ancora estrarre un qualcosa di così prezioso, all’evidenza contenuto tra i bit (non oso, ancora, rivolgere il pensiero a come potrebbe elevarsi il concetto con l’uso del SACD…). L’insorgere (quando ci sono) di frequenze al limite dell’udibile (parlo qui del basso) sorprende per il loro mancato preavviso così come per il loro congedarsi senza il minimo strascico. La frequenza del pedale dell’organo nel Miserere di Arvo Part (ECM NEW SERIES 1430) ha una profondità tale da chiederti da dove arrivi, lo sguardo istintivamente va sotto la poltrona… ed è del tutto discreta nel suo apparire più come spostamento d’aria che non suono classico. I rilasci e le sfumature a chiudere, ma soprattutto i crescendo, si incarnano di un realismo impressionante. Bisogna stare attenti con la manopola del volume perché la dinamica può giocare certi scherzetti… I violini hanno (finalmente, lo desideravo da tanto…) la giusta ruvidità e quel pizzico di nasalità che ti fa venire in mente subito il legno della cassa armonica dello strumento e ti domandi di quale esemplare d’epoca si possa trattare (Mendelssohn: "Violin Concertos in E Minor" Ughi/Pretre- RCA RED SEAL- RD70111.). Il violoncello commuove per il suo giusto calore e corpo impreziositi dal più meticoloso dei microdettagli. Le trombe trovano (anche qui, finalmente…) quella giusta "reincarnificazione" che rende "piene" anche le note più acute (Giuseppe Verdi: "Requiem" R. SAHW Atlanta Syn.Orch.Telarc CD 80152), oltre a circondarle di un’aria che diventa la giusta atmosfera, complice non protagonista, del più pregnante e appassionato coinvolgimento. (Rachmaninov: "Concerto per piano e orchestra n. 1 e 2" Zimerman/Ozawa - DG B0001858-02). L’idea e la consapevolezza che è l’ impianto a suonare, non è fonte di delusione (in quanto non si è davanti all’evento reale), ma genera gioia e soddisfazione per lo stupore di come possano esistere "macchine" (combinazioni di macchine fra loro…) che così bene fanno la parte di: voci umane (Giuseppe Verdi: "Requiem" R. SAHW Atlanta Syn.Orch.Telarc CD 80152), risonanze armoniche di casse acustiche come chitarre, violoncelli, violini e contrabbassi (Rodrigo "Concerto de Aranjuez" J.Williams-CBS CD37848 ) di sonorità animate e mai smorzate delle note "martellate" del pianoforte in cui l’uso dei pedali completa il realismo interpretativo (Chopin: "Piano Concertos Nos. 1&2" - M.Argerich/C.Dutoit Montreal Orch. - EMI CLASSICS 7243 5 56798 2 6) di vibrazioni di corde, gravi e acutissime, che si propagano nell’aria suggerendo l’immediata e precisa associazione visiva con l’azione dello strumentista (J.S. Bach "Brandenburg Concertos" Tafelmusik - On Period Instruments- J.Lamon - SONY CLASSICAL S2K 66289).
Nonostante la smania convulsiva di passare immediatamente al brano successivo in programma per godere di un nuovo stupore, non riuscivo a interrompere l’ascolto di brani anche di lunga durata e mi sono sentito come un bambino che, davanti ad vassoio di dolci, li tocca e assaggia tutti per non perdersi nulla di ciascuno. Diciamo che, paradossalmente, l’ascolto è talmente emozionante che anziché rilassare, eccita. Spero che col passare dei giorni possa giungere ad abituarmi a vivere l’emozione dell’ascolto come un fatto non così eccezionale per addivenire ad un più sensato autocontrollo emozionale.
Citare ancora parte del software utilizzato potrebbe essere utile, ma allo stesso tempo rappresenterebbe un torto verso tutto il resto (circa 2000 CD) che, sono certo, mi sorprenderà ugualmente. Insomma un bel "lavoro" da fare: riascoltare tutta la discoteca personale con l’aspettativa di riscoprirla (a volte ho avuto proprio l’impressione di ascoltare per la prima volta alcuni CD posseduti ed ascoltati da decenni) più vera e più realmente fatta di eventi a disposizione che altro non aspettano che essere scelti (come quando si decide di partecipare ad un concerto) per goderne al massimo. Chiudo con le parole di mia moglie alla quale ogni tanto propongo qualche fugace ascolto per poi interrogarla a caldo sulle sue "innocenti" sensazioni. Mi ha detto: "…questa volta mi sembra di ascoltare l’orchestra e non un disco…"
Sarà la volta buona che potrò dire davvero: "Arrivato!" ?
P.S.
Mi preme non tralasciare di descrivere brevemente anche certe emozioni che gli appassionati del settore ben conoscono e che nascono dal rapporto uomo-macchina. Col Leben CS-600 si incomincia a godere abbastanza prima dell’ascolto e cioè già da quando si prende il primo contatto con lui . Una sorta di ritualità dei preliminari all’accensione con i primissimi 10 secondi di attesa che terminano col sorgere del colore blu del led posto sopra la manopola del volume. Sensazioni forse comuni ai possessori di valvolari, ma che io solo in parte ebbi modo di provare, ma non a questi livelli di coinvolgimento.
Quando accendi e la macchina prende vita fuori e dentro (la griglia ha maglie abbastanza larghe per consentire di vedere le valvole) hai la medesima sensazione che si prova al concerto quando gli strumentisti incominciano ad accordare gli archi e lì ti si rizzano i peli già per l’emozione di quei suoni stonati alla ricerca delle giuste sintonie. Insomma quando una "macchina" riesce anche ad instaurare (in qualche modo) come un rapporto con l’uomo che la "possiede" al punto da "chiedergli" un approccio rispettoso della sua "personalità", l’uomo che altro può chiedere alla "macchina"?
P.S. (2)
Ho appena sostituito le 4 valvole di potenza in dotazione (Sovtek 5881) con un magnifico quartetto di 6L6GC Amperex Bugle Boy made in USA:
aumenta la trasparenza e la finezza di ogni particolare..inoltre sono silenziosissime ed anche con la manopola del volume al massimo (CDP in pausa) non si avverte praticamente nulla....
Filippo Alfonsi
fil 08/02/2006