La musica e, in generale le forme culturali di qualsiasi natura, non possono essere compresse entro perimetri condizionati da semplici parametri economici, perché la sua fruizione è un diritto inalienabile del genere umano.
Ne consegue che qualsiasi battaglia venga intrapresa per conservare diritti acquisiti sulla base delle leggi del profitto, diritti che, beninteso devono essere riconosciuti a chiunque intraprenda e investa risorse per ricavarne benefici conseguenti alle regole della domanda e dell'offerta, nel caso della produzione musicale sono inesorabilmente destinate a diventare battaglie di retroguardia con esiti fallimentari.
Questo non significa che chi produce musica non debba essere retribuito, tuttaltro.
Significa solo che le logiche produttive devono adeguarsi a due potenti fenomeni che faranno cambiare, volenti o nolenti, lo scenario attuale: il desiderio universale di fruizione di emozioni e la tecnologia informatica (o tecnologia tout court).
Nel caso specifico l'evoluzione è stata innescata dalla capacità di scaricare e utilizzare musica dalla rete, contrapposta alla politica miope delle major.
Ne tengano conto i moralisti (falsi o autentici) che pontificano sull'illegalità della libera fruizione di musica presente in rete distribuendo patenti di onorabilità in base a quanti soldi vengono spesi per acquistare la musica.
Ci sono altri modi per liberare risorse a favore di coloro che producono musica e di coloro che vorrebbero liberarsi dalla sgradevole etichetta di "pirati". Un esempio? Eccolo:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=16497
Questa è la direzione che sarà ineluttabilmente seguita sulla spinta delle masse desiderose di fruire delle emozioni che la cultura sa offrire.
Ed ecco un esempio di battaglia destinata alla sconfitta:
http://www.zeusnews.it/index.php3?ar=stampa&cod=16489
Se, in questa visione, i produttori di apparecchi riproduttivi di qualità, sapranno inserirsi, il futuro dell'hifi sarà più roseo del previsto.
Ne consegue che qualsiasi battaglia venga intrapresa per conservare diritti acquisiti sulla base delle leggi del profitto, diritti che, beninteso devono essere riconosciuti a chiunque intraprenda e investa risorse per ricavarne benefici conseguenti alle regole della domanda e dell'offerta, nel caso della produzione musicale sono inesorabilmente destinate a diventare battaglie di retroguardia con esiti fallimentari.
Questo non significa che chi produce musica non debba essere retribuito, tuttaltro.
Significa solo che le logiche produttive devono adeguarsi a due potenti fenomeni che faranno cambiare, volenti o nolenti, lo scenario attuale: il desiderio universale di fruizione di emozioni e la tecnologia informatica (o tecnologia tout court).
Nel caso specifico l'evoluzione è stata innescata dalla capacità di scaricare e utilizzare musica dalla rete, contrapposta alla politica miope delle major.
Ne tengano conto i moralisti (falsi o autentici) che pontificano sull'illegalità della libera fruizione di musica presente in rete distribuendo patenti di onorabilità in base a quanti soldi vengono spesi per acquistare la musica.
Ci sono altri modi per liberare risorse a favore di coloro che producono musica e di coloro che vorrebbero liberarsi dalla sgradevole etichetta di "pirati". Un esempio? Eccolo:
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Questa è la direzione che sarà ineluttabilmente seguita sulla spinta delle masse desiderose di fruire delle emozioni che la cultura sa offrire.
Ed ecco un esempio di battaglia destinata alla sconfitta:
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Se, in questa visione, i produttori di apparecchi riproduttivi di qualità, sapranno inserirsi, il futuro dell'hifi sarà più roseo del previsto.