....Il ponte al selenio.... in questi giorni ho avuto modo di ispezionare l'ampli (Scott 222C) che Giorgio mi ha inviato;
descrivo quindi brevemente, ad eventuale beneficio di altri possessori di tale apparecchio, cause, effetti e soluzioni all'avaria occorsa.
Anticipo, per tranquillizzare Giorgio, che tutti i componenti del suo ampli, salvo "il colpevole" sono rimasti gli originali nativi, che esprimono ancora una piena efficienza di funzionamento.
L'amplificatore manifestava una compressione di dinamica ed insufficiente erogazione di potenza;
era l'effetto combinato di due anomalie di funzionamento:
1) il sovraccarico delle valvole finali (EL84 in P.P.) attraversatee da una corrente di riposo raddoppiata,
2) insufficiente alimentazione dei filamenti delle quattro 12AX7 (due per lo stadio phono + due per lo stadio linea e toni), costrette a lavorare con scarsa linearità ed efficienza.
Il problema era dovuto all'insufficiente ed inadeguato valore della tensione di polarizzazione negativa di griglia delle finali, adottata qui
anche per alimentare in serie i filamenti delle quattro 12AX7;
con una Vg di -12 rispetto al previsto -20, la corrente anodica delle povere EL84 (con Va di 420V), si impenna inesorabilmente verso la saturazione;
la causa di tutto ciò era, come anticipato, il ponte raddrizzatore dei 50Vca che dopo il filtraggio a quattro celle deve alimentare a -48Vcc i partitori per le griglie ed i filamenti in serie;
a causa di una eccessiva caduta di tensione prodotta dal famigerato ed esausto
ponte al selenio, i -48 erano diventati -35
i raddrizzatori al selenio non mi sono mai stati molto simpatici
furono impiegati principalmente nel periodo a cavallo della transizione tra vacuum tube e solid state; era frequente vederli al posto delle raddrizzatrici in molti (ed ultimi) radioricevitori a valvole degli anni 60.
poi per fortuna furono rapidamente surclassati dai raddrizzatori al silicio
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Dom