Pazzoperilpianoforte ha scritto:Allora Gian, cerco di dire meglio: Carlo riconosce grandezza di interprete ad Ashkenazy ma non sopporta il suono del suo pianismo. Quindi il suo voto vomplessivo è di valore negativo (non gli piace granché).
Io invece, pur notando dei suoi limiti, in molte registrazioni lo adoro. Ad esempio: considero la sua integrale delle sonate beethoveniane una delle migliori in circolazione, se non contiamo le sonate precedenti la "patetica" Che non gli riescono poi granché. ED anche se come pianista non è proprio uno specialista di Chopin, la sua integrale dell'opera pianistica è una delle integrali più consigliabili. Certo, se devo andare sui singoli dischi preferisco Cortot, per fare un illustre esempio, o il Lortie di oggi, o il miglior Horowitz di ieri. Ma se parliamo di integrali, mi pare più interessante il suo Chopin morboso ed inquieto che quello apollineo e "classicista" di Di Maria, ad esempio.
Quello che a me piace di Ashkenazy è il fraseggio "cantabile", diciamo la vena melodica: Ashkenazy è in grado di mettere nel maggior risalto la linea melodica della composizione senza subotdinarvi il resto, e di esprimerla con un fraseggio vocale, da cantante. Con una gestione dei tempi, oltretutto, a volte anche molto elastica, esattamente come nel canto lirico.
Inoltre è un grande virtuoso: a parte le ottave, un pò deboli, il resto è notevole. Manca però obiettivamente di potenza: il suo forzare il suono, a volte, dipende proprio da questo. Non a caso il timbro sui mezzopiano, piano e pianissimo è pregevole. Ti dirò anche di più: se si mantiene sul mezzoforte o sul forte, senza superarli, mi piace anche il suo timbro luminoso e "soffiato", anche se riconosco che si adatta più al secondo ottocento che al classicismo viennese.
Insomma, come sempre, saper riconoscere i limiti di un pianista non significa necessariamente disprezzarlo. Comunque moltissime delle sue registrazioni degli anni '60 sono pregevoli sia dal punto di vista tecnico che artistico.
Bravo, nessuna obiezione (anche a me piace molto Lortie).
In realtà, Ashkenazy, nessuno può relegarlo in fondo a nessuna lista, ha tutto del pianista e musicista completo, del vero fuoriclasse.
Il problema semmai sta nel fatto, come lui stesso ha ammesso, che nel corso degli anni '80, la Decca gli ha un po' forzato la mano, obbligandolo a incidere di tutto e di più. Con risultati a volte, penso al ciclo Schumann, davvero scadenti. D'altronde, è vero che il suo Beethoven è straordinario e lo è per mille motivi inconfutabili, e la sua Integrale è una delle poche che non si discute, ma invito ad ascoltare un pianista, molto underrated e semisconosciuto, come il francese Eric Heidsieck, per capire che anche Ashkenazy è anche lui umano e non ha scoperto nessuna isola deserta. Come chopiniano invece basta sentire cosa e come suonava negli anni '60 (prima incisione di Ballate e Scherzi, molto migliore dell'ultima DDD) per allontanarsi senza panico dalla sua integrale.
Comunque l'ho ascoltato dal vivo qualche volta e ho sempre trovato un pianista dal suono sì piccino (e dalle mani piccine), ma dal grande controllo sulle sonorità, ed in grado (stampato nella mia mente, nella caverna dei ricordi memorabili, un divino 4o di Beethoven da pianista e direttore) di lavorare con sonorità davvero eteree.
Che appunto stanno a meraviglia nel 4o di Beethoven, ma costringono alla forzatura in una cosa tipo il 2o di Prokofiev, che nell'incisione con Previn è perfettamente governato sul piano del controllo meccanico, ma esce spesso dai confini del bel suono quando si tratta di lanciare bordate di potenza.
Stesso discorso per Rachmaninoff, lo confermo: quando i volumi di fuoco richiesti nello scontro con l'orchestra sono al calor bianco, il buon Vladimir va nell'angolo, gioca in difesa, riesce a tener testa all'orchestra ma a costo di indurire il risultato sonoro.
In altre parole, una vettura di formula 1 ha 800 cavalli, ma se le attacchi a rimorchio un carro agricolo per il trasporto del letame (absit iniuria verbis), non arrivi da nessuna parte... meglio, in certi casi, un trattore agricolo.
Ora, se poi il trattore agricolo in questione ha però anche lui 800 cavalli e sulla pista di Spa Francorchamps è in grado di lasciarsi alle spalle (anche con il carro di letame a rimorchio) la formula uno del buon Ashkenazy, beh allora siamo al cospetto di qualcuno che sta su un altro pianeta (e i nomi son sempre quelli, Berman, Horowitz, Richter, Gilels... giusto per citare i di lui connazionali).
per tornare a Scriabin, ecco, comunque il mio podio "logico"
Medaglia d'oro, honoris causa ma anche conquistata sul campo a Vladimir Sofronitzky
Medaglia d'argento a pari merito al trio Richter, Horowitz, Berman
Megaglia di bronzo a pari merito a quasi tutti gli altri, che cito in ordine sparso: Ogdon, Hamelin, Pletnev, Kissin, Ashkenazy, Gilels, Ugorsky (il concerto con Boulez).
Outsider: Vitalij Margulis, uno dei più profondi e strabilianti geni del pianismo del '900
Segnalo infine che c'è una Seconda Sonata di Pogorelich da venerazione, e l'incisione di Gould di terza sonata e qualche preludio che presenta parecchi punti di interesse.
Ciao
C