8bre_rosso ha scritto:Fino a oggi io con la alta efficienza no ho mai trovato bene, piatte e veloci nei pieni di orchestra, per toi può sembrare strana cosa ma i concertali non gradiscono, potenza va bene, il mio power amp è uno oggetto che mi hanno dato per gratitudine.
Voglio suoni morbidi, io non sono capace di spiegare ma immaginate come muove le mani un directore di orchestra.
I dettagli sono importanti ma quello che voi chiamate microdinamica esasperata a fine è molto spigolo, cose per chi fa lo studio dei suoni.
Mi sono spiegato? è davvero faticoso ecspressionarmi con i termini di voi magici e professionisti.
A mio avviso e per il mio gusto, l'ascolto corretto lo ottengo quando ascoltando un brano ne resto emozionato ma non per il dettaglio o per alcuni distinti
riconoscibili parametri; bensì per la sensazione di non trovarmi davanti ad un impianto, ma di essere teletrasportato nella sala dove l'evento è stato ripreso.
Quindi questo effetto di non riprodotto, per prima cosa mi cullerà anche con sonorità nelle quali non evidenzierà alcun elemento e non mi richiederò molta attenzione
verso qualcosa di diverso della musica stessa.
Poi, se proprio volessi fare "l' audiofilo" e mi mettessi alla ricerca del dettaglio del singolo strumento e di famiglie di strumenti o voci, all' esecuzione del contrabbassista
nel voler seguire la sua linea di suono; mi dovrei accorgere che in effetti c'è tutto questo, ma come avviene dal vivo, non saranno queste singole parti componenti dell' evento a
farsi notare da me.
Le noterò solo e se vorrò, essere io a ricercarle.
L' impegno all' ascolto dovrà essere puntato verso l' evento e non verso la sua riproduzione.
La potenziale "fatica" o "piacevolezza" di ascolto derivare sempre e solo dalla musica, non dall' impianto.
Per cui, il miglior sistema per raggiungere questo, è quello in cui l'impianto, facendo un passo indietro, sparisce velocemente sfumandosi sullo sfondo e lasciando spazio al' evento.
Sempre, secondo me.
Ciao!
Pietro