53 mila fan presenti a Roma per la prima delle tre date italiane della band.
Due ore e mezza di musica, aperte da Revolution dei Beatles, poi una scaletta che in 22 brani ha ripercorso le tappe fondamentali di una carriera lunga 37 anni.
I Depeche Mode sono tra i pochissimi sopravvissuti degli anni Ottanta che abbiano ancora qualcosa da dire. Nella dimensione live soprattutto: con canzoni che tanti conservano nel cuore, nascoste nel fondo dell’anima; le parole cancellate dagli anni che tornano sulle labbra al primo accordo di chitarra.
Succede con il pubblico dello Stadio Olimpico a cantare in coro “Words are very unnecessary, they can only do harm”, le parole sono superflue, possono solo far male. Mille volte Dave Gahan ha intonato questi versi, da quando è stata pubblicata Enjoy The Silence, nel 1990, mille altre ha invitato gli spettatori a muovere le braccia insieme a lui su Never Let Me Down Again, che chiude la prima parte del concerto.
La scenografia di Anton Corbijn,come sempre, è essenziale e ultratecnologica, i colori sono esplosivi, le immagini nitidissime.
E la bandiera nera che ondeggia dietro le spalle del front man è suggestiva come non mai.
Grandissimi.
Anche solo per un giorno..
Due ore e mezza di musica, aperte da Revolution dei Beatles, poi una scaletta che in 22 brani ha ripercorso le tappe fondamentali di una carriera lunga 37 anni.
I Depeche Mode sono tra i pochissimi sopravvissuti degli anni Ottanta che abbiano ancora qualcosa da dire. Nella dimensione live soprattutto: con canzoni che tanti conservano nel cuore, nascoste nel fondo dell’anima; le parole cancellate dagli anni che tornano sulle labbra al primo accordo di chitarra.
Succede con il pubblico dello Stadio Olimpico a cantare in coro “Words are very unnecessary, they can only do harm”, le parole sono superflue, possono solo far male. Mille volte Dave Gahan ha intonato questi versi, da quando è stata pubblicata Enjoy The Silence, nel 1990, mille altre ha invitato gli spettatori a muovere le braccia insieme a lui su Never Let Me Down Again, che chiude la prima parte del concerto.
La scenografia di Anton Corbijn,come sempre, è essenziale e ultratecnologica, i colori sono esplosivi, le immagini nitidissime.
E la bandiera nera che ondeggia dietro le spalle del front man è suggestiva come non mai.
Grandissimi.
Anche solo per un giorno..