E’ una settimana che, grazie all’importatore italiano, ho a casa in prova la cuffia in oggetto, che già avevo ascoltato molto velocemente prima della sua presentazione all’ultima fiera Milanese.
Allora, pilotata da un amplificatore valvolare, non mi aveva stupito particolarmente. Vuoi la fretta, vuoi la mancanza di tranquillità nell’ascolto, non mi era parsa una cuffia particolarmente esaltante. Mi era parsa dotata di una sonorità “costretta”, un po’ cupa, con una gamma bassa un po’ gonfia, soprattutto con il cavo after-market predisposto dall’importatore, al quale avevo preferito senza troppe riserve il cavo DUM fornito dalla casa. L’avevo restituita con la sensazione di aver ascoltato una cuffia dalle più che buone potenzialità, ma inespresse, come se avessi ascoltato il suono di un motore ingolfato.
Passata la fiera, ho avuto modo di riavere in prova la cuffia, da pilotare questa volta con un amplificatore a stato solido espressamente progettato per cuffie orto dinamiche/magnetoplanari: l’ultima creazione di Alessandro Fiori, ovvero l’AF-6, certosinamente realizzato su commissione da un amico dalle maniacali capacità di realizzazione.
Non vorrei dire molto su questo amplificatore in questa sede, se non dire, con più che buona certezza, che a mio avviso si tratta del miglior amplificatore a stato solido per cuffie da me ascoltato.
Mi pareva un eccellente punto di partenza per testare nuovamente la cuffia, certo che in questo caso l’amplificazione non sarebbe stata un elemento del problema, in caso di delusione definitiva.
Ma, dopo una settimana di ascolti, posso dire che la delusione non c’è, anzi… Ma andiamo con un minimo d’ordine.
Innanzitutto va sottolineato che la cuffia, per la configurazione esecutiva dei suoi pads, richiede un non normale periodo di assuefazione. Come si discusse a suo tempo con Salvatore parlando della Taket, è una cuffia che, IMHO, deve essere calzata prima dell’ascolto della musica, per dare tempo al cervello di adattarsi alla “nuova realtà spaziale” generata dai pads. Un minuto di concentrazione e poi si può far partire la musica.
By the way, eccellente l’indossabilità, visto il “peso piuma” della cuffia rispetto alle dirette concorrenti…
Questa volta la scelta va in maniera diretta verso l’uso del cavo fornito dall’importatore, le cui caratteristiche di maggior tridimensionalità, estensione e controllo generale, emergono nella loro completezza.
Il timbro della cuffia è improntato ad una elevata neutralità, più di altre magnetoplanari ascoltate; questa caratteristica fa sì che la cuffia debba essere ascoltata abbastanza a lungo per comprenderne appieno le caratteristiche generali.
La scena orizzontale è ampia, ma non innaturale, così come la scena verticale. La sensazione è quella di una “bolla sonora” di proporzioni molto corrette, senza eccessi ed inganni stile HD-800. La profondità frontale è buona, anche se altre concorrenti fanno meglio. Forse, ma probabilmente è una “pippa onirica” da valvolista sfegatato, manca quel poco d’aria sul medio alto (poca distorsione di seconda armonica???) che renderebbe la scena più “magica”.
Il timbro generale, come già accennato, è neutro, con una bella resa delle voci, soprattutto maschili, ed una eccellente resa degli strumenti a corda, resi in modo assolutamente reale. In alto la resa è sempre priva di qualsiasi fatica d’ascolto, pur con eccellente estensione. Il basso (basso elettrico, grancassa) è molto potente e frenato, senza sbavature che sporchino la gamma media. L’ascolto della grande orchestra jazz, piuttosto che del rock, è assolutamente premiante e godibilissimo. Ma anche i piccoli ensemble vengono trattati in maniera assolutamente equilibrata.
La gamma bassa resa da questa cuffia, ma anche da altre magnetoplanari, merita a mio avviso un piccolo inciso. Chi è abituato ad ascoltare cuffie come le AKG 501, giusto per prendere un riferimento piuttosto noto in termini di correttezza della riproduzione, troverà sempre la resa in gamma bassa di queste cuffie non adeguate ai propri canoni d’ascolto. Mancherà la velocità, la precisione di una gamma bassa praticamente inesistente e priva d’impatto. Le stesse sensazioni che prova chi, abituato ad un sistema diffusori con woofer da 13 cm, si trova per la prima volta ad ascoltare un sistema con woofer da 38 cm. Ma il problema non è della cuffia, ma della “ignoranza” dell’ascoltatore, della mancata conoscenza della resa in gamma bassa di un sistema “dotato”.
Detto ciò, che ritengo sia fondamentale in generale per l’analisi di un sistema di riproduzione musicale, provo ad azzardare alcune conclusioni su questa cuffia, in attesa di poterla ascoltare in altra sede e con altre amplificazioni.
La cuffia non è ua cuffia che stupisce o che ammalia sin dal primo ascolto. La sua neutralità e la sua correttezza timbrica richiedono un certo periodo di assuefazione, non comune ad altre cuffie. Ma questa “necessità” permette di apprezzare la assoluta godibilità della Ether in lunghe sessioni d’ascolto. Mai stancante, mai fastidiosa, ma nel contempo grintosa e coinvolgente. Da un punto di vista personale la trovo superiore a tutte le HiFiMan ascoltate (anche se con altri amplificatori, pur “della casa”), superiore, anche se di poco, alle Beyer T1 ed alle HD-800 (che con l’AF-6 suonano davvero bene, anche se un pelo meno bene delle T1), giusto per posizionarla rispetto a riferimenti mediamente noti.
Non esprimo giudizi nei confronti di Audeze, che mai ho potuto ascoltare a casa, anche se spero di poterlo fare presto…
Il tutto, ovviamente, riferito a questa amplificazione. In ogni caso, ottima cuffia!
Il prezzo, infine, è parecchio elevato in assoluto, ma l’indirizzo del mercato, ahimè, pare sia ormai questo…
Grazie a Pier Paolo per la disponibilità!!!
Allora, pilotata da un amplificatore valvolare, non mi aveva stupito particolarmente. Vuoi la fretta, vuoi la mancanza di tranquillità nell’ascolto, non mi era parsa una cuffia particolarmente esaltante. Mi era parsa dotata di una sonorità “costretta”, un po’ cupa, con una gamma bassa un po’ gonfia, soprattutto con il cavo after-market predisposto dall’importatore, al quale avevo preferito senza troppe riserve il cavo DUM fornito dalla casa. L’avevo restituita con la sensazione di aver ascoltato una cuffia dalle più che buone potenzialità, ma inespresse, come se avessi ascoltato il suono di un motore ingolfato.
Passata la fiera, ho avuto modo di riavere in prova la cuffia, da pilotare questa volta con un amplificatore a stato solido espressamente progettato per cuffie orto dinamiche/magnetoplanari: l’ultima creazione di Alessandro Fiori, ovvero l’AF-6, certosinamente realizzato su commissione da un amico dalle maniacali capacità di realizzazione.
Non vorrei dire molto su questo amplificatore in questa sede, se non dire, con più che buona certezza, che a mio avviso si tratta del miglior amplificatore a stato solido per cuffie da me ascoltato.
Mi pareva un eccellente punto di partenza per testare nuovamente la cuffia, certo che in questo caso l’amplificazione non sarebbe stata un elemento del problema, in caso di delusione definitiva.
Ma, dopo una settimana di ascolti, posso dire che la delusione non c’è, anzi… Ma andiamo con un minimo d’ordine.
Innanzitutto va sottolineato che la cuffia, per la configurazione esecutiva dei suoi pads, richiede un non normale periodo di assuefazione. Come si discusse a suo tempo con Salvatore parlando della Taket, è una cuffia che, IMHO, deve essere calzata prima dell’ascolto della musica, per dare tempo al cervello di adattarsi alla “nuova realtà spaziale” generata dai pads. Un minuto di concentrazione e poi si può far partire la musica.
By the way, eccellente l’indossabilità, visto il “peso piuma” della cuffia rispetto alle dirette concorrenti…
Questa volta la scelta va in maniera diretta verso l’uso del cavo fornito dall’importatore, le cui caratteristiche di maggior tridimensionalità, estensione e controllo generale, emergono nella loro completezza.
Il timbro della cuffia è improntato ad una elevata neutralità, più di altre magnetoplanari ascoltate; questa caratteristica fa sì che la cuffia debba essere ascoltata abbastanza a lungo per comprenderne appieno le caratteristiche generali.
La scena orizzontale è ampia, ma non innaturale, così come la scena verticale. La sensazione è quella di una “bolla sonora” di proporzioni molto corrette, senza eccessi ed inganni stile HD-800. La profondità frontale è buona, anche se altre concorrenti fanno meglio. Forse, ma probabilmente è una “pippa onirica” da valvolista sfegatato, manca quel poco d’aria sul medio alto (poca distorsione di seconda armonica???) che renderebbe la scena più “magica”.
Il timbro generale, come già accennato, è neutro, con una bella resa delle voci, soprattutto maschili, ed una eccellente resa degli strumenti a corda, resi in modo assolutamente reale. In alto la resa è sempre priva di qualsiasi fatica d’ascolto, pur con eccellente estensione. Il basso (basso elettrico, grancassa) è molto potente e frenato, senza sbavature che sporchino la gamma media. L’ascolto della grande orchestra jazz, piuttosto che del rock, è assolutamente premiante e godibilissimo. Ma anche i piccoli ensemble vengono trattati in maniera assolutamente equilibrata.
La gamma bassa resa da questa cuffia, ma anche da altre magnetoplanari, merita a mio avviso un piccolo inciso. Chi è abituato ad ascoltare cuffie come le AKG 501, giusto per prendere un riferimento piuttosto noto in termini di correttezza della riproduzione, troverà sempre la resa in gamma bassa di queste cuffie non adeguate ai propri canoni d’ascolto. Mancherà la velocità, la precisione di una gamma bassa praticamente inesistente e priva d’impatto. Le stesse sensazioni che prova chi, abituato ad un sistema diffusori con woofer da 13 cm, si trova per la prima volta ad ascoltare un sistema con woofer da 38 cm. Ma il problema non è della cuffia, ma della “ignoranza” dell’ascoltatore, della mancata conoscenza della resa in gamma bassa di un sistema “dotato”.
Detto ciò, che ritengo sia fondamentale in generale per l’analisi di un sistema di riproduzione musicale, provo ad azzardare alcune conclusioni su questa cuffia, in attesa di poterla ascoltare in altra sede e con altre amplificazioni.
La cuffia non è ua cuffia che stupisce o che ammalia sin dal primo ascolto. La sua neutralità e la sua correttezza timbrica richiedono un certo periodo di assuefazione, non comune ad altre cuffie. Ma questa “necessità” permette di apprezzare la assoluta godibilità della Ether in lunghe sessioni d’ascolto. Mai stancante, mai fastidiosa, ma nel contempo grintosa e coinvolgente. Da un punto di vista personale la trovo superiore a tutte le HiFiMan ascoltate (anche se con altri amplificatori, pur “della casa”), superiore, anche se di poco, alle Beyer T1 ed alle HD-800 (che con l’AF-6 suonano davvero bene, anche se un pelo meno bene delle T1), giusto per posizionarla rispetto a riferimenti mediamente noti.
Non esprimo giudizi nei confronti di Audeze, che mai ho potuto ascoltare a casa, anche se spero di poterlo fare presto…
Il tutto, ovviamente, riferito a questa amplificazione. In ogni caso, ottima cuffia!
Il prezzo, infine, è parecchio elevato in assoluto, ma l’indirizzo del mercato, ahimè, pare sia ormai questo…
Grazie a Pier Paolo per la disponibilità!!!