diffonde sulla terra la sua dolce luce argentea,
le ostriche dai fondali marini salgono in superficie
ed aprono le valve lasciandosi cullare dalle onde del mare.
All'interno delle valve i raggi lunari in un atto d'amore,
si fondono con le gocce di rugiada notturna dando origine
alle perle…"
La saga dei PINK FLOYD e' contaddistinta in 2 atti: quella psichedelica legata alle visioni del geniale SYD BARRETT, e la 2a rinducibile al sinfonismo cosmico frutto delle fantasie di ROGER WATERS.Nel corso della seconda meta' dei '60 l'Ufo Club, fu uno dei principali locali che saluto' il decollo di un manipolo di studenti colti, i Pink Floyd appunto, nelle cui file raggruppavano le doti e l'ingegno di oltre i 2 leader sopracitati, pure la musicalita' di RICHARD WRIGHT alle tastiere, organo, ecc. e NICK MASON alle percussioni.La psichedelia da sempre e' un tipo di musica che privilegia le forme, i colori, le immagini, attraverso queste figure la psichedelia si incunea e mette a nudo come nervi scoperti i sensi dell'ascoltatore proiettandolo in "viaggi" che vanno aldila' della musica stessa, anzi, la musica trae forza dalle visioni, che certa musica psichica riesce a sensibilizzare al massimo nei tratti della personalita' umana. I Pink Floyd da sempre hanno partorito una musica figurativa, che potesse spaziare e filtrare oltre il puro aspetto sonoro, un suono che per esplodere in tutta la sua massima espressione ed interezza, necessita di un vitale bisogno di potersi esprimersi senza confini ed elevarsi verso in una mistura in cui udito e vista si fondono in un tutt'uno creando un corpo unico che parte dai piu' nascosti meandri cerebrali per proiettarsi verso spazi infiniti popolati da una realta' fatta di astrattismi surreali.La psichedelia era appannaggio di Barrett, colui che piu' di ogni altro membro del gruppo era dotato di maggior immaginazione e sensibilita'; piloto' l'astronave Pink Floyd verso un suono ancestrale piu' cerebrale e colto a differenza del suono psichico Californiano, ove quello era piu' istantaneo, immediato, e viscerale, la musica di Barrett era piu' incline a viaggi di gruppo piu' intimistici, suoni che ben si compattavano ad un contesto da piccolo club, fino ad un ascolto ancor piu' rigoroso e personale che si poteva evolvere in un ascolto di gruppo in un piccolo salotto; non era psichedelia fatta per abbracciare in una tentacolare ipnosi interi stadi, proprio perche' rispetto a quella Americana era creata in maniera piu' fredda, tramite un avanguardismo colto piu' calcolato, intriso di rumorismo meno affascinante ma di sicuro piu' claustrofobico.Lavori come THE PIPER AT THE GATES OF DOWN, o UMMAGUMMA, sono il trionfo dell'epopea Barrettiana, che riusci ' a calarsi talmente in profondita', fino a toccare le radici piu' remote di un misticismo che preludesse gli albori di una certa realta' musicale, mai fino ad allora esplorata. Tale viaggio alla lunga si rivelo' letale, per la fagocitante mente di Syd, tanto che' fini' per perdere il senno smarrendosi in labirintici e bui tunnel popolati da folletti compagni prima, e poi testimoni di un unico ed interminabile viaggio verso una follia senza piu' ritorno.Sostituire un genio di tale portata, non fu' inizialmente cosa semplice, tanto che la figura di DAVID GILMOUR, non si rivelo' da subito incline a certi astrattismi surreali, la sua personalita' favorire una determinata concrettezza ed affidabilita', che il nome di Barrett non poteva garantire, anche se va' detto che il prezzo pagato per un sentiero professionale piu' lucido, veniva pagato in una certa dose di folle genialita' in meno.L'inserimento di Gilmour nelle file dei Pink, proprio' per quella sua maggior sobrieta', fece spostare le redini del cosiddetto gioco nelle mani di Waters e di conseguenza il suono Floyd ebbe una brusca virata verso una realta' mondiale, che potesse arrivare a tutti senza pagare dazi in sperimentalismi lisergici.E questa fu' la mossa che fece entrare i Pink Floyd definitivamente, e una volta per tutte, nella leggenda.Grandi concerti, in grandi arene, effetti speciali in cui le immagini proiettate e gli oggetti volanti rendevano il nuovo suono Pink Floyd piu' reale, piu' tangibile anche grazie al semplice svolazzare di un maialino, o di altri trucchi studiati ad arte, ma si badi bene, certi trucchetti non erano concepiti per arruffianarsi i palati di giovani attraverso effetti scenici che altri artisti usavano per sopperire ad una carenza qualitativa, ma altresi' era un modo scenico nuovo per dare piu' forza e dinamicita' alle tematiche musicali che il gruppo di volta in volta proponeva. E simili visioni, ed esperienze erano alla portata di tutti, senza l'ausilio di Lsd. Forse, il progetto si e' commercializzato un po' nel corso del tempo, ma il prodotto e la risultante di questo e' stato un sinfonismo cosmico, verso galassie lontanissime, dove i suoni si fanno meno improvvisi e spigolosi come nell'era di Barrett, ma al tempo stesso assumono forme sinuose e ovattate, colorate di colori piu' sgarcianti e meno cupi, il clima stesso sotto l'egidia di Waters e' piu' disteso, e la claustrofobia non alberga piu' in questi nuovi Pink Floyd, ma semmai si potrebbe correre il rischio di soffrire di una sindrome contrapposta, l'agrofobia, per gli spazi talmente estesi che detta musica consiglia all'immaginario collettivo.I concerti divengono sapientemente controllati e cronometratri sono pure le parti solistiche, rigore piu' maniacale che a volte corre il rischio di affogare una qualunque scintilla di immaginazione o di istintivita'; i Pink Floyd sono quasi sempre il paradosso di se stessi, nel senso che se offrono, in cambio ti tolgono un qualcos'altro nello stesso tempo. Non e' una critica negativa al gruppo, e' solo una caratteristica, che determina una musica fatta di grossissima personalita', mai incline a seguire certi leggi dettate, ma bensi' quelle medesime leggi sono gli stessi Pink Floyd a concepirle e divulgarle.Nel corso degli anni 70, ci sono state opere importanti come ATOM HEART MOTHER o MEDDLE che rappresentavano un ibrido a meta' strada fra quello che i Floyd erano e quello che sarebbero divenuti; WISH YOU WERE HERE imponente opera poggiante soprattutto sulla maestosita' di un canzone (che definirla semplicemente cosi' e' quasi un insulto) come SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND; ANIMALS e' stata la prosecuzione del nuovo disegno progettato dai Floyd, anche se in tono minore rispetto ad altri album dei '70.Poi e' venuto THE WALL..... uno dei piu' belli ed importanti concept-album di sempre, dove Roger Waters prendeva letteralmente il sopravvento sul resto del gruppo, scrivendo una profonda traccia di ribellione adolescenziale; per proseguire e concludersi in THE FINAL CUT, autentico "taglio Finale" alla storica formazione, essendo questo l'ultimo disco con Waters in formazione, tra l'altro ingiustamente sottovalutato essendo una toccante immersione negli infantili ricordi del bassista-cantante.Da li in poi e tutta un'altra storia.Waters non c'e' piu', ed il timone dell'imponente vascello passa nelle mani di Gilmour, in cui si produce con onesto e professionale impegno attraverso 2 lavori in studio, A MOMENTARY LAPSE OF REASON e THE DIVISION BELL, piu' una lunga serie di live, tutti quanti purtroppo carenti della genialita' di Barrettiana memoria, per non parlare poi dell'assenza intellettuale/introspettiva che aveva contraddistinto il regno Waters.I Pink Floyd sono morti con The Final Cut.Quello che e' venuto dopo, e' un'altra cosa che con il marchio P.F. non ha niente a che vedere.Dal punto di vista tecnico/strumentale, David Gilmour si e' rivelato piu' volte un ottimo chitarrista galleggiante su quelle tiratissime e sospese note che sembrano non finire mai; si e' messo in risalto pure in versione acustica, basta un titolo per non aggiungere altro:l'arpeggio di Wish you were here. Barrett era sgraziato tecnicamente, ma sono quei casi in cui la tecnica non conta niente quando il barlume della ragione perde il senno a beneficio di una certa genialita' attinentissima alla propria personalita' non-di-questo-mondo.Roger Waters, ottimo bassista, e ottimo vocalista, specialmente in quegli acuti, dove la sua timbrica e' spezzata e sgraziata, al tempo stesso pero' sempre ispiratissima e coinvolgente.Nick Mason un onesto batterista, e Wright un valido tastierista, che pur non essendo un virtuoso dello strumento, si puo' ben definire come "creatore di atmosfere".
Anyway...apriamo le danze:
-SPEAK TO ME/BREATHE (3.57): rumori, un ticchettio e brusii vari, un cuore palpitante lontano, ma sempre piu' vicino,........la canzone a poco a poco timidamente prende forma....Esplode in un apertura elettrica di cosmica rilassatezza, l'atmosfera e' morbida, e un leggiadro panorama infinito si alza su tutto e......Gilmour emana i primi vagiti in sognanti e rarefatte vocalita', ed in sottofondo fra una svisata tastieristica e un lento procedere percussivo si creano stelle lucenti per menti colme di fantasia.....
-ON THE RUN (3.35): l'aspetto piu' cupo del gruppo prende forma attraverso il ritmico monotono battito della "Macchina". Un orgia di effetti speciali, ma su tutto l'eterno procedere del freddo cuore della tecologia che delinea un paesaggio angosciante fatto di caos intergalattico; la macchina fredda e calcolatrice nel proprio modo di pensare e' stata una costante simbiotica che la musica dei Floyd ha piu' volte ridisegnato, rendendo la tecnologia meno lugubre di quanto sia in realta', o disegnando essa in modo spartano e crudele nella sua anima sintetica.On the run e' crudele e sintetica.
-TIME (7.04): alla produzione un ottimo ALAN PARSON distribuisce una cascata di melodie tintinnanti di orologi che anche qui in maniera orgiastica esplodono all'unisono, creando i presupposti per un tematica di agghiacciante attesa; il tempo inesorabile che passa su tutto, e che con perfetta progressione si avvicina e presto sara' ............su di te'. Il cantato di Gilmour e' sprezzante, la chitarra elettrica graffia in quel suo stordente stridere, la ritmica si impenna, ma e' solo un momento che il paesaggio si delinea verso piu' morbidi profili raggiungendo un sinfonismo corale di sottofondo di struggente bellezza melodica. Il solismo elettrico nella parte centrale e' drammatico, sanguina note a volonta', lo strumento chitarra abbandona sembianze tecniche e' si sviluppa in un entita' fatta di anima; la parte finale procede ritmicamente come all'inizio, salvo poi salutarci attraverso sfumature languidamente malinconiche e sempre piu' rarefatte.
-THE GREAT GIG IN THE SKY (4.47): quando la musica diventa arte.The great gig in the sky, una perla di bagliore accecante per bellezza allo stato puro che nasce attraverso una dolce melodia pianistica, struggente per immensita' di phatos, creando i presupposti per quello che di li' a poco sara'....... una chitarra lieva si flette in suoni armoniosi, una voce anonima detta il suo freddo parlato, quando su tutto si eleva un cantato femminile senza parole, un implorazione, un lamento, bellissimo nel suo drammatico incedere, tanto che svuota l'ascoltatore di tutte le residue energia' perche' il coinvolgimento e l'interpretazione sono talmente stratosferiche da rendere imparziale un giudizio sia per chi ascolta che per chi scrive..........E' sinfonismo senza tempo di un opera che non morira' mai, perche' e' nata senza eta', senza forma, senza niente di tangibile, solo emozioni e immaginazione..........e non e' poco!!!Sublime e perfetta.
-MONEY (6.24): per non tradire l'aspetto piu' commerciale del disco, la canzone in oggetto e' una feroce satira al denaro e alle conseguenza che esso ha su troppa avidita' umana. Fra monetine e casse che ritmicamente si aprono e chiudono intervallando e spezzando la metrica della canzone in ritmiche sempre mai uguali a se stesse, i Floyd ci proiettano dagli spazi piu' infiniti alle piu' misere e terrene delle vite, attraverso un incalzante assolo di Sax che duella e da' il benvenuto ad un Gilmour spettacolare nel suo stridente solismo. La ritmica e' splendida, Mason raramente sapra' toccare nuovamente i livelli tecnici di questo brano, ed il basso di Waters non e' da meno.Brano sempliciotto per approccio uditivo, ma di complicatissima esecuzione tecnica.
-US AND THEM (7.50): lo scenario generale si fa' nuovamente soffice in un rarefattismo gongolante e sognante fra le nuvole, una profonda quiete assale i tratti sensoriali, e il senso di abbandono e' prerogativa principale fra le molteplici virtu' di questo brano.La chitarra qua' e la' scintilla di piccole note come migliaia di stelle lontane, Gilmour alla voce scandisce ritmicamente le parole, ed un sax si fa' complice a questa lovestory melodica tratteggianto piccole e sapienti entrate, salvo poi addentarci in un esplosione cosmica nel ritornello di base dove il suono si fa unico ed assoluto in un drammatico inno. La seconda parte del brano per alcuni momenti e' praticamente strumentale in cui trova terreno fertile il Sax per distendersi in un solismo in chiaroscuro e delicato al contempo.L'infinito e' qui.....
-ANY COLOUR YOU LIKE (3.25): uno dei brani meno nominati dell'intero album e' questa particolarissima canzone, dove i sintetizzatori dimostrano di avere pure loro un anima ed un cuore prodigandosi in gonfi e appropriati suoni intervallati da una chitarra filtrata nel suono che disegna tratti ritmici ed echeggianti fra loro, per poi liberarsi da tutti i vincoli e lasciarsi andare in un solismo come al solito, pregno di feeling e carica espressiva.
-BRAIN DAMAGE (3.50): tipica brano sullo stile Pink Floyd con suoni che sanno molto di attesa, ed un cantato fatto di molte ombre e poche luci, suoni e voci estranee fanno da contorno e tendono a creare piccole sfumature per caricare di effettivo mistero i tratti cromosomici della canzone. Il ritornello e' solenne e a volte enfatico nei controcanti femminili, riuscendo a creare quel senso di profondita' in cui il brano si alimenta per rigenerarsi consecutivamente all'infinito.La parte finale, si trasforma quasi in una jam session in cui la tensione cresce sempre piu' in vocalita' nervose creando i presupposti per un esplosione cosmica, quando i Floyd ci sorprendono con un finale improvviso, ma azzeccatissimo.
ECLIPSE (2.00): trionfo e suggello finale a questo leggendario disco,che proprio attraverso questa canzone proietta infinitamente la stessa melodia del brano precedente, quasi ad indurre l'ascoltatore a non cessare mai nell'ascolto di questa tema musicale di piu' di 40 anni fa'.
buoni ascolti.