che bello il mestiere dell' artigiano
JUSTINO- Senior Member
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che bello il mestiere dell' artigiano
marinaio53- JuniorMember
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- Messaggio n°2
Re: che bello il mestiere dell' artigiano
JUSTINO ha scritto:
Che spettacolo!
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Valerio - Firenze
Sono una persona equilibrata, se dico una cosa intelligente rimedio subito facendo una cazzata.
bonvi61- Senior Member
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- Messaggio n°3
Re: che bello il mestiere dell' artigiano
Bellissimo video, grazie.
tomcri- Member
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- Messaggio n°4
Re: che bello il mestiere dell' artigiano
ottimo video
funski- Senior Member
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- Messaggio n°5
Re: che bello il mestiere dell' artigiano
anche quello del "chitarrista"
audio_fan- JuniorMember
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- Messaggio n°6
Re: che bello il mestiere dell' artigiano
Dulce ed decorum est pro patria mori
Una peculiarità delle società umane piramidali, al vertice delle quali si trova una élite che nulla produce ed anzi decide del destino e della vita stessa dei sottoposti, è quella di arruolare nel gruppo di vertice una genìa di cantori, preti, intellettuali, filosofi ecc, essi stessi esentati dal gravame dei lavori più faticosi, il cui ruolo sociale consiste nel convincere gli altri della bellezza, dell' eroismo, di quanto sia esaltante sacrificarsi per gli altri - cioè, in ultima istanza, per l' élite - in cambio della di una gloria più o meno effimera in questa vita, di un posto in paradiso nell' altra, o financo del semplice nome sulla lapide di un bruttissimo "monumento ai caduti".
Di tutto questo naturalmente fa parte la retorica del lavoro, di quanto sia bello sacrificare i propri anni migliori per acquisire abilità straordinarie che poi daranno diritto ad una esistenza appena decente e soprattutto al titolo di "maestro" nella propria arte.
Certo, bello è il lavoro dell' artigiano, ma fu ancor più bello quando nacquero le Gilde, in cui gli artigiani si organizzarono per ottenere riconoscimenti ben più tangibili della retorica dei poeti e della promessa del Paradiso, fino ad avere un posto nella vita politica della città ed avere un pur minimo peso in qualche decisione.
Tutto ciò è passato, le Gilde sono finite in favore di sistemi più moderni di condivisione (vera o presunta) del potere, i giovani hanno deciso che i propri anni migliori è meglio goderseli dedicando il minimo possibile alla formazione, sperando poi di svoltare l' esistenza grazie ad un qualche talento speciale che si spera sempre di avere.
La piramide sociale, erosa alla base e con un vertice sempre più ipertrofico, traballa, così si spera di puntellarla importando da popoli meno fortunati soggetti destinati a fare lavori non sempre malpagati ma sicuramente più faticosi ed insalubri de dolce far niente, lavori che chiedono una dedizione non solo per lo sviluppo delle abilità manuali ma anche per la acquisizione della tanto mitizzata "sapienza artigianale" che certamente innata non è.
(Riflessioni di un pomeriggio in panciolle mentre in lontananza artigiani che parlano lingue strane ci danno dentro con sega, trapano e martello per ristrutturare la casa di qualcuno che sarà da qualche parte se non in panciolle almeno al riparo dal caldo grazie all' aria condizionata. Lavoratori - artigiani, appunto - che faranno crescere il Dio PIL, l' unico che veramente amiamo ed onoriamo, perché è l' unico Dio che ci promette - se non il paradiso in questo mondo invece che nell' altro - almeno di darci qualche piccolo vantaggio nella vita materiale).
Una peculiarità delle società umane piramidali, al vertice delle quali si trova una élite che nulla produce ed anzi decide del destino e della vita stessa dei sottoposti, è quella di arruolare nel gruppo di vertice una genìa di cantori, preti, intellettuali, filosofi ecc, essi stessi esentati dal gravame dei lavori più faticosi, il cui ruolo sociale consiste nel convincere gli altri della bellezza, dell' eroismo, di quanto sia esaltante sacrificarsi per gli altri - cioè, in ultima istanza, per l' élite - in cambio della di una gloria più o meno effimera in questa vita, di un posto in paradiso nell' altra, o financo del semplice nome sulla lapide di un bruttissimo "monumento ai caduti".
Di tutto questo naturalmente fa parte la retorica del lavoro, di quanto sia bello sacrificare i propri anni migliori per acquisire abilità straordinarie che poi daranno diritto ad una esistenza appena decente e soprattutto al titolo di "maestro" nella propria arte.
Certo, bello è il lavoro dell' artigiano, ma fu ancor più bello quando nacquero le Gilde, in cui gli artigiani si organizzarono per ottenere riconoscimenti ben più tangibili della retorica dei poeti e della promessa del Paradiso, fino ad avere un posto nella vita politica della città ed avere un pur minimo peso in qualche decisione.
Tutto ciò è passato, le Gilde sono finite in favore di sistemi più moderni di condivisione (vera o presunta) del potere, i giovani hanno deciso che i propri anni migliori è meglio goderseli dedicando il minimo possibile alla formazione, sperando poi di svoltare l' esistenza grazie ad un qualche talento speciale che si spera sempre di avere.
La piramide sociale, erosa alla base e con un vertice sempre più ipertrofico, traballa, così si spera di puntellarla importando da popoli meno fortunati soggetti destinati a fare lavori non sempre malpagati ma sicuramente più faticosi ed insalubri de dolce far niente, lavori che chiedono una dedizione non solo per lo sviluppo delle abilità manuali ma anche per la acquisizione della tanto mitizzata "sapienza artigianale" che certamente innata non è.
(Riflessioni di un pomeriggio in panciolle mentre in lontananza artigiani che parlano lingue strane ci danno dentro con sega, trapano e martello per ristrutturare la casa di qualcuno che sarà da qualche parte se non in panciolle almeno al riparo dal caldo grazie all' aria condizionata. Lavoratori - artigiani, appunto - che faranno crescere il Dio PIL, l' unico che veramente amiamo ed onoriamo, perché è l' unico Dio che ci promette - se non il paradiso in questo mondo invece che nell' altro - almeno di darci qualche piccolo vantaggio nella vita materiale).