alanford ha scritto:sicuramente il prodotto e' interessante
hai fatto 30 con la recensione, a questo punto fai 31 (relazione tecnica)
per curiosita' e' possibile progettarlo predispondendolo per shell con attacco standard?
poi, se non sono troppo indiscreto, quanto costerebbe il braccio?
Per l'attacco standard ci avevamo pensato, ma non era facile realizzarlo.
per altre info, mandami un ' email
UN BRACCIO AD ALTA MASSA DI ISPIRAZIONE LIUTARIA
Abbiamo cercato di realizzare un braccio per giradischi ispirandoci ai principi organologici che sottendono alla costruzione degli aerofoni, coniugandoli con quelli alla base della costruzione dei bracci portatestina di lettura. Dopo oltre due anni di lavoro e sperimentazione Vi mostriamo I risultati.
Sono state proposte molte soluzioni meccaniche per realizzare un braccio portatestina per un giradischi che legge dischi in vinile. La maggior parte delle soluzioni meccaniche note prevede di imperniare il braccio portatestina ad un telaio del giradischi mediante due articolazioni a cuscinetti a sfere, o cuscinetti e lame, perpendicolari tra loro. La maggior parte dei bracci di lettura in commercio sono bracci a massa medio-bassa, intendendo per tali quelli che vantano una massa effettiva che va dai 9,0 g agli 11,5 g.
Le motivazioni teoriche che hanno indotto a questa soluzione costruttiva sono note, principalmente riconducibili ai progressi intervenuti, nel corso degli anni, nei fonorivelatori: maggiore cedevolezza della sospensione (attualmente le compliances si attestano mediamente sull'ordine di > 20cu), l'evoluzione dei tagli dello stilo, l'aumentata leggerezza della struttura del fonorivelatore e la conseguente capacità di lettura a pesi molto bassi (cfr. G. Campagna "un originale braccio per giradischi" articolo apparso in questa stessa rivista e ripreso nei quaderni di CHF n.3, a tale articolo si rimanda per ogni approfondimento della teoria: errore radiale, andamento della frequenza in funzione della massa e della compliance etc.)
I bracci ad alta masse sono quindi rimasti quelli "storici" come gli Ortofon da 12 pollici (attualmente ancora in produzione con sigla AS 2l2i e castello allo snodo un poco diverso da quello
storico, lo SME 3012,1'EMT 997, il Fidelity Research; tutti pensati per portare delle MC a bassa o bassissima cedevolezza e ad elevato peso di lettura (almeno rispetto agli standard attuali).
Nella produzione attuale sono presenti alcuni bracci a canna lunga ed alta massa, come ad esempio (non esaustivo) quelli prodotti dalla Klimo il Blint ed il Lancillotto, lo SME M2-10 e il 312,ilYPI12.5i Memorial ed anche qualche braccio a canna corta ma alta massa, come 1o Scheu Tacco 9.
Come mai allora abbiamo scelto di realizzare un braccio ad alta massa?
Principalmente per quattro motivi:
1) esistono ancora in commercio testine a bassa cedevolezza prima tra tutte l'intramontabile DENON 103 MC che gode di un ottimo rapporto qualità/prezzo, nonché le Ortofon SPU, più care ma indubbiamente dalle caratteristiche soniche molto accattivanti e le EMT/Barco
2) riteniamo che la maggior massa del braccio unita al fatto che questo sia di tipo 'imperniato' possa meglio contrastare le irregolarità del vinile anche se questo può essere un parere personale non essendovi evidenza incontrovertibile in merito,
3) un braccio 'lungo' diminuisce l'errore di tangenza (pur, come noto, non potendo essere eliminato in un braccio imperniato), ed un braccio 'lungo' è per forza di cose di massa più elevata che non il suo fratello da 9 pollici, a meno di non utilizzare fibre organiche di derivazione spaziale (carbonii speciali) dal costo assolutamente proibitivo e dalla difficilissima reperibilità, o di far reggere la canna {a un liquido smorzatore, cosa che abbiamo escluso in partenza;
4) su di un giradischi che abbia un piatto di massa e momento di inerzia elevato, il braccio lungo e di alta massa (insieme a quello tangenziale) ottiene quasi sempre prestazioni soniche più gradevoli all'orecchio.
A questo punto vediamo quali sono stati i nostri vincoli nella realizzazione dell'oggetto:
1) controllare e sfruttare al meglio i moti vibrazionali che si trasmettono attraverso il braccio,
essendo chiaramente impossibile eliminarli;
2) ottenere una musicalità almeno pari a quella di un braccio unipivot cercando di mantenere
l'impulso sui transienti tipico degli imperniati di qualità;
3) contrastare il più possibile le irregolarità dell'LP;
4) minimizzare i rumori indotti dai meccanismi del braccio (tipo lo scorrimento delle lame e/o
il "chiacchiericcio" dei cuscinetti)
Un braccio di tipo "imperniato" introduce un errore tangenziale di tracciamento che è ineliminabile (cfr. ancora G. campagna citato sopra). In quanto intrinseco a questa soluzione meccanica; tale errore può venire parzialmente ridotto allungando la canna del braccio, e quindi distanziando lo stilo dal punto di fulcro per far compiere all'equipaggio mobile un arco più "morbido" nel raggiungere il punto di fine corsa. Così abbiamo portato la lunghezza effettiva del braccio fino a 13,5 pollici. Con una basetta esterna o a sbalzo rispetto al giradischi, il problema di collocamento del braccio risulta assolutamente superabile.
Per controllare i moti vibrazionali trasmessi attraverso la canna, ci siamo ispirati alla tecnica di costruzione degli strumenti a fiato. In questi strumenti, in teoria, per ottenere la massima resa sonora occorre che suoni "soltanto" l'aria che scorre in essi, eccitata dal generatore (per esempio l'ancia o il labbro del suonatore). Evidentemente è impossibile che il materiale di cui è costituita la canna (il tubo sonoro) non suoni, o meglio non risuoni, almeno un poco, tanto che nei flauti vi sono differenze tra esemplari costruiti sullo stesso modello ma con legni diversi, tuttavia, con particolari accorgimenti, si riesce a limitare il suono dato dalla canna rispetto a quello prodotto dal moto dell'aria.
Si è pensato perciò ad una canna conica in legno, che avesse all'interno un conicità lievissima e
contraria a quella esterna, questo per contrastare ancora maggiormente di quanto non faccia una canna cilindrica I moti stazionari. Il lavoro di preparazione della canna in legno con alesature manuali è molto complesso e delicato. Il legno da noi scelto è il pero, quello utilizzato in liuteria e stagionato naturalmente almeno 20 anni, questo sia per limitare le possibili deformazioni indotte da repentini sbalzi di umidità, sia per le oggettive caratteristiche di leggerezza e compattezza tipiche del pero
Sempre per limitare le deformazioni di cui sopra, la canna è trattata in bagno d'olio di lino rettificato con essenza di trementina per 24 h e in seguito, una volta asciutta e finita, verniciata a con gommalacca con ultima ripassata interna di olio siliconico. Dalle prove empiriche da noi effettuate esponendo direttamente la canna finita all'umidità prodotta da un umidificatore, il trattamento fa sì che la canna aumenti il proprio peso per via dell'assorbimento dell'umidità di un decimo di grammo dopo circa tre ore di esposizione ai vapori dell'umidificatore: un buon risultato, tale da non compromettere, nell'utilizzo dell'oggetto, il rendimento della testina a lui applicata.
Per ottenere una musicalità simile a quella dei bracci unipivot, abbiamo pensato di sospendere il braccio. Questo è stato ottenuto sfalsando i piani dello snodo cardanico. In altre parole l’idea principale che sottostà al nostro braccio è quella di spostare i piani dello snodo cardanico delle rotazioni sfalsandoli in modo da avere il fulcro del movimento orizzontale (radiale) sensibilmente più in alto del movimento verticale (sagittale);
nel contempo, il fulcro del movimento sagittale è disposto alla stessa altezza della testina. E' importante sottolineare che se il baricentro del braccio è sito alla stessa altezza (quota) della puntina del fonorilevatore, la forza di appoggio della testina trasmessa al braccio rimane costante indipendentemente dalla spinta prodotta dalle ondulazioni della superficie del disco che spingono il braccio verso l'alto. ln questo modo il braccio risulta 'appeso" come ad una forca, ricordando in qualche modo la struttura di un braccio portatestina "unipivot rovesciato".
Nel nostro braccio la testina 'vede" principalmente il cateto del triangolo rettangolo costituito dai punti testina, asse di rotazione radiale ed asse di rotazione sagittale e, quindi, avvicina teoricamente il sistema alla fluidità tipica dei bracci unipivot garantendo nel contempo la maggiore dinamica dei bracci imperniati.
Si sa che, mettendo le due articolazioni dei movimenti orizzontale e verticale su piani diversi, quando la puntina del fonorilevatore si solleva per via di un'ondulazione ripida del disco si produrrà anche un movimento avanti o indietro della puntina della testina lungo i percorso del solco ma, ponendo due cuscinetti tra loro distanziati (come in un trapano di precisione) all'interno della colonnina preposta al movimento radiale, questo movimento viene praticamente annullato e, anche se ne rimanesse una piccola parte, riteniamo che il vantaggio ottenibile nel mantenere più saldamente possibile la puntina premuta all' interno del solco (quindi contrastando la forza che tende ad espellere la puntina dal solco durante la lettura per via delle asperità del solco stesso) sia più importante dei problemi che potrebbero insorgere con dischi eccessivamente deformati che, ovviamente, meglio sarebbe non utilizzare mai, pena il repentino deperimento della testina.
Utilizzando cuscinetti a sfere per agevolare i movimenti del braccio si deve affrontare il cosiddetto problema del "chiacchiericcio dei cuscinetti", ben noto a chi ama trascorrere tempo auscultando col fonendoscopio il proprio sistema braccio/giradischi.
Il problema è, in sintesi, questo: per mantenere un basso attrito (cioè una bassa resistenza meccanica alla rotazione del braccio portatestina) i cuscinetti, indipendentemente dalla loro qualità, devono comunque avere un certo gioco. Tuttavia, per effetto della presenza di questo gioco, quando la puntina inizia a trasmettere il movimento al braccio i cuscinetti compiono un lievissimo movimento prima di muoversi e possono anche tendere a vibrare malamente facendo scontrare, anziché sfregare, le biglie (o i rulli) tra loro e trasmettendo alla puntina delle vibrazione indotte da questi movimenti anomali che, ovviamente, determinano dei disturbi sul segnale elettrico (musicale).
Se però si aumenta la rigidità dei cuscinetti nella loro sede nel tentativo di ridurre il suddetto chiacchiericci si aumenta anche l'attrito delle parti mobili dei cuscinetti stessi (e quindi la resistenza meccanica alle rotazioni del braccio) e viene compromessa la fluidità di scorrimento del braccio, la sua facilita di lettura e, quindi, la sua prestazione musicale. Nei bracci portatestina noti di tipo imperniato a cuscinetti può essere molto difficile, se non impossibile, raggiungere un compromesso ottimale per tener saldi i cuscinetti abbastanza da minimizzare il "chiacchiericcio", ma lasciarli quel tanto di gioco da consentire un attrito sufficientemente basso alle rotazioni del sistema.
La nostra soluzione al problema per il movimento radiale verte ancora, come detto sopra, sull'utilizzo di due cuscinetti separati tra loro da un distanziale di bronzo (o, in alternativa, di teflon), il tutto inserito in una camera cilindrica: così il movimento è sicuramente in asse, non risente della spinta in avanti data dalle asperità e alterazioni del disco, e, avvitando o svitando le viti di regolazione a fermo dei cuscinetti, è possibile dosare la pressione esercitata sui cuscinetti stessi per tarare il sistema alle risonanze tipiche del piatto giradischi su cui il braccio viene montato. Analogamente lo stesso è possibile sul movimento sagittale agendo sulle viti che trattengono I cuscinetti di precisione inseriti nella molla a taglio dell'archetto reggibraccio.
Infine, il contrappeso e l'antiskating: per quest'ultimo abbiamo optato per il più semplice sistema a filo, per altro opzionale se si fa leggere il sistema ad un peso elevato (oltre i 2,0 g).
Per il contrappeso invece abbiamo scelto la soluzione di posizionarlo sfalsato rispetto all'asse del braccio, ponendolo sotto di esso. Questo aumenta la stabilità del sistema. Non abbiamo previsto tacche o riferimenti di taratura del peso perché sempre imprecisi. Qualunque buon appassionato possiede una bilancina. Si userà quella per determinare il peso di lettura, regolabile attraverso lo scorrimento del contrappeso sull'asse, fissabile con una brugola.
Altra caratteristica del nostro braccio, mutuabile direttamente dalla liuteria degli aerofoni è lo shell portatestina. Questo è realizzato a "becco di flauto", in pratica riproducendo il becco, cioè la parte in cui si soffia) di un flauto dolce.
Realizzazione: Giacomo A.– Sergio Z.