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The Beatles : The Beatles
Il Gazebo Audiofilo

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    The Beatles : The Beatles

    lizard
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    Messaggio Da lizard Gio Dic 24, 2009 4:18 pm

    WHITE PEARLS



    "Quando la luna, regina della notte,
    diffonde sulla terra la sua dolce luce argentea,
    le ostriche dai fondali marini salgono in superficie
    ed aprono le valve lasciandosi cullare dalle onde del mare.
    All'interno delle valve i raggi lunari in un atto d'amore,
    si fondono con le gocce di rugiada notturna dando origine
    alle perle…"









    THE BEATLES : THE BEATLES (AKA THE WHITE ALBUM) - 1968




    < All that phoney Beatlemania has bitten the dust …>
    (The Clash, London Calling - 1979 )




    <Abbiamo un obiettivo preciso: la "Beatlesmania" Come obiettivo abbiamo 'White Album', 'Revolver','Sgt Pepper' e 'Salt'. Questi sono gli obiettivi con la 'O' maiuscola.>
    ( Noel Gallagher)






    Sono trascorsi quasi 42 anni da quando i Beatles incisero il Doppio Bianco.
    Sono tanti.
    E’ come mettere al mondo un bimbo,vederlo crescere,vedere che a sua volta mette al mondo altri figli.
    un intero ciclo vitale,insomma.
    eppure non ha mai perso il suo smalto,il suo spirito,la sua energia,anzi...
    Uscì in un contesto storico ben preciso,determinante per le generazioni future,ma non fu un disco rivoluzionario,non incito’ i fans alla ribellione,non influenzo’ politicamente gli ascoltatori.
    E paradossalmente,la parola rivoluzione compare ben due volte nei titoli dei brani.
    Una volta per “Revolution n° 1”,scritta da Lennon e già apparsa su 45 in una versione differente,un brano che suscito’ aspre polemiche per il suo contenuto antirivoluzionario.
    E un’altra volta per “Revolution n° 9”,un collage di suoni e rumori decisamente fuori linea,addirittura piu’ avanzato di molti rock dell’epoca,piu’ vicino a certe cose di John Cage,o alla tecnica letteraria del “cut up,fold in”,impiegata da William Burroughs in opere come The Soft Machine e The Naked Lunch,piuttosto che al beat che era appena trascorso e alla psichedelia degli anni in corso.
    Un brano davvero sperimentale,fatto di taglia e cuci,di loops infiniti,di echi lontani,frammenti di conversazioni,grida,vecchie musiche operistiche,spezzoni di trasmissioni radiofoniche,di qualcosa di nuovo che ci era sfuggito all’ascolto precedente,di campionamenti di suoni e parole come piacerebbe ai DJ/musicisti creativi contemporanei,che dimostra ancora una volta che oggi non è stato inventato nulla di nuovo.
    Ed in sottofondo una voce che ripete ipnoticamente :
    “Number Nine...”
    Lennon cattura brandelli della realtà come quotidianamente la percepiamo attraverso i media e li shakera alla rinfusa :
    qui emerge l’impossibilità di cogliere un senso nel caos della rappresentazione,
    dove nello stesso tempo troviamo la rappresentazione del caos.
    così l’anarchismo intellettuale dei Beatles raggiunge in questa opera l’apice creativo.
    Nell’arco di questi due brani così estremi si compone un disco assolutamente straordinario che per molti versi è una sorta di summa dell’arte beatlesiana.
    Un album austero,fin dalla copertina,priva di immagine,in controtendenza rispetto all’album precedente Sgt. Pepper, che faceva già della enigmatica copertina uno dei suoi punti di forza.
    Un album completamente bianco (per questo il disco viene unanimemente chiamato “Il doppio Bianco” e non “The Beatles”,che è il vero titolo),uscito provocatoriamente nei tempi di dominio assoluto del colore sgargiante, già quasi freak… sembra quasi una copertina dei Joy Division, se non fosse in anticipo di quasi 12 anni…
    Un titolo omonimo,quindi.
    Tipica scelta di quei gruppi che incidono il loro primo album d’esordio.
    E dentro,un poster,le foto dei Fabolous Four,ed i testi.
    Un disco così atipico da sconvolgere i fans dell’epoca,così poco Beatles da essere addirittura stroncato (guarda caso) dalla critica musicale del momento.
    Loro, i Fantastici Quattro,ancora una volta ci spiazzavano.
    Dopo l’exploit geniale di Sgt. Pepper ci confondevano ancora una volta con un doppio (l’unico ufficiale del gruppo) che di Beatles aveva ben poco,a partire dall’anonimato della candida copertina.
    Sarà l’inizio della crisi :
    Incomprensioni,divisioni interne,attriti ed una palpabile scarsa coesione del gruppo contraddistingueranno indelebilmente i suoni e il destino dei fabolous four :
    sarà il preludio a quello che rimarrà forse l’ultimo grande (capo)lavoro dei Beatles :
    Abbey Road.
    I dissidi interni raggiungeranno l’acme in agosto,quando prima partì G. Harrison per un breve viaggio in Grecia,poi seguì l’abbandono di R.Starr,deciso a lasciare la formazione definitivamente,a causa delle sempre piu’ forti tensioni interne.
    Ringo resterà lontano fino ai primi di settembre,e al suo ritorno troverà la sua batteria coperta di fiori e un gigantesco striscione con scritto “Welcome”,realizzato dagli altri tre.
    Ma la magia tra i quattro si era ormai interrotta.
    Non quella musicale,perchè il Doppio Bianco contiene tutte le Loro anime fuse ancora una volta in un impasto straordinario.
    C’è il Passato ed il Futuro dei Beatles e del Rock tutto,ci sono vaudeville e folk,hard rock (!) e ballate,sperimentazioni e colpi di genio,classe indiscussa e invenzioni,umorismo intelligente e parodie,e dulcis in fundo,una canzone dal sapore vagamente reggae : l’incredibile “Don’t Pass Me By”
    E poi,sparse qui e là,Dear Prudence,Obladi Oblada,Sexy Sadie,Don’t Pass Me By,Blackbird,Happiness Is A Warm Gun...
    Fin dalle prime note si capisce che l’album ci riserva piu’ di una sorpresa :
    Back In USSR fa il verso non solo nel titolo a Back In The USA di Chuck Berry : è il rock anni ‘50 ad essere parodiato sia nella musica (la timbrica della voce di Mc Cartney è quella baritonale inconfondibile di Elvis Presley,il Re del rock bianco, mentre i ritmi si rifanno al grande Fats Domino),che nei testi della canzone,in cui si parla di suoni di balalaike e di invitanti ragazze ucraine...e quel rombo di jet a sfumare su cui si innesta in crescendo la delicatissima Dear Prudence.
    C’è anche la parodia di una certa rivoluzione,come traspare dal testo di Revolution n° 1,di cui si è accennato in apertura, e c’è il suono sonico proto heavy di Helter Skelter, la madre di tutta la musica hard rock, che sembra davvero quello di un jet che decolla...,e tutti gli episodi funesti ad essa collegati...la graffiante voce di Lennon,così sporca e cattiva,così lontana dalla dolcezza delle sue classiche interpretazioni...
    quel finale che sembra prolungarsi all’infinito..la canzone che sembra sfumare e terminare,per poi risorgere in crescendo dal nulla qualche secondo dopo..
    il magico blues di Yer Blues che sembra uscito da un album di John Mayall,con tanto di assolo di chitarra conclusivo : e qui la parodia è ancora piu’ evidente,e ad essere messa sotto accusa questa volta è una certa autocommiserazione del blues inglese,con un testo che fa esplicitamente riferimento alla solitudine,alla morte e al suicidio.
    Sexy Sadie, che narra la delusione e la conseguente disillusione provocata dal MAHARISHI YOGI, che Lennon non ha alcuna remora nel definire un povero "buffone" e cialtrone...;
    e che dire dell’inizio spagnoleggiante di The Continuing Story Of Bungalow Bill, e della voce femminile che si inserisce ad un certo punto e di cui l’identità non ci è nota,?
    chi mai sarà?
    Yoko Ono ?
    Maureen Starkey ?
    e il finale con gli applausi di un finto concerto dal vivo,come già era successo per l’inizio di Sgt.Pepper...applausi in studio a cui si lega e parte impercettibilmente While My Guitar Gently Weeps,un’altra perla dell’album,un altro classico immarcescibile dei Beatles,che porta la sporadica firma di Mr. Harrison,(l’assolo di chitarra centrale è di un certo di Eric Clapton,e il suono inconfondibile è quello di una Gibson Les Paul …),un’altra di quelle canzoni che conosciamo a memoria anche senza possederla,un’altra di quelle canzoni che abbiamo cantato con la chitarra tutti insieme in spiaggia fino alle cinque del mattino..
    un album dai suoni ostici e dalle tinte nere, in contrasto col candore della copertina,un disco che pur contiene delle canzoni dolcissime e delicate alla Beatles,quali ad esempio Julia...e quella Good Night così classicheggiante,con quegli archi in sottofondo che sembra composto per la colonna sonora di uno dei “Classici” cartoni animati di Walt Disney.
    E poi quei suoni,i suoni degli inconfondibili studi di Abbey Road, quella batteria cosi’ dura e secca che Ringo percuote come se stesse prendendo a mazzate un bue..e ancora : chitarre distorte,echi,riverberi,stereofonia a gogo’,canali rigorosamente separati,come si era soliti incidere in quei tempi.
    Esso fu l'emblema della scomposizione e poi ristrutturazione del genere musicale; si ha, con il Doppio Bianco, un'eccitante,quanto inaudita per i tempi, ricerca a 360° gradi, nei meandri piu' scavati ed inaccessibili di un apparentemente ristretto e limitato pianeta musicale.
    Le note di copertina dell’epoca non riportano purtroppo i nomi delle persone che hanno contribuito
    alla stesura finale di quell’album,ma se oggi diamo un’occhiata a quante persone in realtà abbiano collaborato alla realizzazione del microsolco,ci rendiamo conto di quanto sia stata mastodontica la lavorazione e il concepimento dell’opera e riusciamo ancor di piu’ ad apprezzare la magia di quei suoni,lo sforzo creativo e la genialità legati indissolubilmente alla creazione del prodotto finale.
    Era il 1968,l’anno di pubblicazione di Anthem Of The Sun dei Grateful Dead, Beggar's Banquet dei Rolling Stones, A Saucerful Of Secrets dei Pink Floyd, Electric Ladyland di Jimi Hendrix, White Light White Heat dei Velvet Underground, Crown Of Creation dei Jefferson Airplane, ed è l'anno dove Lucio Battisti si fa conoscere come cantante solista. Partecipa al cantagiro con Balla Linda. In questo anno di contestazione, è facile bersaglio di coloro che reputano la canzone d'amore un genere finito, e viene riconosciuto come un simpatizzante di destra.

    E White Album è ancora qui,e piu’ lo ascolti piu’ ti rendi conto di quanto gli Oasis siano stati “largamente ispirati” dai Beatles,ma poi alla fine li ringrazi quasi,per aver iniziato all’ascolto degli scarafaggi una intera generazione,per aver instillato il germe della musica,quella vera,in migliaia di adolescenti..
    Ma non è in definitiva,è bene sottolinearlo,una collezione di singoli magistralmente concepiti per scalare le classifiche,non è un disco che mette insieme arditamente i percorsi di quattro persone che non andavano piu’ d’accordo, assemblati con la colla dei sentimenti e del successo.
    White Album è il rock nella sua piu’ completa libertà espressiva,i Beatles che dimostrano la maturità raggiunta,la loro capacità nel trattare materiali diversissimi come se fossero parte di un unica grande fonte.
    Se c’è un disco dove la pratica dell’abbattimento dei generi e delle categorie diventa realtà,è proprio questo.
    E con questo disco i Beatles si pongono decisamente piu’ avanti di molti loro colleghi dell’epoca (che pur suonando musiche apparentemente piu’ rivoluzionarie,moderne e difficili,in realtà si muovono entro schemi già abbastanza consolidati del rock),cucendo insieme classe, estro e fantasia
    per realizzare un gioiello di inarrivabile bellezza :
    un’autentica Perla Bianca del Ventesimo Secolo.


    buon ascolto,

    li(t)z


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    Messaggio Da piroGallo Gio Dic 24, 2009 5:23 pm

    ma chi sei????!!!!!
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    cheers
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    Messaggio Da lizard Gio Dic 24, 2009 5:24 pm

    john lennon..
    Suspect


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    Messaggio Da Amuro_Rey Gio Dic 24, 2009 9:23 pm

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    Messaggio Da lizard Ven Mar 23, 2012 6:13 pm

    lupus in fabula

      La data/ora di oggi è Lun Nov 25, 2024 3:42 pm