... non trascurerei ... le nostre orecchie!
Una visita dall'otorino può riservare sorprese: potrebbe esserci qualche piccola ostruzione, magari parziale, dei canali uditivi, oppure uno stato infiammatorio, o ancora una tensione muscolare, o qualche affezione delle vie respiratorie o ancora una sinusite, magari leggera.
Tutte cose non particolarmetne importanti dal punto di vista medico, ma che possono influire in maniera determinante sull'ascolto, magari con meccanismi del tipo: non percepisco certe frequenze, quindi alzo il volume, mando l'amplificatore in fatica, ne deduco che l'ampli suona male (succede al ritorno da qualche viaggio in aereo o in montagna: il rimedio è il classico cd che conosciamo a memoria con posizione di riferimento del volume ben nota: se suona "piano" significa che dobbiamo ancora tornare con le nostre orecchie alla quota usuale).
Ad esempio, non ho mai capito chi si reca alla fiera in Germania e va ad ascoltare due ore dopo essere sceso dall'aereo: vuoi aspettare almeno una nottata prima di andare a esprimere giudizi su quello che (non) senti?
Altra cosa fondamentale: l'audiofilo NON VA IN DISCOTECA, altrimenti, a parte l'orrore dal punto di vista musicale, sa di sottoporsi a un'ondata di suono distorto ad alta presione dalla quale il nostro apparato uditivo tenta di difendersi, ma spesso si manifestano subdolamente problemi transitori che durano ore. Ricordiamo in particolare che il suono distorto, quello in cui è presente il clipping, cioé la spianatura dell'onda, ad alto volume, contiene molta energia e costringe il nostro timpano a lavorare in condizioni non naturali (con iperestensioni prolungate nel tempo), causandogli problemi funzionali. Il concerto di musica rock (quindi distorta), la discoteca, la conferenza ascoltata vicino a un diffusore gracchiante, hanno conseguenze fisiologiche che ci rendono incapaci di godere appieno del nostro impianto per molte ore.
Infine, un'esperienza personale: molti anni fa feci ascoltare ad un conoscente l'impianto dell'epoca, che già se la cavava abbastanza bene in fatto di timbrica. Il tizio, saputo il costo del giocattolo, fece la faccia da furbetto e mi invitò a casa sua, dove mi mostrò che cosa era riuscito a mettere su spendendo un quarto di quello che avevo speso io.
Si trattava di un ammasso di roba commerciale con fantastici dati di targa; all'ascolto l'effetto fu devastante, perché l'individuo, per dimostrarmi come io avessi buttato i miei soldi, alzò il volume a palla, producendo un fracasso terrificante, e a quel volume mi fece ascoltare la sua collezione di CD. Il poveretto aveva confuso la quantità di rumore con la qualità del suono. Peccato che le mie orecchie ne uscirono devastate e incapaci per due giorni di distinguere un violino da uno struzzo in amore.
Per capire quanto ciò sia importante, pensate ai danni che può fare un semplice raffreddore: il suono è improvvisamente più "piccolo", le basse frequenze vanno perdute, alziamo il volume ma non otteniamo quello che vorremmo.
Quindi, suggerisco di introdurre fra i nostri parametri di valutazione anche lo stato dell'apparato uditivo: come vedete, non è un aspetto secondario.
PP
Una visita dall'otorino può riservare sorprese: potrebbe esserci qualche piccola ostruzione, magari parziale, dei canali uditivi, oppure uno stato infiammatorio, o ancora una tensione muscolare, o qualche affezione delle vie respiratorie o ancora una sinusite, magari leggera.
Tutte cose non particolarmetne importanti dal punto di vista medico, ma che possono influire in maniera determinante sull'ascolto, magari con meccanismi del tipo: non percepisco certe frequenze, quindi alzo il volume, mando l'amplificatore in fatica, ne deduco che l'ampli suona male (succede al ritorno da qualche viaggio in aereo o in montagna: il rimedio è il classico cd che conosciamo a memoria con posizione di riferimento del volume ben nota: se suona "piano" significa che dobbiamo ancora tornare con le nostre orecchie alla quota usuale).
Ad esempio, non ho mai capito chi si reca alla fiera in Germania e va ad ascoltare due ore dopo essere sceso dall'aereo: vuoi aspettare almeno una nottata prima di andare a esprimere giudizi su quello che (non) senti?
Altra cosa fondamentale: l'audiofilo NON VA IN DISCOTECA, altrimenti, a parte l'orrore dal punto di vista musicale, sa di sottoporsi a un'ondata di suono distorto ad alta presione dalla quale il nostro apparato uditivo tenta di difendersi, ma spesso si manifestano subdolamente problemi transitori che durano ore. Ricordiamo in particolare che il suono distorto, quello in cui è presente il clipping, cioé la spianatura dell'onda, ad alto volume, contiene molta energia e costringe il nostro timpano a lavorare in condizioni non naturali (con iperestensioni prolungate nel tempo), causandogli problemi funzionali. Il concerto di musica rock (quindi distorta), la discoteca, la conferenza ascoltata vicino a un diffusore gracchiante, hanno conseguenze fisiologiche che ci rendono incapaci di godere appieno del nostro impianto per molte ore.
Infine, un'esperienza personale: molti anni fa feci ascoltare ad un conoscente l'impianto dell'epoca, che già se la cavava abbastanza bene in fatto di timbrica. Il tizio, saputo il costo del giocattolo, fece la faccia da furbetto e mi invitò a casa sua, dove mi mostrò che cosa era riuscito a mettere su spendendo un quarto di quello che avevo speso io.
Si trattava di un ammasso di roba commerciale con fantastici dati di targa; all'ascolto l'effetto fu devastante, perché l'individuo, per dimostrarmi come io avessi buttato i miei soldi, alzò il volume a palla, producendo un fracasso terrificante, e a quel volume mi fece ascoltare la sua collezione di CD. Il poveretto aveva confuso la quantità di rumore con la qualità del suono. Peccato che le mie orecchie ne uscirono devastate e incapaci per due giorni di distinguere un violino da uno struzzo in amore.
Per capire quanto ciò sia importante, pensate ai danni che può fare un semplice raffreddore: il suono è improvvisamente più "piccolo", le basse frequenze vanno perdute, alziamo il volume ma non otteniamo quello che vorremmo.
Quindi, suggerisco di introdurre fra i nostri parametri di valutazione anche lo stato dell'apparato uditivo: come vedete, non è un aspetto secondario.
PP