ema49 ha scritto:
Nero infrastrumentale, focalizzazione, silenzio intertransiente: tutte balle tirate fuori da recensori che debbono inventarsi qualcosa. Ai concerti il nero infrastrumentale lo avete mai percepito?. L'ho già postato: le armoniche degli strumenti, dal vivo, si compenetrano, formano un magma sonoro; tra i vari strumenti NON c'è l'uomo di colore, ci sono le armoniche; nell'impianto si può percepire (anzi fanno la felicità degli audiofili) proprio perchè mancano le armoniche. Stesso discorso per la focalizzazione: dal vivo, ripeto, NON esiste. Esiste quella che mi piace definire una allocazione spaziale del soggetto sonoro, voce o strumento che sia, che occupa NON un luogo, ma uno spazio, "violato" da altre voci o altri strumenti, altro che focalizzazione. Il discorso "grana" viceversa ha una sua valenza: sono TUTTI i soggetti sonori che, in un impianto privo di grana, scorrono via lisci, come in una foto ad alta risoluzione. Ripetiamo sempre la stessa cosa perchè, giustamente, ognuno di noi rivive i momenti di un concerto come meglio la sua cultura, la sua fantasia, il suo apparato uditivo gli permette.
Tutto, ovviamente, a mio parere
Secondo me è un pò più complicato di così.
Fermo restando che sono d'accordo con Air che si tratta di definizioni che servono per trasmettere sensazioni e valutazioni, ma se sei davanti ad un buon impianto non sono cose di cui continui a discettare perché in tal caso senti il coinvolgimento e basta, secondo me per nero intrastrumentale e focalizzazione bisogna intendersi: intendersi su cosa stiamo discorrendo e di quale strumento stiamo parlando ed in che condizioni.
Faccio qualche esempio: se parlo di nero intrastrumentale (brutto termine che cerca di far capire un fatto complesso) io non parlo dell'assoluto silenzio tra un suono ed un successivo, o tra un suono ed uno limitrofo. Il suono non si estingue immediatamente (anche se ci sono suoni più lunghi di altri, suoni più brevi di altri) e quindi da quando viene emesso a quando si estingue passa del tempo, un tempo in cui si sente il suono decadere. Per me il concetto di nero intrastrumentale cerca di definire una sensazione di naturalezza legata, durante la riproduzione, al modo in cui questi fenomeni si verificano, e alla capacità del suono - quando questo è previsto - di ricadere nel silenzio. E' un concetto molto cervellotico, lo ammetto, e come dice Air è certo riassumibile in un altro concetto: naturalezza.
Certo, se io ascolto un violino alla Scala di MIlano, il suono sarà molto secco sul medio e sull'acuto, gli armonici avrano meno rilievo nel contesto del suono dello strumento, il suono tenderà più velocemente a decadere verso il silenzio, Questo perché il Teatro alla Scala ha arredi molto spessi, con tessuti pesanti, e quindi suono un pò ovattato, poco luminoso, come teatro. Una chiesa avrà invece un suono molto luminoso, in cui il suono permane anche a lungo nel tempo a causa del riverbero. Per me un impianto buono deve far sentire la differenza tra le due condizioni (se la registrazione è riuscita a "fotografarla") senza metterci di suo. Un impianto che le omologhi è perché non ha "nero intrastrumentale". Anche se probabilmente non userei questa logorroica definizione, magari, cercando di descrivere il fenomeno.
Al tempo stesso, parlando di localizzazione, ci sono varie condizioni. Al Teatro alla Pergola se ascoltate un'orchestra posta, come succede sempre nei concerti che non sono opere complete, sul palcoscenico, l'impressione sarà quella che dici tu Ema: scarsa localizzazione del singolo strumento, che tenderà ad occupare, soprattutto negli insiemi, un luogo non sempre perfettamente localizzabile. Nel caso in esame il suono sarà anche abbastanza scuretto, timbricamente parlando. la mancanza di perfetta localizzazione soprattutto vale per gli strumenti operanti sul grave, oltretutto.
Ma se sento un concerto di un'orchestra barocca che suona nel Saloncino della Pergola, state certi che il violino solista è fisso e localizzato nell'ambiente in maniera marmorea e indiscutibile e si staglia nettamente rispetto al contesto. Come tutti gli strumenti che lavorano molto all'acuto (come la tiorba ad esempio). Ed è molto più facile distinguere anche tra loro i violini, che formano un insieme meno omogneo e compatto, meno "ad area" e più a "singole voci".
Insomma, si tratta di artifici linguistici che servono per dare indicazioni di giudizio. Quando un impianto suona bene il giudizio analitico e questi specifici termini astrusi vanno a farsi benedire, e rimane l'illusione dell'evento reale riprodotto in casa nostra. Solo l'illusione però