Prendendo la cosa molto in generale e senza riferimento alcun ai presenti su questo forum.
Solo un pò di generigo sfogo.
Parlando dunque molto in generale in generale.
Avere dei valori strumentali è solo la prima parte di un lavoro sperimentale.
La seconda parte è selezionarli, elaborarli ed interpretarli, ed in parte questa elaborazione sarà influenzata da quelle che sono le nostre aspettative,cioè dai motivi stessi che ci hanno indotto ad effettuare l'esperimento di laboratorio.
Detto ciò non ho alcun motivo di pensare che il sistema percettivo funzioni in modo sostanzialmente diverso.
La differenza è che non sappiamo quali dati siano stati selezionati dal sistema percettivo,non sappiamo quale tipo di elaborazione usi,e soprattutto non conosciamo lo scopo preciso dell'elaborazione che usa.
Non è detto cioè che i suoi fini siano gli stessi che noi stiamo perseguendo coscientemente nel nostro esperimento.
Dire che il cervello non reagisce ad un segnale molto debole ,come può essere quello di un armonica di ordine superiore, solo perchè esso non appare in modo indipendente ed evidente nel risultato della elaborazione dei dati fatta dal cervello (che equivale a dire in termini colloquiali che non viene sentito) non significa dire che quel dato non venga elaborato e che non influisca quindi in modo indiretto e magari pesantemente sul risultato,che nel nostro caso è la sensazione.
L'eventuale influenza di quel dato non può essere commisurata al suo livello in decibell,perchè il cervello da un suo peso ad ogni dato in base al tipo di elaborazione usata, ed usata per scopi che non ci sono del tutto noti.
Messa la questione in questi termini può avere senso far precedere la fase delle misure da una elaborazione, strutturata per quanto possibile, di tipo solo sensoriale, senza che per ciò bisogna escludere da tale elaborazione tutti i rimanenti strumenti che la scienza ci mette a disposizione.
Anche limitandosi però a questo tipo di elaborazione preliminare non si può fare a meno della collaborazione di altri volontari,che però sembra molto difficile reperire,come se ognuno temesse per la propria reputazione.
Ma alla fine quello che è fondamentale è descrivere esattamente quello che si fà di modo che ognuno possa criticare ed eventualmente decidere di ripetere l'esperimento.
Sembra che sia difficile far capire che il valore di una prova dipende dalla eventuale utilità mostrata dai suoi risultati.
L'unica cosa che invece sembra la gente comprenda è il fatto che i risultati hanno un valore che dipende dal tipo di prova.
Sono vere entrambe le cose,e quando ci si trova in stallo vanno usate entrambe.
Se volete posso elaborare meglio quest'ultimo punto,che consiste sostanzialmente nel cercare varianti alla classica prova in doppio cieco che senza snaturarla la avvicinino quanto più possibile alle condizioni emotive di una prova libera in chiaro.
E' possibile ad esempio ottenere anche dati di tipo diverso da quelli che consistono in una risposta verbale del tester.
Se poi si hanno dubbi sulla liceità di queste varianti non resta che analizzare i dati ottenuti,ed è solo a partire dalla significatività statistica di questi dati che potremo dare un valore al nuovo tipo di prova.
Però non si trova nessuno disposto a fare queste prove.
Capisco alcuni tecnici che temono per la loro reputazioe,ma gli altri?
Sembra che tutti preferiscano percorrere sempre lo stesso solito rassicurante sentiero,anche quando non sembra portare da nessuna parte.
Ciao,Sebastiano.
Solo un pò di generigo sfogo.
Parlando dunque molto in generale in generale.
Avere dei valori strumentali è solo la prima parte di un lavoro sperimentale.
La seconda parte è selezionarli, elaborarli ed interpretarli, ed in parte questa elaborazione sarà influenzata da quelle che sono le nostre aspettative,cioè dai motivi stessi che ci hanno indotto ad effettuare l'esperimento di laboratorio.
Detto ciò non ho alcun motivo di pensare che il sistema percettivo funzioni in modo sostanzialmente diverso.
La differenza è che non sappiamo quali dati siano stati selezionati dal sistema percettivo,non sappiamo quale tipo di elaborazione usi,e soprattutto non conosciamo lo scopo preciso dell'elaborazione che usa.
Non è detto cioè che i suoi fini siano gli stessi che noi stiamo perseguendo coscientemente nel nostro esperimento.
Dire che il cervello non reagisce ad un segnale molto debole ,come può essere quello di un armonica di ordine superiore, solo perchè esso non appare in modo indipendente ed evidente nel risultato della elaborazione dei dati fatta dal cervello (che equivale a dire in termini colloquiali che non viene sentito) non significa dire che quel dato non venga elaborato e che non influisca quindi in modo indiretto e magari pesantemente sul risultato,che nel nostro caso è la sensazione.
L'eventuale influenza di quel dato non può essere commisurata al suo livello in decibell,perchè il cervello da un suo peso ad ogni dato in base al tipo di elaborazione usata, ed usata per scopi che non ci sono del tutto noti.
Messa la questione in questi termini può avere senso far precedere la fase delle misure da una elaborazione, strutturata per quanto possibile, di tipo solo sensoriale, senza che per ciò bisogna escludere da tale elaborazione tutti i rimanenti strumenti che la scienza ci mette a disposizione.
Anche limitandosi però a questo tipo di elaborazione preliminare non si può fare a meno della collaborazione di altri volontari,che però sembra molto difficile reperire,come se ognuno temesse per la propria reputazione.
Ma alla fine quello che è fondamentale è descrivere esattamente quello che si fà di modo che ognuno possa criticare ed eventualmente decidere di ripetere l'esperimento.
Sembra che sia difficile far capire che il valore di una prova dipende dalla eventuale utilità mostrata dai suoi risultati.
L'unica cosa che invece sembra la gente comprenda è il fatto che i risultati hanno un valore che dipende dal tipo di prova.
Sono vere entrambe le cose,e quando ci si trova in stallo vanno usate entrambe.
Se volete posso elaborare meglio quest'ultimo punto,che consiste sostanzialmente nel cercare varianti alla classica prova in doppio cieco che senza snaturarla la avvicinino quanto più possibile alle condizioni emotive di una prova libera in chiaro.
E' possibile ad esempio ottenere anche dati di tipo diverso da quelli che consistono in una risposta verbale del tester.
Se poi si hanno dubbi sulla liceità di queste varianti non resta che analizzare i dati ottenuti,ed è solo a partire dalla significatività statistica di questi dati che potremo dare un valore al nuovo tipo di prova.
Però non si trova nessuno disposto a fare queste prove.
Capisco alcuni tecnici che temono per la loro reputazioe,ma gli altri?
Sembra che tutti preferiscano percorrere sempre lo stesso solito rassicurante sentiero,anche quando non sembra portare da nessuna parte.
Ciao,Sebastiano.