vabbuò!aircooled ha scritto:io faccio finta di uncapi, ma qualcunaltro nun capisce per davvero
CARICHI DIFFICILI
Cricetone- Hi-End Member
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Re: CARICHI DIFFICILI
Pazzoperilpianoforte- Suonologo
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- Messaggio n°27
Re: CARICHI DIFFICILI
In sostanza Salvatore tu stai parlando della sfasamento di un segnale in ingresso. Si tratta di una cosa che non porta nessun problema di pilotaggio a nessun ampli, mentre lo sfasamento del carico da pilotare è tutt'altra cosa e comporta grosse complicazioni per l'ampli.
IN quel tuo programma il segnale che parte "in fase assoluta corretta" viene lentamente sfalsato in fase fino ad arrivare al massimo sfasamento rispetto al segnale originario (180°). A quel punto lo sfasamento torna lentamente a ridursi, ed a 360° è di nuovo pari a zero.
A quel punto o il tuo programma è vispo, ed in tal caso da 360° scatta a 0° di sfasamento e ricomincia l'operazione. Oppure è grullo, e a 360° ricomincia a ridiscendere fino a 180° per poi tornare a zero gradi di sfasamento.... ma la zuppa è sempre la stessa: da sfasamento nullo a sfasamento massimo e ritorno, il tutto in 360° d'azione (convenzionali)....
Quando ascoltiamo musica, generalmente alcuni segnali sono in fase con altri, altri sono rispetto ad essi slittati di fase.
Quando noi percepiamo tra due voci che una è più lontana ed una è più vicina (dal nostro impianto Hi-Fi) è anche perché una delle due produce una onda sonora in fase slittata (cioé non sovrapponibile nel tempo ma leggermente sfalzata) rispetto all'altra. Questo fatto, assieme al timbro e al volume delle due voci permette al nostro cervello di attribuire alle due una diversa distanza dal punto di ascolto.
Tutto questo, ovviamente, non ha niente a che vedere con lo sfasamento del carico. Lo sfasamento del carico non ha niente a che vedere con il segnale che entra nell'ampli: si esprime sempre in gradi, ma esprime il diverso comportamento del carico reale rispetto ad una resistenza (che sarebbe il carico sfasato zero gradi di una resistenza vera e propria).
Rispetto ad una resistenza, un carico induttivo chiede all'amplificatore (parlo solo in soldoni e grossolanamente) una maggior erogazione che non il carico resistitivo affinché sul carico arrivi la potenza considerata nominale. Un amplificatore da 50w, per erogare realmente i suoi 50 watt su un carico induttivo, deve "spingere", erogare una potenza superiore, che però non avrà effetto utile sul carico. fate conto: come se una parte della potenza che l'ampli produce rimanesse dentro l'ampli stesso, e non passasse sul carico. I tecnici non mi lincino, provo a spiegare in termini comuni cose difficilmente spiegabili in questi termini.
Nel caso del carico capacitivo ancora peggio. Il carico chiede all'ampli non solo i 50w, ma un multiplo di questi e se li beve tutti!
Il carico induttivo si "oppone" a variazioni di corrente; il carico capacitivo le "accumula".
Allora ricapitoliamo.
UN ampli da 50w su 8 ohm, per avere una potenza utile sul carico reale di 8 ohm uguale ai suoi 50watt nominali deve:
1. se il carico è 8 ohm resistivo, erogare i suoi 50 watt e rizzati (carico facile);
2. se il carico è 8 ohm induttivo, erogare (diciamo di fantasia) 70 watt di cui 20 sono "inutili" e non sono assorbiti dal carico (carico più difficile);
3. Se il carico è 8 ohm capacitivo, erogare (ari-fantasia) 70 watt di cui i 20 in più sono "bevuti" dal carico ma non danno luogo a maggior pressione sonora (carico estremamente difficile).
Mi perdonino i tecnici: si cerca di spiegare per senso comune! Il carico in realtà non è che beve o non beve, ma spero di aver dato una idea...
IN quel tuo programma il segnale che parte "in fase assoluta corretta" viene lentamente sfalsato in fase fino ad arrivare al massimo sfasamento rispetto al segnale originario (180°). A quel punto lo sfasamento torna lentamente a ridursi, ed a 360° è di nuovo pari a zero.
A quel punto o il tuo programma è vispo, ed in tal caso da 360° scatta a 0° di sfasamento e ricomincia l'operazione. Oppure è grullo, e a 360° ricomincia a ridiscendere fino a 180° per poi tornare a zero gradi di sfasamento.... ma la zuppa è sempre la stessa: da sfasamento nullo a sfasamento massimo e ritorno, il tutto in 360° d'azione (convenzionali)....
Quando ascoltiamo musica, generalmente alcuni segnali sono in fase con altri, altri sono rispetto ad essi slittati di fase.
Quando noi percepiamo tra due voci che una è più lontana ed una è più vicina (dal nostro impianto Hi-Fi) è anche perché una delle due produce una onda sonora in fase slittata (cioé non sovrapponibile nel tempo ma leggermente sfalzata) rispetto all'altra. Questo fatto, assieme al timbro e al volume delle due voci permette al nostro cervello di attribuire alle due una diversa distanza dal punto di ascolto.
Tutto questo, ovviamente, non ha niente a che vedere con lo sfasamento del carico. Lo sfasamento del carico non ha niente a che vedere con il segnale che entra nell'ampli: si esprime sempre in gradi, ma esprime il diverso comportamento del carico reale rispetto ad una resistenza (che sarebbe il carico sfasato zero gradi di una resistenza vera e propria).
Rispetto ad una resistenza, un carico induttivo chiede all'amplificatore (parlo solo in soldoni e grossolanamente) una maggior erogazione che non il carico resistitivo affinché sul carico arrivi la potenza considerata nominale. Un amplificatore da 50w, per erogare realmente i suoi 50 watt su un carico induttivo, deve "spingere", erogare una potenza superiore, che però non avrà effetto utile sul carico. fate conto: come se una parte della potenza che l'ampli produce rimanesse dentro l'ampli stesso, e non passasse sul carico. I tecnici non mi lincino, provo a spiegare in termini comuni cose difficilmente spiegabili in questi termini.
Nel caso del carico capacitivo ancora peggio. Il carico chiede all'ampli non solo i 50w, ma un multiplo di questi e se li beve tutti!
Il carico induttivo si "oppone" a variazioni di corrente; il carico capacitivo le "accumula".
Allora ricapitoliamo.
UN ampli da 50w su 8 ohm, per avere una potenza utile sul carico reale di 8 ohm uguale ai suoi 50watt nominali deve:
1. se il carico è 8 ohm resistivo, erogare i suoi 50 watt e rizzati (carico facile);
2. se il carico è 8 ohm induttivo, erogare (diciamo di fantasia) 70 watt di cui 20 sono "inutili" e non sono assorbiti dal carico (carico più difficile);
3. Se il carico è 8 ohm capacitivo, erogare (ari-fantasia) 70 watt di cui i 20 in più sono "bevuti" dal carico ma non danno luogo a maggior pressione sonora (carico estremamente difficile).
Mi perdonino i tecnici: si cerca di spiegare per senso comune! Il carico in realtà non è che beve o non beve, ma spero di aver dato una idea...
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Vito Buono
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Auralic Aries + Auralic Vega + Stax SR-009 + Stax SRM 600 Limited
oppure
Graaf GM-50 rivalvolato Telefunken/Valvo Amburgo/EI KT90 + ProAc D 25
... e tantissima musica!
Cricetone- Hi-End Member
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- Messaggio n°28
Re: CARICHI DIFFICILI
mi sa che se continuo porto il discorso su tutt'altra direzionePazzoperilpianoforte ha scritto:In sostanza Salvatore tu stai parlando della sfasamento di un segnale in ingresso. Si tratta di una cosa che non porta nessun problema di pilotaggio a nessun ampli, mentre lo sfasamento del carico da pilotare è tutt'altra cosa e comporta grosse complicazioni per l'ampli.
IN quel tuo programma il segnale che parte "in fase assoluta corretta" viene lentamente sfalsato in fase fino ad arrivare al massimo sfasamento rispetto al segnale originario (180°). A quel punto lo sfasamento torna lentamente a ridursi, ed a 360° è di nuovo pari a zero.
A quel punto o il tuo programma è vispo, ed in tal caso da 360° scatta a 0° di sfasamento e ricomincia l'operazione. Oppure è grullo, e a 360° ricomincia a ridiscendere fino a 180° per poi tornare a zero gradi di sfasamento.... ma la zuppa è sempre la stessa: da sfasamento nullo a sfasamento massimo e ritorno, il tutto in 360° d'azione (convenzionali)....
Quando ascoltiamo musica, generalmente alcuni segnali sono in fase con altri, altri sono rispetto ad essi slittati di fase.
Quando noi percepiamo tra due voci che una è più lontana ed una è più vicina (dal nostro impianto Hi-Fi) è anche perché una delle due produce una onda sonora in fase slittata (cioé non sovrapponibile nel tempo ma leggermente sfalzata) rispetto all'altra. Questo fatto, assieme al timbro e al volume delle due voci permette al nostro cervello di attribuire alle due una diversa distanza dal punto di ascolto.
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