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ELP : Trilogy
Il Gazebo Audiofilo

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    ELP : Trilogy

    lizard
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    Messaggio Da lizard Mar Mar 01 2011, 17:01

    "Quando la luna, regina della notte,
    diffonde sulla terra la sua dolce luce argentea,
    le ostriche dai fondali marini salgono in superficie
    ed aprono le valve lasciandosi cullare dalle onde del mare.
    All'interno delle valve i raggi lunari in un atto d'amore,
    si fondono con le gocce di rugiada notturna dando origine
    alle perle…"

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    Keith Emerson, Greg Lake, e Carl Palmer agli albori degli anni 70, formavano uno dei primissimi supergruppi che la storia del Rock ricordi. Provenivano da tre separate esperienze musicali diversificate fra loro, erano si puo' dire gia' musicisti affermati, e con il mezzo EL &P sublimarono compiutamente tutto quello che ancora non era stato realizzato nelle esperienze musicali precedenti.
    KEITH EMERSON, proveniva dai NICE, gruppo classico, che ruotava come un satellite intorno all'orbita di Emerson; musica, quella dei Nice, poggiante sulle classiche tastiere del nostro..
    GREG LAKE, vantava un esordio sublime come fu il disco di esordio dei KING CRIMSON. Bassista vigoroso, ed eclettico, ottimo cantante, e chitarrista all'occorrenza...
    CARL PALMER aveva dato notizia di se, gia' con i THUNDERBIRDS, e soprattutto con gli ATOMIC ROOSTER, un batterista Palmer dal suono sincopato, ottimo tecnicamente e velocissimo in passaggi di tempo mozzafiato, soprattutto nelle esibizioni dal vivo.Debuttarono si puo' dire, con un famoso Festival Rock come fu' quello che ebbe luogo nell'Isola di Wight nel 1970. Debuttarono in pieno clima "floreale", tanto che' quella loro musica cosi' diversa da certi panorami piu' viscerali, fu' subito salutata come "evento"Il disco di apertura chiamato semplicemente EMERSON LAKE & PALMER fu' uno dei primi vagiti che il rock progressivo si apprestava ad emettere proprio in quegli anni; il loro era un rock di impatto piu' classicheggiante e virtuosistico, dove certe suite erano esattamente una scusante per avventurarsi in improvvisazioni fiume, dove i 3 potevano dar sfoggio di tecnica sopra la media.Questo primo disco fra i migliori in assoluto conteneva capisaldi del loro suono, come Take a Peeble, Lucky Man, Barbarian, ecc.L'erede al disco di esordio, TARKUS, confermo' tutto quanto di buono E L & P avevano lasciato vedere e sentire, era questo un disco dove imperavano soprattutto lunghe e articolate suite come Tarkus appunto; seguirono altre opere a volte valide come BRAIN SALAD SURGERY, a volte megalomani come PICTURES AT AN EXIBITION, fino a quando verso la meta' degli anni 70 il loro elevato tasso compositivo, subii un brusco stop con lavori fini a se stessi e soprattutto mancanti di quella verve inventiva che aveva caratterizzato tutto quel loro furore e avventuroso concepimento musicale progressivo che aveva caratterizzato proprio i dischi sopramenzionati.Lavori come WORKS Vol. 1 e Vol. 2, LOVE BEACH, il live ufficiale WELCOME BACK......... sono solo opere sbiadite che solo raramente conservano sprazzi di quello sfavillante suono iniziale.EMERSON LAKE & PALMER, furono fra le prime Rockstar arroganti che il rock abbia conosciuto. Tutto di loro era espresso in termini di grandezza mastodontica, e sfarzo senza confini; vincevano abitualmente tutti i referendum dello strumento, ed erano bersaglio preferito di certa critica del settore. Come tutte le Rockstar avevano l'altra faccia della cosiddetta medaglia......... tutto lo sfarzo, l'arroganza, e la vanita' personale si annullava quando saltavano su di un palco, dove questo diveniva teatro di musica classica sottoforma di Rock, esibizioni fantastiche, brani stravolti dal loro concepimento d'origine, avventure sonore dove i 3 si prodigavano in duelli strumentistici fra loro fino al completo sfinimento fisico e/o creativo. Jam sessions su brani di studio gia' aventi architetture sonore complicate fra loro, gia' difficilmenti riproducibili dal vivo, ma che proprio grazie a questa difficolta' per i 3 il tutto era visto come una sorta di stimolo e sfida, alfine non solo di riprodurre fedelmente un qualcosa gia' molto elaborato, ma addirittura migliorarlo, e stravolgerlo, costruendo un compatto affresco sonoro dalle molteplici sfumature interagenti fra loro.La musica di EL &P era musica che necessitava di piu' ascolti, e proprio x questi ascolti di volta in volta emergevano particolarita' che ai primi ascolti erano sfuggiti; era musica articolata ed affascinante, labirinti musicali che portavano sempre in luoghi densissimi di creativita', virtuosismo artistico e perfezionismo esasperato confluente fra loro per riuscire ad abbattere certi muri sonori nel piu' stretto senso del termine.Era Rock Progressivo a volte pure di stampo medievale, dove questo loro particolare background artistico, li portava a creare surreali atmosfere quasi volessero andare oltre l'aspetto prettamente musicale, e piu' precisamente ambire al raggiungimento di certi aspetti figurativi del suono.La Musica vista anche come forma visiva.Keith Emerson e' stato per le tastiere ed affini quello che Hendrix e' stato per la chitarra. E soprattutto nei concerti si avventurava in "maltrattamenti" verso il proprio strumento, lo sodomizzava fino alla completa distruzione, come in uno strano rapporto di amore/odio questa sua "particolare relazione" amorosa raggiungeva il suo viscerale climax esattamente nella piena e piu' totale arrendevole sottomissione dello strumento stesso ai propri voleri. Carl Palmer dietro ad una montagna di strumenti a percussione era un esempio di tecnica, un motore ritmico, o meglio ancora il "pedale del gas" atto ad accellerare e rallentare i battiti creativi che la musica del gruppo necessitava proprio in determinati momenti. Dava un tono grintoso a certe docili sonorita' pregnanti di barocca sensualita'.Greg Lake, era il "complice" ritmico di Palmer, ma soprattutto era la voce del gruppo che si modellava sul suono della band, interpretando talvolta in maniera dolce, enfatica, e soave, e talvolta in maniera grintosa al punto da rendersi quasi irriconoscibile.Sono stati una grande band, una band discontinua dove hanno raggiunto abissi profondi e cime altissime, il tutto sempre all'insegna della grandezza sia nel bene che nel male.

    THE ENDLESS ENIGMA (part one) (6.42): inizio soffuso lontano, con impennate pianistiche violente e repentine, intrise di sonorita' astratte e surreali di percussione; una danza tribale da inizio al gran ballo dove la musica prende quota con una ritmica potente e forsennata. Emerson e' il pilota, colui che detta la via sonora, quando improvvisamente il tutto si quieta con un dolce cantato molto espressivo e talvolta disperato. Questo brano e' un tipico manifesto di quello che erani EL&P, un misto di dolcezza creativa e funambolismo tecnico creativo molto articolato. I suoni di Emerson in questo brano assumono diverse sfaccettature, passando dal piu' tipico suono classico, al barocco, per fare qualche divagazione verso sonorita' da "cattedrale". Autentico capolavoro del disco e della musica in generale.
    FUGUE (1.56): e' un atentica brevissima fuga, in cui Keith Emerson si prodiga in un vero esercizio stilistico, con sonorita' riverberanti certi suoi trascorsi classici adolescenziali.
    THE ENDLESS ENIGMA (part two) (2.03) questa canzone e' praticamente il proseguo del brano precedente; un suono trionfante e sovrano di tastiere quasi annunciante di un mondo antico ci introduce in maniera enfatica il cantato di Lake che riprende la stessa melodia della canzone iniziale(part one). Mini-suite che si conclude splendidamente con questo brano, in un crescendo di suoni all'unisono per giungere ad un improvviso silenzio totale.
    FROM THE BEGINNING (4.16): altra perla del disco, dove un melodioso e armonico arpeggio chitarristico da vita ad una canzone senza tempo che si allontana in maniera brusca da certe sonorita' di EL &P. C'e' molto Lake in questo brano, una voce che forse non sara' mai piu' espressiva com'e' in questa canzone, una voce serena e distesa, che ben si adagia su quel tappeto chitarristico, coadiuvato da leggeri "battiti" di Palmer; nella parte finale viene introdotta una sonorita' piu' "atonale" di chitarra elettrica, creando una ricchezza di suono maestosa compressa in semplici confini di pura e genuina melodia. Soltanto allo scadere di questo brano, fa' capolino Emerson che congeda il tutto con gusto azzeccando effettistica molto pertinente a questa splendida ballata.
    THE SHERIFF (3.22): introduzione di Palmer molto sperimentale, ed "entrata" spettacolare di Emerson. Il brano prende quota subito con un cantato che entra subito nel cuore della canzone.E' un chiaro esempio di pura "canzone" con sfumature progressive, a meta' strada fra certi stilemi classici e quel tanto di "commerciale" melodia, che riesce a dare al brano stesso quell'agilita' stilistica in cui si evolve con efficacia. Il brano i conclude in maniera scherzosa, con suoni provenienti da un lontano e polveroso saloom infestato da pallottole vacanti e piano Honky-Tonk.
    HOEDOWN (3.47): altra perla del disco. Intro di tastiere con suoni gonfie di effetti futuristici. E' una marcia veloce, dove come suo solito Emerson, crea l'anima del brano disegnando linee sonore a volte in piena estasi improvvisativa, e a volte in contorte armonie ben architettate da partiture complesse e sovrapposte fra loro. E' un brano strumentale con Palmer che da' ampio sfoggio di tecnica e velocita' al contempo, tutto scorre via' in maniera ritmicamente forsennata, non c'e' tempo per pensare, ma solo e soltanto per seguire un istinto musicale colmo di feeling e coesione musicale compatta come non mai. Splendido manifesto di una certa musica che fu'.
    TRILOGY (8.54): atmosfere introduttive rarefatte con un Lake alla voce ispirato che si prodriga in un canto quasi angelico, Emerson in sottofondo si dieletta al piano in scale sinuose e rafinatissime creando ricami melodiosi di stampo paradisiaco. Circa 3 minuti dopo il tutto cambia passo, il ritmo e' veloce e sincopato, il pianoforte lascia spazio a tastiere dalle sonorita' innovative, quasi un prolungato solismo in studio. E' una opera questa, fra le piu' complesse dell'intero disco, dove tutto va ad interagire in modo cervellotico nel senso positivo del termine, creando "sceneggiature" musicali ove all'interno di un unica canzone, prendono vita sotto-trame di piu' canzoni, oltretutto coadiuvate in maniera omegenea ed armonica fra loro stesse. Autentico muro ad incastri sonori.
    LIVING SIN (3.13): intro come di solito affidata ad Emerson, in un brano singhiozzante contraddistinto da un Palmer che suona in "tempi dispari" con fare da autentico maestro della batteria. Il cantato e' un gorgheggio con toni bassi, alternato ad urla disperate quasi volere invocare una qualsivoglia forma di clemenza. La melodia in questo brano non ha forma di vita, il tutto e' tecnicismo esasperato, e fughe repentine a perdifiato. Autentica dimostrazione di progressive-rock fra i piu' sperimentali.
    ABADDON'S BOLERO (8.09): suoni di marcetta cadenzata di un antico e remoto esercito, si fanno largo soffusamente, e con progressione e coraggio divengono sempre piu' impavide. Keith crea e disfa a suo piacemento melodie fra le piu' svariate, il tutto seguendo sempre quella cadenzata melodia di partenza, in cui all'infinito Palmer suona esattamente sempre le solite partiture con precisione quasi fosse un metronomo a scandire il trascorrere del tempo. I suoni con il passare dei minuti diventano piu' pomposi e gravi, e' un crescere di tensione volutamente monotona e ripetitiva, un motore che viaggia a pieno regime trasportando via' senza pieta' tutto quello che sara' d'intralcio per il proprio cammino.........Solo la fine della canzone e conseguentemente del disco mettera' finalmente a tacere queste sonorita' leggendarie di un leggendario disco.
    buon ascolto,
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    Messaggio Da frighino rosso Mar Mar 01 2011, 17:04

    applausi applausi applausi applausi applausi applausi
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    Messaggio Da Luca58 Mar Mar 01 2011, 17:34

    Di questo famoso Lp io ho apprezzato essenzialmente (ed ho suonato senza sosta) il bellissimo "From the beginning", un brano dolcissimo ma dalla timbrica strana ed affascinate. Io lo ricordo assieme a "Horizon" dei Genesis, a "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin, a "Right between the eyes" di Crosby, Stills, Nash & Young ed a "Non mi rompete" del Banco del Mutuo Soccorso come uno dei simboli di questa faccia del rock vero, cioe' quello degli anni '70.

    Per alcuni di questi brani erano indispensabili, per ottenere la sonorita' originale sulla chitarra, gli accordi originali e non consueti che "Ciao 2001" spesso pubblicava.
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    Messaggio Da lizard Gio Mar 03 2011, 16:18

    Luca58 ha scritto: Io lo ricordo assieme a "Horizon" dei Genesis, a "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin, a "Right between the eyes" di Crosby, Stills, Nash & Young ed a "Non mi rompete" del Banco del Mutuo Soccorso come uno dei simboli di questa faccia del rock vero, cioe' quello degli anni '70.

    Per alcuni di questi brani erano indispensabili, per ottenere la sonorita' originale sulla chitarra, gli accordi originali e non consueti che "Ciao 2001" spesso pubblicava.
    certo che sei proprio vecchio...
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