Da Pazzoperilpianoforte Sab Mag 09 2009, 14:09
Quando si tratta di voler "neutralizzare" i difetti del proprio ambiente riproduttivo due sono le strade: l'approccio attivo (equalizzazione e trattamento del segnale) e l'approccio passivo (ottimizzazione delle caratteristiche dell'ambiente).
In una sala da concerto l'approccio attivo - se si parla di musica tipicamente non amplificata - dà risultati sempre perdenti.
Nel nostro ambiente d'ascolto non esiste riproduzione che non passi da un amplificatore, quindi il preferire un approccio o l'altro è un fatto di preferenza personale (ammettendo di avere il supporto tecnologico per ottenere tramite la scelta attiva la reale soluzione dei problemi: lavorare nei termini del puro livello/volume delle frequenze riprodotte, ad esempio, non porta da nessuna parte).
Io preferisco l'approccio passivo, ma in linea teorica non vedo perché giudicare negativamente l'approccio attivo...
Mi sorge però un unico dubbio: se il mio ambiente ad alcune frequenze guadagna poco (quindi le riduce di livello sonoro rispetto alla risposta flat) non peggioro la condizione di lavoro dell'ampli costringendolo ad erogare potenze doppie, triple, ecc. ecc. ad una determinata frequenza, soprattutto se grave? Mi sembra che la strada del trattamento "attivo" sia pecorribile solamente con ampli di wattaggio molto alto, pena il rischio dell'aumento sensibile della distorsione (ma anche in tal caso, può sempre crearsi problema analogo al diffusore), se non della saturazione dell'amplificazione.
Ecco, nel caso del mio valvole da 50 watt penso sarebbe strada controproducente, quella dell'approccio attivo. Tutto qui.
Ciao