Salve a tutti sono Max, da Milano, e questo è il primo forum audiofilo a cui decido di iscrivermi, nonostante la mia passione sia di lunga data: ho iniziato negli anni 70 ad autocostruirmi le casse, le prime da ragazzo andando di notte in bicicletta a scavalcare i muri della Faital (Fabbrica Italiana Altoparlanti) per "sottrarre" quelli di seconda scelta che scartavano e buttavano nel cassonetto esterno
Mio padre era uno speaker, e aveva l’ufficio proprio di fianco a quello di Franco Cerri, sopra allo studio Fontana (quello che era vicino a piazza Fontana a Milano, nel quale incideva), dove ho visto per la prima volta lavorare un fonico su un mixer, e ho potuto entrare nella grande sala insonorizzata, di cui mi è rimasto particolarmente impresso uno Xilofono, che ovviamente non avevo mai visto prima dal vero (e che nella discografia anni 70 andava alla grande).
Visto che suonavo la chitarra elettrica e avevo passione per l’elettronica e l’HiFi mio padre riuscì poi ad introdurmi come apprendista in un piccolo studio di incisione di Jingle pubblicitari, col quale saltuariamente lavorava, e lì… (benchè sia durato poco) ho “goduto” cosa volesse dire ascoltare da un paio di enormi casse monitor JBL top di gamma (tipico WF 38 cm, medio a cono, medio alto e tweeter a tromba) spinte da due poderosi finali ed equalizzate a terzi d’ottava per raddrizzarne la risposta in frequenza. Ascoltate a poco più di un metro di distanza… praticamente il suono ti inglobava e sembrava di diventare una cosa sola con la sorgente, ovvero il microfono che stava dietro al vetro, nella piccola saletta insonorizzata.
Un suono di sicuro impatto, dove i jingle pubblicitari (di altissima qualità, realizzati maniacalmente dal titolare stesso) potevano essere ascoltati a qualsiasi livello di volume senza il minimo fastidio; più alzavi e più c’eri dentro… e anche il minimo dettaglio veniva ovviamente portato alla luce.
Dopo quella esperienza decidetti che la mia prima macchina (una Mini Metro) sarebbe stato il posto più adatto dove cercare di riprodurre quel tipo di impatto, e così mi autocosstruii un impianto con un finale nel baule, due wooferini leggeri e veloci da 13 cm. sotto i sedili anteriori (si, a quel tempo sotto i sedili c’era ancora dello spazio per alloggiare una cassa ) e due mini diffusori a due vie appoggiati sui due angoli del cruscotto, il cui ruolo centrale era svolto da un mini largabanda in carta bianca Fostex FE 83, coadiuvato da un mini supertweeter (i tutto in cassa chiusa, anche i woofer, per una migliore pulizia)
Il frontale dei satelliti era all’incirca 10 x 15 cm, tant'è che faticai a farci entrare le bobine mobili del filtro crossover, interamente da me ideato, realizzato e tarato ad orecchio, tramite lunghe sessioni (all’interno del garage dei miei), sia con l’analizzatore di spettro a terzi che, a seguire, con il riscontro dell’orecchio.
Come sorgente poi c’era nel portaoggetti il primo lettore CD portatile realizzato dalla Sony, che un amico mi aveva portato in anteprima dagli states.
Beh… mi ricordo ancora quando qualcuno saliva in macchina incuriosito e io gli mettevo, ad esempio, il CD degli Yes 90125… e le loro facce che rispecchiavano un “mai sentita una roba del genere”, anche perché i due satelliti (coadiuvati dai wooferini sotto i sedili) creavano nell’abitacolo un senso di immersione totale, pur mantenendo una buona immagine stereo (per godere la quale dovevi però sederti al centro dei sedili dietro); chiarezza e risposta ai transienti erano a livelli veramente alti.
Da allora poi è passato qualche decennio con qualche altro tentativo di autocostruzione di diffusori casalinghi (e relativi ampli e CD players) ma senza più riuscire ad eguagliare quel primo stupefacente risultato che, benché ovviamente non perfetto, lasciò il segno (…anche in alcuni miei amici, che ancora se ne ricordano).
Morale della favola, una ventina d’anni fà ho poi trovato “la quadra” con l’impianto che ancora oggi ho in casa, ovvero Jolida JD100 Vaccum Tube Reference CD Player (800 euro + 200 per le Mullard NOS), T-amp (ovviamente non l’originale ma una versione migliorata) e casse Quad 22L (800 euro usate), ovvero la gamma economica a trasduttori classici con tweeter in seta ma con l’impostazione giusta che cercavo (gamma intera da pavimento, con due vie e mezza a 6 db per ottava, per la coerenza scenica).
Detto ciò (se qualcuno ancora non si è addormentato), da qualche anno ho scoperto il mondo cuffie, dove con una spesa contenuta (150 euro per una AKG Q701 e 350 per un Mojo usato) sono arrivato ad ottenere ad ottenere un bel risultato, che mi permetteva finalmente di non dover aspettare di restare solo in casa per poter ascoltare decentemente dall’impianto (con buona pace dei vicini).
E quindi… eccomi arrivato a voi, visto che ad ogni audiofilo doc non è possibile che non torni la scimmia, ciclicamente dopo tot. anni, per esplorare i nuovi i orizzonti offerti dalle più moderne diavolerie digitali (ormai ho tutta la mia musica digitalizza sul mio cell.), in versione “portable” per ascolto da divano, e con l’obbiettivo di (ri)mettersi in gioco con ciò che ci si può permettere (nel mio caso: minima spesa massima resa).
Max
Mio padre era uno speaker, e aveva l’ufficio proprio di fianco a quello di Franco Cerri, sopra allo studio Fontana (quello che era vicino a piazza Fontana a Milano, nel quale incideva), dove ho visto per la prima volta lavorare un fonico su un mixer, e ho potuto entrare nella grande sala insonorizzata, di cui mi è rimasto particolarmente impresso uno Xilofono, che ovviamente non avevo mai visto prima dal vero (e che nella discografia anni 70 andava alla grande).
Visto che suonavo la chitarra elettrica e avevo passione per l’elettronica e l’HiFi mio padre riuscì poi ad introdurmi come apprendista in un piccolo studio di incisione di Jingle pubblicitari, col quale saltuariamente lavorava, e lì… (benchè sia durato poco) ho “goduto” cosa volesse dire ascoltare da un paio di enormi casse monitor JBL top di gamma (tipico WF 38 cm, medio a cono, medio alto e tweeter a tromba) spinte da due poderosi finali ed equalizzate a terzi d’ottava per raddrizzarne la risposta in frequenza. Ascoltate a poco più di un metro di distanza… praticamente il suono ti inglobava e sembrava di diventare una cosa sola con la sorgente, ovvero il microfono che stava dietro al vetro, nella piccola saletta insonorizzata.
Un suono di sicuro impatto, dove i jingle pubblicitari (di altissima qualità, realizzati maniacalmente dal titolare stesso) potevano essere ascoltati a qualsiasi livello di volume senza il minimo fastidio; più alzavi e più c’eri dentro… e anche il minimo dettaglio veniva ovviamente portato alla luce.
Dopo quella esperienza decidetti che la mia prima macchina (una Mini Metro) sarebbe stato il posto più adatto dove cercare di riprodurre quel tipo di impatto, e così mi autocosstruii un impianto con un finale nel baule, due wooferini leggeri e veloci da 13 cm. sotto i sedili anteriori (si, a quel tempo sotto i sedili c’era ancora dello spazio per alloggiare una cassa ) e due mini diffusori a due vie appoggiati sui due angoli del cruscotto, il cui ruolo centrale era svolto da un mini largabanda in carta bianca Fostex FE 83, coadiuvato da un mini supertweeter (i tutto in cassa chiusa, anche i woofer, per una migliore pulizia)
Il frontale dei satelliti era all’incirca 10 x 15 cm, tant'è che faticai a farci entrare le bobine mobili del filtro crossover, interamente da me ideato, realizzato e tarato ad orecchio, tramite lunghe sessioni (all’interno del garage dei miei), sia con l’analizzatore di spettro a terzi che, a seguire, con il riscontro dell’orecchio.
Come sorgente poi c’era nel portaoggetti il primo lettore CD portatile realizzato dalla Sony, che un amico mi aveva portato in anteprima dagli states.
Beh… mi ricordo ancora quando qualcuno saliva in macchina incuriosito e io gli mettevo, ad esempio, il CD degli Yes 90125… e le loro facce che rispecchiavano un “mai sentita una roba del genere”, anche perché i due satelliti (coadiuvati dai wooferini sotto i sedili) creavano nell’abitacolo un senso di immersione totale, pur mantenendo una buona immagine stereo (per godere la quale dovevi però sederti al centro dei sedili dietro); chiarezza e risposta ai transienti erano a livelli veramente alti.
Da allora poi è passato qualche decennio con qualche altro tentativo di autocostruzione di diffusori casalinghi (e relativi ampli e CD players) ma senza più riuscire ad eguagliare quel primo stupefacente risultato che, benché ovviamente non perfetto, lasciò il segno (…anche in alcuni miei amici, che ancora se ne ricordano).
Morale della favola, una ventina d’anni fà ho poi trovato “la quadra” con l’impianto che ancora oggi ho in casa, ovvero Jolida JD100 Vaccum Tube Reference CD Player (800 euro + 200 per le Mullard NOS), T-amp (ovviamente non l’originale ma una versione migliorata) e casse Quad 22L (800 euro usate), ovvero la gamma economica a trasduttori classici con tweeter in seta ma con l’impostazione giusta che cercavo (gamma intera da pavimento, con due vie e mezza a 6 db per ottava, per la coerenza scenica).
Detto ciò (se qualcuno ancora non si è addormentato), da qualche anno ho scoperto il mondo cuffie, dove con una spesa contenuta (150 euro per una AKG Q701 e 350 per un Mojo usato) sono arrivato ad ottenere ad ottenere un bel risultato, che mi permetteva finalmente di non dover aspettare di restare solo in casa per poter ascoltare decentemente dall’impianto (con buona pace dei vicini).
E quindi… eccomi arrivato a voi, visto che ad ogni audiofilo doc non è possibile che non torni la scimmia, ciclicamente dopo tot. anni, per esplorare i nuovi i orizzonti offerti dalle più moderne diavolerie digitali (ormai ho tutta la mia musica digitalizza sul mio cell.), in versione “portable” per ascolto da divano, e con l’obbiettivo di (ri)mettersi in gioco con ciò che ci si può permettere (nel mio caso: minima spesa massima resa).
Max