lalosna ha scritto:De nada, tra l'altro stasera faranno una diretta che si preannuncia interessante
Io stasera proprio non potevo seguire.
Spero che tu, visto i recenti titoli di merito acquisiti, ti sia guadagnato la pagnotta e sia pronto a fare una sintesi
.
Tornando seri
, grazie per la info. Era un pò che non bazzicavo 'analog planet' (mea culpa, mea culpa....
). Cercherò di recuperare il tempo perduto.
Nel frattempo, cerchiamo di condividere il più possibile le conoscenze.
Comincio io, partendo dalla parola 'laquer' che è usata persino dagli addetti ai lavori in maniera... varia ed eventuale.
Mi spiego. Se uno prova a leggere sul web due differenti descrizioni di "come nasce un vinile" va in confusione mentale. Ci sono passaggi che uno chiama "pinco" e l'altro "pallino", anche se è chiaro che che alla fine stanno descrivendo lo stesso, complesso processo.
Qui si parla di "laquer" come nuovo supporto, se ho capito bene. Ho capito bene?
Bene. Cerchiamo di capirci. Laquer sta per lacca ed è il primo passaggio dopo il master, la laquer master prima della copertura metallica non è suonabile, perlomeno in maniera continuativa, pena la sua distruzione. Questo è quello che ho sempre letto.
Mi sono state raccontate delle frottole?
Non credo, molto più banalmente, qualche addetto ai lavori usa laquer in senso stretto (il "pinco" di cui sopra), qualcun altro in senso lato (il "pallino").
Possiamo partire dalle basi? Possiamo rivedere insieme i 5 passaggi con cui per decenni sono stati prodotti i nostri vinili e cercare di capire quali sono le novità, se ci sono?
I passaggi erano cinque.
1)
Laquer Master; vedi sopra, viene ricoperta di una strato metallico sottilissimo e diventa
2)
Plated Laquer che può "ricevere" una fusione metallica (in realtà sembra che può sopportarne due o tre: comincia la moltiplicazione dei pani e dei pesci) e produce la
3)
Metal Master (negativo, montagne in luogo di solchi). Il Metal Master non era sufficientemente robusto come stamper per centinaia di dischi. Era necessario un nuovo "positivo", la
4)
Metal Mother, disco d'acciaio coi solchi. Bene, poiché abbiamo visto che la 2) si moltiplicava per due o tre, avremo due o tre Metal Mother pronte per produrre gli
5)
Stamper, eccoli finalmente. Anch'essi d'acciaio e ovviamente 'negativi', ovvero montagne in luogo di solchi.
Con gli Stamper si producevano i dischi. Quanti dischi con uno stamper? Bella domanda. Stefano Rama riportava la cifra di 4-500 per stamper ['I dischi dell'età dell'oro', p.163] dopodiché bisognava ricominciare tutto daccapo.
Si capisce quindi, lo dico en passant, perché un vinile con una sigla di laquer master precedente - quando si sanno i codici per leggere il trail off - poteva suonare peggio di un vinile col il laquer master successivo: se il primo vinile è uno degli ultimi prodotti da uno stamper a fine corsa...la perdita sonora è garantita.
Questo è quello che molti di noi hanno in casa in centinaia, migliaia, qualcuno persino decine di migliaia di copie.
Ora, che questo processo non sia...aria fritta lo dimostrano i codici presenti nei trail off dei nostri vinili. I codici sono codici: vanno decodificati, purtroppo.
Per fortuna, alcune conoscenze sono state acquisite. Prendiamo, per es, I codici dei dischi DECCA e delle label associate (ARGO) che sono un esempio di chiarezza ed eleganza per me ineguagliato dalle altre case discografiche.
A casa mia tutti i Decca 'Made in England' che posseggo, dal Decca SXL 2167, 1959 al 6857 del 1978, riportano i dati alla stessa maniera, e questo avviene anche a casa vostra
:
Ne prendo a caso uno, Decca SXL 2276.
A h. 06 trovo la Laquer Disc e il codice del responsabile, presumo del master definitivo:
ZAL 5106 6W Questa è quindi una stampa tardiva (siamo alla VI Laquer del Master 5106.
Tutto torna.
Il disco è uscito nel 1961 e ha avuto un notevole successo di vendite - è la IV di Mahler diretta da G. Solti. Infatti, la mia etichetta ha la banda FFSS stretta, adottata a partire dal 1970.
Proseguiamo. A h. 09 trovo il numero 1. Questo vinile è nato grazie alla Metal Mother 1. Come abbiamo visto, dal processo che va da 1) a 4) potevano essere prodotte 2 o 3 Metal Mother.
E lo Stamper? Anch'esso è indicato, questo però con un codice "very british". Andiamo a h. 3 e troviamo la lettera, 'H'. Grazie a Stefano Rama, sappiamo che il numero di stamper seguivano il seguente ordine:
B U C K I N G H A M
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Sembra che 10 fosse il numero massimo di stamper consentito. Nei dischi di classica, spesso e volentieri se ne producevano, in prima battuta, di meno.
Quindi, di questo vinile sappiamo vita morte e miracoli. E' un'edizione degli anni settanta (etichetta narrow band) di un disco uscito nel 1961, fatta con una laquer master o laquer matrix di VI generazione, usando la I metal mother e l'ottavo stamper da lei partorito. Come si vede, una IV di Mahler/Solti/Decca non di primissima scelta.
Tornando a noi. Oggi come oggi, è' possibile fare dei passi in avanti, accorciando il processo?
Ho letto del nuovo "one step" della MoFi. Da uno a cinque i passi in avanti sarebbero addirittura due.
In realtà, leggendo le info sul sito si capisce che questo processo s'accorcia da 5 a 3, che è comunque un bel passo in avanti. Magari, ci tornerò sopra in un altro post.
Però sin qui, stiamo parlando di vil vinile e delle laquer master o laquer matrix per stamparlo...
Di che accidenti stiamo invece parlando?