E rieccomi di nuovo a raccontarvi l’ultimo progetto chiuso qualche mese fa questa volta tutto analogico!!!
E sì! Si inseguono le mode? non lo so!
Certo è che non mi potevo fare sfuggire un pezzo del passato dell’alta fedeltà stavolta rappresentata davvero da un oggetto del passato ma comunque sempre competitivo e al passo coi tempi il Thorens TD 321 equipaggiato con braccio SME III nella versione S.
Il piatto è composto da 2 chassis uno rigido e l’altro flottante. In quello rigido alloggiano il motore e la scheda di controllo. Nel sub chassis alloggia il platorello, il contropiatto e il braccio, tutti ben isolati dalle interferenze dell’altro chassis.
Un aspetto tecnico non comune ad altri giradischi anche dello stesso marchio è il sistema di ammortizzazione del sub chassis, dislocato in 3 punti dello stesso e che utilizza ammortizzatori a balestra e non a molle. Progetto pensato per durare, mantenere il più possibile inalterato nel tempo il grado di ammortizzazione e del settaggio ….. le molle si sa col tempo perdono il loro vigore … questa accortezza lo rende ancora più EASY nell’utilizzo quotidiano e meno soggetto a manipolazioni, con ulteriore beneficio di tenuta del valore.
Per il settaggio basta ruotare le 3 viti poste sotto dei coppi di plastica fino a quando i 2 chassis non sono perfettamente allineati e il piatto è tarato.
Il piatto ha un peso di circa 11 Kg con il fondo il metallo che lo stabilizza ma che non lo isola perfettamente da vibrazioni. L’isolamento è comunque garantito dalla parte superiore di materiale isotropo ricoperto con un melaminico bellissimo di colore vinaccio che nell’insieme lo arricchisce. Le cerniere della cappa sono in metallo, sono parte integrante del telaio e pressoché indistruttibili.
Lo SME IIIs. Il braccio più discusso nella storia della SME, se ne sono state dette e scritte di ogni, dall’esaltazione mistica alle mortificazioni peggiori. Questo per diversi motivi. Uno dei più sentiti riguarda il settaggio, definito complesso perché prevede diverse possibilità di intervento e se preso alla leggera può infastidire e generare dubbi ma se ben eseguito consente di tirare fuori fino all’ultima goccia della puntina montata.
Cerchiamo di fare chiarezza proprio su questo.
Prima di tutto si deve leggere (e tradurre) il manuale di istruzioni che si può scaricare da VinylEngine, non esiste un tutorial sul tubo che agevoli queste azioni. Vanno rispettati alcuni passaggi che a mio avviso rendono divertente il lavoro. I contrappesi sono rappresentati da 3 piastre metalliche alloggiate nella parte posteriore del braccio realizzata tutta in plastica dura. Si svita il carrello (intervenendo sulla vite posteriore in basso) liberando i contrappesi che si sposteranno o in avanti o in dietro regolando la vite posteriore in alto. Questo consente l’allineamento orizzontale del braccio con la testina montata. Da lì in poi si provvedono a sbloccare i 2 contrappesi laterali per adattare la forza di tracciamento della testina scelta e il fine tuning del bias o antiskating che si perfeziona con il peso flottante. Per sicurezza, avendo a disposizione una dima per l’allineamento della testina e una bilancina digitale da 5g max (forse all’epoca questo accessorio non era comune) si verifica il tutto e il gioco è fatto. Lo Shell è fisso con 2 attacchi e non lascia spazio ad errori … troppo avanti … troppo dietro … nulla di tutto ciò.
Contrariamente a quanto sostenuto circa l’utilizzo della plastica su alcune parti del braccio si fa notare che la plastica non è un elemento conduttore anzi! isolante da cariche elettriche. Se poi questo è utilizzato per separare gli altri elementi metallici dello stesso braccio tipo pesi e contrappesi e altro, è meglio ancora! Però la scelta della plastica da parte di SME parrebbe non condivisa da tanti che si sono espressi negativamente.
Poi! …. c’è stata anche tanta gente che, dovendo utilizzare puntine in loro possesso, inadeguate per un braccio a bassa massa come questo, hanno insistito a volere trovare a tutti i costi un interfacciamento … mai riuscito! …. che li ha delusi e indotti a rilasciare feedback negativi.
E’ vero anche che la scelta della puntina, per un braccio del genere, si restringe notevolmente potendo ricadere solo su quelle ad elevata cedevolezza, ed è forse questo il vero limite di questo braccio.
Mentre! …. dal canto suo lo SME IIIs esprime delle caratteristiche tecniche invidiabili per la fascia di mercato oggi attribuitogli che sono una elevata coerenza timbrica, un buon controllo e una ottima trasparenza, e abbinato a testine MM (come dicevo) ad elevata cedevolezza va divinamente bene. Io per l’occasione sono riuscito a trovare la partner ideale! La Schure V15 Type III in condizioni perfette. Una puntina conosciuta e usata ancora oggi da molti analogisti.
Il braccio è in titanio ed è dotato di cablaggio proprietario SME che ne determina la resa sonora finale. Il cablaggio in analogico è un aspetto distintivo imprescindibile.
La scelta del pre phono è ricaduta sul modernissimo Schiit Mani. Un piccolo/grande oggetto che se implementato con una adeguata alimentazione… non con quel sorcio cinese da 16V Ac a corredo…… potrebbe essere, per diversi analogisti, una scelta definitiva e un punto fermo ad un prezzo irrisorio.
Sinergia! Impossibile trovare nel dizionario una parola più appropriata. E si! È il contributo di questi 4 elementi ad aver restituito la magia, e forse questa è la conquista più bella, oltre ad ascoltare musica con l’analogico.
Non essere andati fuori dagli schemi, accoppiando il braccio a questa testina, ha semplificato non poco il risultato finale, il connubio tra i due era dato come il più riuscito e riconosciuto per l’analogico dell’epoca. Riprova ne è che nella versione successiva a questo braccio, alla base c’era rappresentata una serigrafia SME SHURE.
Passiamo all’ascolto!
All’accensione si percepisce qualche lieve rumore di roll off di partenza dal motorino che sparisce non appena il piatto compie i primi giri, per il resto non si avvertono vibrazioni e il silenzio è padrone di questo piatto. Ho provato a disaccoppiarlo dal resto del mobile in 2 modi con i Vibrapod e con cubetti (parallelepipedi) di grafite HD, i primi hanno funzionato meglio.
La gamma media e medio alta è quella che si è comportata meglio in assoluto, non sembra di ascoltare un LP vista la capacità di riprodurre i dettagli. Le voci femminili sono riprodotte con naturalezza, si percepisce chiaramente la presenza di chi canta e la voce è sempre in avanti rispetto alla band. Le S non sono mai troppo marcate o sibilanti, sinonimo di controllo soprattutto della SHURE. La dimensione della scena si staglia tra i diffusori restituendo quanto più possibile un palcoscenico virtuale coerente. I piani e le profondità sono correttamente marcati non come set up analogici più complessi. La gamma bassa è molto controllata, e il senso del ritmo non manca. No ci si trova di fronte sicuramente ad un set up mollaccione anzi nell’insieme è fin troppo perfettino. Lo SME compensa molto del gira circa la restituzione della gamma bassa.
Mi accingo a chiudere ….per ora!.... questa mia recensione, che sicuramente amplierò con commenti degli LP utilizzati per l’occasione. Come ho già risposto a Carloc …. questa volta non mi sono svenato rimanendo al di sotto di una spesa complessiva di € 1.000 euro, per un set up analogico che ha detto la sua a suo tempo è ha tante altre cose da dire anche oggi. Volendoci fare degli up grade sicuramente non delude …… saluto tutti.
-E sì! Si inseguono le mode? non lo so!
Certo è che non mi potevo fare sfuggire un pezzo del passato dell’alta fedeltà stavolta rappresentata davvero da un oggetto del passato ma comunque sempre competitivo e al passo coi tempi il Thorens TD 321 equipaggiato con braccio SME III nella versione S.
Il piatto è composto da 2 chassis uno rigido e l’altro flottante. In quello rigido alloggiano il motore e la scheda di controllo. Nel sub chassis alloggia il platorello, il contropiatto e il braccio, tutti ben isolati dalle interferenze dell’altro chassis.
Un aspetto tecnico non comune ad altri giradischi anche dello stesso marchio è il sistema di ammortizzazione del sub chassis, dislocato in 3 punti dello stesso e che utilizza ammortizzatori a balestra e non a molle. Progetto pensato per durare, mantenere il più possibile inalterato nel tempo il grado di ammortizzazione e del settaggio ….. le molle si sa col tempo perdono il loro vigore … questa accortezza lo rende ancora più EASY nell’utilizzo quotidiano e meno soggetto a manipolazioni, con ulteriore beneficio di tenuta del valore.
Per il settaggio basta ruotare le 3 viti poste sotto dei coppi di plastica fino a quando i 2 chassis non sono perfettamente allineati e il piatto è tarato.
Il piatto ha un peso di circa 11 Kg con il fondo il metallo che lo stabilizza ma che non lo isola perfettamente da vibrazioni. L’isolamento è comunque garantito dalla parte superiore di materiale isotropo ricoperto con un melaminico bellissimo di colore vinaccio che nell’insieme lo arricchisce. Le cerniere della cappa sono in metallo, sono parte integrante del telaio e pressoché indistruttibili.
Lo SME IIIs. Il braccio più discusso nella storia della SME, se ne sono state dette e scritte di ogni, dall’esaltazione mistica alle mortificazioni peggiori. Questo per diversi motivi. Uno dei più sentiti riguarda il settaggio, definito complesso perché prevede diverse possibilità di intervento e se preso alla leggera può infastidire e generare dubbi ma se ben eseguito consente di tirare fuori fino all’ultima goccia della puntina montata.
Cerchiamo di fare chiarezza proprio su questo.
Prima di tutto si deve leggere (e tradurre) il manuale di istruzioni che si può scaricare da VinylEngine, non esiste un tutorial sul tubo che agevoli queste azioni. Vanno rispettati alcuni passaggi che a mio avviso rendono divertente il lavoro. I contrappesi sono rappresentati da 3 piastre metalliche alloggiate nella parte posteriore del braccio realizzata tutta in plastica dura. Si svita il carrello (intervenendo sulla vite posteriore in basso) liberando i contrappesi che si sposteranno o in avanti o in dietro regolando la vite posteriore in alto. Questo consente l’allineamento orizzontale del braccio con la testina montata. Da lì in poi si provvedono a sbloccare i 2 contrappesi laterali per adattare la forza di tracciamento della testina scelta e il fine tuning del bias o antiskating che si perfeziona con il peso flottante. Per sicurezza, avendo a disposizione una dima per l’allineamento della testina e una bilancina digitale da 5g max (forse all’epoca questo accessorio non era comune) si verifica il tutto e il gioco è fatto. Lo Shell è fisso con 2 attacchi e non lascia spazio ad errori … troppo avanti … troppo dietro … nulla di tutto ciò.
Contrariamente a quanto sostenuto circa l’utilizzo della plastica su alcune parti del braccio si fa notare che la plastica non è un elemento conduttore anzi! isolante da cariche elettriche. Se poi questo è utilizzato per separare gli altri elementi metallici dello stesso braccio tipo pesi e contrappesi e altro, è meglio ancora! Però la scelta della plastica da parte di SME parrebbe non condivisa da tanti che si sono espressi negativamente.
Poi! …. c’è stata anche tanta gente che, dovendo utilizzare puntine in loro possesso, inadeguate per un braccio a bassa massa come questo, hanno insistito a volere trovare a tutti i costi un interfacciamento … mai riuscito! …. che li ha delusi e indotti a rilasciare feedback negativi.
E’ vero anche che la scelta della puntina, per un braccio del genere, si restringe notevolmente potendo ricadere solo su quelle ad elevata cedevolezza, ed è forse questo il vero limite di questo braccio.
Mentre! …. dal canto suo lo SME IIIs esprime delle caratteristiche tecniche invidiabili per la fascia di mercato oggi attribuitogli che sono una elevata coerenza timbrica, un buon controllo e una ottima trasparenza, e abbinato a testine MM (come dicevo) ad elevata cedevolezza va divinamente bene. Io per l’occasione sono riuscito a trovare la partner ideale! La Schure V15 Type III in condizioni perfette. Una puntina conosciuta e usata ancora oggi da molti analogisti.
Il braccio è in titanio ed è dotato di cablaggio proprietario SME che ne determina la resa sonora finale. Il cablaggio in analogico è un aspetto distintivo imprescindibile.
La scelta del pre phono è ricaduta sul modernissimo Schiit Mani. Un piccolo/grande oggetto che se implementato con una adeguata alimentazione… non con quel sorcio cinese da 16V Ac a corredo…… potrebbe essere, per diversi analogisti, una scelta definitiva e un punto fermo ad un prezzo irrisorio.
Sinergia! Impossibile trovare nel dizionario una parola più appropriata. E si! È il contributo di questi 4 elementi ad aver restituito la magia, e forse questa è la conquista più bella, oltre ad ascoltare musica con l’analogico.
Non essere andati fuori dagli schemi, accoppiando il braccio a questa testina, ha semplificato non poco il risultato finale, il connubio tra i due era dato come il più riuscito e riconosciuto per l’analogico dell’epoca. Riprova ne è che nella versione successiva a questo braccio, alla base c’era rappresentata una serigrafia SME SHURE.
Passiamo all’ascolto!
All’accensione si percepisce qualche lieve rumore di roll off di partenza dal motorino che sparisce non appena il piatto compie i primi giri, per il resto non si avvertono vibrazioni e il silenzio è padrone di questo piatto. Ho provato a disaccoppiarlo dal resto del mobile in 2 modi con i Vibrapod e con cubetti (parallelepipedi) di grafite HD, i primi hanno funzionato meglio.
La gamma media e medio alta è quella che si è comportata meglio in assoluto, non sembra di ascoltare un LP vista la capacità di riprodurre i dettagli. Le voci femminili sono riprodotte con naturalezza, si percepisce chiaramente la presenza di chi canta e la voce è sempre in avanti rispetto alla band. Le S non sono mai troppo marcate o sibilanti, sinonimo di controllo soprattutto della SHURE. La dimensione della scena si staglia tra i diffusori restituendo quanto più possibile un palcoscenico virtuale coerente. I piani e le profondità sono correttamente marcati non come set up analogici più complessi. La gamma bassa è molto controllata, e il senso del ritmo non manca. No ci si trova di fronte sicuramente ad un set up mollaccione anzi nell’insieme è fin troppo perfettino. Lo SME compensa molto del gira circa la restituzione della gamma bassa.
Mi accingo a chiudere ….per ora!.... questa mia recensione, che sicuramente amplierò con commenti degli LP utilizzati per l’occasione. Come ho già risposto a Carloc …. questa volta non mi sono svenato rimanendo al di sotto di una spesa complessiva di € 1.000 euro, per un set up analogico che ha detto la sua a suo tempo è ha tante altre cose da dire anche oggi. Volendoci fare degli up grade sicuramente non delude …… saluto tutti.
Ultima modifica di seajimny il Mar Feb 27 2018, 11:57 - modificato 6 volte.