Premetto che per me il maggior fascino dell’ascolto in cuffia è l’impagabile sensazione di essere soli con la musica; inoltre tale modalità di ascolto produce un positivo fenomeno, la maggior concentrazione sul contenuto della musica e non su come questa viene riprodotta rispetto all’ascolto tramite diffusori.
Veniamo alla prova di ascolto. Come tutte le elettrostatiche, la cuffia deve essere collegata ad un amplificatore in grado di fornire la corretta polarizzazione (580 volt); io ho utilizzato un vecchio, ma in ottima forma, Stax SRM-1 mk2 (veniva venduto in bundle con la Stax Lambda Pro) a stato solido ed un più recente 007tII a valvole. Come riferimento ho utilizzato una storica Jecklin Float Electrostat e varie cuffie dinamiche.
Estratta dall’imballo, costituito da una semplice confezione di polistirolo e cartoncino, non ho resistito ed ho iniziato ad ascoltarla, senza rodaggio. Fin da subito sono emerse le qualità per le quali sono noti i trasduttori elettrostatici: trasparenza (ve la ricordate l’abusata immagine delle “rare giornate limpide a Milano, quando il vento Föhn permette di osservare nitidamente le alpi”? Ecco), dettaglio, assenza di distorsione. Equilibrio tonale pressochè perfetto, grana finissima e microdettaglio sublime. A questo punto dovrebbe comparire l’elenco dei difetti connaturati a tale tipologia di trasduttori: mancanza di corpo, punch, macrodinamica, bassi. Mi spiace (anzi, mi piace!) nulla di tutto ciò! Dinamica ed impatto eccellenti, bassi profondi e potenti, pulitissimi, virtualmente privi di distorsione e con una caratteristica che me li fa preferire a quello di tutte le cuffie di altro genere: è un basso “diffuso”, non localizzabile in un punto specifico e limitato della testa. Quadratura del cerchio? Sì. Cuffia perfetta? Diciamo stato dell’arte, ma non ho ascoltato il modello top 009. Le Stax non sono adatte al rock o alla musica elettronica? Chiacchiere da forum. Vorrei ricordare, a tal proposito, che l’entry-level Stax SR 30, electret degli anni 80, aveva un basso “da paura”, profondo e potente, unito ad un’ottima dinamica; ovviamente la gamma medio-alta non era all’altezza degli altri modelli Stax. Dettaglio non trascurabile, la L700 suona splendidamente anche con il vecchio amplificatore SRM-1 mk2, permettendo un facile upgrade ai possessori di vecchie cuffie Stax.
La ricostruzione dell’ immagine sonora, fatta la tara dell’ascolto in cuffia, è ottima, ma scordatevi i miracoli. La vecchia Jecklin Float, da questo punto di vista, è superiore, ma ricordo trattasi di cuffia che non appoggia direttamente sui padiglioni auricolari o intorno ad essi e sotto questo specifico aspetto non ho mai ascoltato una cuffia che fosse migliore; inoltre la Jecklin Float è più caratterizzata, più “elettrostatica” (è più accentuato quel senso di magica leggerezza e microcontrasto sulle frequenze medio-alte), ma ha un unico problema, le frequenze basse, inevitabilmente un po’ leggerine (chissà come faceva un noto recensore a sentirci i 30 Hz flat…). Ah, dimenticavo, il rodaggio. Diciamo che lo quantificherei indicativamente in 10-15 ore, quindi piuttosto breve; la gamma bassa acquista corpo ed impatto ed aumenta in maniera notevole la ricchezza armonica della gamma medio-alta, con accentuazione della setosità tipica di tali trasduttori, così difficile da descrivere.
In conclusione, due considerazioni. La prima. In un settore dove è stato detto tutto ed il suo contrario (dai cabinet dei diffusori “accordati” a quelli rigidi dal peso di almeno 100 kg ; dalle valvole ai transistor, dagli ibridi ai nuvistori e qui mi fermo tralasciando le varie follie degne di…Vanna Marchi!) un’ottima cuffia elettrostatica quale la Stax ha rappresentato in passato e costituisce attualmente una delle poche, reali, certezze audiofile.
La seconda, il prezzo. In assoluto può sembrare alto (ricordatevi però i listini, in vecchie lire, degli anni ‘80-’90), ma, in un settore come quello della cosiddetta high end, dove a volte per migliaia di Euro si ottiene spesso in cambio un fugace effetto placebo, non lo è.
Qui siamo in presenza di un efficacissimo farmaco per l’audiofilia, oltretutto privo di qualsiasi effetto collaterale.
“Il modo migliore di mettersi la musica in testa”.[/justify]